Titolo: C'è
sempre la neve.
Fandom: Glee
Personaggi/Pairing(s):
Quinn
Fabray/Santana Lopez. Accenni Quinn/Puck.
Avvertimenti: femslash,
oneshot, angst, AU
Note:
i
personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per
scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere.
C'è la neve nei miei ricordi, c'è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare.
Le
ultime note di pianoforte si spengono nell'aria, lasciando la stanza
nel silenzio più totale. Gli occhi verdi di Beth si
sollevano di
poco e ne incrociano un paio identici ai suoi.
Sorridenti, fieri,
orgogliosi.
Si alza dallo sgabello inchinandosi alla platea, per
poi scappare dietro le quinte.
“Sei stata bravissima” la
incoraggia la donna dai capelli rossi.
Beth sorride, quel sorriso
troppo simile a quello di suo padre, e poi si lancia tra le braccia
della sua maestra.
“Beth!”
La voce di Quinn raggiunge
entrambe, facendole voltare e la piccola le corre incontro, le bocca
leggermente aperta e i codini che si muovono delicatamente.
Le
braccia della donna trovano posto attorno alla sua vita e la
sollevano.
Ha sei anni, ormai. E' una donnina, come sua madre si
diverte a chiamarla.
Eppure a Quinn sembra ieri. Ricorda
nitidamente la mano di Puck a stringere la sua quando gli aveva
confessato di essere incinta. I tentativi di lui di trovare un
lavoro. La loro voglia di farcela.
E poi era nata. Splendida e
perfetta. E loro erano state le persone più felici del mondo.
“Ehi,
scimmia”
Puck sbuca alle loro spalle e sua figlia gli si lancia
addosso, ridendo a piena voce quando il ragazzo le solletica i
fianchi e le morde le guance.
“Papà, smettila!”
Quinn li
guarda, e a volte si chiede come si fa a distinguere chi tra i due
è
l'adulto. Ma poi lascia stare, perché li vede ed
è felice.
O
almeno prova ad esserlo.
Per sua figlia e per il suo migliore
amico.
Lei e Puck non sono rimasti insieme come coppia, ma sono
amici da troppo tempo e quella bambina li ha legati in maniera
indissolubile.
“Vi va di andare a mangiare qualcosa? Per
festeggiare la grande performance della mia ragazza!”
Quinn lo
guarda scuotendo la testa e mimando con le labbra un “non
cambierai
mai”, accorgendosi subito dopo di quanto lei non voglia che
lui
cambi.
“Certo, devo solo avvisare Santana..”
E per un
attimo chiude gli occhi e già immagina le urla della sua
amica che
dovrà sostituirla al bar anche stasera, ma poi ci pensa e
capisce
che no, Santana non si rifiuterà mai di darle una mano.
E quasi
involontariamente sorride, ancora.
“Mamma, posso parlarci io con
zia 'tana?”
Gli occhi di Beth, brillanti e attenti la stanno
pregando e lei non può dirle di no.
“Va bene tesoro, vieni
quì”
Puck mette la bimba di nuovo sulle sue gambe, osservando
la scena divertito. Dopo qualche minuto, in cui entrambi hanno
sentito la voce di Santana urlare complimenti alla piccola, Beth
ridacchia e mette giù.
“Ha detto di dirti che “non la
passerai liscia, Fabray””
Tre diverse risate riempiono il
corridoio.
“San,
dormi?”
Quinn si affaccia nella stanza di Santana. Le luci sono
spente, ma può vedere il corpo della latina muoversi
freneticamente
e il grugnito che le arriva alle orecchie subito dopo le da la
conferma che cerca.
Si avvicina lentamente al letto, sedendosi
sulla punta e voltandosi a guardare la sua amica che si solleva sui
gomiti e la guarda, i capelli disordinati e gli occhi mezzi
chiusi.
Eppure, Quinn la trova bellissima.
Eppure, Quinn non
può dirglielo.
“Che succede? Beth sta bene?”
Annuisce, in
risposta, tranquillizzando Santana all'istante. Un piccolo sospiro le
sfugge dalle labbra, mentre rilassa le spalle.
