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Autore: ziogio    05/08/2012    1 recensioni
Aiutavo Tolkien a scrivere il suo libro... qualcuno di voi potrebbe conoscermi come J.R.R Tolkien.
Vi ricordate Sauron?
Penso che Valinor non sia poi una Terra così sicura..
L'ultima battaglia di Frodo e Gandalf è iniziata... con un nuovo ospite...
Genere: Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Frodo, Gandalf
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono qui per narrarvi la storia del Signore degli Anelli fino alla conclusione dei tempi; aiutavo Tolkien a scrivere il suo libro, e nel mentre elaboravo nella mia mente il mio racconto.
La fine che Tolkien ideò, per me non era completa, mancava qualcosa.

Alla sua morte, presi il suo libro, e lo cambiai radicalmente, forse nessuno mi conosce, magari qualche rara eccezione mi ricorda come... J. R. R. Tolkien.

Sì, ho copiato il cognome da lui, aggiungendoci il mio nome.

 

Ma non ero qui per parlarvi di me, ma di Frodo.

Alla fine del suo libro Tolkien lo fece finire nell'antica città degli elfi, Valinor, dove avrebbe potuto trovare la tranquillità che a causa dell'anello non potette trovare sulla terra, dove tante disgrazie segnarono la sua anima negativamente, portandolo appunto, a voler andar via dalla contea e dalla Terra di Mezzo.

Insieme a lui c'erano : Gandalf, diventato ormai Gandalf il bianco, lui e gli elfi che lo avrebbero accompagnato.


Arrivato a Valinor, oltre il mare, ha trovato soltanto un'amara delusione.

La sua ferita, la sentiva rinascere, come se in realtà l'anello esistesse ancora.

Gli elfi erano stupiti dal vedere che la loro terra d'origine non era quel che ricordavano, non avevano trovato la tanta aspettata tranquillità, e neanche Gandalf.

 

La sera, dormirono all'esterno, poiché all'interno faceva caldo, Frodo non riusciva a prendere sonno.

Gli sembrava di essere tornato ai 18 anni in cui aveva faticosamente portato l'Anello in giro per la Terra di Mezzo, gli sembrava di essere tornato in quei momenti in cui l'unica cosa importante era distruggere l'anello, dove non trovava sicuramente tranquillità, ma si sentiva nato solo per quello, iniziava a pensare che non avesse altro motivo di vivere, non nascose alla sua mente, che quando l'anello era ormai caduto nella lava, ha pensato di buttarsi anche lui all'interno del vulcano, di porre fine alle sue sofferenze dovute all'anello, di porre fine a tutto.

Non ci pensò più, ma il mattino dopo era stanco, ovvio, anche se aveva smesso di pensare al passato, non aveva comunque dormito!

 

Avevano deciso di andare in una bottega lì vicino per degustare una colazione elfica.

Frodo mangiando cercava di non fare espressioni troppo disgustose, perchè a parer suo quel cibo era veramente immangiabile, ma non ci riusciva, un elfo quindi gli chiese:

“Perchè non mangi? Non ti piace?”

Frodo a questa domanda rispondeva sempre: “No tranquillo, anzi, lo adoro!”

E mentre la persona che aveva fatto la domanda si allontanava, prendeva il cibo e lo nascondeva in qualunque tasca lui avesse.

 

Dopo la colazione, gli elfi avevano deciso di fare un giro lì intorno, tanto per vedere se era sicuro, anche se ne erano certi.

Beh, facevano male a essere sicuri che la loro terra non conteneva pericoli.

Mentre stavano passeggiando tranquillamente in mezzo ai boschi, sentivano dei passi, non di umani, non di nani, ma allora di chi?

Tutti si ponevano questa domanda, che aveva una sola risposta, che loro però non conoscevano.

Gli elfi proseguivano sempre dritti anche quando vedevano delle vie nascoste, che magari dall'esterno sembravano vicoli ciechi, ma che in realtà erano vere e proprie vie secondarie.

 

Frodo era troppo curioso, voleva sapere cosa c'era alla fine di quei sentieri sabbiosi che sembravano costruiti dall'uomo all'interno di quell'ombroso bosco, ricolmo di chissà quale specie di alberi sconosciuta a tutti se non agli elfi stessi.

 

 

Pensava di trovare fioriture, visto che era primavera, pensava di trovare grandi campi coltivati... ma l'unica cosa che aveva trovato era il suo passato.

Davanti a lui c'era una decina di orchi, che stavano mangiando dei corpi, che probabilmente erano stati uccisi dalla loro curiosità, così come stava rischiando Frodo.

