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Autore: VittoriaBlueMoon    04/08/2012    2 recensioni
Mary è un'anonima quindicenne italiana, che non si è mai innamorata.
Ma Zayn Malik le provoca un'emozione incredibile ogni volta che lo sente cantare. Tutto cambia quando incontra Rhys, ragazzo inglese appena arrivato in Italia. L'amore per lui la travolge come un fulmine, e l'immagine di Zayn sparisce dalla sua mente.
Fino a quando non scopre quello che Rhys le sta nascondendo.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mary evitò una pozzanghera e si sistemò la cuffia dell’iPod.
Una grigia, piovosa, tristissima giornata torinese. Perfetto. Proprio quello che lei adorava, adorava quell’atmosfera anonima. La faceva sentire oscurata, coperta dal velo grigio della pioggia fitta. Non amava farsi vedere. Non l’aveva mai amato. Le bastava passare inosservata, sempre esclusa da qualsiasi gruppo della scuola che potesse definirsi “in”. Ma a lei stava bene così. Aveva una sola vera amica. Lisa. Lei sì che era fantastica. Un metro e cinquanta, capelli rosso fiamma naturale, occhi come smeraldi. Era così bella. Non come Mary, coi suoi capelli castano sbiadito, un colore noioso, e gli occhi marroni, ancora più anonimi dei capelli. Era poco più alta di Liza, nella media. Non c’era niente in lei di memorabile. Chiunque avesse visto Lisa, non se la sarebbe più dimenticata. Mary, invece, se la dimenticavano tutti facilmente. Persino il suo nome era noioso.
La cuffietta le cadde per l’ennesima volta. La sistemò, e cambiò brano.
What makes you beautiful, One Direction.
La colonna sonora giusta: l’unica cosa felice, viva, vera, di quella mattinata opaca.
Si affrettò. Era quasi arrivata, ma sapeva che la Castelli non avrebbe accettato un ritardo. Non il giorno della mostra di arte. Già. La mostra di arte.
Una stupida iniziativa del suo stupido liceo.
Nel pomeriggio, ci sarebbe stata una mostra di tutti i disegni più belli degli studenti del terzo anno. E ognuno avrebbe dovuto parlare brevemente del suo capolavoro. Mary disegnava bene. Sapeva di disegnare bene.
Ma al solo pensiero di dover parlare in pubblico le si chiudeva lo stomaco. Non c’era mai riuscita, mai. In prima media, durante la gara di poesia, c’era mancato poco che vomitasse davanti a tutti. Aveva rischiato di andare in crisi anche all’esame. E, per i tre anni del liceo, aveva accuratamente evitato iniziative in cui fosse costretta a parlare davanti a tutti. Ma non sapeva che scusa inventare, con la Castelli. Il suo ritratto era uno dei più belli, non avrebbe potuto non esporlo.
Durante le lezioni la professoressa aveva proposto dei modelli per la mostra. Opere classiche, perlopiù, e qualche personaggio famoso da ritrarre.
E aveva detto che però, chi voleva, poteva scegliere da sé.
Mary aveva scelto di ritrarre la persona che più la emozionava, che la faceva sentire viva con la sua voce, anche se quella persona era lontana.
Aveva scelto di ritrarre Zayn Malik.
Quel ragazzo le accendeva il cuore, anche se non la conosceva e lei non conosceva lui.
Ma conosceva la sua voce, il suo viso, conosceva l’emozione che provava ogni volta che lo sentiva cantare, la sua voce che usciva dalle cuffiette e le rimbombava nella testa.
Era magnifico. Quando si era innamorata degli One Direction, si era innamorata di lui.
Zayn. Il suo sogno, il suo irrealizzabile sogno, era vederlo.
Conoscerlo. Fargli capire che lei era diversa. Che non lo amava perché era bello, fico, perché andava di moda.
Ma perché quello che sentiva quando lui cantava era un sentimento autentico, diverso da qualunque cosa Mary avesse mai provato. Forse era qualcosa di simile all’amore, ma Mary non poteva saperlo. Non si era mai innamorata, lei.
E pensava a lui, mentre  copriva correndo l’ultimo isolato che la superava dal Liceo Artistico Renato Cottini.
Ricominciò a camminare normalmente quando vide che gli studenti si accalcavano davanti alle scale d’ingresso. Non era in ritardo.
C’era anche Lisa, con un vestito un po’ troppo scollato, forse, verde smeraldo. Le stava d’incanto.
-Sai che la Castelli darà di matto quando ti vedrà vestita così?-
Lisa ignorò il commento con un’alzatina di spalle.
-Oggi è il giorno della mostra, no? Tu sei vestita peggio del solito-
Mary diede una stiratina alla maglia con la scritta “I <3 NY” e si sistemò le tasche dei jeans attillati. Le sue inseparabili Superga blu avevano i lacci al vento, come sempre.
-Non è vero. Sei tu che sei troppo fantastica per essere mia amica. Come sempre-
-Mi sembri un po’ nervosa, Mary-
-Assolutamente no, Liz. Sono semplicemente terrorizzata. E non so che scusa inventare con la Castelli. Non posso parlare in pubblico, non ce la faccio. Ti ricordi in prima media? Ecco, finirà di nuovo così. Ma questa volta mi sa che vomiterò per davvero-
-Tranquilla, Mary Da Vinci, tu non hai di che vergognarti, al contrario di me-
-Ma va, Liz. Hai dipinto Johnny Depp talmente bene che sembra una fotografia-
-E il tuo Zayn Non-so-il-cognome? E’ una meraviglia. Hai talento, Mary-
-Mi sembri la Castelli-
-Mi aspetto delle scuse ufficiali. Un insulto più offensivo di questo non potevi farmelo-
Scoppiarono a ridere.
