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Autore: Shellyng    05/08/2012    11 recensioni
“Non lo so ma lo faremo, insieme
E in quell'istante, il primo fiocco di neve della stagione si posa sulla strada
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  C'è sempre la neve.
Fandom: Glee 
Personaggi/Pairing(s): Quinn Fabray/Santana Lopez. Accenni Quinn/Puck.
Avvertimenti: femslash, oneshot, angst, AU
Note: i personaggi hanno la sfortuna di non essere miei. Nessuno mi paga per scrivere questa roba, molti lo farebbero per farmi smettere.


C'è la neve nei miei ricordi, c'è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare.



Le ultime note di pianoforte si spengono nell'aria, lasciando la stanza nel silenzio più totale. Gli occhi verdi di Beth si sollevano di poco e ne incrociano un paio identici ai suoi.
Sorridenti, fieri, orgogliosi.
Si alza dallo sgabello inchinandosi alla platea, per poi scappare dietro le quinte.
“Sei stata bravissima” la incoraggia la donna dai capelli rossi.
Beth sorride, quel sorriso troppo simile a quello di suo padre, e poi si lancia tra le braccia della sua maestra.
“Beth!”
La voce di Quinn raggiunge entrambe, facendole voltare e la piccola le corre incontro, le bocca leggermente aperta e i codini che si muovono delicatamente.
Le braccia della donna trovano posto attorno alla sua vita e la sollevano.
Ha sei anni, ormai. E' una donnina, come sua madre si diverte a chiamarla.
Eppure a Quinn sembra ieri. Ricorda nitidamente la mano di Puck a stringere la sua quando gli aveva confessato di essere incinta. I tentativi di lui di trovare un lavoro. La loro voglia di farcela.
E poi era nata. Splendida e perfetta. E loro erano state le persone più felici del mondo.
“Ehi, scimmia”
Puck sbuca alle loro spalle e sua figlia gli si lancia addosso, ridendo a piena voce quando il ragazzo le solletica i fianchi e le morde le guance.
“Papà, smettila!”
Quinn li guarda, e a volte si chiede come si fa a distinguere chi tra i due è l'adulto. Ma poi lascia stare, perché li vede ed è felice.
O almeno prova ad esserlo.
Per sua figlia e per il suo migliore amico.
Lei e Puck non sono rimasti insieme come coppia, ma sono amici da troppo tempo e quella bambina li ha legati in maniera indissolubile.
“Vi va di andare a mangiare qualcosa? Per festeggiare la grande performance della mia ragazza!”
Quinn lo guarda scuotendo la testa e mimando con le labbra un “non cambierai mai”, accorgendosi subito dopo di quanto lei non voglia che lui cambi.
“Certo, devo solo avvisare Santana..”
E per un attimo chiude gli occhi e già immagina le urla della sua amica che dovrà sostituirla al bar anche stasera, ma poi ci pensa e capisce che no, Santana non si rifiuterà mai di darle una mano.
E quasi involontariamente sorride, ancora.
“Mamma, posso parlarci io con zia 'tana?”
Gli occhi di Beth, brillanti e attenti la stanno pregando e lei non può dirle di no.
“Va bene tesoro, vieni quì”
Puck mette la bimba di nuovo sulle sue gambe, osservando la scena divertito. Dopo qualche minuto, in cui entrambi hanno sentito la voce di Santana urlare complimenti alla piccola, Beth ridacchia e mette giù.
“Ha detto di dirti che “non la passerai liscia, Fabray””
Tre diverse risate riempiono il corridoio.