I passi che sentivano nella foresta erano loro, ma agivano in segreto, perchè?

Frodo si dava sempre risposte diverse, ma ormai aveva trovato la risposta: per sfruttare la sicurezza degli elfi.

Qualunque elfo nella terra di Valinor, pensava di essere al sicuro, non si parlava né di orchi né di Sauron né tanto meno dell'anello.

 

Gli orchi sfruttavano questa loro sicurezza per attaccare di nascosto, quando qualche ragazzo, o qualche vecchio, era attratto dalla curiosità di quei sentieri, per uccidere tutto ciò che si trovava loro davanti.

Gli elfi erano dei maestri a usare l'arco, ma qui non potevano.

Nascondevano le loro armi in casa, dicendo “Non mi serviranno mai, sono a Valinor, ed è la terra più sicura del globo”, si sbagliavano, tutti.

 

Frodo meditava giorno e notte su ciò che aveva visto, degli orchi non avevano mai combattuto indipendentemente, perchè avrebbero dovuto farlo ora?
Stava iniziando a pensare che una forza oscura, un essere malvagio, comandava questi burattini, anche chiamati orchi.

I suoi occhi iniziavano a scurirsi e diventare neri di paura al solo pensiero che quella creatura potesse essere Sauron.

Nessuno aveva mai testimoniato che Sauron non fosse mai stato in altre Terre se non nella terra di Mezzo...

Si preoccupava, gli altri non lo capivano, dicevano “Sei a Valinor, di cosa ti preoccupi?”, continuando a bere la loro birra.

Se Sauron fosse stato anche qui, sarebbero stati tutti perduti.

Se anche l'esercito fosse stato notevolmente più piccolo rispetto a quello arruolato nella terra di mezzo, non avrebbe avuto nessun nemico, visto che in quella città la gente pensava solo a divertirsi e a tranquillizzarsi.

 

Il giorno dopo non lo trovavano. (chi?)

Era scappato nella foresta, da solo, con nessun compagno, escludendo la sua spada.

Aveva percorso tutti i sentieri possibili, vedendo decine e decine di orchi.

Era arrivato a scoprire che tutto ciò che pensava, che immaginava, ma che soprattutto temeva, era realtà, davanti ai suoi occhi vedeva una torre, e al di sopra di essa... un occhio, e lui sapeva benissimo di chi era quell'occhio.

 

Spaventato, in dieci minuti era già ritornato al villaggio principale di Valinor, e cercava di avvisare tutti dell'eventuale - e vicinissimo in termini di viaggio -, pericolo.

Nessuno voleva crederci, neanche il capo degli elfi, gridavano tutti “ORCHI A VALINOR?”, e ridevano, ridevano, stupide risate di gente ignorante, Frodo nelle sue facce non vedeva risate, vedeva persone che non reagivano, vedeva persone che moriranno per la loro sicurezza, che moriranno per la loro amara certezza.

 

Il giorno dopo aveva invitato, o meglio, obbligato Gandalf ad andare con lui.

Lo voleva portare a vedere quell'occhio che tutti ben conoscevano nella Terra di Mezzo, Gandalf, arrivato, si mise a piangere. Gridando fra i suoi stramazzi, si poteva udire: “NO! Non un'altra volta, non posso crederci non voglio crederci!, Frodo, dobbiamo subito avvisare gli altri”.

 

 

Frodo rideva.

Gandalf era stupito a vedere una risata da parte di Frodo in una situazione del genere, ma Frodo aveva già smesso e parlò: “Ci ho già provato, non ricordi ieri? Corsi al villaggio per avvisare tutti, si misero a ridere, tutti, anche tu.”.

Gandalf era pentito di non aver creduto alle parole di Frodo, ma era tardi.


Al villaggio, anche con le parole di Gandalf, quasi nessuno voleva credere a questa assurda storia (o almeno, da chi non aveva passato le disgrazie di Frodo, e chi non conosceva la sua lunga storia, era vista come assurda).

 

Basta, basta, basta.
Frodo tutto il giorno non faceva altro che pensare questo...

Il suo passato era ritornato, nel luogo che in teoria sarebbe dovuto essere sicuro e tranquillo, lui aveva trovato semplicemente il suo passato, dove aveva rischiato diverse volte di morire.

 

Ma non dilunghiamoci.

 

Il giorno dopo appena sveglio, decise.

Non potevano restare con le mani in mano, dovevano attaccare in modo che l'esercito di Sauron non diventasse come quello della Terra di Mezzo, dovevano attaccare fino a quando potevano sconfiggere il nemico.

