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Autore: VethielArmy    06/08/2012    3 recensioni
THAT'S THE KURTBASTIAN WEEK - MEETING FAMILY
Kurt vuole assolutamente incontrare i genitori di Sebastian, il quale si rifiuta di presentarglieli. Il nostro Kurt decide di organizzarsi con un'alleata speciale pur di conoscerli.. Con un piano perfetto.
“Sei, sei terribile!” Esclamò Kurt con l’espressione più scioccata e terrorizzata del suo repertorio.
“Grazie, lo so.” Sorrise lei.
“E poi..Come sei arrivata qui? Io non ti avevo chiesto di venire! Casa Smythe è fuori dalla città.”
“Queste cose si devono programmare bene e poi, senti..Credi che me ne rimanga chiusa in casa ogni volta che me lo dicono? Per favore.”
“Rinnovo il mio orrore.”
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THAT'S THE KURTBASTIAN WEEK - MEETING THE FAMILY - DAY 1
Un piano perfetto.


“Allora Kurtie?”
“Mh?”
“Piaciuta la cena?”
“Sì sì.”
Sebastian sbuffò infastidito, che problemi aveva il suo ragazzo quella sera? Eppure era stato bravo. Lo aveva invitato nel suo nuovo appartamento, aveva preparato la cena e aveva cucinato tutto lui. Tra l’altro aveva preparato ottimi piatti francesi, proprio come piaceva al suo raffinato fidanzato.
A parer suo era tutto perfetto: atmosfera, musica, candele. Insomma, anche lui era un uomo di classe.
Ma Kurt era stato silenzioso tutta la sera, con uno sguardo talmente insofferente da far spengere le candele.
“Si può sapere che cosa ti prende?” Scoppiò alla fine Sebastian innervosito e deluso.
L’altro si prese qualche secondo per sistemare il suo tovagliolo bordeaux e rispose senza scomporsi:
“Vuoi sapere che mi prende?”
“Sì.”
“Non ne hai proprio la più pallida idea?”
“No.” Praticamente sibilava in risposta, a denti stretti.
“E te ne stai rendendo conto solo ora?”
“E’ un interrogatorio o cosa? No, no..Sono giorni, giorni Kurt, che non ti va bene niente! Che non parli, che non ridi, che non sei mai soddisfatto.” Sbraitò quasi urlando, Kurt semplicemente voltò il viso di lato senza guardarlo, poggiandolo sul suo palmo aperto.
“Non.. Non facciamo neanche più sesso!” Sussurrò Sebastian con fare cospiratorio, guardandosi attorno come se qualcuno potesse sentirlo.
L’argomento sesso per lui non era un taboo, anzi. Ma il non farlo lo era eccome..
L’altro ragazzo non rispose, limitandosi ad alzare scetticamente un sopracciglio lasciando che fosse il fidanzato a continuare.
“Perché credi che ti ho preparato questa cena, mh? O la passeggiata sulla spiaggia al tramonto di ieri, o le rose o..”
“Ah..Quindi era solo per farmi sputare il rospo?”
“Cos-Dio, no! Era per farti tornare a sorridere, Hummel!”
“Oh.” Sebastian era sembrato sincero e anche onestamente costernato dalla sua indifferenza e la cosa lo colpì molto, tanto che si lasciò sfuggire un piccolo sorriso che fece rilassare ogni fibra in tensione di Sebastian.
Per loro due era normale stuzzicarsi e discutere continuamente. Ma era una cosa che avevano fatto fin dall’inizio, che li teneva uniti e, c’era da dirlo, li manteneva passionali nonostante fosse passato quasi un anno da quando si erano fidanzati.
Già, un anno. Pensò Kurt sospirando.
“Voglio che ci arrivi da solo.” Esordì indispettito.
“Fai mente locale, Smythe.. Da quand’è che non ti scodinzolo dietro? Se non te lo ricordi, guarda..”
Ci vollero cinque minuti buoni prima che Sebastian ricordasse, Kurt si offendeva così spesso anche solo per gioco che fu un’impresa!
“Oh no, no, no, no, no..NO!” Farfugliò una volta capito spalancando gli occhi.