“San, dormi?”
Quinn si affaccia nella stanza di Santana. Le luci sono spente, ma può vedere il corpo della latina muoversi freneticamente e il grugnito che le arriva alle orecchie subito dopo le da la conferma che cerca.
Si avvicina lentamente al letto, sedendosi sulla punta e voltandosi a guardare la sua amica che si solleva sui gomiti e la guarda, i capelli disordinati e gli occhi mezzi chiusi.
Eppure, Quinn la trova bellissima.
Eppure, Quinn non può dirglielo.
“Che succede? Beth sta bene?”
Annuisce, in risposta, tranquillizzando Santana all'istante. Un piccolo sospiro le sfugge dalle labbra, mentre rilassa le spalle.
“Volevo solo ringraziarti, per stasera”
Santana aggrotta le sopracciglia e la guarda, con quel suo modo un po' inquietante che a Quinn sembra che le stia entrando dentro le ossa, talmente è intenso.
“E tu mi hai svegliato solo per ringraziarmi?”
Quinn si volta, fissando il nero dei suoi occhi e si morde le labbra, lo fa sempre quand'è nervosa. E Santana lo sa immediatamente, perché si sporge sul letto e la tira per un gomito, facendola distendere e stringendole le braccia attorno alla vita, intrecciando le gambe con le sue.
“Allora, che c'è che non va Fabray?”
Ed è tutto così intimo, e così naturale, che Quinn sta per cedere. Sta per dirglielo.
Io ti amo, Santana.
Ma non lo fa.
Si limita ad aggrapparsi alla sua canotta e infilarle la testa nell'incavo del collo e le lacrime iniziano inevitabilmente a bagnarle le guance.
Santana la tiene stretta, senza parlare. Le mani che disegnano piccoli cerchi sulla schiena di Quinn, le labbra che le sfiorano la testa.
Passa un minuto, dieci, tutta la notte.
Alla prime luci dell'alba, Quinn smette di piangere.

Come faremo a pagare la prossima retta Puck?”
Quinn ha le mani in grembo, gioca lentamente con la pelle intorno alla dita, sentendo un lieve bruciore ogni volta che ne stacca un pezzo.
Puck non ci fa caso, troppo impegnato a calcolare quanto entrambi dovrebbero lavorare per riuscire a mettere da parte il gruzzolo che gli serve per pagare la retta successiva della scuola di Beth.
Non vogliono farle mancare niente e l'hanno iscritta ad una scuola privata. Si erano promessi che ce l'avrebbero fatta.
“Se riuscissi a fare tutti gli straordinari in fabbrica, questo mese, potremmo farcela”
La sua voce è incerta, insicura, così poco convincente, che Quinn stacca più violentemente il lembo di pelle e sente il dito inumidirsi. Abbassa gli occhi e lo vede.
Il sangue le sta bagnando la mano.
Si ferma a guardarlo e si chiede se, il dolore fisico, riuscirebbe a cancellare tutte le preoccupazioni, per un attimo o forse due.
“Quinn? Quinn?”
Puck la richiama all'ordine, premendo un fazzoletto vicino alla ferita e guardandola, l'espressione allarmata.
“Stai bene?”
Quinn si morde le labbra e annuisce, deglutendo con non poche difficoltà.
“Sei sicura che sia solo per Beth?”
Guarda la finestra e si perde ad osservare i nuvoloni grigi che si estendono nel cielo, l'agitazione che le impasta la bocca e le impedisce di parlare.
La mano di Puck stringe la sua.
“Sono io Q. Puck..”
E le parole lasciano le sue labbra prima che possa ripensarci.
“Mi sono innamorata”
Ed è quasi strano ammetterlo ad alta voce. Ed è un sollievo quando il peso sullo stomaco si affievolisce. Ed è confusa l'espressione di Puck dopo quella rivelazione.
“E allora? Qual è il problema?”
“Mi sono innamorata di Santana”
E prima che entrambi possano dire qualcos'altro, la porta di casa si spalanca. Beth entra battendo i denti, il cappellino rosa che le tiene coperto il capo e le orecchie, e il giubbotto dello stesso colore.
Santana è un passo dietro, due cartoni tra le mani.
“Abbiamo comprato la pizza, avete fame?”
Beth si lancia tra le braccia di Quinn che non accenna ad alzare lo sguardo verso Puck. Nessuno risponde e Santana poggia il cibo sulla tavola, per poi concentrarsi sui due amici seduti in salotto.
“Ehi, dico a voi due..”
Poi improvvisamente la bionda sposta la sedia, baciando la fronte di sua figlia e rimettendosi in piedi. Raccoglie i fogli lasciati in giro, riponendoli con ordine in una cartellina e alza gli occhi verso Santana.
“Non ho fame, andrà a dormire, non mi sento bene”
Non le piace mentire, non le è mai piaciuto. Ma starle vicino è diventato così difficile, che ogni volta che Santana le racconta le sue nuove conquiste, sente lo stomaco stringersi e la nausea divorarle il corpo intero.
“Ma tu mangia qualcosa, va bene scimmietta?”
La piccola annuisce e le da un bacio sulle labbra, prima di sedersi a tavola.
Puck guarda la madre di sua figlia e le si avvicina, posandole la mano sulla guancia.
“Andrò tutto bene”
Quinn annuisce e si volta, per poi entrare in camera e chiudersi la porta alle spalle.
Santana rimane ferma un istante prima di parlare ancora.
“Ma che ha?
Puck alza le spalle e si concentra sul suo trancio di pizza.
“Niente..”