“Volevo solo
ringraziarti, per stasera”
Santana aggrotta le sopracciglia e
la guarda, con quel suo modo un po' inquietante che a Quinn sembra
che le stia entrando dentro le ossa, talmente è intenso.
“E tu
mi hai svegliato solo per ringraziarmi?”
Quinn si volta,
fissando il nero dei suoi occhi e si morde le labbra, lo fa sempre
quand'è nervosa. E Santana lo sa immediatamente,
perché si sporge
sul letto e la tira per un gomito, facendola distendere e
stringendole le braccia attorno alla vita, intrecciando le gambe con
le sue.
“Allora, che c'è che non va Fabray?”
Ed è tutto
così intimo, e così naturale, che Quinn sta per
cedere. Sta per
dirglielo.
Io ti amo, Santana.
Ma non lo fa.
Si
limita ad aggrapparsi alla sua canotta e infilarle la testa
nell'incavo del collo e le lacrime iniziano inevitabilmente a
bagnarle le guance.
Santana la tiene stretta, senza parlare. Le
mani che disegnano piccoli cerchi sulla schiena di Quinn, le labbra
che le sfiorano la testa.
Passa un minuto, dieci, tutta la
notte.
Alla prime luci dell'alba, Quinn smette di piangere.
“Come
faremo a pagare la prossima retta Puck?”
Quinn ha le mani in
grembo, gioca lentamente con la pelle intorno alla dita, sentendo un
lieve bruciore ogni volta che ne stacca un pezzo.
Puck non ci fa
caso, troppo impegnato a calcolare quanto entrambi dovrebbero
lavorare per riuscire a mettere da parte il gruzzolo che gli serve
per pagare la retta successiva della scuola di Beth.
Non vogliono
farle mancare niente e l'hanno iscritta ad una scuola privata. Si
erano promessi che ce l'avrebbero fatta.
“Se riuscissi a fare
tutti gli straordinari in fabbrica, questo mese, potremmo
farcela”
La
sua voce è incerta, insicura, così poco
convincente, che Quinn
stacca più violentemente il lembo di pelle e sente il dito
inumidirsi. Abbassa gli occhi e lo vede.
Il sangue le sta bagnando
la mano.
Si ferma a guardarlo e si chiede se, il dolore fisico,
riuscirebbe a cancellare tutte le preoccupazioni, per un attimo o
forse due.
“Quinn? Quinn?”
Puck la richiama all'ordine,
premendo un fazzoletto vicino alla ferita e guardandola,
l'espressione allarmata.
“Stai bene?”
Quinn si morde le
labbra e annuisce, deglutendo con non poche difficoltà.
“Sei
sicura che sia solo per Beth?”
Guarda la finestra e si perde ad
osservare i nuvoloni grigi che si estendono nel cielo, l'agitazione
che le impasta la bocca e le impedisce di parlare.
La mano di Puck
stringe la sua.
“Sono io Q. Puck..”
E le parole lasciano
le sue labbra prima che possa ripensarci.
“Mi sono
innamorata”
Ed è quasi strano ammetterlo ad alta voce. Ed è
un
sollievo quando il peso sullo stomaco si affievolisce. Ed è
confusa
l'espressione di Puck dopo quella rivelazione.
“E allora? Qual è
il problema?”
“Mi sono innamorata di Santana”
E prima che
entrambi possano dire qualcos'altro, la porta di casa si spalanca.
Beth entra battendo i denti, il cappellino rosa che le tiene coperto
il capo e le orecchie, e il giubbotto dello stesso colore.
Santana
è un passo dietro, due cartoni tra le mani.
“Abbiamo comprato
la pizza, avete fame?”
Beth si lancia tra le braccia di Quinn
che non accenna ad alzare lo sguardo verso Puck. Nessuno risponde e
Santana poggia il cibo sulla tavola, per poi concentrarsi sui due
amici seduti in salotto.
“Ehi, dico a voi due..”
Poi
improvvisamente la bionda sposta la sedia, baciando la fronte di sua
figlia e rimettendosi in piedi. Raccoglie i fogli lasciati in giro,
riponendoli con ordine in una cartellina e alza gli occhi verso
Santana.