“Perché no?! Solo una piccola, breve e innocente cena!”
“Non voglio che incontri i miei, no.”
“SEBASTIAN SMYTHE! Voglio una giusta ragione per cui non dovrei e potrei anche desistere ma altrimenti.. Lo sai che tra due settimane è il nostro anniversario? Ti rendi conto? E io non ho mai conosciuto i tuoi genitori! Perché non vuoi? Sono io? Ti vergogni di me oppure non conto abbastanza per poter incontrare i tuoi? Oppure, sì.. Oppure è perché mi vuoi lasciare e quindi non vuoi che incontri i tuoi perché tanto tra un po’ mi dici ciao ciao e tanti saluti!”
Ok, il suo ragazzo aveva bisogno dello psichiatra. Non poteva crederci, ma come gli veniva in mente?!
“Ma che cazzo stai dicendo?!” Buttò fuori Sebastian sconvolto.
“Perché, non è così?”
“No, certo che no. Io non voglio che li incontri perché mi vergogno di loro, non di te. E poi.. Per me loro non sono più importanti e quindi non vedo perché tu debba conoscerli.” Sincero e lapidario.
“’Bastian..” Kurt si avvicinò a lui, si erano entrambi alzati durante lo sfogo della discussione , e posò le mani suo viso.
“Non è vero che non sono importanti, semplicemente avete dei problemi. Li possiamo risolvere insieme, se tu me li fai conoscere..”
“Perché ti importa tanto?”
“Perché so che ci stai male, amore. E poi voglio vedere se è vero che sei la fotocopia di tua madre versione maschile. Andiamo a dormire.. E ridacchiando lo baciò gentilmente ponendo fine alla discussione. Aveva vinto.
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Sebastian si stava vestendo per uscire, Kurt lo poteva sentire dalla cucina dove stava preparando la colazione.
“Allora amore.. Mi ci porti a cena dai tuoi?” Chiese sicuro che ormai la battaglia fosse vinta.
“Ma assolutamente no splendore, credevo che ormai ci fossimo capiti!” Sorrise rubandogli un pancake dal piatto che stava portando in tavola, per nulla turbato.
“Uhm..Sto facendo tardi!” Gli lasciò un bacio a stampo e uscì di corsa arraffando giacca e borsa.
Doveva inventarsi qualcosa, doveva necessariamente.
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“Davvero pensavi che volessi lasciarti?”
Disse Sebastian sinceramente sorpreso ripensando alla sera prima mentre dalla camera da letto prendeva le misure per il nuovo armadio da comprare e mentre Kurt.. Beh, mentre Kurt curiosava fra i numeri della piccola rubrica in cuoio del ragazzo, senza farsi vedere.
“Ehm..Sì. Cioè, no. Ma sai, non si può mai essere sicuri al cento per cento di qualcosa, e..” Kurt detestava il fatto che arrossisse per un niente.
“Adoro quando arrossisci così, sei adorabile.” Come volevasi dimostrare.
Kurt sobbalzò quando sentì la voce dell’altro dietro di sé, a pochi centimetri.
“Che fai?” Chiese ‘Bastian abbracciandolo da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla.
“Facevo la lista della spesa.” Rispose immediatamente sventolando davanti al naso del ragazzo il foglietto con gli ingredienti.
Era stato un colpo di genio prepararsi quell’halibi..

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Era il suo giorno libero, l’unico in cui poteva stare in santa pace a casa da solo a cucinare biscotti per lui e Sebastian..
Toc toc
..
E qualcuno aveva bussato alla porta.
Sbuffando andò ad aprire pronto ad inveire contro chiunque fosse arrivato quando.. Quando credette di aver fatto un salto temporale.
Di fronte a lui sulla soglia c’era una ragazzina sui tredici anni che, mio Dio, era Sebastian da piccolo.
Non tanto per l’aspetto, avevano uguali solo il colore dei capelli e gli occhi, ma per quell’atteggiamento strafottente da ‘Ehi, sono la più figa del mondo e tu non puoi farmi niente’.
“Non mi fai nemmeno entrare in casa e pretendi pure favori?” Esordì scherzando la nuova arrivata allungando il collo oltre il padrone di casa per curiosare all’interno.
