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Autore: Contessa    18/02/2007    8 recensioni

Incenso e nebbia.

I fumi esalati dai calderoni sapevano d’incenso e sembravano nebbia. Lei stava al di là della nebbia, immersa nell’incenso.

Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora, eccomi con un’altra storia che ha per protagonisti Draco ed Hermione. Più che una storia, un delirio partorito in un momento d’ispirazione, revisionato in un pomeriggio di allegro cazzeggio e pubblicato in preda ad un raptus di follia. Ovviamente spero che vi piaccia, ma come sempre invito chiunque la legga ad esprimere il suo parere, anche negativo. Ma grazie anche solo per averla letta!^^

 

 

 

INCENSO E NEBBIA

 

 

Incenso e nebbia.

I fumi esalati dai calderoni sapevano d’incenso e sembravano nebbia. Lei stava al di là della nebbia, immersa nell’incenso.

E chissà di cosa profumava…

Si muoveva velocemente intorno al suo calderone, svuotandovi dentro fiale e boccette colorate, di cui recitava sottovoce i nomi; Harry Potter e Ron Weasley le stavano di fianco, facendo finta di capire cosa stesse facendo.

San Potter ed il Re Donnola.

In realtà, non avevano la più pallida idea di cosa diamine stesse facendo. La ragazza continuò nel suo lavoro, gettando agli amici occhiate fiammeggianti e parole di rimprovero.

O almeno così gli sembravano. Era troppo lontano per sentirle. Troppo lontano.

Altra occhiata, ed altre parole.

Davvero di rimprovero? O di amore per il suo Re?

Hermione Granger diede un piccolo pugno sulla spalla di Ron, che rispose con un’esagerata aria di dolore; il tutto si concluse con una risata ed un breve abbraccio dei due, sotto lo sguardo di Harry Potter.

San Potter.

Il Re Donnola.

Erano così disgustosamente felici; davano il vomito, pensò Draco Malfoy regalando loro uno sguardo sprezzante particolarmente riuscito. Sguardo che i due ragazzi persero chinandosi sul calderone, decisi a capire cosa avesse fatto fino a quel momento la Mezzosangue. Sguardo che la Mezzosangue in questione colse in tutta la sua perfezione Purosangue. E sostenne, iniziando a parlare agli amici.

E lei, la sacerdotessa del tempio dell’onore Gryffindor.

Draco poteva riconoscere gli ingredienti della pozione sulle sue labbra indegne, enumerati “in ordine alfabetico, o in ordine di uso. Come preferite”. Che carina; sapeva addirittura l’alfabeto. Dagli sguardi perplessi degli amici, loro non dovevano saperlo.

Ma con un sorriso clemente, la sacerdotessa li istruì.

La vide parlare ancora, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi; come se lui non meritasse nemmeno quello.

Lui.

Forse era lei. Quella sporca Mezzosangue, che ad ogni passo macchiava irreparabilmente il terreno di Hogwarts.

O forse era lui, sì.

Finita la spiegazione del complesso argomento, la ragazza riattaccò con la lista degli ingredienti; in ordine di uso, avevano deciso infine i suoi amici. Ottima scelta, davvero.

La sacerdotessa ricominciò il suo canto, le braccia conserte sul petto, il sorriso sempre pronto.

Potter e Weasley la ascoltavano rapiti, annuendo qualche volta.

Sicuramente il tempio ospitava le loro statue. E sicuramente rilucevano di oro e rubini, splendenti anche nei tempi più oscuri.

Hermione inspirò a fondo, gonfiando il petto, solo per mettere meglio in mostra lo stemma della sua Casa: il leone brillò nella penombra dei sotterranei.

Un tempio di marmo bianco, costellato di oro e rubini. Oro e rubini.

Rosso e oro, cuciti così finemente sulla sua divisa scura. Sulla sua divisa immeritata, che puzzava di sangue sporco lontano quattro campi da Quidditch. E ancora quei maledetti occhi, che s’incatenarono ai suoi al di là della solita nebbia; occhi cattivi quasi quanto i suoi.

Quasi.

La sacerdotessa sorrise, ringraziando silenziosamente i suoi dèi per averla fatta così buona e giusta. Per non averla lasciata tra le grinfie dei malvagi serpenti che infestavano il mondo.

Draco Malfoy distolse lo sguardo dalla ragazza; gli occhi gli bruciavano fastidiosamente.

Probabilmente bruciati dall’aura di sacralità che la sacerdotessa emetteva.

Oppure solo infastiditi da tutta quella supponenza. Oppure, ancora, era semplicemente la vista della Mezzosangue; doveva avere particolari poteri repellenti per il suo prezioso sangue. Guardare Potter e Weasley era decisamente più divertente, decise Draco; guardarli affaccendarsi accanto al calderone per essere d’aiuto alla sacerdotessa, e combinare solo pasticci.

San Potter e il Re Donnola.

