06/08/2012
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C'era una volta
Solo fino a ieri dormivo e sognavo.
Sognavo di potermi risvegliare dalla morte.
E ritrovarlo.
Il mio principe dagli occhi blu.
Proprio quando cominciavo a sentire il cuore raggelarsi, le mie labbra sussultarono.
Al suo tocco, leggero ma coinvolgente.
Aprii gli occhi e lo vidi; il mio amore.
E i battiti ripresero regolarmente, quasi celermente.
Ed ora mi guardo intorno e sorrido.
La tavola imbandita, le pietanze tiepide, i sorrisi delle persone a me più care.
E lui, accanto a me, con la mano incrociata alla mia.
- Taeminella, giù le mani dalla torta! -
Klora colpì le dita della fatina più piccola che, stizzita, borbottò espressioni colorite.
Intanto, Onia provvedeva a servire gli ospiti scuotendo la testa e sorridendo.
Il principe Jonghyun rideva ad ogni battuta.
Minho, si levò dalla sedia per abbracciare le sue due madrine e sedare ogni lite.
- Vi voglio bene. Grazie per tutto quello che avete fatto per me. -
Piansero abbracciati.
- Ehi, piccolina… -
Jonghyun sollevò la bimba che si avvicinò al banchetto.
Capelli biondi, lentiggini sul viso.
Minho si tese verso di lei e le baciò la fronte, per poi catturare le labbra di suo marito.
Era la loro bambina, nata dal frutto dell’amore eterno.
E presto sarebbe divenuta regina, governando con saggezza.
La piccola cresceva, in beltà e grazia, mentre i loro cuori accennavano ad assopirsi.
Jonghyun si spense per primo, stretto nell’abbraccio del suo amato.
Minho non si riprese mai dalla sua perdita, ma continuò a difendere il regno con coraggio e a preservare la figlia da ogni male.
- Benedetta, vorrei che tu andassi per un po’ a vivere dalle fatine… -
Riuscì a spiegarle ogni pericolo che si insidiava nel regno e la ragazza accettò la sua decisione.
Qualche anno dopo, su Minho gravarono problemi polmonari e presto la ragazza dovette piangere la sua morte.
Intanto, cresceva sempre più con le fatine che la proteggevano.
Ma la perdita del padre l’aveva resa sofferente, diffidente verso gli altri.
Odiava i nobili, la bellezza, l’amore.
Lei aveva perso i suoi genitori e non tollerava che gli altri godessero dell’affetto.
Si rinchiudeva nella sua stanza, si isolava nel bosco; le fatine non riuscivano a parlarle.
- Tesoro, cos’hai? Noi vogliamo aiutarti! -
La ragazza ghignò dando loro le spalle.
- Nessuno può farlo. Ho perso tutto. E ho preso la mia decisione… -
Le fatine deglutirono, preoccupate.
Gli occhi della fanciulla vibrarono di una strana luce.
- Da ora in poi chiamatemi Malefica. –