Zia, cos'ha la mamma?”
Beth la guarda con l'espressione corrucciata, le sopracciglia aggrottate e le labbra semiaperte, curiosa e preoccupata. Santana conta i passi che le restano da fare per arrivare al bar, perché non sa come risponderle.
Non può mentire. Sembra paradossale e forse insensato, ma quella bambina, come sua madre d'altronde, riesce sempre a intuire quando Santana cerca di deviare il discorso.
Così la latina sospira e si volta a guardarla, stringendole più forte la mano nella sua.
“Non lo so tesoro”
La piccola sembra rifletterci un attimo, poi annuisce e si stringe al suo fianco, aggrappandosi al cappotto che Santana indossa per proteggersi dal freddo.
“Hai freddo?”
Beth scuote la testa, anche se le labbra le sono diventate quasi viola ed è evidente che si stia trattenendo dal battere i denti.
Orgogliosa e testarda, proprio come sua madre.
Santana la solleva tra le braccia e la stringe, accarezzandole la schiena, e immediatamente la bimba le butta le braccia al collo e infila la testa, con tanti di cappellino, nell'incavo del suo collo.
E Santana non può fare a meno di sospirare, appagata.
Entra nel bar salutando Mike, il loro collaboratore, che a passo di danza sposta i tavoli e li ripulisce. Un paio di clienti occupano le sedie, sorseggiando un paio di cioccolate calde e chiacchierando allegramente, ma quello che cattura l'attenzione di Santana si trova dietro il bancone.
Quinn sta ridendo, per la prima volta da troppi giorni a questa parte, troppo vicina ad un'altra ragazza.
Santana stringe i pugni, mentre Beth solleva il viso dalla sua spalla e la fissa curiosa, sentendosi stringere con maggiore pressione.
“Che succede?” mugugna, tirando su col naso e strofinandoselo con le mani guantate.
“Niente, tesoro. Ti ho fatto male?”
Un po' le dispiace non ascoltare la risposta, ma quella ragazza si è appena avvicinata a Quinn e le ha passato due dita nei passanti dei jeans, tirandosela addosso e soffiandole qualcosa all'orecchio.
E dal rossore che colora le guance di Quinn, quel qualcosa non è sicuramente la lista della spesa.
Fortunatamente è Beth a rompere quell'idillio, scivolando dalle braccia di Santana che si riscuote dalla trance in cui è precipitata poco prima.
Sente un sapore acido nella bocca e deve trattenersi dal rimettere lì, nel suo bar, davanti ai suoi clienti.
“Mami!”
Quinn si distacca nervosamente dall'altra ragazza bruna e si volta verso sua figlia, uscendo da dietro il bancone e abbassandosi sulle ginocchia, allargando le braccia verso Beth che non esita a gettarsi su di lei.
“Ciao tesoro!”
Mentre Santana si avvicina a loro, attenta a non entrare nella loro piccola discussione familiare, l'altra ragazza osserva la stessa scena, con un sorriso timido sulle labbra.
E Santana vorrebbe urlarle che non dovrebbe neanche avvicinarsi a loro, che sono sue, ma poi ci pensa e si da' della stupida, perché nessuna delle due bionde lì vicino è sua.
“San, va tutto bene?”
Annuisce, senza guardare Quinn e limitandosi a dare un'occhiata superficiale all'interno del bar.
“Vado a prepararmi”
E senza aggiungere altro si volta e fa per raggiungere il bagno, quando una mano le blocca il polso, trascinandola velocemente nello stanzino.
Gli occhi verdi di Quinn la scrutano, facendola rabbrividire.
“Stai bene?” e stavolta, non le permette di evitare il discorso. Le mette due dita sotto il mento e incatena i loro occhi, senza lasciarle via d'uscita.
Santana sbuffa, facendo un paio di passi indietro e subito si pente di quel gesto, perché negli occhi di Quinn c'è qualcosa, dolore forse, che le toglie il respiro.
E poi ripensa alle mani della bruna sul suo corpo e deve deglutire e chiudere gli occhi per qualche secondo per impedirsi di urlare.
“Chi era quella?”
Chiede, inclinando il capo verso la porta.
“Rachel, è venuta a fare il colloquio per quel posto di lavoro” ribatte Quinn, confusa.
Santana sorride, amaramente e inclina le labbra in una smorfia.
“Si, voleva lavorare nelle tue mutande, probabilmente”
E quando Quinn boccheggia e non le risponde, provando la sua tesi, Santana esplode.
“Sai, con tua figlia nel bar faresti meglio ad evitare di farti mettere le mani addosso da chiunque”
Non vede la mano di Quinn arrivare. Sente solo un dolore pungente sulla guancia, ed è solo dopo qualche secondo che collega le cose e capisce di essere stata schiaffeggiata.
“Non osare mai più Santana. Non sai un cazzo di me. E non venire a farmi la morale tu. Tu che te ne porti a casa una diversa a sera. E, notizia dell'ultima ora, noi viviamo a casa con TE”
Santana serra la mascella e guarda di lato, impedendo alle lacrime di scivolare sulle guance.
“Allora sarà bene che ti trovi un cazzo di posto dove stare”
Solo quando Quinn esce sbattendo la porta, Santana si rende conto di averla appena cacciata di casa. Con Beth.


