CAPITOLO
2
Penelope
Petrulli era oramai una splendida e fiorente donna. Aveva tutto ciò che credeva
fosse necessario ad una giovane ambiziosa come lei. Il suo lavoro la
soddisfaceva in tutto e per tutto. Come fin da piccola aveva sognato,adesso era
una giornalista con i fiocchi,a capo di tutti i suoi colleghi,nonché segretaria
personale del suo capo. Aveva un’enorme ascendente su tutti,e sapeva che se
solo non fosse andata a lavoro per un giorno o due,tutti sarebbero entrati nel
pallone,poiché era indispensabile la sua presenza. Amava essere così importante
per l’azienda,amava rivedere le bozze dei suoi colleghi,e decidere se
approvarle o meno,e consigliare persino il suo capo. Aveva tutto ciò che
desiderava. Anche se una volta finita la sua giornata lavorativa aveva ben poco
di cui gioire.
Essendo
una persona terribilmente apprensiva e cocciuta non aveva molti amici. A dire
il vero ne aveva solo due. Era gentile con tutti,e tutti lo erano con lei,ma
non aveva mai preso la confidenza opportuna,non ne era capace,e molto
spesso,come quando le succedeva da piccola,la gente non riusciva a cogliere il
suo senso dell’umorismo,e perciò era stata spettatrice,e protagonista,di molti
silenzi imbarazzanti a seguito di una sua battuta.
Il
suo migliore amico secolare,non era altro che Roberto Conti,che era anche il
suo capo,tra parentesi. Le sembrava pazzesco,in quanto era una persona
fortemente cinica e scettica, che la loro amicizia fosse durata nel tempo.
Eppure Roberto era sempre stato lì con lei. Avevano frequentato gli stessi
ambienti,le stesse scuole, e quando alla fine in giovane età Roberto aveva
rivelato le attività giornalistiche del padre,rendendolo molto orgoglio di lui
per la sua responsabilità e la sua abilità, era una cosa ovvia che lei sarebbe
finita a lavorare per lui. Nonostante ciò aveva sudato come tutti per trovarsi
in quella posizione,e tutti ne erano a conoscenza. Mai nessuno aveva pensato
che la sua amicizia con il capo era stata la causa ovvia del suo posto,anzi.
Condivideva
un appartamento insieme a Marianna,sì anche lei sua vecchia conoscenza. Dare un
taglio al passato? Non sapeva proprio cosa volesse dire.
E
poi la sua vita sentimentale era davvero penosa. No che non avesse mai avuto un
fidanzato...era solo faticoso tenerselo. Anche perché poi tutti la mollavano
perché:‘ sei troppo distratta. Sento che tu non mi vuoi davvero’. Mica era
colpa sua se riusciva ad attrarre solo uomini che avevano un bisogno impellente
di sistemarsi?! La cosa la terrorizzava come minimo. Dov’erano finiti gli
uomini di una volta? Quelli che appena avevano sentore di matrimonio e figli
scappavano con la coda fra le gambe,e un sorriso sarcastico?
Essere
la migliore amica di Roberto poi, aveva i suoi pro e contro. Il contro più
importanza per ordine di fastidio, era il fatto che tutti quegli anni era stata
in contatto anche con Edoardo. Cosa che onestamente avrebbe evitato con tutta
se stessa. Il piccolo ragazzino biondo e con le fossette faceva parte infatti
di una di quelle specie chiamate ‘stronzi’. L’odio per lui non aveva fatto
altro che crescere di anno in anno,insieme alla loro età.