La Granger li allontanò dopo poco, mettendosi le mani tra i capelli. Draco rise nel vederla così preoccupata, mentre si chinava amorevolmente sul calderone. Prese un mestolo ed iniziò a girare la pozione, per poi riprendere la sua infinita litania; il fumo scuro che aveva iniziato a salire dal calderone cessò subito la sua ascesa.

La sacerdotessa non sbaglia mai.

Altri Gryffindor si avvicinarono a lei, in cerca d’aiuto.

E lei li accolse con un sorriso nel tempio, facendo tintinnare i bracciali d’oro che il dio le aveva donato. E mettendo in mostra i rubini che ornavano le sue vesti.

Un altro sguardo veloce, corredato da un sorrisetto; che Mezzosangue coraggiosa. Sfidare così apertamente il Principino delle Serpi. Avrebbe pagato, ovviamente.

I devoti Gryffindor chinarono il capo davanti alla fulgida bellezza della sacerdotessa, senza dimenticare di omaggiare anche San Potter ed il Re Donnola. Doni e preghiere sugli altari del Trio Divino, mani a terra, sul marmo del tempio.

Potter e Weasley sorrisero.

Anche la sacerdotessa sorrise, affrettandosi ad offrire i doni dei sudditi al dio Coraggio ed alla dea Lealtà, su altari d’oro e rubini. Come i suoi gioielli, le sue vesti, le statue dei suoi amici ed il trono su cui sedeva.

Un altro sguardo ancora; per Salazar Slytherin! Se la stava cercando. Se la stava decisamente cercando. E credeva anche di rimanere impunita, a giudicare dal sorriso che le increspava le labbra.

Credeva che lui avrebbe chinato il capo come i suoi fedeli servitori, credeva che si sarebbe prostrato davanti al suo trono, ed avrebbe baciato i suoi piedi, e la terra sotto i suoi piedi, implorando asilo.

Ma non l’avrebbe mai fatto, ovviamente.

Lui aveva già i suoi dèi.

Slughorn annunciò con un sorriso la fine dell’ora, che Draco accolse con una smorfia annoiata; annuncio del tutto superfluo, dato che per lui l’ora non era nemmeno iniziata. La Mezzosangue gliel’aveva bruciata con quegli sguardi. Tutta colpa della Mezzosangue, sì.

I devoti Gryffindor presero commiato dalla sacerdotessa e dai protettori del loro culto con sorrisi e promesse di altre offerte.

Potter e Weasley risero alla battuta di qualche loro stupido amico, mentre la Mezzosangue metteva ordinatamente in cartella i libri. I suoi unici amici, probabilmente. La sua unica consolazione, dato il livello delle sue amicizie. Un altro sguardo. Draco scattò in piedi.

La sacerdotessa chiuse le porte del tempio con un sorriso trionfante.

Ancora un altro sguardo, ancora uno; e ti pentirai di avere occhi. Diede uno sguardo veloce a Tiger e Goyle che, di fianco a lui, stavano versando la pozione fatta in una boccetta; ovviamente faceva schifo, ma non gli importava. L’unica cosa che importava era chiudere una volta per tutte gli occhi alla piccola Mezzosangue. Nel modo più doloroso possibile.

La strada per il tempio era lastricata di pietre bianche, splendenti; accecanti, per chi è abituato al buio.

Draco strappò dalle mani di Goyle la boccetta con la pozione, per poi incamminarsi verso Slughorn, che le stava raccogliendo sulla cattedra.

La strada per il tempio è lunga e tortuosa.

Anche Weasley stava andando verso il professore, la boccetta in mano. Rideva, lo stupido. Draco scivolò a fianco a lui silenziosamente, lasciando che il sorriso non si spegnesse sulle labbra del ragazzo; poi gli fece lo sgambetto.

E la statua del Re Donnola crollò dalle fondamenta. La statua tanto amata rovinò a terra, spargendo intorno rubini.

Draco sorrise quando il tintinnio del vetro infranto raggiunse le sue orecchie.

”Sta più attento Weasley” gli disse superandolo con un sorriso. Consegnò la boccetta al professore, per poi guardare la Mezzosangue. Ovviamente anche lei lo guardava. Riempì un’altra boccetta di pozione, senza dubbio perfetta. La diede a Potter, che si affrettò a portarla al professore. Draco non poté fare a meno di dargli una spallata, e di assumere una smorfia di delusione quando si accorse che la pozione era salva.

La sacerdotessa sorrise, da dietro le porte dorate del tempio.

“Ottimo salvataggio, Sfregiato. Peccato non ti sia riuscita la stessa cosa con i tuoi genitori…” sussurrò nell’orecchio di Potter prima di continuare la sua marcia verso il tempio. Non udì chiaramente la sua risposta, che sicuramente però conteneva le parole “stronzo” e “bastardo”.

Ma udì la sua statua crollare, dall’alto del suo piedistallo.

La Mezzosangue sorrideva ancora.

“Ci hai provato, Malfoy” le disse tranquilla quando lui la raggiunse.

