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Autore: theblackparade    18/02/2007    1 recensioni
è la storia di Giulia... che ha incontrato per caso il suo cantante preferito... Spero solo che vi piaccia!! (p.s. è la mia prima fan fic!! abbiate pietà di me!! XDXD
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1° capitolo “This night, walk the dead, in the solitary style and crash the cemetery gates.. in the dress you husband hates…. Way down, mark the grave..” Stesa sul mio letto, stavo ascoltando con l’ipod nelle orecchie Cemetery drive, una delle mie canzoni preferite. Ero veramente triste, e decisi di andare a fare una passeggiata fuori, per riflettere. Così, mi infilai una maglia e un paio di jeans qualunque, coprendomi abbastanza visto che furi era veramente freddo e c’era la nebbia. “wow, una serata perfetta per camminare..” pensai. Adoro la nebbia e la notte soprattutto. Andai in salotto cercando di non fare rumore, ma mia madre si svegliò e mi sorprese mentre uscivo di casa. “dove stai andando Giulia?” mi chiese. “a farmi i cazzi miei mamma…” gli risposi molto gentilmente. “non mi rispondere mai più così capito? Non puoi permetterti di…” A quel punto uscii di casa. Ne avevo già abbastanza di casini miei senza bisogno che ci si mettesse anche mia mamma. Iniziai a camminare, quando una lacrima calda mi scivolò sul viso, seguita immediatamente da un’altra, poi da un’altra… Mi ritrovai a piangere e a correre, a pensare di voler scappare da questo posto di merda, volevo solo vivere la mia vita. Mi misi l’ipod nelle orecchie e piansi, ascoltando le parole delle canzoni che mi avevano aiutato di più. Si, perché quella voce, quelle chitarre, quel basso e quella batteria mi avevano già salvato una volta. Quella volta, non solo la musica, ma anche le mie più care amiche.. Flashback “Giulia, apri sta cazzo di porta!!” “NO!!! Lasciatemi in pace!!” Avevo una lametta in mano.. ero pronta, me lo sentivo. Con un semplice gesto avrei dato fine a tutte le sofferenze. Avvicinai la lama al mio polso.. sempre più.. sempre più.. Finchè non sentii un suono venire dall’esterno, un suono familiare, dolce. “Long ago, just like the hearse you die to get in again, we are so far from you…” No.. no.. non quella canzone… no.. “… Just like the match you strike to incinerate the lives of everyone you know…” Non… non potevo più ascoltarla… no!! Cominciai a piangere.. ascoltando le parole di quella canzone… “What’s the worst that I could say? Things are better if I stay so long and goodnight.. so long and goodnight..” Non ce la facevo più.. lasciai andare la lametta e mi rannicchiai contro il muro del bagno.. Intanto le parole di Helena mi entravano sotto la pelle.. ero scossa dai brividi.. Quando qualcuno sfondò la porta.. non riuscii a vedere chi erano, ma riconoscevo le voci.. Le mie amiche.. le mie migliori amiche.. mi avevano salvato.. Mettendo su quella canzone.. Mi circondarono. Videro la lametta per terra, e la valdo si portò una mano alla bocca… “Oddio… ha cercato di suicidarsi..” urlò lei. La Valdo, la Bibi, la Betta e l’Ely mi abbracciarono, carcando di farmi tornare in me. La Silvy e la Giuly erano rimaste sconvolte.. non riuscivano a muoversi.. Non potevano credere che io avessi fatto un gesto simile. “ Chiamate un’ambulanza!! È sotto shock!! Presto!!” Urlò la bibi. Ma nessuna delle due si mosse. “Silvia!! Giulia!!! Muovetevi!!” Sbraitò l’Ely ormai sopraffatta da un pianto incontrollabile. E finalmente l’ambulanza arrivò. Mi risvegliai in ospedale circondata dalle mie amiche, e dai miei genitori. Avevano gli occhi arrossati, come se avessero pianto per molto tempo. Quando videro che aprivo gli occhi mi si fondarono contro, e mi abbracciarono, ma qualcuno che non conoscevo mi stava osservando con attenzione. “Chi è quell’uomo valdo?” Le chiesi Lei “ è.. ehm.. il tuo psicologo.. è dovuto venire dopo che… hai…” “ok ok ho capito..” risposi, senza lasciargli neanche il tempo di rispondere. i mesi successivi furono un inferno. Lo psicologo mi considerava una pazza, mia madre non riusciva nemmeno a guardarmi, mio padre si era dato all’alcolismo perseguitato dai sensi di colpa. Così, passando tra momenti di alti e bassi, la mia vita era continuata, anche se avevo un desiderio che mi bruciava dentro.. Andarmene di lì.. andare da qualcuno che non mi conoscesse, che non sapesse la mia storia e che non avesse pena per me… Fine flashback Correvo, correvo sempre più forte, piangendo e desiderando di non tornare più a casa. Ma, a un certo punto, iniziò a piovere, ma me ne fregai e continuai a correre, finchè non sentii una sensazione strana alle gambe, che immediatamente si piegarono. Non sentii più la musica, ma solo il rumore assordante del mio cuore che batteva veloce. A quel punto, mi accasciai a terra, non riuscendo più a muovermi, e a un certo punto tutto nero.
  
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