Il
secondo problema più frequente che le capitava era invece la gelosia dei suoi
ragazzi per Roberto. E questo lo trovava decisivamente idilliaco! Certo era un
bell’uomo. Molto bello. I suoi capelli si erano inscuriti nel corso del tempo,e
aveva iniziato a tenerli corti, per tenerli a bada le diceva,ma lei stessa
ammetteva che in quel modo gli stavano decisamente meglio di quando aveva preso
l’abitudine di portare i capelli lunghi e a vestirsi da hippy. Aveva un fisico snello,e
longilineo,con un eleganza innata, e i suoi meravigliosi occhi verdi erano in
perfetta armonia con il suo sguardo sereno e dolce. Era l’uomo ideale,e non
avrebbe mai smesso di pensarlo. Anche se purtroppo non c’erano molte speranze
che lui si sposasse con lei,o con qualsiasi altra donna al mondo. A meno che
entrambi non avessero trovato l’anima gemella entro i quaranta. Che cosa
amabile,sapere che il tuo migliore amico ti avrebbe sposata per non farti
sembrare una vecchia zitellona agli occhi del mondo.
Quella
mattina era uscita di buonumore. Aveva lisciato i suoi lunghi capelli neri,e li
aveva tenuti sciolti,fermati da delle forcine per restare sempre in ordine.
Aveva indossato una semplice camicetta bianca,con dei pantaloni neri,e delle
semplici ed eleganti decolté. UN look professionale,ma non troppo. Prese la sua
ventiquattro ore, e uscì di corsa di casa,il più silenziosamente
possibile,evitando così di svegliare Marianna. Mentre si dirigeva a lavoro,con
a parer suo la sua bellissima automobile,si fermò a prendere due caffè e due
cornetti caldi. Avrebbero migliorato di molto la giornata di Roberto,che non
era certo sveglio,agile e vigile di prima mattina. Mentre posteggiava e si
accingeva a salire le scale sentì improvvisamente squillare il suo cellulare.
Chi poteva essere? Chi era così pazzo da chiamarla alle otto del mattino?
Aggrottò le sopraciglia e rispose con tono circospetto.
<<
Pronto? >>.
<<
Penelope? Sono io >>.
<<
Ah >>.
Fu
l’unico suono che riuscì a dire. Ma certo! Che stupida che era. Era l’uomo con
cui usciva ultimamente,avrebbe dovuto memorizzare il numero,appena avrebbe
avuto un po’ di tempo,o la voglia,di farlo. L’uomo sembrava sereno,e anche un
po’ timido, o almeno così sembrava dalla voce.
<<
E da un po’ che non ci sentivamo >>.
<<
Già,scusami ma sono stata impegnatissima con il lavoro. Non ho avuto un momento
libero >>.
Una
gran bella bugia,si disse mentalmente. Dal canto suo non si era neppure
accorta,e tanto meno domandata, da quanto tempo non si sentivano. Due giorni?
Tre?
<<
Già,capisco. A dire il vero avevo pensato che magari non ti era piaciuto uscire
con me >>.
<<
Oh non dire sciocchezze! >>.
‘Avevo
solo dimenticato la tua esistenza per un paio di giorni’.
<<
Be meno male! Senti stavo pensando,ti andrebbe di vederci questo fine
settimana? Ho un impegno di lavoro all’estero,e resterò via per un po’ di
tempo,e ci tenevo a vederti prima di partire >>.
<<
Certo,va bene. Però adesso scusami,sarà meglio che mi chiami in un altro
momento,sono appena arrivata a lavoro >>.
Disse
mentre continuava a salire le scale. Tutto sommato quell’uomo,Eric, era davvero
gentile,e non si era poi così annoiata ad uscire con lui. Si l’avrebbe rivisto
più che volentieri,anche perché non aveva impegni quel fine settimana,e non le
dispiaceva essere oggetto dei desideri di un uomo.
<<
Si,scusami. Allora ci sentiamo. A presto >>.
<<
A presto >>.
Grande
conversazione,borbottò tra sé e sé,entrando definitivamente al giornale.
Ci
fu un seguito di ‘buongiorno’ da parte di vari colleghi,e poi finalmente entrò
nello studio di Roberto.
