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Autore: Morgana Pendragon    07/08/2012    1 recensioni
Penelope Petrulli è una semplice bambina,bruttina,e con un strano senso dell'umorismo. Ma anche lei,come tutte le persone del mondo,è alle prese con il primo amore. Ma cosa succede quando questo non si rivela essere il principe azzurro,dolce e gentile,che ha sempre immaginato? Con una nuova delusione,ritroviamo una Penelope cresciuta,cinica,e con la fobia per ogni genere di storia seria. La sua vita? Un casino. Ma le cose sembrano andar male solo quando il primo amore,decide di tornare nella sua vita.
-Tratto dal quarto capitolo :
-" Buongiorno".
-" Buongiorno,tesoro" disse Roberto,scoccandole un bacio sulla guancia.
-" Come stai?".
-"Magnificamente. Potresti raggiungermi in ufficio?".
-" Arrivo".
-Edoardo si trattenne dall’urlare,e vomitare nello stesso momento.
Che dire di più...spero che qualche anima buona voglia degnarmi di almeno un commento,e sapere se la storia vale qualcosa...o no. A presto!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO 2

 

 

Penelope Petrulli era oramai una splendida e fiorente donna. Aveva tutto ciò che credeva fosse necessario ad una giovane ambiziosa come lei. Il suo lavoro la soddisfaceva in tutto e per tutto. Come fin da piccola aveva sognato,adesso era una giornalista con i fiocchi,a capo di tutti i suoi colleghi,nonché segretaria personale del suo capo. Aveva un’enorme ascendente su tutti,e sapeva che se solo non fosse andata a lavoro per un giorno o due,tutti sarebbero entrati nel pallone,poiché era indispensabile la sua presenza. Amava essere così importante per l’azienda,amava rivedere le bozze dei suoi colleghi,e decidere se approvarle o meno,e consigliare persino il suo capo. Aveva tutto ciò che desiderava. Anche se una volta finita la sua giornata lavorativa aveva ben poco di cui gioire.

Essendo una persona terribilmente apprensiva e cocciuta non aveva molti amici. A dire il vero ne aveva solo due. Era gentile con tutti,e tutti lo erano con lei,ma non aveva mai preso la confidenza opportuna,non ne era capace,e molto spesso,come quando le succedeva da piccola,la gente non riusciva a cogliere il suo senso dell’umorismo,e perciò era stata spettatrice,e protagonista,di molti silenzi imbarazzanti a seguito di una sua battuta.

Il suo migliore amico secolare,non era altro che Roberto Conti,che era anche il suo capo,tra parentesi. Le sembrava pazzesco,in quanto era una persona fortemente cinica e scettica, che la loro amicizia fosse durata nel tempo. Eppure Roberto era sempre stato lì con lei. Avevano frequentato gli stessi ambienti,le stesse scuole, e quando alla fine in giovane età Roberto aveva rivelato le attività giornalistiche del padre,rendendolo molto orgoglio di lui per la sua responsabilità e la sua abilità, era una cosa ovvia che lei sarebbe finita a lavorare per lui. Nonostante ciò aveva sudato come tutti per trovarsi in quella posizione,e tutti ne erano a conoscenza. Mai nessuno aveva pensato che la sua amicizia con il capo era stata la causa ovvia del suo posto,anzi.

Condivideva un appartamento insieme a Marianna,sì anche lei sua vecchia conoscenza. Dare un taglio al passato? Non sapeva proprio cosa volesse dire.

E poi la sua vita sentimentale era davvero penosa. No che non avesse mai avuto un fidanzato...era solo faticoso tenerselo. Anche perché poi tutti la mollavano perché:‘ sei troppo distratta. Sento che tu non mi vuoi davvero’. Mica era colpa sua se riusciva ad attrarre solo uomini che avevano un bisogno impellente di sistemarsi?! La cosa la terrorizzava come minimo. Dov’erano finiti gli uomini di una volta? Quelli che appena avevano sentore di matrimonio e figli scappavano con la coda fra le gambe,e un sorriso sarcastico?

