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Autore: Just a dreamer_    06/08/2012    4 recensioni
Penelope Emma Hope Harvey è una ragazza normale, ma la sua vita è molto movimentata e un po' triste per la lontananza dal padre. Dopo il quinto trasferimento però le cose cominciano a cambiare in meglio... Ma tutto questo durerà?
“Ehi” “Ciao” “Allora, sei nuova giusto?” “Però, che intuito”. Sorrise. Sembrava il tipo di ragazzo di cui non gliene importa niente delle lezioni, il che già mi piaceva, ma non lo diedi a vedere. “Comunque sono Zayn Malik” “Grazie, ora che so il tuo nome la mia vita ha un senso” “Ahahah, mi piaci Harvey” “Non chiamarmi per cognome” “Allora come vuoi che ti chiamo” “Ti semplifico la vita: non chiamarmi affatto” e detto questo tornò ad ascoltare la prof volgendomi un sorriso luminoso che cercai di non ricambiare.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PENELOPE
 

Ero chiusa in camera mia con la musica a palla, assorta nei miei pensieri, quando la voce di mia madre mi riportò alla realtà: “Penny, ascolta, perché non vai a fare un giro? Dopotutto prima o poi dovrai uscire di qua e…”.
“Come vuoi” e detto questo mi misi un paio di jeans stretti, una maglia a maniche corte viola, le mie all-star nere, presi la borsa e sbattei la porta di casa con quanta più forza potei.
Ero una ragazza molto chiusa, scontrosa e difficilmente stringevo amicizia. Avevo gli occhi verde smeraldo, bel viso, capelli castano chiaro lunghi, alta, fisico slanciato. Ero la classica ragazza con cui un ragazzo sarebbe volentieri andato a letto, ma di questo non me ne fregava proprio niente. Qualche volta nelle uscite serali mi fischiavano dietro, ma mandavo chiunque a quel paese mostrando il dito medio.
Raccolsi i capelli in una coda e mi incamminai per la piccola e tranquilla città inglese di Lexin. Non avevo niente contro il posto, ma lo odiavo di principio, forse perché era la quinta città in cui mi trasferivo. Già. Mia madre, Michelle Freezie, era un avvocato e per questioni di lavoro fummo costretti a traferirci quasi ogni anno da quando avevo dieci anni. Mio padre, Jackson Harvey, era un militare e lo vedevo poche volte al mese attraverso la webcam del computer. L’ultima volta che l’avevo visto di persona era due anni fa. Rimase a casa per una settimana, poi fu costretto a ripartire per l’Iraq. Ormai mi ero abituata a non avere una presenza maschile in casa. E da qualche tempo anche quella femminile si era lentamente diradata. Mia madre stava via praticamente tutto il giorno: partiva al mattino alle 8 e tornava alle 22. I pochi giorni di vacanza che prendeva li passava nel suo studio, in giro con colleghi di lavoro o a sistemare la nuova casa nel caso di un trasferimento. Cercavo spesso la sua compagnia, ma la sua scusa era sempre la stessa: “Sei grande ormai, dovresti farti degli amici”. La odiavo per questo.
Aveva ragione. Non avevo amici. Dopo il terzo trasferimento consecutivo, ci avevo rinunciato, sapendo che non sarebbe durata più di un anno.
E anche qua, avevo il progetto di non fare niente e starmene per conto mio, passando per quella strana e asociale.
Camminavo tranquilla per il marciapiede, osservando ogni singola persona: una vecchietta con suo marito mano nella mano, una madre con i suoi due figli, una ragazzina con il suo cagnolino, una coppietta di fidanzatini che si baciavano su una panchina, un uomo al cellulare, un gruppo di oche e un gruppo di ragazzi che scherzavano tra di loro.
Cercai di sorpassarli passando inosservata. Abbassai la testa e aumentai il passo. Fortunatamente nessuno si accorse di me.
Rialzai la testa e continuai indisturbata il mio giro.
Camminai finché mia madre non mi chiamò: “Penny, la cena è pronta”.
“Mangio fuori, ciao” e riattaccai. Da quando abbiamo iniziato a trasferirci non abbiamo mai avuto un buon rapporto. Avevo sempre cercato di evitarla, come faceva lei con me e da due anni i nostri discorsi si erano ridotti a un “Ciao come stai?” “Bene ciao”.
Entrai nel primo bar che trovai. “Salve”.
“Ciao, vuoi qualcosa?” disse una ragazza dall’altro lato del bancone.
“Ehm, si. Prendo una pizza con patatine e una coca, grazie” risposi guardando cosa offriva il menu.
“Ok arrivo subito”.
Mi sedetti nel tavolo vicino alla parete di vetro a guardare le persone.
Dopo cinque minuti la ragazza magra, alta, capelli corti marroni e occhi verdi che aveva preso la mia ordinazione tornò: “Ecco a te”.
“Grazie”.
“Come mai non ti ho mai vista? Non sei di queste parti, vero?”. No, ti prego, non cominciamo con l’interrogatorio!
“No” risposi fredda.
“Ti sei appena traferita?”.
“Si”.
“E ti piace il posto?”. Ma non aveva altri clienti da servire?
“No”.
“Ok, non sei in vena di parlare… Comunque io sono Victoria, ma chiamami Vicky” disse porgendomi la mano, che non strinsi..
“Penny, Emma, Hope, fa un po’ come ti pare”.
“Ehm, ok… Ci si vede domani a scuola” e se ne andò, visibilmente delusa.
Non m’importava, volevo essere lasciata in pace. Tornai a casa verso le dieci.

 

THAT’S ME:
Ciao a tutti :D dopo la mia prima OS ho deciso di iniziare una FF. Questo capitolo è solamente per presentare la protagonista, ma già dal prossimo entreranno in scena i ragazzi. Che dire, questo inizio probabilmente farà pena, ma spero davvero che la seguiate comunque. Please please please, commentate e risponderò a tutti! Un grazie di cuore a chi avrà avuto la voglia di leggere, bye :D
  
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