Le
scappò da ridere davanti l’immagine che le si propinava dinanzi. Roberto in
tutta la sua splendida figura stava quasi sdraiato sulla scrivania,con la
cravatta slacciata, e i capelli in disordine. Si svegliò di soprassalto quasi subito
dopo la sua entrata,era sempre stato sensibile ai rumori quando dormiva.
‘ A
differenza mia’,si disse Penelope.
Aveva
le occhiaie e lo sguardo assonnato,e un po’ vacuo.
Penelope
si fece avanti,e a forza lo raddrizzò sulla sedia.
<<
Cosa diavolo hai combinato ieri sera? >>.
Gli
chiese con un tono apprensivo,scrutandolo per bene. Gli mise davanti il caffè e
il cornetto,poi si andò a sedere sulla poltrona,davanti la scrivania.
<<
Allora? Ti sei mangiato la lingua? Ti ho fatto una domanda >>.
<<
Ed io ti ho sentito. Dammi almeno il tempo di svegliarmi >> masticò
Roberto sospirando.
<<
Non sono tornato a casa ieri >>.
<<
Di questo me ne sono accorta,anche senza la tua illuminante risposta >>.
<<
Sono rimasto qui fino a tardi. Ho bevuto qualche goccio...>>
<<
Scusa...ma ieri non dovevi vederti con quel tipo,quello che fa il meccanico?
>>.
Roberto
emise un lamento,e si gettò il capo all’indietro esasperato.
<<
Si,dovevo infatti. Prima che lui mi chiamasse per dirmi che la cosa non poteva
funzionare >>.
<<
Cosa? Ma è pazzo? >>.
<<
No..solo innamorato di un suo amico. O almeno questo è quello che ha detto a me
>>.
<<
E perché non te lo diceva tre mesi fa? La prossima volta cosa fa? Aspetta il
giorno delle nozze per mollare qualcuno? >>.
Roberto
non rispose,e Penelope si zittì. Intravide una bottiglia di alcol lasciata a
terra,vuota. Non ci voleva certo un genio nel vedere quanto male stava il suo
amico. E il saper di non poter fare nulla,oltre che lanciare maledizioni e
imprecazioni a quel meccanico fallito,sì, era un fallito perché aveva mollato
il suo migliore amico,la rendeva nervosa. O quanto avrebbe voluto vendicarsi.
Magari poteva passarci quel pomeriggio,con la scusa di far vedere la sua
automobile,e magari mentre lui controllava l’auto avrebbe potuto per sbaglio
togliere il freno a mano...
<<
Be peggio per lui. E’ un’idiota. E tu sei l’uomo più sexy e intelligente del
mondo. Vedrai come si pentirà di averlo fatto! >>.
Roberto
le regalò un sorriso rassegnato,e scosse leggermente la testa.
<<
E’ ancora troppo presto per questa parte del lavoro >> le disse il
giovane,riferendosi alla loro abituale tradizione del ‘ farsi passare una cotta
stratosferica,e cominciare ad odiare a prescindere il soggetto’.
Penelope
annui.
<<
Come vuoi. Allora ci vediamo stasera. A casa tua. Alla fine del lavoro andiamo
insieme >>.
<<
Non ho voglia di un pigiama party >> le disse ironico,un po’ rincuorato
nel saperla al suo fianco,dove era sempre stata del resto. Come avrebbe mai
potuto spiegare al mondo, che lei,nonostante fosse così mingherlina,così
acida,dispotica e cocciuta,era il suo pilastro?
<<
Oh sta un po’ zitto. Ti ho detto che stasera ci vedremo,e noi ci vedremo. Prima
dovremo passare dal supermercato,però. In questi casi ci vuole solo una cosa.
Cioccolata e gelato. E anche qualche caramella. E una serie di film,dove
l’indipendenza della persona in se è importante,e gli stronzi perdono sempre
>>.