Essere la migliore amica di Roberto poi, aveva i suoi pro e contro. Il contro più importanza per ordine di fastidio, era il fatto che tutti quegli anni era stata in contatto anche con Edoardo. Cosa che onestamente avrebbe evitato con tutta se stessa. Il piccolo ragazzino biondo e con le fossette faceva parte infatti di una di quelle specie chiamate ‘stronzi’. L’odio per lui non aveva fatto altro che crescere di anno in anno,insieme alla loro età.

Il secondo problema più frequente che le capitava era invece la gelosia dei suoi ragazzi per Roberto. E questo lo trovava decisivamente idilliaco! Certo era un bell’uomo. Molto bello. I suoi capelli si erano inscuriti nel corso del tempo,e aveva iniziato a tenerli corti, per tenerli a bada le diceva,ma lei stessa ammetteva che in quel modo gli stavano decisamente meglio di quando aveva preso l’abitudine di portare i capelli lunghi e a vestirsi da hippy. Aveva un fisico snello,e longilineo,con un eleganza innata, e i suoi meravigliosi occhi verdi erano in perfetta armonia con il suo sguardo sereno e dolce. Era l’uomo ideale,e non avrebbe mai smesso di pensarlo. Anche se purtroppo non c’erano molte speranze che lui si sposasse con lei,o con qualsiasi altra donna al mondo. A meno che entrambi non avessero trovato l’anima gemella entro i quaranta. Che cosa amabile,sapere che il tuo migliore amico ti avrebbe sposata per non farti sembrare una vecchia zitellona agli occhi del mondo.

Quella mattina era uscita di buonumore. Aveva lisciato i suoi lunghi capelli neri,e li aveva tenuti sciolti,fermati da delle forcine per restare sempre in ordine. Aveva indossato una semplice camicetta bianca,con dei pantaloni neri,e delle semplici ed eleganti decolté. UN look professionale,ma non troppo. Prese la sua ventiquattro ore, e uscì di corsa di casa,il più silenziosamente possibile,evitando così di svegliare Marianna. Mentre si dirigeva a lavoro,con a parer suo la sua bellissima automobile,si fermò a prendere due caffè e due cornetti caldi. Avrebbero migliorato di molto la giornata di Roberto,che non era certo sveglio,agile e vigile di prima mattina. Mentre posteggiava e si accingeva a salire le scale sentì improvvisamente squillare il suo cellulare. Chi poteva essere? Chi era così pazzo da chiamarla alle otto del mattino? Aggrottò le sopraciglia e rispose con tono circospetto.

<< Pronto? >>.

<< Penelope? Sono io >>.

<< Ah >>.

Fu l’unico suono che riuscì a dire. Ma certo! Che stupida che era. Era l’uomo con cui usciva ultimamente,avrebbe dovuto memorizzare il numero,appena avrebbe avuto un po’ di tempo,o la voglia,di farlo. L’uomo sembrava sereno,e anche un po’ timido, o almeno così sembrava dalla voce.

<< E da un po’ che non ci sentivamo >>.

<< Già,scusami ma sono stata impegnatissima con il lavoro. Non ho avuto un momento libero >>.

Una gran bella bugia,si disse mentalmente. Dal canto suo non si era neppure accorta,e tanto meno domandata, da quanto tempo non si sentivano. Due giorni? Tre?

<< Già,capisco. A dire il vero avevo pensato che magari non ti era piaciuto uscire con me >>.

<< Oh non dire sciocchezze! >>.

‘Avevo solo dimenticato la tua esistenza per un paio di giorni’.

<< Be meno male! Senti stavo pensando,ti andrebbe di vederci questo fine settimana? Ho un impegno di lavoro all’estero,e resterò via per un po’ di tempo,e ci tenevo a vederti prima di partire >>.

<< Certo,va bene. Però adesso scusami,sarà meglio che mi chiami in un altro momento,sono appena arrivata a lavoro >>.

Disse mentre continuava a salire le scale. Tutto sommato quell’uomo,Eric, era davvero gentile,e non si era poi così annoiata ad uscire con lui. Si l’avrebbe rivisto più che volentieri,anche perché non aveva impegni quel fine settimana,e non le dispiaceva essere oggetto dei desideri di un uomo.

<< Si,scusami. Allora ci sentiamo. A presto >>.

<< A presto >>.

Grande conversazione,borbottò tra sé e sé,entrando definitivamente al giornale.