“Non ho fame, andrà a dormire, non mi sento
bene”
Non
le piace mentire, non le è mai piaciuto. Ma starle vicino
è
diventato così difficile, che ogni volta che Santana le
racconta le
sue nuove conquiste, sente lo stomaco stringersi e la nausea
divorarle il corpo intero.
“Ma tu mangia qualcosa, va bene
scimmietta?”
La piccola annuisce e le da un bacio sulle labbra,
prima di sedersi a tavola.
Puck guarda la madre di sua figlia e le
si avvicina, posandole la mano sulla guancia.
“Andrò tutto
bene”
Quinn annuisce e si volta, per poi entrare in camera e
chiudersi la porta alle spalle.
Santana rimane ferma un istante
prima di parlare ancora.
“Ma che ha?
Puck alza le spalle e si
concentra sul suo trancio di pizza.
“Niente..”
“Zia,
cos'ha la mamma?”
Beth la guarda con l'espressione corrucciata,
le sopracciglia aggrottate e le labbra semiaperte, curiosa e
preoccupata. Santana conta i passi che le restano da fare per
arrivare al bar, perché non sa come risponderle.
Non può
mentire. Sembra paradossale e forse insensato, ma quella bambina,
come sua madre d'altronde, riesce sempre a intuire quando Santana
cerca di deviare il discorso.
Così la latina sospira e si volta a
guardarla, stringendole più forte la mano nella sua.
“Non lo so
tesoro”
La piccola sembra rifletterci un attimo, poi annuisce e
si stringe al suo fianco, aggrappandosi al cappotto che Santana
indossa per proteggersi dal freddo.
“Hai freddo?”
Beth
scuote la testa, anche se le labbra le sono diventate quasi viola ed
è evidente che si stia trattenendo dal battere i denti.
Orgogliosa
e testarda, proprio come sua madre.
Santana la solleva tra le
braccia e la stringe, accarezzandole la schiena, e immediatamente la
bimba le butta le braccia al collo e infila la testa, con tanti di
cappellino, nell'incavo del suo collo.
E Santana non può fare a
meno di sospirare, appagata.
Entra nel bar salutando Mike, il loro
collaboratore, che a passo di danza sposta i tavoli e li ripulisce.
Un paio di clienti occupano le sedie, sorseggiando un paio di
cioccolate calde e chiacchierando allegramente, ma quello che cattura
l'attenzione di Santana si trova dietro il bancone.
Quinn sta
ridendo, per la prima volta da troppi giorni a questa parte, troppo
vicina ad un'altra ragazza.
Santana stringe i pugni, mentre Beth
solleva il viso dalla sua spalla e la fissa curiosa, sentendosi
stringere con maggiore pressione.
“Che succede?” mugugna,
tirando su col naso e strofinandoselo con le mani guantate.
“Niente,
tesoro. Ti ho fatto male?”
Un po' le dispiace non ascoltare la
risposta, ma quella ragazza si è appena avvicinata a Quinn e
le ha
passato due dita nei passanti dei jeans, tirandosela addosso e
soffiandole qualcosa all'orecchio.
E dal rossore che colora le
guance di Quinn, quel qualcosa non è sicuramente la lista
della
spesa.
Fortunatamente è Beth a rompere quell'idillio, scivolando
dalle braccia di Santana che si riscuote dalla trance in cui
è
precipitata poco prima.
Sente un sapore acido nella bocca e deve
trattenersi dal rimettere lì, nel suo bar, davanti ai suoi
clienti.
“Mami!”
Quinn si distacca nervosamente dall'altra
ragazza bruna e si volta verso sua figlia, uscendo da dietro il
bancone e abbassandosi sulle ginocchia, allargando le braccia verso
Beth che non esita a gettarsi su di lei.
“Ciao tesoro!”
Mentre
Santana si avvicina a loro, attenta a non entrare nella loro piccola
discussione familiare, l'altra ragazza osserva la stessa scena, con
un sorriso timido sulle labbra.
E Santana vorrebbe urlarle che non
dovrebbe neanche avvicinarsi a loro, che sono sue, ma poi ci pensa e
si da' della stupida, perché nessuna delle due bionde
lì vicino è
sua.
“San, va tutto bene?”
