Melissa uscì
fuori dalla tenda, silenziosamente io e il Mio Passeggero Oscuro la seguimmo.
Ogni cosa la
fuori stava lentamente mutando sotto il nostro sguardo: ogni singola cosa stava
morendo.Anche la
speranza di Melissa seguiva lo stesso decorso, come del resto quella di tutti. Era
triste e abbattuta.
“Che devi
dirmi?” le domandai rompendo il freddo tra noi.
“Come stai?”
mi domandò. Era tornata seria come un soldato sul campo di battaglia.
Ci pensai
per qualche secondo. “Bene” risposi alzando le sopracciglia.
“Stai
mentendo”Sbuffai. “Non ho
mentito” affermai incrociando le braccia.
“Lo fai
sempre. Perché questa volta dovrebbe essere diversa? Te lo ripeto: Come stai?”
rimpicciolì gli occhi squadrandomi.
Alzai gli occhi
al cielo imprecando. Melissa si avvicinò velocemente posando i suoi occhi sul
mio volto. Era molto più bassa di me ma intimoriva lo stesso.
“Non alzare gli
occhi al cielo Chimera:è maleducazione.”
“dimmi
quello che vuoi sentire, Melissa.”La donna si
allontanò sedendosi su un ceppo intorno al misero falò.
Le lingue di fuoco
salivano vivaci verso il cielo notturno. Mancavano poche ore all’alba. Il rito era
durato tutto il pomeriggio e la sera: nella magia enochiana il tempo subisce
delle variazioni drastiche fino a perdere la cognizione del tempo. Due minuti
di rito corrispondono a circa sette ore di differenza. Tutto stava cambiando:
le giornate si dimezzavano e le notti si allungavano. Era un miracolo avere sei
ore di sole. Si agitava e fremeva. Voleva il suo pasto.
“Visioni. Ne
hai avute ultimante?”“ah quanto
pare ha premuto il tasto sbagliato, non è vero Vaan?” il Passeggero Oscuro si
muoveva velocemente come a prendere il controllo. Bisbigliai un stai zitto per
calmarlo ma l’innervosivo e basta.
Melissa piegò
la testa come ad analizzarmi. “Tu non stai bene. Halel sta reclamando il suo
pasto vero?”
“Come osi
Umana chiamarmi così!” Il Passeggero affondò i suoi artigli nella carne. Mi accasciai
al terreno, un rivolo di sangue cadde dai lati della mia bocca. In qualche modo
non riuscivo a controllarlo.
“Sei debole,
Vaan. Ogni cellula del tuo corpo sta morendo, se un singolo colpo della Bestia
ti lacera lo stomaco non voglio sapere la sua Furia. Sai cosa devi fare.”Sputai sul
terreno il resto del sangue che avevo in bocca. Cercai di alzarmi ma
inutilmente. Dalla sottile stoffa della camicia bianca di intravedeva un ematoma
viola, sintomo di un emorragia interna. Pochi minuti e tutto sarebbe finito.
Melissa aveva
torno,non potevo farlo. Non ancora.“No”
risposi.“bene allora
affoga nel tuo sangue per il resto della tua breve e patetica vita. Sai otto
mesi fa avevo scommesso con mio marito che non saresti durato più di tre mesi. Avevo
torto.”Con la mano
mi diede qualche colpetto sulle guance.“Ricordati
che la fortuna è cieca. Non tentarla di nuovo.” Sorrise e se ne andò.
“Sei debole,
Vaan. Lo sei sempre stato.” Canzonò il Passeggero nella mia mente. “è inutile
che ti ribelli perché tanto io ho già vinto. “Alzai gli
occhi al cielo. Era insopportabile soprattutto nei suoi monologhi sarcastici.
"Melissa" la chiamai doveva saperlo. "Si."
La sua espessione rimase invariata.
"Hai un paio di ore prima che i nostri soldati pattuglino la zona. Brucia le carcasse e non lasciare tracce visibili del tuo passaggio."
Annuì.
"Chi hai visto?" mi domandò.
"Mia madre."
"Sei ancora traumatizzato da tutto questo, vero?" Melissa le accarezzò i capelli lisciandoglieli con le dita.
"Non dire che il tempo è la migliore medicina, è una stronzata."
"Sei furioso, non è vero? Brami la vendetta o cerchi solo un capro espiatorio per tutto ciò che non riesci a controllare." Il Passeggero rise a quelle parole.
"Sei debole e impotente, piccolo Vaan." la voce risuonò nell'aria trafiggendomi le orecchie. Proveniva da Melissa. Scattai per la paura. Non era possibile.
"é tempo di giocare , piccolo Uomo" disse la Bestia nei panni di Melissa.
"Lasciala andare." rise di gusto. "Chi?"
Melissa era sparita e al suo posto c'era un altra persona. Sgranai gli occhi
"Ti piace il mio nuovo corpo? é ancora vigile se lo vuoi sapere."
Tutto era in illusione, ne ero certo no era la realtà: non poteva esserla. Era morta da ventanni oramai, non sarebbe più tornata.
Ripresi controllo e decisi di affrontarla: una parte di me era ligia al dovere ma il resto contrario a ciò.
Sentii qualcosa toccarmi le spalle. Mi girai, un altra visione del Passeggero Oscuro.
"Che diavolo ti succede, ragazzo?" mi domandò Melissa, era irritata. La figura di mia madre era sparita nel nulla.
"Perchè te ne sei andato a metà del rito, idiota di una chimera!" sbraitò.
Metà del rito, non era possibile. Guardò il cielo: era appena mezzogiorno.
"Oh cazzo" dissi sedendomi su un ceppo vicino al falò.
"Cosa?"
"Ho avuto un allucinazione, cioè una visione su di te Melissa." La donna ingoiò saliva a vuoto.
