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Autore: Rose_s Knight    05/08/2012    4 recensioni
E se Clint Barton e Natasha Romanoff non si fossero incontrati per la prima volta a Budapest? Se volete sapere com'è cominciata davvero la loro storia, leggete e recensite!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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L'inizio della storia... non proprio a Budapest!

 

Natasha's POV

 

Il viaggio verso Tokyo era stato molto lungo, ed ora veder passare davanti al finestrino tutti quei palazzi, e quei giapponesi tutti affrettati, mi sembra va quasi un sollievo. Mi passai una mano sulla fronte, tentando di svegliarmi un po'. Mi sciolsi i capelli biondi, liberandoli dal legaccio che li teneva insieme, ed estrassi dalla borsa la piccola trousse con i lucidalabbra e i fard, e mi diedi una sistemata. Lanciai un'occhiata al mio fidanzato, Patrick, seduto dall'altra parte. Il mio nome? Natasha. Natasha Romanoff, come gli zar russi. Capelli biondi, e labbra rosse e carnose. Pelle chiara. In quel momento scendemmo dalla macchina, davanti all'albergo, la cui insegna, scintillava tra gli altri colori della caotica Tokyo. Ci incamminammo verso l'entrata, io a braccetto con lui, agile sui miei tacchi alti. Indossavo un abito rosso corto ornato da una cintura nera quel giorno, con abbinato un'anello a due dita con dei brillanti, una collana e delle scarpe nere con tacco alto. Sugli occhi, avevo applicato un trucco rosso e sulle labbra un lipstick color corallo. Image and video hosting by TinyPic Entrammo nella hall, e il mio ragazzo parlò in giapponese, probabilmente dicendo chi era e facendosi condurre alla sua stanza. Mentre passavamo per i corridoi, lui firmava qualche autografo di alcune ragazze fissate con la fotografia. Era qui a Tokyo per fare un servizio fotografico con una modella giapponese, e io ero venuta con lui. Una volta arrivati in camera, io appoggiai le valige, in cui a detta sua c'era l'essenziale per un anno, ma per me bastavano per una settimana. Mi tolsi le scarpe col tacco, e cominciai a mettere la roba nei cassetti. Lui intanto estrasse la macchina fotografica, e senza dire una parola uscì dalla stanza, andando a lavorare, visto che la modella era già arrivata. Io sbuffai, e mi cambiai togliendo trucco, abito, e gioielli, tenendo solo la collana, l'ultimo ricordo di mia madre. Infilai un pantalone della tuta, e una maglia a maniche corte, mi misi vicino alla finestra, guardando la gente che faceva avanti e indietro, e sospirai. Sarebbe stata una settimana molto lunga. In quel momento notai che dall'altra parte del palazzo, alla finestra c'era un uomo. Capelli castani , occhi grigi, che fissava la mia finestra. Io accennai un sorriso, poi aggrottai le sopracciglia come per dire: "Che cosa c'è?"

Lui sorrise e scosse la testa. Io mi voltai, e vidi dei fogli sulla scrivania. Presi una penna e scrissi:

"Chi sei?"

poi glielo mostrai. Lui lesse, poi prese anche lui dei fogli e rispose:

"Clint. E tu?"

Che bel nome, Clint.

"Natasha"

"Molto bello"

scrisse lui. In quel momento mi venne la curiosità di conoscerlo meglio.

"Che fai nella vita?"

chiesi mostrando il foglio.

"Segreto"

scrisse lui sorridendo. "Ah, vuoi giocare, eh?" pensai

"Lo scoprirò da sola, allora"

scrissi io, mentre lui alzò il foglio.

"E tu?"

Questi sono i momenti in cui una donna si può prendere le sue piccole vendette, o rivincite, come volete chiamarle voi.

"Segreto"

risposi. Lui scoppiò a ridere. Era così carino quando sorrideva.

"Che cosa fai stasera?"

chiesi.

"Niente, starò qui in camera, credo"

rispose lui.

"Beh siamo in due allora"

sorrisi io. Parlammo ancora un po', ma poi il cellulare di Clint squillò. Lui rispose e dopo pochi secondi, sbattè violentemente il pugno sopra il vetro della finestra, e cominciò a parlare concitatamente.

 

Clint's POV

 

"Dannazione, Phil! Ora mi spieghi come avete fatto a farvela scappare!!"

esclamai. Era il colmo. Ce l'avevano davanti e lei era sparita. Diamine ci mancava solo questa.

"Barton, non ti posso spiegare, ma ora è di tua competenza, devi riprenderla, o Fury si incazzerà come una bestia"

mi avvertì Coulson.

"Ma dai!"

esclamai io, aprendo l'armadio, ed estraendo la mia attrezzatura. Mentre con una spalla tenevo il telefono, cominciai a montare l'arco. Era snervante quel lavoro alle volte.

"Dove?"chiesi, arrivando subito al punto.

"All'hotel FullMoon di Tokyo"

Io mi bloccai. Era l'hotel dove alloggiavo io! Mi alzai di scatto, precipitandomi alla finestra. La ragazza, Natasha, era ancora lì.

"Barton? Sei ancora in linea?"

"Nome"

dissi.

"Non lo sappiamo, ma si fa chiamare Vedova Nera"

mi aggiornò Phil.

"Descrivimela"

ordinai. Lui cominciò:

"Capelli rossi, occhi verdi, pelle chiara..."

"No, niente, lascia stare"

mi arresi. Non poteva essere Natasha: lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri.

"D'accordo mi apposto qui, e vedo che posso fare"

detto questo chiusi la chiamata, ma pochi istanti dopo mi arrivò un messaggio, sempre da parte di Phil.

"Non farti distrarre"

diceva. Io sorrisi leggermente e guardai fuori. Il cielo si stava scurendo. Sentii dei rumori provenire dalla camera di Natasha e guardai verso la sua finestra. Era entrato un uomo, e lei gli si gettò addosso, baciandolo, e in meno di cinque secondi finirono sul letto. Io chiusi la tenda: non volevo farmi gli affari suoi. Se lei voleva fare l'amore col suo ragazzo, a me non doveva importarmene. Guardai l'orologio e poi mi gettai sul letto. Erano le nove. Guardai il mio arco, con la faretra high-tech usl pavimento.

"No, stasera non se ne parla"

sbuffai. Ero stanco morto, dal lungo viaggio, e mi sarei addormentato in poco. O almeno così credevo.

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Guardai la sveglia sul comodino: 04.00. Mi misi a sedere sul materasso. Dannazione il fuso orario era terrificante. Sarebbero state solo le 15 a New York. Potevano mandarci Hill a Tokyo, e invece chi era il cretino di turno che doveva affrontare le situazioni peggiori? Io, ecco chi. Mi diressi n bagno e mi sciaquai la faccia. Decisi che indubbiamente avevo bisogno di qualcosa di forte se volevo dormire un po'. Raccattai una giacca visto, che non mi ero cambiato prima di mettermi nel letto, e scesi giù al bar dell'hotel.

 

Natasha's POV

 

Patrick si era addormentato poco dopo il suo arrivo ed ora io ero lì, sdraiata nel letto che cercavo di dormire. Voltai gli occhi verso la sveglia sul suo comò, e sbuffai passandoi una mano sulla fronte: erano le 04.00. Mi alzai e mi misi un paio di pantaloni, una maglia grigia con un fiocco sulla spalla, e infilai le scarpe. Mi pettinai i capelli, ed uscii dalla camera, diretta verso l'unico posto in cui servivano Vodka vera in quella dannata città: il bar dell'hotel. 

   
 
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