Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: dlovatomakemestrong    05/08/2012    2 recensioni
Lei si chiama Demi Lovato. E' adolescente e dovrebbe essere felice. Ma a causa del suo fisico, i suoi compagni di classe rendono la sua vita un'inferno. Così lei arriva a una drastica decisione, l'unica.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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-CAPITOLO-
 
Le quattro ragazze se ne andarono ridacchiando, lasciandomi per terra.
Mi alzai ,afferrai il mio zaino e mi diressi verso l’aula dell’ultima lezione.
 
 
Anche quest’ultima campanella suonò e mi sentii sollevata.
Mi diressi verso l’uscita, ma un bruciore allucinante mi bloccò sulla soglia della porta.
Mi alzai su i pantaloni e –come immaginavo- avevo una grandissima sbucciatura sul ginocchio.
Stavo per ritirarmi giù i pantaloni quando qualcuno mi afferrò per lo zaino e mi buttò con violenza a terra.
 
 Ero sdraiata a pancia in sotto, all’uscita di scuola, dovevo alzarmi al più presto, se non volevo finire schiacciata da qualcuno.
 
Così con occhi appannati dalle lacrime e zoppicante, mi diressi verso casa.
 
Aprii la porta e senza salutare mia madre corsi in camera mia piangendo.
Lei mi corse dietro, ma non fece in tempo a fermarmi perché, senza volerlo le avevo chiuso la porta in faccia.
 
Mi buttai sul letto e bagnai il cuscino di lacrime.
 
Poi a un certo punto, pensai che dovevo finirla, dovevo mettere fine a questi problemi, dovevo fare qualcosa.
 
Così con gli occhi rossi per le lacrime, presi un po’ di soldi e ignorando mia madre che stava davanti alla porta uscii di casa e mi diressi al supermercato.
 
Vagai alla ricerca di quello che volevo disperatamente, ma non c’era nulla.
Mentre stavo per uscire dal negozio, eccoli lì, stavano proprio davanti a me.
Così dopo essermi accertata che nessuno mi stava vedendo afferrai un paio di lamette e me le infilai in tasca.
 
Arrivai alla cassa e poggiai le lamette con i soldi sul bancone.
Il cassiere mi fissò per un secondo e afferrò i soldi.
Io misi le lamette in tasca, ma mentre stavo per andarmene lui mi afferrò un braccio e mi guardò con gli occhi pieni di compassione. Io avevo la testa china non riuscivo a guardando, ma quando incrociai i suoi occhi,  mi lasciò andare.
 
Mi precipitai in farmacia, presi un paio di bende e l’acqua ossigenata.
Pagai tutto e andai a casa.
 
Mia madre stava sulla soglia della porta e appena la varcai mi bombardo di domande del tipo.
 “Dove sei stata? Cosa c’è in quella busta? Perché piangevi prima? Devi dirmi qualcosa?”
Io mi limitai a dirle
 “ Non preoccuparti mamma, va tutto bene” mentii un’altra volta.

Andai in camera, più precisamente in bagno.
Mi scoprii il polso e afferrai la lametta.

Appoggiai l’acqua ossigenata e le bende sul lavandino.

Così mi guardai allo specchio.
E dissi :
 “Sono un mostro, hanno ragione, non merito di stare in questo mondo, non c’è spazio per me”
Afferrai la lametta e la pigiai sul polso e con un movimento retto, mi tagliai le vene.
Non sentii tanto dolore, solo bruciore, ma mi sentivo bene, fare male a me stessa mi faceva sentire bene.
E mi limitai a osservare il sangue che scorreva nel lavello.

Dovevo assolutamente provare qualcosa di fisico paragonabile a ciò che provavo interiormente, o sarei esplosa. Mi tagliavo per non pensarci. Non mi interessava che cosa sarebbe potuto accadere. Non avevo paura.

-CONTINUA-
  
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