"Melissa" la chiamai doveva saperlo. "Si."
La sua espessione rimase invariata.
"Hai un paio di ore prima che i nostri soldati pattuglino la zona. Brucia le carcasse e non lasciare tracce visibili del tuo passaggio."
Annuì.
"Chi hai visto?" mi domandò.
"Mia madre."
"Sei ancora traumatizzato da tutto questo, vero?" Melissa le accarezzò i capelli lisciandoglieli con le dita.
"Non dire che il tempo è la migliore medicina, è una stronzata."
"Sei furioso, non è vero? Brami la vendetta o cerchi solo un capro espiatorio per tutto ciò che non riesci a controllare." Il Passeggero rise a quelle parole.
"Sei debole e impotente, piccolo Vaan." la voce risuonò nell'aria trafiggendomi le orecchie. Proveniva da Melissa. Scattai per la paura. Non era possibile.
"é tempo di giocare , piccolo Uomo" disse la Bestia nei panni di Melissa.
"Lasciala andare." rise di gusto. "Chi?"
Melissa era sparita e al suo posto c'era un altra persona. Sgranai gli occhi
"Ti piace il mio nuovo corpo? é ancora vigile se lo vuoi sapere."
Tutto era in illusione, ne ero certo no era la realtà: non poteva esserla. Era morta da ventanni oramai, non sarebbe più tornata.
Ripresi controllo e decisi di affrontarla: una parte di me era ligia al dovere ma il resto contrario a ciò.
Sentii qualcosa toccarmi le spalle. Mi girai, un altra visione del Passeggero Oscuro.
"Che diavolo ti succede, ragazzo?" mi domandò Melissa, era irritata. La figura di mia madre era sparita nel nulla.
"Perchè te ne sei andato a metà del rito, idiota di una chimera!" sbraitò.
Metà del rito, non era possibile. Guardò il cielo: era appena mezzogiorno.
"Oh cazzo" dissi sedendomi su un ceppo vicino al falò.
"Cosa?"
"Ho avuto un allucinazione, cioè una visione su di te Melissa." La donna ingoiò saliva a vuoto.
Il suo viso era tra lo sconvolto e agitato. Continuò a correre, aveva l’impressione che qualcosa o qualcuno la stesse inseguendo. Non si voltò. Il cuore le martellava forte nel petto. Non aveva mai avuto così tanta paura. Si sentiva strana, diversa dal suo solito. Si sentiva frantumata all’interno come uno specchio sul tappeto di casa. Gli mancava qualcosa, era leggera. Voltò il capo: non c’era nessuno a parte lei e la foresta. Il solo era appena tramontato lasciandola sola in balia del suo delirio di esistenza. Lo sentiva da lontano come un flebile tintinnio e un strillo acuto di un animale morente. Lo avvertiva in ogni parte di se e intorno. Si allontanò il più velocemente possibile, più si muoveva più aumentava. Cambiò la propria direzione di corsa addentrandosi nella foresta. L’erba era alta e le sfiorava il ginocchio. Il suono era diminuito fino a scomparire del tutto. Un odore pungente come di morte la seguiva. Un altro suono acuto ma di tono minore rispetto ai precedenti. Pochi metri davanti a se lo vide: era una volpe agonizzante. Aveva un profondo taglio all’addome. Il rosso del sangue si mischiava a quello della pelliccia. Le orecchie erano distese ai lati della testa come a percepire qualche suono. Era un esemplare adulto molto probabilmente maschio. Il pelo rosso era più scuro sulle orecchie e alla base del collo il resto di una tonalità minore. La volpe mi guardava, aveva gli occhi dilatati dalla paura. Voleva che la salvassi. Con la mano cercai di sfiorarla per calmarla di ciò che le stava accadendo. La dovetti immediatamente ritirare perché aveva cercato di mordermi. Più cautamente ritentai lo stesso gesto. Toccai la ferita era molto profonda e la pelle era lacerato intorno al morso. Un altro animale pensai immediatamente. La volpe si rialzò sulle zampe dai cuscinetti bianchi. Il taglio si stava ricomponendo unendosi alla sua estremità opposta. Alzò una zampa come a intimorirmi. Ciò che accadde mi scioccò: parlò. Era una voce dura e metallica. Le parole riecheggiarono nella notte: Caos Reignis. Scappò allontanandosi tra l’erba alta dopo pochi metri non la intravidi. Sulle dita avevo ancora il sangue dell’ animale moribondo. Dovevo andarmene, stavo letteralmente impazzando. Non mi ricordavo nulla di come o perché fossi venuta di notte, sola nella foresta. Mi passai una mano tra i capelli, cercando di fare mente locale nella memoria. Indietreggia e mi voltai. Vidi solo denti affilati e lucidi come lame di spade. Non sapevo cosa fosse. Una bestia enorme, forse un ibrido tra un lupo e un volatile. La mascella era spalancata a mostrare diverse vile di denti. Gli artigli si alzarono dal terreno sollevando zolle intere di terra. aveva la piume blu come l’oceano. Batté la zampa anteriore al terreno facendolo risuonare. Si avvicinò richiudendo la possente mascella. Aveva gli occhi rossi e continuava a fissarmi. Indietreggiai fino a quando non inciampai in una radice esposta del terreno. Caddi. La belva stacco lo sguardo dal mio. Mi era addosso. Urlai per la paura del dopo. Chiusi gli occhi: vedevo solo il nero.
Ciao! È da una vita che non aggiorno la storia. Spero che vi piaccia il capitolo. No guardate gli errori di battitura, perché rileggo e rileggo e ne saltano fuori di nuovi.Appezzo ogni lamentela e consiglio.Lasciate un commento se volete. N.B: Caos Reignis è latino è significa “il caos regna”