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Autore: Subutai Khan    05/08/2012    3 recensioni
Iori Yagami ha avuto sfiga. Era andato a bersi qualcosa per passare una serata tranquilla, e invece...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iori Yagami.
Ho tanti soprannomi: il Traditore, Quello col Sangue Infetto, lo Schiavo di Orochi. A sentir loro dovrei essere una specie di bomba atomica con le gambe che disintegra tutto ciò che tocca. E, nei miei giorni fausti, ci vado abbastanza vicino.
Ma se mi vedessero stasera... oh, come quella nomea se ne andrebbe a donne di facili costumi.
Me ne sto seduto al bancone di questo bar squallidissimo. Davanti a me un bicchiere di acqua e menta, perché io sono salutista a sufficienza da non rovinarmi il fegato con l’alcool. Cioè, in realtà non disdegno una birretta di quando in quando, solo che vedo gli effetti che una singola pinta hanno avuto e mi scappa la voglia.
Il liquido verde galleggia placido nel suo contenitore e io lo osservo sforzandomi di trovarlo interessante. In realtà è una palla mortale ma rimane comunque molto, molto, molto, molto meglio di ciò che giace alla mia sinistra e che sto evitando con tutte le mie forze.
No Yagami, non girarti. Non girarti. Non cedere alla curiosità. Non farlo.
“Iooooooooooooooooooooooori... perché mi ignori?”.
Eccolo. Ci mancava che si mettesse a fare il bimbo che si sente trascurato. Ha fatto pure la rima, lo Shelley dei poveri. Altro che Sono Ozymandias, il re dei re.
“Ti ignoro perché sei uno spettacolo deplorevole, Kusanagi. E perché, nonostante tutte le stronzate che girano sul mio conto, non ho il coraggio di ucciderti mentre sei in queste condizioni. Per stasera la tua ciucca ti salva la vita, sentiti fortunato”.
Davvero, non mi capacito di avere tutta questa pietà. Non ero forse l’uomo che andava, e va tuttora, in giro a proclamare che sarà il carnefice di Kyo Kusanagi? Eppure non riesco proprio a prenderlo per un orecchio, trascinarlo fuori con la scusa di riaccompagnarlo a casa e, al sicuro del vicolo lercio qui dietro, piantargli una sana dose di fiamme giù per la gola.
Non ce la faccio, la sola idea mi disgusta.
Voglio la sua pelle appesa sopra il mio caminetto, sì. Ma non a questo prezzo. Ho un orgoglio e un onore da qualche parte. Probabilmente seppelliti sotto tonnellate di solitudine e di sentimenti non corrisposti, ma ci sono. E usano i razzi di emergenza per farsi sentire quando lo reputano più opportuno, i bastardelli. Tipo adesso.
Prendo il boccale e me lo scolo tutto di un fiato. Inutile stare qui ulteriormente.
Mi sto per alzare ma sento che qualcosa mi tiene per l’abito, all’altezza della cintura.
Oh kami, questo no. È troppo.
So cosa potrei vedere ma decido di girarmi ugualmente, sprezzante del pericolo. E puntualmente lo spettacolo è grottesco all’inverosimile.
Le mani di Kusanagi sono attaccate al mio vestito come gli artigli di un’aquila sulla preda. Mi guarda con l’aria di uno pronto a suicidarsi se le cose non dovessero andare come vuole.
“Ioriiiiiiiiiii! Shtai con me ancora un po’!”.
Cristo, la fiatella assassina. Penso che in questo momento ogni sua cellula puzzi di birra.
“Che cazzo vuoi, si può sapere? Lasciami andare, pezzente” mi spolmono. I miei tentativi di staccarmelo di dosso, però, falliscono miseramente e finisco col ritrovarmelo ancora più appiccicato addosso, con tanto di gamba avvinghiata dietro la mia schiena.
Se non lo ammazzo adesso non lo ammazzo più.
“Kusanagi... mollami. Stai facendo un ridicolo show”.
“Ma... ma... io volevo parlare con te di tante coshe!”.
Calmati Iori. Al momento sbagli a considerarlo un uomo adulto e responsabile. Adesso ha il cervello di un bambino di cinque anni molto viziato. Non che normalmente sia tanto meglio, ma se gli dico di scostarsi perlomeno si scosta.