Con Gandalf prepararono le armi e... attaccarono.

 

Gli orchi prima erano dieci, nessun problema, poi venti, nessun problema, poi dietro si vedeva una macchia nera, saranno stati un migliaio.

Non c'era bisogno di guardare un altro istante, scapparono all'istante entrambi.

 

Non sapevano come fare.
Gandalf la notte era andato a meditare, non riusciva a dormire.

Pensava: “Tutti mi reputano così importante e forte, ma in realtà chi sono io? Uno stregone che al massimo sa far risplendere della luce, o fare uno scudo intorno a sé, e si chiede, perchè non posso avere altri poteri? Perchè devo essere così debole e indifeso? Questi poteri non sono degni di uno stregone!”

Sentiva una voce dal cielo, che diceva: “Gandalf, sono colui che tempo fa liberò la Terra di Mezzo da Ugfur, un demone malvagio che probabilmente tu non conosci. Lanciai contro di lui e i suoi scagnozzi una pioggia di fuoco, con tanto di fulmini e ghiaccio di contorno, ho sentito le tue lamentele, ti voglio insegnare la vera arte degli stregoni, il vero potere, ma usato sempre per scopi benefici. Chiamami pure l'occhio del bene, risiedo dietro le montagne che vedi in questo momento davanti a te, quelle candide montagne in cui una volta mi divertivo rotolandomi sul fianco...”

Gandalf non perse un momento. Disse: “Per favore, oh grande occhio del bene, come tu avrai sentito in questa terra Sauron sta arruolando molti orchi, saranno mille o duemila per ora, io non ho potere a sufficienza per eliminarli tutti, e Frodo neanche...”

La voce misteriosa risponde: “Sauron? Mille o duemila? Mi stai prendendo in giro? Sauron in questa terra ha arruolato circa cinquemila uomini, di cui duemila sono orchi molto più capaci e pericolosi degli altri. A quanto vedo, devo obbligatoriamente insegnarti alcune tecniche, visto che questa è anche la mia adorata terra. Ricorda di usare questi poteri con moderazione, anche se fino a che non li imparerai e li saprai usare bene, Sauron arruolerà almeno il triplo dei soldati, quindi la moderazione non servirà a nulla... E ricorda bene un'altra cosa, cinquemila soldati sono nulla, ai miei tempi ne sconfissi circa un milione da solo, ma non siamo qui per fare lodi a me o a qualche altro eroe della storia, anche se vorrei dedicare un momento alla storia di Ugfur, non ci metterò molto se permetti.”

Gandalf acconsentì e la voce inizia il suo racconto: “Ugfur è stato nella storia il più grande nemico della Terra di Mezzo. Io vivevo, ahimè, in quell'epoca. Ugfur aveva schiavizzato molti guerrieri forti e valorosi, che corrotti dalla fama e dai soldi che prometteva a chi si arruolava, si facevano sfruttare come cani. Era in grado, grazie soprattutto a loro, di creare un esercito di diecimila uomini in un solo giorno (e neanche un esercito tanto debole!). Ne passarono tanti di giorni, per consentire a noi di prepararci, eravamo riusciti a creare un esercito di centomila soldati, contando tutti i soldati della Terra di Mezzo. Ugfur ne aveva un milione. In dieci minuti circa spazzò via tutte le nostre unità, io fui l'unico sopravvissuto. Erano rimasti all'incirca cinquecentomila soldati nemici ancora in piedi, non avevo altra scelta che sfruttare i poteri più alti in mio possesso. Invocai una pioggia di fuoco e ghiaccio, morirono tutti i cinquecentomila soldati, ma non Ugfur. Ugfur fu un bersaglio difficile, non si decideva a cadere, ho provato di tutto, poi ho trovato il suo punto debole, la coda, dovevo colpire la sua coda! Lanciai un fulmine bello netto sul punto in cui iniziava a estendersi la coda, cadde a terra senza vita in un istante. Ti chiederai perchè un occhio a Valinor ti racconti di un'avventura nella Terra di Mezzo, beh è semplice, questa non è in realtà la terra degli elfi, è la terra dei morti che non potranno mai vivere in pace. Valinor in realtà è un nome finto per attribuire un nome “amichevole”, a questa terra. Per lungo tempo gli elfi hanno pensato di venire qui, pensando fosse la loro reale terra di origine, ma sbagliavano. Tutte le persone che vedi qui sono morte. Gli orchi anche. La battaglia che disputerai sarà una battaglia fra morti.”
Gandalf piangeva al solo pensiero di essere morto, ma era felice di essere vicino a Frodo.