Era questo il bello di Lisa. Anche se Mary aveva il cuore a mille per la mostra che si sarebbe svolta tra qualche ora, Lisa riusciva a farla sentire bene.
Suonò la campanella.
Mary era preoccupatissima: quel giorno le terze avrebbero avuto arte tutta la mattina, e poi ci sarebbe stata la mostra.
Odiava la Castelli. Era convinta che Mary avesse un talento immenso, e forse era così, ma questo la faceva sentire costantemente sotto pressione.
La professoressa si aspettava un grande discorso da lei, per la mostra del pomeriggio.
Mary era terrorizzata all’idea di deluderla, ma sapeva che non sarebbe riuscita a spiccicare parola. La sola idea le mandava il cervello in tilt.
Entrò in classe con le nocche bianche, le dita strette alle cinghie del suo Jansport pieno di scritte. La Castelli era già in piedi dietro la cattedra, impeccabile nel suo tailleur azzurro sgargiante con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Liquidò il vestito di Lisa con un'occhiataccia.
Il nervosismo di Mary crebbe. Non sarebbe riuscita ad affrontare quella giornata. Lisa, vedendo che l’amica era in difficoltà, la guidò fino al suo banco.
Mary si accasciò sulla sedia come un sacco vuoto. La Castelli cominciò a parlare. Mary non ascoltò praticamente niente del discorso della professoressa. Cominciò a prestare attenzione alle sue parole verso la fine:
-...mi vedo costretta a scegliere, come alunno che aprirà la mostra col suo discorso...-
“Aiuto! – cominciò a gridare Mary mentalmente – Aiuto, aiuto, aiuto!”
E, come per esaudire il suo desiderio, il preside apparve sulla soglia.
-Mi scusi, professoressa Castelli, non vorrei averla interrotta, ma c’è un nuovo alunno che deve essere inserito in questa classe...-
Mary rimase semplicemente folgorata.
Era alto, muscoloso, vestito di nero. Aveva una folta zazzera scura e riccia.
I suoi occhi incontrarono quelli di lei per un momento.
Erano verdi. Verdissimi.
Dello stesso colore del vestito smeraldo di Lisa.
Il preside si girò verso la classe.
-Bene, ragazzi, vi prego di accogliere con calore Rhys Mayer. E’ arrivato una settimana fa dall’Inghilterra, siate gentili con lui-
Rhys.
Rhys, Rhys, Rhys.
Mary si ripeteva quel nome. Era bellissimo.
Più bello di Zayn? No, impossibile.
Si sforzò di pensare ad altro. Pensare a Rhys era come tradire Zayn, che quello che provava per lui fosse amore o no. Non doveva pensarci.
Trascorse la mattinata senza prestare attenzione a niente, e il pomeriggio si avvicinava.
Come temeva, la Castelli aveva scelto lei per il discorso d’introduzione. Si sentiva male. Non uno, ma due discorsi davanti agli alunni, ai genitori, al corpo insegnanti. Presentare il suo dipinto sarebbe stato impossibile, ma fare il discorso introduttivo lo era di più. Non ce l’avrebbe fatta, ne era sicura.
In quello che a lei era sembrato pochissimo tempo, si trovava dietro i pannelli di polistirolo su cui erano appesi i dipinti. Tra qualche minuto avrebbe dovuto parlare davanti a tutta la scuola.
Lisa le teneva una mano sulla spalla, le stava parlando, ma Mary non sentiva. Non sentiva più niente. Sapeva solo che la Castelli credeva in lei, voleva che facesse bella figura. E sapeva anche che lei l’avrebbe delusa. Per forza.
Si mise una mano sullo stomaco: cominciava a sentire i conati.
-Aspetta un attimo – disse a Lisa – devo andare in bagno-
-Muoviti, Mary-
Mary sgattaiolò per i corridoi, fino al primo bagno delle ragazze che le si parò davanti.
Entrò e cerco di vomitare, per evitare di farlo durante il discorso, ma non ci riusciva.
-Ehi, tutto bene?-
Mary ebbe un tuffo al cuore. Quella voce, la conosceva così bene...era la voce di Zayn.
Si girò. Ma no, era solo Rhys. Solo.
-S-sì-
-Come no. Cosa c’è che non va?-
-E’ che io...non ce la posso fare. Non riuscirò a parlare davanti a tutta quella gente-
Rhys sospirò.
-Anche a me capita lo stesso. Meno male che sono stato esentato da questa iniziativa-
-Beh...adesso è meglio che vada a sentirmi male davanti all’intera scuola-
-No...senti, ho un’idea. Aspetta qui-
-Cosa vuoi fare?-
Ma le parole di Mary echeggiarono lungo il corridoio. Rhys stava già correndo via.
Fu di ritorno poco dopo.
-Che hai fatto?-
-Ho detto alla Castelli che stavi male, che non te la sentivi. Lisa si è offerta di sostituirti-
-Ah. Grazie-
-Senti, Mary, io volevo dirti una cosa. Stamattina, quando ho incrociato i tuoi occhi, ho visto qualcosa di speciale in te...-
-Anch’io-
-...ma non so spiegarti cosa-
-Non sei mai stato innamorato?-
-No-
-Nemmeno io-
-Credi che questo sia amore?-
-Forse-
Mary si alzo in punta di piedi. Le loro labbra si incontrarono.
Era un bacio dolce, delicato, timoroso. Insicuro.
Aprirono un attimo gli occhi.
“Come sono verdi i suoi occhi... – pensò Mary – sono così belli”
Poi Mary si staccò da lui. Lo guardò.
Cosa aveva fatto?
Scappò via.
  
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