“Seb non c’è, vero?”
“N-no, non c’è. Ma..Tu sei Sophie?”
“No, sono la fatina dei denti.” Rispose ridacchiando osservando di sottecchi quel ragazzo imbambolato sulla porta.
“Certo che se li sceglie bene i ragazzi mio fratello..” Disse ironica senza togliere le mani dalle tasche dei suoi shorts.
“Entra, piccola vipera.”
Lei entrò scoppiando a ridere, per niente offesa.
“Cavolo, non c’ero mai venuta qua dentro, lo sai? Uhm..Non ci vuole vedere ma le carte di credito di papà le ha usate bene, eh!” Commentava mentre prendeva in mano ogni singolo oggetto prezioso e delicato che trovava lungo il corridoio facendo perdere vent’anni di vita a Kurt ogni singola volta.
“Allora..” Esordì la ragazzina dopo essersi seduta al tavolo della cucina, piegando il busto in avanti e appoggiando i palmi aperti sulla superficie di legno, come preparandosi ad un interrogatorio.
“Innanzitutto, vedi di svegliarti bambolina che la fase choc per te è finita. Secondo: tu mi hai chiamata e io sono venuta in tuo soccorso, non per te ma tanto perché l’idea di vedere il ragazzo di mio fratello a cena da noi mi è piaciuta. Terzo: non so ancora se mi piaci o no, quindi sta attento a quello che fai perché potrei rovinare l’incontro.”
“Sei, sei terribile!” Esclamò Kurt con l’espressione più scioccata e terrorizzata del suo repertorio.
“Grazie, lo so.” Sorrise lei.
“E poi..Come sei arrivata qui? Io non ti avevo chiesto di venire! Casa Smythe è fuori dalla città.”
“Queste cose si devono programmare bene e poi, senti..Credi che me ne rimanga chiusa in casa ogni volta che me lo dicono? Per favore.”
“Rinnovo il mio orrore.”
“Felice di aiutare.”
“Insomma..Vogliamo deciderci? Come possiamo convincere Seb a portarti a cena a casa? Credevo avessi un’idea..” Di certo non si perdeva in convenevoli.
“Mh, sì.. E’ una mezza idea, non so.”
“Non voglio incertezze.”
Kurt annuì  freneticamente come sopraffatto dall’autorità di quella piccoletta magrolina col cappello da baseball.
“Allora.. La mia idea era che tu chiamassi Sebastian inventandoti qualcosa e convincendolo a farlo venire a casa vostra. Sono sicuro che non avrai problemi a farlo!” E qui le lanciò uno sguardo eloquente.
“L’unico problema è che non so come fare in modo che io venga con Sebastian..” Concluse, piuttosto in fretta tra l’altro, con uno sguardo contrariato.
“Ottimo, bambolina. Penso a tutto io, tu preoccupati solo di essere in macchina con Seb diretti al Bella Italia, quel bel ristorantino che sta appena fuori città, hai presente? Ecco, è tutto quello che devi fare. Tu chiamami quando partite da qui, non ci sarà bisogno di arrivare davvero al ristorante.”
Dopo avergli ammiccato compiaciuta due o tre volte la ragazzina si alzò elegantemente avviandosi alla porta senza aspettare il padrone di casa.
“A stasera!” Cantilenò divertita prima di uscire.
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“Si può sapere chi è questo tuo amico che ha insistito tanto per portarti a cena fuori?” Aveva praticamente sibilato sulla parola amico.
“Te l’ho detto ‘Bastian, non vuole portarmi, vuole portarci a cena fuori.” Esalò fintamente affranto per l’ennesima volta mentre dentro di sé gongolava divertito sia per la gelosia del suo ragazzo, sia per l’imminente piano perfetto.
“Certo, dopo che tu gli hai detto che eri fidanzato.”
“Che c’entra? Avrei potuto benissimo uscire con lui a tua insaputa.” Rincarò la dose osservando di sottecchi la reazione dell’altro che si limitò a stringere convulsamente il volante dell’auto e a schiacciare l’acceleratore.
“Magari evita di farci ammazzare..”
“Magari evita di flirtare con altri ragazzi..”