Lo
disse con tale convinzione,da convincere Roberto,e farlo persino sorridere di
cuore.
<<
Ok,come vuoi. Sbaglio o questo è caffè?>>.
<<
Finalmente te ne sei accorto. Ormai è freddo >>.
<<
Non mi dispiace >>.
<<
Neanche a me >>.
I
due finirono la colazione,e Penelope sperò di aver anche solo consolato
l’amico. Certo,magari si era interrotta molte volte,per mandare qualche imprecazione
al giovane meccanico,ma le veniva spontaneo. Come respirare.
Alle
otto e trenta,era seduta nella sua scrivania,fuori dallo studio di Roberto, a
compilare dei moduli,e rispondere al telefono. Roberto aveva bisogno di tempo
per ricomporsi,e mostrarsi sereno,e lei sarebbe stata al suo gioco. Almeno in
ambito lavorativo. Doveva aiutarlo a reagire,anche se sapeva che era ancora
troppo presto,non poteva certo vederlo in quello stato e restare impassibile.
Il
telefono squillò per l’ennesima volta,risvegliandola dal tuo torpore.
<<
Buongiorno,studio giornalistico ‘La Notizia’ ,come posso esserle
utile?>>.
<<
Oh Penelope,sei tu! Hai una voce totalmente diversa per telefono,come stai
piccola?>>.
Penelope
sorrise di cuore riconoscendo la voce gioiosa e dolce dei Signor Conti. Be come
non essere felici di sentirlo? Era come un secondo padre per lei.
<<
Giacomo! Che piacere sentirla. Sto magnificamente,e lei?>>.
<<
Suvvia,ti ho già detto di darmi del tu. Siamo di famiglia noi,o sbaglio?
Bene..almeno per il momento. Non e che mio figlio ti sta strapazzando troppo
vero?>>.
<<
Assolutamente. Anzi. Lo sa com’è fatto. Fosse per lui la giornata lavorativa
comincerebbe alle undici,per permettere a tutti di dormire di più!>>.
<<
Ma senti ancora nessuna proposta da nessuno dei miei figli,vero?>> le
disse con malizia.
Penelope
arrossì,come faceva sempre del resto,davanti le bizzarre idee dell’uomo.
Secondo lui,lei non era di famiglia solo perché era cresciuta praticamente in
casa sua,ma anche perché la considerava come la sua futura nuora,in quanto da
un paio di anni a quella parte si premurava di chiederle sempre se uno dei suoi
due figli si fosse deciso a chiederle di sposarlo. Ma sapevano entrambi che lui
si riferiva solo ad un figlio,poiché di sicuro non rientrava nei gusti di
Roberto.
<<
Signor Conti! Quando la smetterà con questa storia?!>>.
<<
Quando accadrà,finalmente. Di questo passò toccherà a me sposarti!>>.
Penelope
rise di gusto.
<<
Ma lei è già sposato!>>.
<<
Già,e con la donna di mezz’età più bella del mondo>> le disse con voce
sognate.
<<
Non dirle che te l’ho detto però>>.
<<
Ma ha detto una cosa talmente carina!>>.
<<
Se sapesse che l’ho associata a mezz’età,chiederebbe immediatamente il divorzio
>>.
Penelope
rise ancora.
<<
Comunque sei molto efficiente come segretaria. Mi fa sempre piacere
chiacchierare con te. Da quanto tempo non ci vediamo? Un paio di mesi?>>.
<<
Credo più o meno una settimana,signore>>.
<<
Ah,sapevo che si trattava di tantissimo tempo. E quando verrai a cena da noi?
Che ne dici di venire,insieme a Roberto,questo fine settimana?>>.
Stava
per accettare,senza rifletterci su,quando ripensò alla chiamata di Eric,di
quella mattina. Quindi con sua immensa tristezza dovette dire di no.
<<
Purtroppo questo fine settimana non posso. Sono già impegnata,ma mi andrebbe
benissimo per la prossima settimana>>.