“Mi spieghi che cazzo succede?”
Puck guarda basito Quinn che lancia la valigia sul pavimento, per poi prendere Beth dalle braccia di suo padre e sistemarla sul letto.
Fissa Puck portandosi l'indice alle labbra intimandogli di fare silenzio, e poi indica la porta, dirigendosi in cucina.
“Io e Santana abbiamo litigato e non credo sia il caso di rimanere lì. Mi hai detto che puoi ospitarci per qualche tempo, no?”
Puck alza le sopracciglia e si passa una mano sulla cresta, annuendo.
“Certo che posso. Beth è anche mia figlia. E tu sei sua madre, non c'è problema. Però, insomma, cos'è successo?”
Quinn sospira, gli occhi rossi e lucidi, pieni delle lacrime che non ha ancora versato. Getta le braccia intorno al collo di Puck e scoppia a piangere, stringendosi a lui, che rimane immobile al centro della stanza.
Passano minuti, e Puck le accarezza la schiena, sussurrandole che tutto andrà bene.
Certo non si aspetta che Quinn si stacchi da lui per baciarlo. Baciarlo profondamente, non quei baci che si scambiano di tanto in tanto, leggeri, speciali.
E' un bacio pieno di rancore e dolore e passione e Puck per un attimo perde la testa e le risponde. E geme quando Quinn gli infila le unghie nella schiena, lasciandosi sollevare dal ragazzo e legandogli le gambe intorno alla vita.
Finiscono contro il muro, Quinn bloccata tra quello e il corpo di Puck che le spinge addosso. Sospirano entrambi, quando si staccano, in cerca d'ossigeno.
“Quinn..”
Puck cerca di fermarla, ma lei gli blocca nuovamente le labbra con le sue e le mani finiscono sul suo petto.
Si ritrovano seminudi e ansanti sul divano, le labbra di Puck sul suo stomaco e i suoi vani tentativi di smorzare i gemiti nella stoffa del cuscino.
“Puck, ti prego..”
Ed è solo al suono della sua voce che Puck sbarra gli occhi, sollevandosi sulle braccia e fissando il corpo in biancheria sotto il suo.
Quinn lo guarda di rimando, inarcando le sopracciglia e accarezzandogli il collo.
“No, Q. Non così. Non è quello che vuoi”
Quinn sbuffa e lascia andare la testa indietro, chiudendo gli occhi.
“Com'è che sembra che tutti sappiate cosa voglio tranne me?”
Puck si alza in piedi, rimettendosi la felpa e ridendo, mentre le passa i jeans e la maglia.
“Perché sei stupida, Fabray”
Quinn ride, sistemandosi e alzandosi in piedi, per poi sfiorargli le labbra, ma questa volta nel loro modo speciale.
“Non avrei potuto avere padre migliore per mia figlia, lo sai?”
Puck ridacchia e le sfiora la guancia con le labbra, per poi stringerla forte al petto.
“Si, sono abbastanza fenomenale”