Dio, quanto avrebbe voluto ridere, o baciarlo.
Passò qualche secondo di silenzio prima che il telefono di Sebastian non iniziò a squillare.
“Che c’è Sophie?” Praticamente ringhiò alla sorella.
“SEB!”
“S-Sophie? Cos’è successo? Perché stai piangendo?!”
“La mamma, la mamma..”
“La mamma cosa?!”
“Si è sentita male, è svenuta e papà è fuori e io non posso certo portarla all’ospedale in spalla!”
Sebastian dovette decifrare le parole spezzate dai perfetti falsi singhiozzi della sorellina.
“Come si è sentita male?! Arrivo subito.”
Oh-oh.. La piccoletta si è spinta un po’ oltre con la fantasia.
“Cazzo, cazzo, cazzo.”
“’Bastian, calmati.” Premuroso Kurt gli passò una mano sul braccio, preoccupandosi sul serio di come Sebastian si stesse agitando.
“Tu vieni con me, non posso tornare indietro e nemmeno lasciarti sul ciglio della strada, ti abborderebbero in troppi.”
Oh beh.. Almeno il piano stava funzionando.

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“SEBASTIAN! Sei arrivato finalmente!” Erano appena arrivati e Sophie si era gettata al collo del suo fratellone sorridendo contenta.
“Ciao bambolina!” E schioccò un bacio sulla guancia a Kurt, non perché le piacesse ma per godersi tutta l’evoluzione delle espressioni sul viso di Seb.
Preoccupazione. Stupore. Incredulità. Rabbia. Furia. Stupore bis misto furia.
“Cosa? La mamma si è ripresa? E come fai a conoscere Kurt?!”
“Oh Bastie, la mamma sta una meraviglia e vi sta aspettando in casa, andiamo?” Kurt si chiedeva come facesse a sfornare quel sorriso angelico e non tremare di paura di fronte allo sguardo assatanato di Sebastian.
“Kurt?” E lì si voltò con lentezza esasperante a incenerire il suo ragazzo.
“Beh, sai amore.. Volevo davvero tanto conoscere i tuoi.”
Sebastian non fece in tempo a ribattere che Sophie li stava trascinando in casa.
“Oh..E così tu sei Kurt! Mio Dio tesoro, sei uno spettacolo. Un po’ gracilino ma..” Un’elegantissima signora gli stava sfilando la giacca, tutta sorridente e.. SANTA GAGA! Era davvero Sebastian vestito da donna e invecchiato di una ventina d’anni.
“Ciao anche a te tesoro mio.” E baciò un esterrefatto Sebastian su una guancia. “Sappi che ci devi spiegare perché non volevi farci conoscere questo gioiello. Mi stava quasi venendo il dubbio che fosse un ragazzaccio di basso borgo, o uno pieno di piercing!” La smorfia disgustata che fece era davvero impagabile.
“Mamma..”
“Niente mamma tesoro. Su, su..Di là c’è un’ottima cena che ci aspetta!”
“Cara, lasciali respirare un attimo. Fammi vedere prima com’è questo ragazzo.”
“Molto piacere, Signor Smythe!”
“Chiamami pure  Robert.” Sorrise questi dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
Si spostarono in salotto dove trovarono pietanze squisite e ottimi vini al loro tavolo, di sicuro gli Smythe non avevano mancanze in fatto di denaro.
Parlarono tranquillamente durante tutta la cena e perfino Sebastian si sforzò di essere gentile rispondendo con le solite frasi di circostanza, come se fosse intimorito dalle occhiatacce della madre mentre Kurt era piacevolmente sorpreso dalla simpatia della signora, dalla cultura del marito e dai continui occhiolini di Sophie.
L’unica cosa che lo metteva un po’ a disagio e che lo faceva insospettire era il fatto che tutto sembrasse molto fittizio, come se fosse programmato e organizzato, come se recitassero il copione da famiglia perfetta.
Gli ricordava quel film in cui c’era quella casalinga tutta zucchero e miele ma che in realtà era una serial killer che uccideva chiunque disturbasse i figli.
Chissà se fosse uguale per l’adorabile signora Smythe, e chissà cosa avrebbe potuto succedergli se avesse lasciato Sebastian..