<<
Impegnata? Che genere d’impegno? Le uniche persone con cui esci nei fine
settimana sono mio figlio,e Marianna>>.
<<
Devo vedermi con...un amico,signore>> disse titubante.
<<
Oh >>.
Per
un momento ci fu il silenzio più totale,poi l’uomo riprese la conversazione.
<<
Questa cosa non mi piace,voglio che tu lo sappia. Ma fin quando si parla di un
amico,non mi agiterò troppo,d’accordo? Però per farti perdonare dovrei venire a
cena anche la prossima,prossima,settimana>>.
Penelope
si tranquillizzò e sospirò.
<<
Come vuole,signore>>.
<<
Perfetto. Roberto è libero al momento? Avrei un grande favore da chiedergli
>>.
<<
Oh si,aspetti un secondo solo >>.
Penelope
si alzò e bussò alla porta di Roberto.
<<
Si?>> le rispose l’uomo,apparentemente calmo e sereno.
<<
C’è tuo padre in linea,dice che ha un favore da chiederti,te lo passo?>>.
<<
Si fai pure>>.
Tornò
alla sua postazione e riprese la cornetta.
<<
Arrivederci Signor Conti >> disse prima di premere il tasto per passare
la conversazione al telefono nello studio del suo amico.
Penelope
rimase immersa nel lavoro più totale fino al primo pomeriggio. Aveva saltato la
pausa pranzo,proprio come Roberto,ma neanche se n’era accorta. Le capitava
spesso,ed erano rare le volte in cui faceva un vero e proprio pasto.
Roberto,che le faceva compagnia spesso,era un tipo precisino,che teneva
tantissimo al mangiar sano,e a poco a poco anche lei aveva preso
quest’abitudine,riuscendo anche a perdere dei chili in più,che le erano
sembrati impossibili da togliere.
Alle
cinque aveva finito di compilare tutte le scartoffie,e di rispondere alla
moltitudine di chiamate. Mentre si alzava però il telefono squillò,e lei
sospirando rispose.
<<
Buongiorno,studio giornalistico ‘La Notizia’ ,come posso esserle
utile?>>.
<<
Salve,sono la signora Caponetto. Chiamo per dirle che ho appena visto Michael
Jackson nascondersi in una casa abbandonata vicino alla mia>>.
‘
Ci risiamo!’,penso Penelope, La signora Caponetto chiamava ogni santo giorno,e
ogni giorno cambiava il nome della celebrità che vedeva aggirarsi vicino casa
sua. Era stressante parlare con quella donna,anche perché non poteva di certo
darle corda.
<<
Oh,sì. Salve,signora. Grazie per averci informato,manderemo qualcuno ad
indagare sul posto >>.
<<
Ma manderete qualcuno subito,spero>>.
<<
Faremo il possibile,ma non le assicuro niente per oggi. Grazie comunque per la
soffiata,ce ne ricorderemo >>.
Neanche
il tempo di finire la frase,che la Signora Caponetto le chiuse il telefono in faccia.’Che
caratteraccio’,pensò.
Si
disse che per quel giorno aveva fatto tutto quello che c’era da fare,domani
avrebbe finito poi con calma di leggere alcuni articoli,e i ragazzi si stavano
occupando già della presentazione del giornale per il giorno dopo. Non era
preoccupante andarsene un po’ prima e lasciare il resto del lavoro nelle loro
mani,era sempre stata convinta che era tutte persone competenti e capaci,e che
non c’era nulla di guadagnato nel trattarli freddamente e con
superiorità,quando ammetteva sempre che il vero lavoro alla fine di tutto lo
facevano solo loro.
Prese
la borsa,e bussò allo studio di Roberto. Non si era fatto vivo per tutto il
giorno,e la cosa la preoccupava,dato le sue condizioni mentali di quel giorno.