Santana ha quel maledetto vizio di giocare con la cerniera del suo cappotto, ogni volta che si sente nervosa o che sa di non avere la situazione sotto controllo.
Quinn è andata via di casa con Beth da un paio di giorni, e ha saputo da Puck che entrambe sono vive e vegete a casa sua, e che Quinn non si presenterà al lavoro per un paio di giorni.
Ci sono tante cose che vorrebbe dirle, una lista infinita che si è srotolata nella sua mente nel momento esatto in cui ha chiuso la porta di casa, lasciandosi alle spalle la loro amicizia.
Quando però la trova china sul divano, intenta a riempire un borsone di maglie e oggetti vari, le parole le muoiono in gola e tira un po' più forte la zip, fino a che quella non gli rimane in mano.
“Porca puttana!” esclama, e Quinn salta un po' e si volta, bloccandosi immediatamente sul posto.
Rimangono qualche secondo a fissarsi, poi la più alta sospira e si passa una mano tra i capelli, indicando la stanza.
“Sono solo venuta a prendere la roba di Beth” afferma, piegando accuratamente una piccola camicia rosa e posandola sulla spalliera del divano.
Santana annuisce e si morde le labbra, le mani ben nascoste nelle tasche dei jeans.
“Quinn..”
Ma quella si volta e la interrompe, gli occhi improvvisamente lucidi e le labbra tremolanti.
“Non parlare Santana. Non voglio ascoltarti”
E forse è la sua voce spezzata, o la lacrima che scivola solitaria lungo la sua guancia, ma Santana in due passi le è vicina e la stringe tra le braccia, e lei non si oppone, rimane rigida e ferma, ma si lascia abbracciare.
“Mi dispiace..” sussurra Santana e ad ogni mi dispiace le posa un bacio sul naso, sulle guance, sul collo. E Quinn sospira, Santana non se l'è immaginato. Sospira davvero, in quel modo che le fa perdere la testa e la spinge a cercare un contatto sempre più intimo, più forte.
Ed è allora che la bacia, sulle labbra stavolta e Quinn finalmente reagisce.
Le risponde immediatamente, le mani che si infilano tra i capelli, tirandoli un po' e facendo gemere la loro proprietaria.
E poi le morde le labbra e, cielo, Santana per un attimo si sente morire e un fiotto di calore comincia ad accumularsi sul basso ventre.
“Quinn..”
“Sta zitta”
E lei obbedisce, si lascia spogliare in fretta e furia. Quinn la solleva, le gambe che si allacciano intorno ai fianchi, e la posa sul divano, sotto di se.
La libera dalla biancheria, ammirando il corpo nudo di Santana e con i denti marchia una scia dal collo fino al ventre, beandosi dei suoni che rilascia la bocca dell'altra.
“Quinn..”
Quella risale, incurante della sua preghiera e le morde il lobo, parlandole con una voce talmente bassa e roca, che Santana chiude gli occhi e cerca di stringere le gambe per alleviare la tensione che la sta letteralmente consumando.
“Non ti ho detto di non parlare?”
E, anche se non può vederla, Santana sa che Quinn sta sorridendo.
“Falla finita, Fabray”
E la bacia di nuovo. E stavolta niente è fatto in maniera sciatta e superficiale. Le loro lingue si accarezzano lentamente, i denti di Quinn che tirano il labbro inferiore di Santana.
“Ti voglio Santana”
E Santana si abbandona a lei, aggrappandosi alla sua schiena quando Quinn le entra dentro, senza fretta, prendendosi il suo tempo.
E dopo qualche minuto il mondo scompare dietro le sue palpebre e il nome di Quinn esplode dalle sue labbra.