“A fare cosa?” chiese candidamente lui. Un altro sorriso; sorrisi e sguardi.

Alla sacerdotessa bastavano quelli per dominare.

Sentì Potter dall’altra parte della classe lamentarsi con Weasley; Draco si voltò.

San Potter ed il Re Donnola. Porterò ai piedi delle loro statue infrante i miei doni. A San Potter i corpi dei suoi genitori, ed oro puro al Re Donnola.

“Sei patetico, Malfoy. Sei solo patetico” iniziò Hermione senza smettere di fissarlo.

A te, sacerdotessa, donerò rose rosse e serpenti. Sperando che ti mordano, solo per sentirti strillare. E poi curarti, con tutto l’amore che una serpe può dare.

“Ti credi tanto superiore, vero? E sei più in basso di tutti, qui aggiunse la ragazza. Draco espirò profondamente dal naso, serrando i denti.

“Non so di cosa tu stia parlando, Mezzosangue. Volevo solo omaggiarti del mio saluto” le rispose cercando di sembrare freddo.

“Non lo voglio, grazie. Non ne ho bisogno” fu la risposta della ragazza.

Non ne ho bisogno.

Perché ha già tutto che può desiderare, lei.

Un tempio da custodire, bei gioielli ed una tunica splendente, amici e sudditi.

Potter e Weasley li raggiunsero.

“Sta lontano da lei, Malfoy. Se ne hai il coraggio, prenditela con quelli della tua taglia” gli disse Potter.

“Peccato che non ne veda, in giro” gli rispose Draco. Le mani dello Sfregiato corsero alla bacchetta.

“Harry – la Mezzosangue gli mise una mano sul braccio – Non merita neanche questo” aggiunse guardando dritto negli occhi Draco.

Ancora e ancora; quello sguardo l’avrebbe dannato, lo sapeva.

Eppure rimase fermo, ad ascoltare le risate di Potter e Weasley risuonare fastidiosamente nei sotterranei.

“Me la pagherai, Mezzosangue” sibilò a denti stretti.

Distruggerò il tuo tempio, sacerdotessa. Le belle colonne e le ampie aule, le statue dei tuoi dèi ed il tuo trono.

“Ah sì? Non vedo l’ora di sapere come, Malfoy… non vedo davvero l’ora di sapere cosa s’inventerà la tua mente geniale” lo provocò deliberatamente la ragazza. Draco avanzò di un passo.

Ti straccerò la bella tunica e ti strapperò i gioielli, per drappeggiarti di verde e argento, e coprirti di smeraldi.

“Lo vedrai molto presto, Mezzosangue” rispose ancora, mordendosi un labbro. Lei rise, divertita.

Ti porterò nel mio tempio, nelle segrete più recondite delle sue millenarie pietre.

“L’importante è crederci, Malfoy…” continuò la ragazza con un sospiro ed un sorriso.

Compassione. Compassione per un povero sventurato che ha perso la strada per il tempio.

Le mani del ragazzo scattarono fulminee sul collo della ragazza.

“E io ci credo, Mezzosangue” le disse direttamente nell’orecchio.

Ti convertirò al mio culto.

Potter lo spinse subito via, urlandogli qualcosa. Weasley abbracciò la ragazza, accarezzandole dolcemente i capelli.

Violerò le tue carni bianche, ti stringerò a me; non con la dolcezza del tuo Re, ma con la violenza dei tiranni.

Ma lei non sembrava spaventata. Lo guardava con la solita fierezza, esibendo come una martire i segni che lui le aveva lasciato sul collo. Potter e Weasley si affrettarono a raccogliere le loro cose, mandando via la gente che nel frattempo si era riunita intorno a loro, curiosa. E lei lo guardava ancora.

Dal suo trono intatto, in mezzo alle macerie del tempio.

Per Salazar Slytherin! Lo guardava ancora.

Distruggerò anche il tuo trono, sacerdotessa. E non ti lascerò nemmeno un devoto Gryffindor.

“Non ci provare mai più, Malfoy” lo avvertì funereo Weasley, sempre stretto alla Mezzosangue, prima di sparire insieme al resto della loro scorta. Tutti vicini, tutti con lo stesso sguardo sprezzante. Tranne lei, ovviamente.

Compassione.

O forse…?

Draco scosse la testa, per scacciare le braci che quell’ultimo sguardo ardente aveva lasciato impresse nelle sue retine. Non rispose alle domande dei suoi compagni, né si unì alla solita serie di insulti che indirizzarono verso i Gryffindor; respinse persino le gentili offerte che Pansy gli fece per tirargli un po’ su il morale, scacciando con un ringhio chiunque gli si avvicinasse. Rimase solo, fatta eccezione per le voci che ancora echeggiavano nei sotterranei, accanto al calderone attorno al quale lei si era affaccendata con tanto impegno. Si guardò intorno, smarrito e confuso.

I calderoni fumavano ancora.

Incenso e nebbia.

 

   
 
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