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Autore: __EleKtra__    06/08/2012    2 recensioni
non sempre il nostro volto rispecchia ciò che proviamo dentro in realtà, soltanto gli occhi possono tradire le parole della nostra anima
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sfilò i vestiti quasi con rabbia, repentinamente e furiosamente. Lasciava cadere ogni indumento lì, dove capitava, l’importante era liberarsene.
Sciolse i lunghi capelli neri pece, gettando il laccetto sul mobile, senza riguardo e tirò una veloce occhiata all’enorme specchio di fronte a sé.
Impassibile la sua espressione.
Aprì senza pensarci l’anta della doccia e vi si infilò dentro.
Lo faceva ogni volta, ogni volta che si sentiva schiacciare dai problemi, le responsabilità, le scelte, affogava tutto sotto il getto dell’acqua.
Sembrava che i problemi scivolassero via insieme all’acqua che dal suo corpo guizzava sfuggente e scorreva vorticosa giù per lo scarico.
Sembrava che insieme alle gocce violente le sue lacrime si dissolvessero, come se si perdessero. Sembrava che quando usciva da quel diluvio artificiale i suoi occhi arrossati e gonfi lo fossero a causa del sapone.
Grattava lo shampoo tra l’ingarbuglio sulla sua testa, cercando di lavare quello al suo interno. Sfregava la pelle dorata con veemenza, per scorticare le ansie.
Con il rumore dell’acqua i suoi gemiti erano quasi silenziosi e il suo fiato spezzato, muto.
Poi quando tutto correva via sotto i suoi piedi sospirava sonoramente con gli occhi chiusi. Lei sapeva che insieme all’aria gettava fuori anche dell’altro.
Strizzando i capelli, usciva da quel buco bagnato, un luogo di purificazione.
Avvolgeva il suo corpo lindo in un morbido asciugamano candido e si accingeva a pettinare i capelli.
Le setole della spazzola tiravano e sbrogliavano quei nodi ostinati. Faceva male, faceva male snodare.
Quando tutte le sue ciocche lucide e bagnate contornavano il suo viso rosato con morbidezza, tirò la chioma all’indietro, liberando i suoi occhi nocciola, così spendenti quanto cupi.
Lo specchio di fronte a lei era bianco. La sua superficie era appannata dalle goccioline di condensa.
Passò lentamente una mano sulla sua superficie liscia e viscida, lasciando che il suo sguardo potesse liberamente cogliere il proprio riflesso.
Scrutò quell’immagine per un lungo istante. Lo sguardo profondo e agonizzante, le labbra carnose ed esangui, la pelle setosa ed eburnea, la quale faceva risaltare le lunghe ciglia nere curvate e i capelli tenebrosi che ricadevano molli sulle spalle.
Si sforzò di tirare i muscoli intorno alla sua bocca, sotto le sue gote rossastre. Le labbra si smorzarono in un sorriso contratto. Quell’espressione mentiva alla realtà dei suoi occhi.
Su di un angolo di specchio ancora appannato, delicatamente, con un dito, disegnò due cerchietti, l’uno di fianco all’altro e sotto di esso una curva concava.
Si prese qualche secondo per osservarla.
Essa sorrideva, radiosa, finchè la condensa non cominciò a gocciolare, scivolando da quegli occhi bagnati quanto bugiardi.
  
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