Annuisce, senza guardare Quinn
e limitandosi a dare un'occhiata superficiale all'interno del
bar.
“Vado a prepararmi”
E senza aggiungere altro si volta
e fa per raggiungere il bagno, quando una mano le blocca il polso,
trascinandola velocemente nello stanzino.
Gli occhi verdi di Quinn
la scrutano, facendola rabbrividire.
“Stai bene?” e stavolta,
non le permette di evitare il discorso. Le mette due dita sotto il
mento e incatena i loro occhi, senza lasciarle via d'uscita.
Santana
sbuffa, facendo un paio di passi indietro e subito si pente di quel
gesto, perché negli occhi di Quinn c'è qualcosa,
dolore forse, che
le toglie il respiro.
E poi ripensa alle mani della bruna sul suo
corpo e deve deglutire e chiudere gli occhi per qualche secondo per
impedirsi di urlare.
“Chi era quella?”
Chiede, inclinando
il capo verso la porta.
“Rachel, è venuta a fare il colloquio
per quel posto di lavoro” ribatte Quinn, confusa.
Santana
sorride, amaramente e inclina le labbra in una smorfia.
“Si,
voleva lavorare nelle tue mutande, probabilmente”
E quando Quinn
boccheggia e non le risponde, provando la sua tesi, Santana
esplode.
“Sai, con tua figlia nel bar faresti meglio ad evitare
di farti mettere le mani addosso da chiunque”
Non vede la mano
di Quinn arrivare. Sente solo un dolore pungente sulla guancia, ed
è
solo dopo qualche secondo che collega le cose e capisce di essere
stata schiaffeggiata.
“Non osare mai più Santana. Non sai un
cazzo di me. E non venire a farmi la morale tu. Tu che te ne porti a
casa una diversa a sera. E, notizia dell'ultima ora, noi viviamo a
casa con TE”
Santana serra la mascella e guarda di lato,
impedendo alle lacrime di scivolare sulle guance.
“Allora sarà
bene che ti trovi un cazzo di posto dove stare”
Solo quando
Quinn esce sbattendo la porta, Santana si rende conto di averla
appena cacciata di casa. Con Beth.
“Mi
spieghi che cazzo succede?”
Puck guarda basito Quinn che lancia
la valigia sul pavimento, per poi prendere Beth dalle braccia di suo
padre e sistemarla sul letto.
Fissa Puck portandosi l'indice alle
labbra intimandogli di fare silenzio, e poi indica la porta,
dirigendosi in cucina.
“Io e Santana abbiamo litigato e non
credo sia il caso di rimanere lì. Mi hai detto che puoi
ospitarci
per qualche tempo, no?”
Puck alza le sopracciglia e si passa una
mano sulla cresta, annuendo.
“Certo che posso. Beth è anche mia
figlia. E tu sei sua madre, non c'è problema.
Però, insomma, cos'è
successo?”
Quinn sospira, gli occhi rossi e lucidi, pieni delle
lacrime che non ha ancora versato. Getta le braccia intorno al collo
di Puck e scoppia a piangere, stringendosi a lui, che rimane immobile
al centro della stanza.
Passano minuti, e Puck le accarezza la
schiena, sussurrandole che tutto andrà bene.
Certo non si aspetta
che Quinn si stacchi da lui per baciarlo. Baciarlo profondamente, non
quei baci che si scambiano di tanto in tanto, leggeri, speciali.
E'
un bacio pieno di rancore e dolore e passione e Puck per un attimo
perde la testa e le risponde. E geme quando Quinn gli infila le
unghie nella schiena, lasciandosi sollevare dal ragazzo e legandogli
le gambe intorno alla vita.
Finiscono contro il muro, Quinn
bloccata tra quello e il corpo di Puck che le spinge addosso.
Sospirano entrambi, quando si staccano, in cerca
d'ossigeno.
“Quinn..”
Puck cerca di fermarla, ma lei gli
blocca nuovamente le labbra con le sue e le mani finiscono sul suo
petto.
Si ritrovano seminudi e ansanti sul divano, le labbra di
Puck sul suo stomaco e i suoi vani tentativi di smorzare i gemiti
nella stoffa del cuscino.
“Puck, ti prego..”
