Siamo all'aeroporto, tra non molto torneremo a Londra.
 Mia madre carica le valigie sul nastro trasportatore e si volta a guardarmi.
 "Kathrine, cosa c'è?" mi chiede con il suo solito tono mellifluo e fintamente preoccupato. Lei sa bene perchè sto male e non voglio partire, lei sa bene tutto quello che mi sto lasciando alle spalle; sì, perchè io sono l'unica che si sta lasciando alle spalle qualcosa, lei è indifferente a ogni cosa e ogni persona che la circonda.
 "Lo sai." le dico con il tono inviperito che uso con lei da quando da qundo mi ha detto che saremmo tornate a Londra. In realtà non siamo mai andate d'accordo, ma da quando è morto papà la situazione è precipitata, lei mi odia tanto -se non più- quanto io odio lei.
 Sono nata che lei aveva diciassette anni, e mi ha tenuta solo per le suppliche di mio padre, ma da quel giorno sono stata sempre e solo d'impiccio, un peso inutile che deve essere sfamato e mantenuto, ma del resto io considero lei allo stesso modo.
 Quando avevo sei o sette anni e abitavamo ancora a Londra, io le procuravo da vivere rubando ai signori ricchi che passavano nel nostro quartiere disastrato in periferia, solo così riuscivamo, seppur a stenti, a tirare avanti; ricordo che mi aveva considerata utile solo inquel periodo... L'unico complimento che ricevei da mia madre fu quando le portai una borsa carica fino all'orlo di mazzette di soldi, tutto ciò che mi disse fu:"Brava, finalmente svolgi il tuo lavoro come si deve."
 Verso l'età di undici anni ci trasferimmo in Italia, lì trovai il paradiso che non avrei mai potuto immaginare di avere: gli amici, le amiche... m' innamorai addirittura; ma ora mi trovo qui, pronta a barattare la mia vita serena e spensierata con quella in cui la realtà è cercare di sopravvivere ogni giorno, perchè nei ghetti più oscuri di Londra si può nascondere qualunque cosa.
 Ma questo lo avrei scoperto più tardi.
 "Katty? Andiamo o no?" mi chiese la donna che più odiavo al mondo.
 "No." risposi, ma presi docilmente il mio bagaglio a mano e cominciai a camminare verso la mia condanna... o la mia salvezza.