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Autore: Annetta98    05/08/2012    1 recensioni
Luca si è praticamente spento da quado una catastrofe lo ha sconvolto, ma a volte bastano le cose più semplici, come un sorriso, per poter tornare a vivere...
[la storia ha partecipato al contest "Come la pioggia e la neve" di
dubhe_28]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorrisi
“Sorridi sempre, anche se è un sorriso triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere.”
Jim Morrison

Luca si sente solo, solo come non si è mai sentito in vita sua. Avvolto in quella vecchia coperta lacera sta seduto su una poltrona davanti ad una grande finestra e guarda fuori. Guarda fuori, ma in realtà non vede niente. Lui ormai non vede più niente. Se riuscisse ancora a farlo vedrebbe la pioggia che inizia a cadere a scrosci, la gente che corre nei negozi o che apre gli ombrelli nella speranza di non infradiciarsi. Vedrebbe due giovani che si stringono innamorati sotto un ombrello troppo piccolo per ripararli, ma che hanno lo stesso il sorriso sulle labbra. Ma Luca non vede, lui guarda, ma l’unica cosa che riesce a vedere in questo momento sono le nuvole nere che gli sembrano quasi uno specchio di ciò che ha dentro. Ecco: adesso i due giovani si sono appena fermati sotto la pensilina del bus, prendendo la saggia decisione di non affidarsi più a quel minuscolo ombrello per cercare di restare asciutti. Si guardano, sorridono e parlano allegri, incuranti di qualunque cosa li circondi. E Luca per un effimero attimo riesce a vederli. O meglio, non vede quei ragazzi né la pensilina del bus, l’unica cosa che distingue in questo momento sono due grandi sorrisi caldi come il sole che adesso è nascosto da quella coltre di grigio. E’ un attimo quello in cui vede quei due sorrisi, poi il suo sguardo torna vuoto come se niente fosse successo. Ma c’è un piccolo dettaglio: qualcosa è successo, quei sorrisi hanno lasciato un segno dentro di lui, per la prima volta dopo tanto tempo Luca ha visto di nuovo e forse è un caso o forse è il destino, ma ciò che ha visto sono proprio quei sorrisi. Lui ormai non ci pensa più, non pensa più, ma quelle espressioni di ingenua allegria hanno lasciato un segno profondo dentro di lui, più di quanto avrebbero potuto fare l’abbraccio di un amico o il bacio di una madre. Sono stati come il trillo giocoso di una campana: che anche se adesso è già finito, continua dentro di lui come un eco nel vuoto che ha dentro.
Passano quelli che potrebbero essere minuti o ore, sta di fatto che ad un certo punto quell’eco di uno scorcio di gioia ha un effetto impensabile su Luca: lo fa svegliare. Luca si sveglia da quello che è stato più che un sonno e per la prima volta da tanto tempo la sua mente torna a rendersi conto di sé stessa, ed ecco che mentre l’immagine di quei sorrisi risuona ancora nella sua mente, lui viene travolto da quella valanga di ricordi da cui aveva cercato in tutti i modi di fuggire fino a trovarsi costretto a spegnersi.
Altri due sorrisi gli tornano adesso alla mente, due sorrisi completamente diversi da quelli dei due ragazzi alla fermata del bus, eppure in uno strano modo quasi uguali.
Sorrisi, labbra sorridenti che si incontrano. Le SUE labbra che incontrano le tue. Gioia, pura e genuina. Lei ti guarda come se fossi il centro del suo mondo, tu la guardi sapendo che lei è il centro del tuo. La pioggia vi sorprende proprio come tanto tempo dopo farà con due ragazzi davanti alla finestra di casa tua. Vi mettete a correre con l’intensione di rifugiarvi in qualche bar a bere una cioccolata aspettando la fine del temporale. Le vostre mani si stringono come se vi aggrappaste uno all’altra, e forse è davvero così. Il bar è dall’altro lato della strada. E’ un attimo: le vostre mani si lasciano per un secondo e lei va avanti precedendoti verso il bar. E’ solo un momento: tu vedi come a rallentatore lei che davanti a te attraversa la strada. E’ solo un’atroce secondo: la macchina l’ha schiacciata. Il conducente scende per vedere cosa è successo e tu intanto ti precipiti da lei. E’ distesa per terra in una posizione innaturale, in un mare di sangue. ‹‹Elena!!