Ed è solo al
suono della sua voce che Puck sbarra gli occhi, sollevandosi sulle
braccia e fissando il corpo in biancheria sotto il suo.
Quinn lo
guarda di rimando, inarcando le sopracciglia e accarezzandogli il
collo.
“No, Q. Non così. Non è quello che
vuoi”
Quinn
sbuffa e lascia andare la testa indietro, chiudendo gli occhi.
“Com'è
che sembra che tutti sappiate cosa voglio tranne me?”
Puck si
alza in piedi, rimettendosi la felpa e ridendo, mentre le passa i
jeans e la maglia.
“Perché sei stupida, Fabray”
Quinn
ride, sistemandosi e alzandosi in piedi, per poi sfiorargli le
labbra, ma questa volta nel loro modo speciale.
“Non avrei
potuto avere padre migliore per mia figlia, lo sai?”
Puck
ridacchia e le sfiora la guancia con le labbra, per poi stringerla
forte al petto.
“Si, sono abbastanza fenomenale”
Santana
ha quel maledetto vizio di giocare con la cerniera del suo cappotto,
ogni volta che si sente nervosa o che sa di non avere la situazione
sotto controllo.
Quinn è andata via di casa con Beth da un paio
di giorni, e ha saputo da Puck che entrambe sono vive e vegete a casa
sua, e che Quinn non si presenterà al lavoro per un paio di
giorni.
Ci sono tante cose che vorrebbe dirle, una lista infinita
che si è srotolata nella sua mente nel momento esatto in cui
ha
chiuso la porta di casa, lasciandosi alle spalle la loro
amicizia.
Quando però la trova china sul divano, intenta a
riempire un borsone di maglie e oggetti vari, le parole le muoiono in
gola e tira un po' più forte la zip, fino a che quella non
gli
rimane in mano.
“Porca puttana!” esclama, e Quinn salta un po'
e si volta, bloccandosi immediatamente sul posto.
Rimangono
qualche secondo a fissarsi, poi la più alta sospira e si
passa una
mano tra i capelli, indicando la stanza.
“Sono solo venuta a
prendere la roba di Beth” afferma, piegando accuratamente una
piccola camicia rosa e posandola sulla spalliera del divano.
Santana
annuisce e si morde le labbra, le mani ben nascoste nelle tasche dei
jeans.
“Quinn..”
Ma quella si volta e la interrompe, gli
occhi improvvisamente lucidi e le labbra tremolanti.
“Non
parlare Santana. Non voglio ascoltarti”
E forse è la sua voce
spezzata, o la lacrima che scivola solitaria lungo la sua guancia, ma
Santana in due passi le è vicina e la stringe tra le
braccia, e lei
non si oppone, rimane rigida e ferma, ma si lascia abbracciare.
“Mi
dispiace..” sussurra Santana e ad ogni mi dispiace le posa un
bacio
sul naso, sulle guance, sul collo. E Quinn sospira, Santana non se
l'è immaginato. Sospira davvero, in quel modo che le fa
perdere la
testa e la spinge a cercare un contatto sempre più intimo,
più
forte.
Ed è allora che la bacia, sulle labbra stavolta e Quinn
finalmente reagisce.
Le risponde immediatamente, le mani che si
infilano tra i capelli, tirandoli un po' e facendo gemere la loro
proprietaria.
E poi le morde le labbra e, cielo, Santana per un
attimo si sente morire e un fiotto di calore comincia ad accumularsi
sul basso ventre.
“Quinn..”
“Sta zitta”
E lei
obbedisce, si lascia spogliare in fretta e furia. Quinn la solleva,
le gambe che si allacciano intorno ai fianchi, e la posa sul divano,
sotto di se.
La libera dalla biancheria, ammirando il corpo nudo
di Santana e con i denti marchia una scia dal collo fino al ventre,
beandosi dei suoni che rilascia la bocca dell'altra.
“Quinn..”
Quella risale, incurante della sua preghiera e le morde il lobo,
parlandole con una voce talmente bassa e roca, che Santana chiude gli
occhi e cerca di stringere le gambe per alleviare la tensione che la
sta letteralmente consumando.
“Non ti ho detto di non
parlare?”