Lo trovò seduto a scrivere al suo portatile,e sorrise a quella scena. Se c’era
anche solo una cosa che avrebbe risollevato il suo morale,quello era senz’altro
scrivere. Se solo si fosse deciso a mandare un suo romanzo a qualche casa
editrice!
<<
Posso? Sono le cinque,pensavo che potevamo anche smettere di lavorare per
oggi>>.
<<
Si,scusami. Oggi non sono riuscito a fare nulla. Mi sono messo a
scrivere,e...>>.
<<
Non preoccuparti,continua se vuoi,posso aspettare>>.
<<
No,ormai mi hai rovinato l’atmosfera!>> le disse giocoso,chiudendo il
portatile e alzandosi.
<<
Che sfrontato! Mi chiedo ancora perché ti sto dietro!>>.
<<
Perché mi ami,altrimenti perché?>>.
<<
Questa è la tua fortuna,giovane Conti,ma non abusarne>>.
Roberto
si alzò,e l’affiancò. Ero alto poco più di lei,e questo non la faceva sentire
insignificante,come invece spesso le accadeva quando incontrava certi pilastri
enormi.
Roberto
le passò il braccio intorno alle spalle,sorridendo. I loro colleghi,e
sottoposti nel caso di Roberto,gli augurarono una buona serata,soddisfatti di
vedere sano e salvo il loro capo,che non si era fatto vivo per tutto il giorno.
Roberto era l’anima di quel posto,e quando mancava,c’era un grande vuoto
intorno a loro.
<<
Hai parlato con tuo padre?>>.
<<
Sì...>> rispose incerto Roberto.
Brutto
segno,memorizzò Penelope. Roberto non era mai incerto,a meno che le stesse
nascondendo,o provando a nasconderle,qualcosa.
<<
Eh?>>.
<<
E cosa?>>.
<<
E cosa ti ha detto?>>.
<<
Da quando in qua ti racconto ogni minima cosa della mia vita?>>.
<<
Da quando avevi dodici anni. Non da quella parte,andiamo con la mia auto
>>.
<<
Non ti racconto sempre tutto. E smettila di chiamare quella cosa con cui vai in
giro,auto>>.
<<
Si che lo fai. Ed è una delle tante cose splendide del nostro rapporto. Di
poche cose evitiamo di parlare,ad esempio di quel troglodita di Edoardo,e della
mia auto. E’ una macchina,chiaro? La mia bellissima auto>>.
<<
Quella vecchia carrozza non viene più classificata come auto dal 1990,credo.
Perché ti ostini a tenerla,e non ne compri una nuova?>>.
<<
Sai quanto l’ho desiderata,sarebbe come se io ti provassi del tuo portatile e
di tutte le tue storia. E non mi convinci comunque a cambiare discorso così.
Cosa ti ha detto tuo padre?>>.
<<
Quando fai così sei peggio di una di quelle moglie che vogliono sapere anche
quante volte respiri nell’arco della giornata!>>.
<<
Quante volte hai respirato oggi?>>.
<<
Cosa?>>.
<<
Sto scherzando. Se non vuoi dirmelo,pazienza>>.
A
dire il vero moriva dalla curiosità di saperlo,ma sapeva che questo era il metodo
migliore per portare Roberto a parlargliene. Infatti sospirò,e scosse il capo.
<<
Ti rovinerei la serata >> si lasciò sfuggire Roberto,amaramente.
<<
Lo sapevo! Allora avevo ragione a pensare che mi stessi nascondendo
qualcosa!>>.
<<
Si,certo Sherlock Holmes. E farei anche bene a non parlartene,se sapessi che tu
non inventeresti la qualsiasi cosa per farmi parlare. Saresti capace anche di
farmi ubriacare>>.
<<
Questa è la sottile arte dell’investigazione,mio caro >>.
<<
No,queste sono minacce>>.
<<
Sali in macchina,è meglio >>.