›› chiami il suo nome con tutta la forza che hai in corpo, ma lei non ti risponde. Ti avvicini, la tocchi, provi a sentirle il polso, ma in questo momento non hai la forza né la calma necessarie per sentire davvero qualcosa, quindi stringi la sua mano così forte da stritolarla e le dici parole che dovrebbero sembrare rincuoranti, ma che non  riescono a calmare neanche te. Passano due interminabili minuti così, poi arrivano i soccorsi che qualcuno ha chiamato. Un infermiere scende dall’ambulanza e fa ciò che tu hai cercato di fare solo pochi minuti fa: le sente il polso. Poi si gira verso di te e ti parla: ‹‹Mi dispiace›› dice ‹‹la ragazza è morta››. Non senti più una parola di quello che dice dopo. Piangi tutte le tue lacrime, che vanno mescolandosi alla pioggia scrosciante che piano piano sta lavando via il sangue di lei. L’infermiere continua a parlare, ma non ti importa. Ti stai infradiciando, ma non ti importa. Portano via il suo corpo con l’ambulanza, ma non ti importa. Sei in mezzo alla strada e i clacsono ti stanno intimando di andartene, ma non ti importa. Sei ancora vivo, ma non ti importa per niente.
Improvvisamente Luca si è ricordato perché aveva smesso di vedere e vorrebbe tornare nell’incoscienza, perché non può sopportare di ricordare, di rivivere ancora e ancora quella scena, preferirebbe piuttosto tornare completamente incosciente e continuare a fissare il cielo nero senza vederlo fino a spegnersi del tutto. Ma quei due sorrisi sotto la pioggia, così simili a quelli che lui e Elena avevano solo qualche mese prima, lo hanno fatto suo malgrado svegliare e per quanto soffra, Luca sa che adesso sarà costretto a tornare a vivere, anche se vivere vorrà dire stare rinchiuso in una casa in solitudine a soffrire per ricordi mai dimenticati; sa che sarà costretto a farlo perché non può più ritornare al suo stupendo sonno di incoscienza. Perché vedendo quei due ragazzi si è reso conto che il mondo è andato avanti anche senza Elena e Luca decide in questo istante che ci proverà anche lui. Sarà difficile, sarà doloroso, sarà una sfida. A questo pensiero un altro ricordo gli sale alla mente.
Vi siete appena dati il vostro primo bacio, quello che aspettavi da mesi. Elena ti guarda sorridendo e ti dice in un tono al mezzo tra lo scherzoso e il serio: ‹‹Ti devo avvertire, Luca: io sono una ragazza complicata e stare con me sarà una sfida›› ‹‹Io amo le sfide›› le rispondi con lo stesso tono. E il vostro secondo bacio non si fa attendere.
Luca si ritrova inaspettatamente a sorridere mormorando “io amo le sfide” mentre una lacrima solitaria scende dall’angolo esterno del occhio destro: sì, sarà una sfida, ma come disse un giorno ad una persona speciale, lui ama le sfide.
E mentre sul suo volto si mescolano sorrisi e lacrime, il cielo sembra davvero volerlo rispecchiare, infatti, nonostante la pioggia scorciante, uno spicchio di sole fa capolino tra due nuvole nere aldilà di quel vetro che per troppo tempo ha diviso Luca dal mondo.

 

 



NdA: Il pacchetto ricevuto per il contest (un personaggio che all'inizio o per tutta la durata della storia deve guardare fuoti da una finestra) mi piaceva molto, ma la storia che ho scritto mi soddisfa appieno. Come idea mi piace (in realtà quando ho iniziato a scrivere non avevo idea di dove sarei andata a parare, ma mi piace la piega che ha preso successivamente la storia, per quanto triste), ma non so perché non sono pienamente soddisfatta: forse perché la trovo corta, ma chissà. 
Perchè non mi dite cosa ne pensate?
Baci
Anna

  
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