E, anche se non può vederla, Santana sa che Quinn sta
sorridendo.
“Falla finita, Fabray”
E la bacia di nuovo. E
stavolta niente è fatto in maniera sciatta e superficiale.
Le loro
lingue si accarezzano lentamente, i denti di Quinn che tirano il
labbro inferiore di Santana.
“Ti voglio Santana”
E Santana
si abbandona a lei, aggrappandosi alla sua schiena quando Quinn le
entra dentro, senza fretta, prendendosi il suo tempo.
E dopo
qualche minuto il mondo scompare dietro le sue palpebre e il nome di
Quinn esplode dalle sue labbra.
“Ma a me non piacciono
questi!”
Quinn sbarra gli occhi e si tira su, accorgendosi di
essere ancora nuda nel letto di Santana. Le guance che si tingono di
un rosso acceso quando i frammenti di poche ore prima, tra quelle
stesse lenzuola, le invadono la mente.
Scuote la testa, cercando
di ridarsi un finto contegno e rivestendosi.
Quella è la voce di
Beth. In casa di Santana. Con Santana.
“Oh, andiamo, ma se sono
buonissimi”
Un'ultima occhiata allo specchio, cercando di
coprire quella leggera macchia rossa sul collo, e poi esce.
Sua
figlia è seduta a tavola, davanti a lei una tazza fumante di
cioccolata calda e una scatola di biscotti. Quinn scuote la testa e
osserva le due battibeccare per qualche secondo prima di
intervenire.
“San, a Beth non piacciono i biscotti al miele,
dovresti saperlo”
Santana la guarda grugnendo qualcosa e torna
in cucina, rovistando tra gli scaffali e tirando fuori il suo pacco
personale di biscotti al cioccolato.
“Solo per questa volta
piccola Fabray” la avverte, lasciandoli cadere sul grembo di
Beth e
sfiorandole la testa con le labbra.
“Grazie zia Tana!”
Santana ridacchia e si volta verso Quinn, ancora assorta a
guardarle.
“Che hai da guardare tu?” la stuzzica,
avvicinandosi e prendendola per i fianchi, tirandosela vicino, ma lo
sguardo allarmato di Quinn la ferma subito dall'andare oltre.
“Che
succede?” chiede, preoccupata.
Quinn si passa nervosamente una
mano tra i capelli biondi e accenna con la testa alla bimba seduta a
tavola, le labbra sporche di cioccolato.
“Cosa dovremmo dirle?
Come dovremmo dirglielo?”
Sbuffa.
E Santana le prende le mani
tra le sue e se le porta alle labbra, sfiorandole le nocche.
“Non
lo so ma lo faremo, insieme”
E in quell'istante, il primo fiocco
di neve della stagione si posa sulla strada
***
Sei anni
dopo, Quinn guarda sua figlia giocare nel parco con Puck che le tira
addosso palle di neve, facendola urlare per il freddo.
Le lacrime
scendono lentamente sulle sua guance, e lei non tenta neanche di
fermarle.
Le paure sono state troppe.
E se sua figlia non
avesse capito?
Se per colpa sua fosse stata vittima degli scherzi
degli altri?
Quinn non ce l'ha fatta. Non è riuscita ad
affrontarlo e Santana è partita. Lontano, dall'altro lato
del
mondo.
Ha dovuto nascondersi quando è arrivato quell'invito. Un
matrimonio. Il suo matrimonio.
Il matrimonio dell'unica persona
che abbia mai amato.
Ha pianto per giorni guardando quel piccolo
pezzo di carta, per poi decidere che no, non ce l'avrebbe fatta.
Puck
e Beth sono partiti, raccontandogli solo di quanto “alta,
bionda e
carina” fosse la moglie di Santana.
Tiene le braccia strette al
petto, la paura di esplodere ancora una volta in un pianto senza
fine.
E poi cerca nella tasca quella cartolina.
L'unico
contatto in sei anni.
“Quì c'è sempre la neve. E mi fa
impazzire, perché mi sembra di vederti ovunque”
Quinn
sospira.
Alza lo sguardo, il bianco del cielo che le invade gli
occhi.
E per la prima volta, dopo tanti anni, tra le lacrime
sorride.