Salirono
sull’auto di Penelope,e Roberto non riuscì a trattenere una smorfia. Perché
teneva ancora quella ‘cosa’,era un mistero per lui. Se c’era qualcosa che
mancava senza alcun dubbio a Penelope,era gusto per le auto. E anche per gli
uomini. Penelope fece finta di non vedere la sua smorfia.
<<
Ho saputo da mio padre che siamo a cena da loro la prossima settimana,e anche
quella dopo >>.
<<
Oh sì. Sai come vanno queste cose. Tuo padre ci invita,ed io non riesco mai a
dirgli di no >>.
<<
Mi ha detto anche ti tenerti d’occhio,perché questo fine settimana devi vederti
con qualcuno >>.
<<
Si. Devo vedermi con quell’uomo con cui mi vedo da un po’>>.
<<
Quell’uomo? Non ha un nome?>>.
<<
Certo che ce l’ha. E’ Eric >>.
<<
Oh almeno stavolta ricordi il suo nome>>.
<<
E’ successo solo una volta >> dissentì Penelope. Roberto la prendeva
spesso in giro,per gli uomini con cui usciva,e vedeva sempre del trionfo nel
suo sguardo quando le sue storie avevano fine. La cosa che lo divertiva di
più,però,era lei. Non ricordava quasi mai i nomi degli uomini con cui usciva,e
dopo la prima sera,perdeva interesse verso di loro,dimenticando persino gli
appuntamenti. Ma cosa poteva farci? Non era colpa sua,se non aveva ancora
incontrato qualcuno capace di sconvolgerle la vita. E non in senso letterale
del termine. Eric,lo ricordava anche perché era fisicamente il suo ideale di
uomo, e anche caratterialmente non sembrava male.
<<
E il cognome?>>.
<<
Cosa sono,la sua carta d’identità per caso?>>.
<<
Ed ha...>>.
<<
Trent’anni?>>,
<<
Riprova,sarai più fortunata>>.
<<
Non può essere più grande!>>.
<<
Di poco>>.
<<
E tu come fai a saperlo?>>.
<<
Sai,io ascolto le persone quando mi parlano. Non sono nel mondo dei sogni come
te>>.
<<
Sarà>> borbottò la diretta interessata.
<<
E che lavoro fa?>>.
<<
Questa la so’!>>.
<<
Sono tutto orecchi>>.
<<
L’avvocato!>>.
<<
E’ un medico!>> sbottò Roberto,cominciando a ridere fino alle lacrime.
Penelope mise il broncio,sapendo perfettamente di non sapere nulla,dell’uomo
con cui usciva,o perlomeno lui le aveva detto queste cose,anche a
Roberto,probabilmente quando si erano incontrati la prima volta in un locale,ma
l’aveva rimosso,e dimenticato in men che non si dica.
Penelope
continuò a guidare in silenzio,fermandosi al primo supermercato sulla strada.
Lei e Roberto entrarono,e notò con piacere che molte donne,povere
ingenue,guardavano di sottecchi quel gran bel ragazzo del suo migliore amico.
Il
telefono del giovane squillò, e con discrezione si allontanò leggermente da
lei. ‘ Cattivo segno ’. Riempì comunque il carrello di dolciumi vari,caramelle
di tutti i tipi,facendo doppia scorta delle coca-cola,erano le uniche caramelle
che le piacevano,prese anche qualche sacchetto di patatine,e infine arrivò nel
reparto dei surgelati,in cerca dei gelati.
‘
Per smaltire tutto questo dovrò mangiare insalata per un mese intero!’,pensò di
buonumore. Le piaceva mangiare,non lo nascondeva,anche se poi era meno
piacevole andare a correre tre volte la settimana,di primo mattino,per diverse
miglia (non riusciva a correre di più),e fare addominali che la lasciavano
sempre dolorante e senza fiato.
Vide
Roberto fare ritorno,proprio mentre metteva nel carrello due vaschette di
gelato.
