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Autore: candycotton    07/08/2012    1 recensioni
Canada. Anni 90. Una donna sta partorendo. Un bambino nasce, inconsapevole di ciò che il destino ha scritto per lui. Una madre che non lo vuole, un mondo che lo giudica, una sorella maggiore che cerca di aiutarlo... Incontri con persone sbagliate, vite che si intrecciano, che si scontrano. Ma il passato è un peso che si porta sempre sulle spalle, e la vita è la sfida più dura da affrontare.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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|| Forbidden Kids ||

ragazzi proibiti

 

 

Cassandra si sentiva distrutta. Faceva fatica a riprendere il respiro regolare. Aprì gli occhi e si condensò davanti a lei il soffitto bianco di quella stanza di ospedale. Attorno, un gran numero di persone vestite di camice. Probabilmente non erano più di tre, ma a lei sembravano infinite.

Sentiva la fronte imperlata di sudore e le gambe, così lontane, mancarle.

Ora il respiro stava tornando normale. Si portò una mano al cuore, e prese atto della fatica che gli procurò quel gesto.

Uno di quelli in camice che le stava accanto le toccò un braccio e le sorrise, dietro la mascherina bianca.

«È andato tutto bene, signora», le disse.

Cassandra lo fissò finché le sue orecchie furono invase dal pianto di un bambino, poco distante da lei.

Subito qualcosa si fece strada nella sua mente, strinse con forza il braccio del dottore, prima che lui la lasciasse.

«È una femmina?», gli chiese, sgranando gli occhi, speranzosa fino al limite.

Il dottore aggrottò la fronte, poi le sorrise di nuovo e le fece allentare la presa sul suo braccio. «È un maschietto, signora», disse.

Il dottore picchiettò sul suo braccio affettuosamente e si allontanò.

La voce di quelle parole risuonò nella mente di Cassandra ancora per qualche secondo.

Un maschio. Era un altro maschio.

La sua faccia si piegò gradualmente in una smorfia disumana, mentre la sua testa realizzava quell’idea. Lanciò un grido che squarciò l’aria e fece sussultare le persone nella stanza.

Ma il bambino piangeva ancora. E sua mamma piangeva con lui.

 

 

 

In quel piccolo paese sperduto nelle foreste canadesi, tutti parlavano di tutti e nessuno si faceva mai fatti suoi. Non c’erano argomenti a sufficienza, così si prendevano sotto esame le storie dei singoli abitanti, che loro lo volessero o meno.

«Hai più visto in giro Cassandra?», domandò un giorno Gisela, una delle tante vecchie pettegole.

«Da quando ha partorito, non si è più fatta viva», le rispose prontamente Aya.

«E… e sai che cosa è venuto fuori questa volta?», continuò Gisela, sgranando gli occhi, curiosa.

«Pare un altro maschio».

«Ah! Ecco perché non esce di là! Lei li odia, gli uomini!».

«Ma è suo figlio!».

«Forse tu non la conosci bene, Aya. Voglio darti un consiglio, nel caso un giorno ti ritrovassi a passare davanti a casa sua: tira dritto e non guardare verso la casupola, non fermarti nemmeno ad osservare il paesaggio attorno! Cassandra è pazza. Non ci sta con la testa! Ha avuto un sacco di amanti, e le volte che gli è andata male ha partorito sempre e solo maschi! Lei li odia, li ha sempre odiati, sin da quando era piccola così», fece un breve gesto con la mano, sospesa a mezz’aria, «non vorrei essere nei panni di quei poveretti dei suoi figli, si dice che sia una strega e che gli faccia il malocchio».

Aya rimase basita, davanti all’espressione agghiacciante che aveva assunto Gisela. «Ma saranno voci di corridoio», la ammonì.

«Io non credo, mia cara. Hai mai visto i suoi figli in giro, in città?».

La vecchia interlocutrice parve pensarci un istante, poi scosse il capo, lentamente.

«E cosa pensi sia successo a loro?».

Aya rimase immobile, trattenne il respiro, in attesa che Gisela desse la risposta alla sua stessa domanda.

«Si dice che li abbia uccisi, a forza di incantesimi».

 

  
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