Respira. Respira. Ricordati, fra voi due quello intelligente sei tu. Sta a te tenere alta la bandiera.
“Sentiamo, bimbo Kyo. Di cosa vorresti parlare?”.
“Ma non lo sho! Di qualcosha di interesshante, tipo... boh... le Morning Mushume! Parliamo di loro!”.
Tu hai la sbronza triste e vuoi che qualcuno ti cavi fuori dagli impicci aprendoti la gola con un coltello, non è così?
“Oppure... di Mermaid Melody! O di Galsh! Ci shono tante coshe belle che posshiamo parlare!”
...
Non ho parole.
Di solito Kusanagi non è propriamente una cima, ma per quel poco che conosco della sua vita privata non si interessa di simili futilità del cazzo.
Respira. Non farti prendere dall’animalesca voglia di staccargli gli occhi a morsi.
“Mi dispiace piccolo, ma non ti posso essere compagno in questi simpatici argomenti. Non sono fra le mie pur vaste conoscenze”.
Mi pesta un piede, palesemente indispettito dal rifiuto. Che, a parte il mio schifo nel solo pronunciare quelle cose, è comunque giustificato. Non ne so davvero una minchia.
“Shei cattivooooooooooooooooooo! Kyo shi shente sholo e shperduto coshì! Shtronzooooooooooooooooooo!”.
Pure le parolacce. Il vecchio Saisyu non sarebbe tanto contento di sentirti parlare così.
Riesco a calmarlo con pacche sulla testa e promesse di tante caramelle, poi lo faccio sedere al posto che già occupava prima.
“Dai campioncino, ora rilassati. Ti ordino un latte caldo e qualcosa da sgranocchiare, va bene?”. Guarda te a che fottuti punti può condurti l’aver incontrato il tuo acerrimo nemico ubriaco fradicio.
“Shniff... va bene, fratellone”.
Allora. Alla faida centenaria fra i Kusanagi e gli Yashakani, all’invidia e a tutto il resto aggiungere fratellone come motivazione per quando gli staccherò l’intestino.
“Un bicchiere di latte per il mio... sigh... amico”.
“Spiacente caro mio, ma qui non serviamo roba per poppanti” mi apostrofa il barista. La sua pelata riflette la luce artificiale dei neon direttamente nei miei occhi.
“Ehi baffone, non farmi perdere la pazienza che ho per le mani una situazione delicata. Avrete qualcosa che una persona ovviamente ubriaca può bere senza peggiorare, no?”.
“Solo acqua e menta”.
“E acqua e menta...”. Poi mi blocco, di scatto.
Non ti può andare così liscia, Kusanagi. Oh no. Mi hai umiliato abbastanza per oggi.
“Ho cambiato idea. Portami la roba più forte che hai. In quintupla dose”.
“In... come?”.
Occazzo. Sono circondato da cavernicoli.
“Cinque. Cinque pinte della sbobba più potente che hai, porca puttana impestata”.
“Ok ok, non scaldarti così. Bastava che parlavi potabile”.
Ma vai a pigliartela al culo, grassone senza il minimo gusto estetico. Che quella canottiera era fuori moda nel 1926.
Torna dopo qualche minuto, un vassoio colmo di roba con un colore variabile fra il blu e il marrone merda.
“Tieni, tipo. Cinque boccali di grog”.
Uuuuuuh. La cosa si fa interessante.
“Voglio sperare che ci sia tanto acido solforico da fondere le sbarre d’acciaio”.
“Scherzi? Il mio grog uccide”.
“Non hai idea di quanto piacere mi faccia sentirtelo dire”.
Mi rivolgo al mio protetto, che comprensibilmente osserva il miscuglio ribollente con una faccia non proprio appagata.
“Stai tranquillo, tigre. È latte più, una nuova ricetta. Bevitelo tutto mentre lo zio Iori va al bagno, ok?”.
“S-shì... va bene...”.
E mi defilo, un sorriso estatico sulle mie labbra.

La traccia Terrificanti Serate al Bar viene dalla community di Live Journal Piscina di Prompt e nello specifico per la Maratona in Piscina, anche se personalmente io mi rifiuto di usare la parola "prompt", inglesismo gratuito del menga, in favore di un più patriottico "traccia".
   
 
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