<<
Finalmente>>.
Lo
vide tutto trafelato,e leggermente agitato.
<<
Ho bisogno di parlarti >>.
A
quelle parole si agitò,insomma chi non si sarebbe agitato al posto suo?
<<
Che c’è?>>.
<<
Hai presente quello che volevi sapere? Della conversazione con mio
padre?>>.
<<
C’è bisogno di sedermi?!>> sbuffò Penelope impaziente.
<<
Se solo fosse possibile non sarebbe male,come idea >>.
Penelope
lo guardò storto,e Roberto si decide finalmente a parlare.
<<
Te ne avrei parlato domani, o magari stasera mentre dormivi ed eri troppo
stanca per agitarti. Ma ho ricevuto la conferma in questo momento>>.
<<
Oh fantastico. Mi volevi fisicamente stanca per evitare di essere
picchiato>>.
<<
Esatto>>.
<<
Posso sempre rimediare adesso>>.
<<
Tanto,peggio di così>>.
<<
Ti vuoi muovere a parlare?!>>.
<<
Ok. Diciamo solo che...la prossima settimana ci sarà una nuova assunzione al
giornale>>.
<<
Cosa? Chi dovremo assumere? E per quale motivo?>>-
<<
Edoardo>>.
Penelope
strabuzzò gli occhi,ed ebbe un leggero mancamento,aggrappandosi con forza al
carrello stracolmo.
<<
Dimmi che stai scherzando>>.
<<
No>>.
<<
Ma non è in America,lui?>>.
<<
Si,però...diciamo che ha combinato un bel po’ di guai nelle società di papà. A dire
il vero molti. E’ riuscito a far fallire la società di gelati,quella che
rendeva papà felice,ti ricordi?>>.
<<
Parlava continuamente di quella società. Era così orgoglioso di essersi esteso.
Come diavolo è riuscito a farla fallire?>>.
<<
Non chiedermelo>>.
<<
Ma perché deve venire al giornale? Volete far fallire anche quello?>>.
<<
No...ma papà vuole punirlo>>.
<<
Vuole punire lui,o me?>>.
<<
Dai. Edoardo voleva rimanere in America,sai com’è>>.
<<
Certo che lo so’! Quel pallone gonfiato si sarà dato alla pazza gioia,avrà dato
spettacolo,e sarà stato sul punto di sposarsi un centinaio di volte!>>
sputò con rabbia quelle parole velenose. Edoardo era l’uomo più insopportabile
del pianeta.
<<
Sta di fatto che papà lo rivuole qui. Ha già pensato a tutto. Mi ha detto di
occuparmi di lui,di dargli una lezione come si deve>>.
<<
Usa la cinghia,forse è l’unica cosa che potrebbe funzionare su una testa vuota
come la sua!>>.
Roberto
si trattenne dal ridere,e cerco di restare serio.
<<
Voglio che te ne occupi tu>>.
<<
Io? Di picchiarlo,intendi?>>.
<<
No. Di occuparti di lui. Voglio che sia sotto la tua mole. Sei l’unica capace
di farlo ragione,delle volte,e sai che per quanto faccia sempre di testa
sua,tiene sempre in conto le tue parole. Sei l’unica a cui posso affidarlo,perché
sei capace di raddrizzarlo,ed è una cosa che neppure io sono in grado di
fare>>.
<<
Dovrò comprarmi uno di quei cosi che ti mandano scariche elettriche!>>.
<<
Hai carta bianca. Trattalo come sai fare>>.
<<
Completamente alle mie dipendenze? Mi stai dicendo che posso rendergli la vita
un inferno?>>.
<<
Si,è quello che ti dicendo>>.
<<
Perfetto>>.
Virò
con il carrello, in certa di un altro reparto.
<<
Cosa stai facendo?>>.
<<
Cerco gli alcolici,ne ho pur sempre bisogno>>.