“Ma a me non piacciono questi!”
Quinn sbarra gli occhi e si tira su, accorgendosi di essere ancora nuda nel letto di Santana. Le guance che si tingono di un rosso acceso quando i frammenti di poche ore prima, tra quelle stesse lenzuola, le invadono la mente.
Scuote la testa, cercando di ridarsi un finto contegno e rivestendosi.
Quella è la voce di Beth. In casa di Santana. Con Santana.
“Oh, andiamo, ma se sono buonissimi”
Un'ultima occhiata allo specchio, cercando di coprire quella leggera macchia rossa sul collo, e poi esce.
Sua figlia è seduta a tavola, davanti a lei una tazza fumante di cioccolata calda e una scatola di biscotti. Quinn scuote la testa e osserva le due battibeccare per qualche secondo prima di intervenire.
“San, a Beth non piacciono i biscotti al miele, dovresti saperlo”
Santana la guarda grugnendo qualcosa e torna in cucina, rovistando tra gli scaffali e tirando fuori il suo pacco personale di biscotti al cioccolato.
“Solo per questa volta piccola Fabray” la avverte, lasciandoli cadere sul grembo di Beth e sfiorandole la testa con le labbra.
“Grazie zia Tana!”
Santana ridacchia e si volta verso Quinn, ancora assorta a guardarle.
“Che hai da guardare tu?” la stuzzica, avvicinandosi e prendendola per i fianchi, tirandosela vicino, ma lo sguardo allarmato di Quinn la ferma subito dall'andare oltre.
“Che succede?” chiede, preoccupata.
Quinn si passa nervosamente una mano tra i capelli biondi e accenna con la testa alla bimba seduta a tavola, le labbra sporche di cioccolato.
“Cosa dovremmo dirle? Come dovremmo dirglielo?”
Sbuffa.
E Santana le prende le mani tra le sue e se le porta alle labbra, sfiorandole le nocche.
“Non lo so ma lo faremo, insieme”
E in quell'istante, il primo fiocco di neve della stagione si posa sulla strada

***
Sei anni dopo, Quinn guarda sua figlia giocare nel parco con Puck che le tira addosso palle di neve, facendola urlare per il freddo.
Le lacrime scendono lentamente sulle sua guance, e lei non tenta neanche di fermarle.
Le paure sono state troppe.
E se sua figlia non avesse capito?
Se per colpa sua fosse stata vittima degli scherzi degli altri?
Quinn non ce l'ha fatta. Non è riuscita ad affrontarlo e Santana è partita. Lontano, dall'altro lato del mondo.
Ha dovuto nascondersi quando è arrivato quell'invito. Un matrimonio. Il suo matrimonio.
Il matrimonio dell'unica persona che abbia mai amato.
Ha pianto per giorni guardando quel piccolo pezzo di carta, per poi decidere che no, non ce l'avrebbe fatta.
Puck e Beth sono partiti, raccontandogli solo di quanto “alta, bionda e carina” fosse la moglie di Santana.
Tiene le braccia strette al petto, la paura di esplodere ancora una volta in un pianto senza fine.
E poi cerca nella tasca quella cartolina.
L'unico contatto in sei anni.
“Quì c'è sempre la neve. E mi fa impazzire, perché mi sembra di vederti ovunque”

Quinn sospira.
Alza lo sguardo, il bianco del cielo che le invade gli occhi.
E per la prima volta, dopo tanti anni, tra le lacrime sorride.

  
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