La voce continuava dicendo: “Iniziamo domani mattina, vieni in questo punto alle nove precise.”

La risposta di Gandalf fu semplice ma precisa: “Grazie... voce”.

 

Il giorno dopo ovviamente è inutile dire dove si trovava Gandalf.

Ogni giorno Gandalf tornava in quel luogo e dopo un ciclo ripetitivo in cui ogni giorno alle nove andava via dal villaggio, Frodo iniziava a diventare sospettoso.

Al ritorno chiedeva: “Perchè ogni mattina lasci il villaggio?”

La risposta di Gandalf era sempre la medesima: “Niente di importante, Frodo”.

Il giorno dopo Gandalf non era solo.

Frodo ascoltava ogni singola parola di quell'occhio ed era entusiasmato al pensiero che Gandalf avrebbe appreso nuove mosse, molto più efficaci.

Un mese dopo, Gandalf era pronto, avvisato Frodo, partirono.

Iniziava la battaglia, certo non era paragonabile a nessuna grande battaglia della storia, ma per loro era comunque essenziale.

 

Gandalf continuava a evocare mostri, o piogge di acqua, fuoco, o persino ghiaccio, che erano pericolosissime per tutti, ma consumavano molte delle energie del mago, cercava quindi di non sprecare tutta la sua energia per qualche orchetto, ma di mantenerla per gli orchi di grado successivo che sicuramente a breve sarebbero arrivati.

 

La voce aveva ragione, non erano più mille, duemila, o cinquemila, erano circa ventimila.

Per la metà, Gandalf non ebbe alcun problema, per l'altra metà...

 

Erano fortissimi, mostri alti cinque metri, dal peso di circa una tonnellata ciascuno.

Delle orecchie a punta tipo elfo, mani grosse e con unghie taglienti.

Portavano una collana con un'enorme lama affilata, insieme all'arco lunghissimo e a quanto sembrava, potentissimo, che era nelle sue mani.

La faccia era orrenda, piena di ferite e lacerazioni.


Gli elfi avevano iniziato a sentire dei rumori, si stavano preoccupando anche loro che fosse in corso una guerra, andarono a controllare... era così.

Cercarono di aiutare il più possibile, ma quello che potevano fare era ben poco.

 

Il bastone bianco di Gandalf continuava a lanciare incantesimi, ma quegli orchi non cedevano.

La voce iniziò a parlare a tutti i presenti (dalla parte di Gandalf, i nemici non potevano sentirlo):
“Non potete sconfiggerli, non era nei piani che fossero presenti dei Samper, quegli orchi che voi chiamate di secondo grado... Gandalf, avete una sola speranza, farmi tornare in vita, conoscete l'incantesimo della resurrezione, ve l'ho insegnato io stesso! Puoi farcela!”

 

Gandalf non si sentiva pronto, ma non aveva tempo, invocava la resurrezione dello spirito e dal cielo scese un mago, all'apparenza innocuo, un mago hobbit, per precisare, bastone nero, veste rossa e dorata, non fiatò, neanche gli altri lo fecero.

 

Iniziò a invocare golem di pietra, serpenti a sonagli giganti, piogge di veleno.

E questo bastò per sterminare tutti gli orchi e anche l'occhio.

 

La battaglia era finita.

Tutti erano stupiti che il mago avesse con tale facilità sconfitto tutti, e chiese spiegazioni, su tutto;
sul perchè ci fossero degli orchi a Valinor, chi era lui, come aveva imparato quegli incantesimi, perchè è in questa terra.

E spiegò ciò che aveva già spiegato a Gandalf in passato, ma aggiungendo dei dettagli, ad esempio che Valinor era la terra dei morti viventi e dei morti cadenti, i morti viventi erano tutti loro, mentre quelli cadenti erano coloro, sepolti dalla bianca magia, all'interno di quelle montagne.

Loro erano lì perchè un antico dio malvagio aveva fatto credere agli occhi che quella era la loro città.

 

Gli elfi erano sconvolti, anche Frodo che non aveva ancora sentito la storia.

Erano felici però, avevano due stregoni molto potenti che potevano proteggerli da qualunque attacco futuro.

 

 

Ebbene sì ragazzi, questa si può chiamare fine, non siete felici di aver potuto sapere cosa è successo?
Non siete felici?

Eh no lo so, ora siete curiosi di sapere come continua...

In realtà voi lettori non siete mai felici di una fine, pensate sempre che debba finire in un altro modo, non sarete mai contenti, ma non so cosa posso farci, accontentatevi cari miei.

 

Giorgio

  
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