Kurt rabbrividì e si rese conto che erano ormai arrivati al dolce e che la cena stava volgendo al termine.
Finalmente.
Era stato piacevole, ma gli stava venendo una paresi facciale a forza di sorridere continuamente.
Alzando lo sguardo notò come Sebastian stesse sempre più rigido e a disagio, come se aspettasse l’esplosione di una bomba.
“’Bastian, vuoi accompagnarmi fuori? Sto morendo di caldo e non so come, e se posso, arrivare al balcone.”
“Certo, subito.” Alzandosi vide la sua espressione rilassarsi un poco, era stata una buona idea.

“Visto? E’ stata una serata piacevolissima.”
Sebastian annuì teso.
“Amore, mi vuoi dire perché non volevi che venissi qui? Non è successo nulla di male. Siete solo molto snob e cerimoniosi, ma piacevoli.” Sorrise tentando di allentare un po’ la tensione.
“Tu non li conosci.”
“Ovviamente, non mi hai permesso di farlo.”
“No Kurt..” Gemette Sebastian. “Loro, io.. Se tu li conoscessi davvero!” Sospirò frustrato.
“Da quando sono piccolo mi obbligano a fare quello che loro preferiscono per me, per questo ho cominciato a fare tutto ciò che mi pareva, anche contro i miei principi. Quando ho detto loro di essere gay, Kurt, non immagini.. Ora fanno tutti i genitori perfetti così aperti e pronti a riempirti di complimenti” Alzò gli occhi al cielo. “Ma mio padre ha minacciato di diseredarmi se non fossi cambiato, mia madre mi preparava appuntamenti con ricche ragazzine stupide da farmi sposare, ti rendi conto?”
“Ma ‘Bastian, ora hanno capito, ora sono cambiati..Non è questo che conta?” Disse Kurt visibilmente confuso.
“No amore è che io, io sono uguale a loro. Per quanto ho sempre cercato di non fare quello che facevano loro, di non pensare con la loro testa ho finito per farlo. Io mi odiavo prima, per quello che sono. E.. Io avevo paura che tu, una volta che mi avessi visto nel mio vero ambiente da snob montato, avresti capito che tipo di persona sono. Preoccupato dalle apparenze e con un’autostima così bassa da dover continuamente dimostrare di essere il migliore, dimostrarlo a me stesso. Insomma.. Io detesterei quelli come me e la mia famiglia!”
La mascella di Kurt stava quasi cadendo al suolo dallo stupore.
“Uno: davvero era solo per questo? Per paura che ti lasciassi?
Due: tu senza autostima? Nah..Ti ricordo troppo spesso che sei fantastico per non fartelo entrare in quella tua zucca da mangusta.”
Il viso di Sebastian si sciolse nel sorriso più luminoso che Kurt avesse mai visto.
“Quindi..” Esordì avvolgendolo tra le sue braccia e parlando con la voce più dolce che avesse mai sentito. “Se anche ti dicessi che io non volevo imparare a cantare ma che ha insistito mia madre perché imparassi o che mio padre è un alcolista o che io sono stato dallo psichiatra per anni, non ti importerebbe?”
“No amore, non mi importerebbe.”
“E perché no?”
“Mi sembra ovvio, perché ti amo.”
“Ti amo anch’io, Kurtie.”
Sicuramente si sarebbero ricordati per sempre di quel  bacio mozzafiato che si scambiarono sotto le stelle a villa Smythe.
“Ammetilo bambolina, è stato un piano perfetto!” Squittì deliziata Sophie a un passo da loro.


Un piccolo spazio per Vethiel:
Buonasera ragazzi!
Allora.. Questa è la prima storia in assoluto che scrivo su questa coppia o su Glee in generale, ma li adoro. E non potevo non partecipare a questa week.
Purtroppo ho dovuto fare una cosa di corsa quindi perdonatemi eventuali errori e se il tutto è un po' banale. ç_ç 
Però dai.. Se vi va un commentino lasciatemelo! :D
Ciao, ciao. Vethiel se ne torna dal buchino da cui è venuta. u.ù


  
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