Lei
ti ha tradito con la morte
Non se lo sarebbe mai
perdonato.
Giulio continuava a fissare la lapide, una lastra di fredda pietra grigia che non avrebbe mai potuto rappresentare l’esplosione di colori di Tamara.
Un blu scuro per la malinconia, un segno della matita tracciato con leggerezza, quasi temendo di dare fastidio a qualcuno – come quando si era trasferita da Magic City e aveva regalato una scatola piena di ricordi a Matteo, senza dirgli direttamente che lo amava, ma lasciandoglielo scoprire da solo, un po’ alla volta.
Un rosso per la rabbia che le aveva infiammato il cuore quando aveva saputo che avrebbe dovuto lasciare la sua città, i suoi amici, Matteo.
Un verde per i suoi occhi splendenti, pieni di vitalità. Per quello sguardo che faceva tanto sorridere Giulio.
Non se lo sarebbe mai perdonato: non avrebbe mai più osservato il proprio riflesso allo specchio – la mattina, la sera, quando la notte si svegliava in preda agli incubi – senza provare disprezzo per se stesso.
Aveva
promesso a Tamara che non l’avrebbe dimenticata dopo
il trasferimento in un’altra città, a 192,6
chilometri
da Magic City, che sarebbero rimasti in contatto e si sarebbero sentiti
il più
frequentemente possibile; eppure Giulio l’aveva soltanto
illusa, mentre già
pensava che avrebbe chiesto ai suoi amici di recidere ogni contatto con
lei per
non lasciarla ancorata al passato, per permetterle di costruirsi una
nuova
vita.
Aveva sbagliato?
Sì.
Perché Tamara era morta prima che Giulio potesse spiegarle tutto: aveva saputo da Matteo del patto tra i suoi compagni di classe, ma non era la stessa cosa. Giulio non aveva potuto vederla un’ultima volta.
Matteo continuava a maledirsi perché era lui quello che sarebbe dovuto finire sotto quell’auto, lui il ragazzo che stava per essere investito; tuttavia, Giulio sapeva che, se avesse contattato la ragazza, avrebbe saputo che la sera di Capodanno si sarebbe recata su quel ponte e forse le avrebbe detto di unirsi agli amici di un tempo, di festeggiare tutti insieme. Forse in quel momento Tamara non sarebbe stata lì.
Giulio aveva sbagliato, era stato il suo migliore amico e l’aveva lasciata sola!
Poteva immaginare Tamara mentre colorava la sua pelle livida di rabbia con quel kit per il disegno che teneva sempre in macchina del padre; poteva immaginarla rappresentare il suo dolore con pochi tocchi, farlo uscire nel modo in cui lui non riusciva a esprimerlo.
Giulio fissava la lapide, lo sguardo era assente.
Odio Giulio, per cui il fatto positivo del finale del libro è immaginarlo soffrire in silenzio, senza alcuna via di uscita per il rimorso che si porta dietro ^^
Una breve flash sul libro di Erica Gatti (HarryJo), che ho finito di leggere questo pomeriggio. Ma non lo commento, visto che ancora non l'ho fatto con l'autrice u.u
Ci tenevo solo a scrivere questa flash prima che il dolore di Giulio mi sfugisse dalla testa (per farmi tornare a quello di Pansy e alle mie solite angst sul fandom di Harry Potter). Il titolo è una citazione di La notte non è, canzone del musical La Magnolia Bianca: mentre leggevo le ultime pagine di Solo per sognare, casualmente l'Ipod ha passato alcune canzoni del secondo atto che... beh, non sono poi tanto allegrotte!
Grazie per la lettura ^^
Medusa