Ci fu un seguito di ‘buongiorno’ da parte di vari colleghi,e poi finalmente entrò nello studio di Roberto.

Le scappò da ridere davanti l’immagine che le si propinava dinanzi. Roberto in tutta la sua splendida figura stava quasi sdraiato sulla scrivania,con la cravatta slacciata, e i capelli in disordine. Si svegliò di soprassalto quasi subito dopo la sua entrata,era sempre stato sensibile ai rumori quando dormiva.

‘ A differenza mia’,si disse Penelope.

Aveva le occhiaie e lo sguardo assonnato,e un po’ vacuo.

Penelope si fece avanti,e a forza lo raddrizzò sulla sedia.

<< Cosa diavolo hai combinato ieri sera? >>.

Gli chiese con un tono apprensivo,scrutandolo per bene. Gli mise davanti il caffè e il cornetto,poi si andò a sedere sulla poltrona,davanti la scrivania.

<< Allora? Ti sei mangiato la lingua? Ti ho fatto una domanda >>.

<< Ed io ti ho sentito. Dammi almeno il tempo di svegliarmi >> masticò Roberto sospirando.

<< Non sono tornato a casa ieri >>.

<< Di questo me ne sono accorta,anche senza la tua illuminante risposta >>.

<< Sono rimasto qui fino a tardi. Ho bevuto qualche goccio...>>

<< Scusa...ma ieri non dovevi vederti con quel tipo,quello che fa il meccanico? >>.

Roberto emise un lamento,e si gettò il capo all’indietro esasperato.

<< Si,dovevo infatti. Prima che lui mi chiamasse per dirmi che la cosa non poteva funzionare >>.

<< Cosa? Ma è pazzo? >>.

<< No..solo innamorato di un suo amico. O almeno questo è quello che ha detto a me >>.

<< E perché non te lo diceva tre mesi fa? La prossima volta cosa fa? Aspetta il giorno delle nozze per mollare qualcuno? >>.

Roberto non rispose,e Penelope si zittì. Intravide una bottiglia di alcol lasciata a terra,vuota. Non ci voleva certo un genio nel vedere quanto male stava il suo amico. E il saper di non poter fare nulla,oltre che lanciare maledizioni e imprecazioni a quel meccanico fallito,sì, era un fallito perché aveva mollato il suo migliore amico,la rendeva nervosa. O quanto avrebbe voluto vendicarsi. Magari poteva passarci quel pomeriggio,con la scusa di far vedere la sua automobile,e magari mentre lui controllava l’auto avrebbe potuto per sbaglio togliere il freno a mano...

<< Be peggio per lui. E’ un’idiota. E tu sei l’uomo più sexy e intelligente del mondo. Vedrai come si pentirà di averlo fatto! >>.

Roberto le regalò un sorriso rassegnato,e scosse leggermente la testa.

<< E’ ancora troppo presto per questa parte del lavoro >> le disse il giovane,riferendosi alla loro abituale tradizione del ‘ farsi passare una cotta stratosferica,e cominciare ad odiare a prescindere il soggetto’.

Penelope annui.

<< Come vuoi. Allora ci vediamo stasera. A casa tua. Alla fine del lavoro andiamo insieme >>.

<< Non ho voglia di un pigiama party >> le disse ironico,un po’ rincuorato nel saperla al suo fianco,dove era sempre stata del resto. Come avrebbe mai potuto spiegare al mondo, che lei,nonostante fosse così mingherlina,così acida,dispotica e cocciuta,era il suo pilastro?

<< Oh sta un po’ zitto. Ti ho detto che stasera ci vedremo,e noi ci vedremo. Prima dovremo passare dal supermercato,però. In questi casi ci vuole solo una cosa. Cioccolata e gelato. E anche qualche caramella. E una serie di film,dove l’indipendenza della persona in se è importante,e gli stronzi perdono sempre >>.

Lo disse con tale convinzione,da convincere Roberto,e farlo persino sorridere di cuore.

<< Ok,come vuoi. Sbaglio o questo è caffè?>>.

<< Finalmente te ne sei accorto. Ormai è freddo >>.

<< Non mi dispiace >>.

<< Neanche a me >>.

I due finirono la colazione,e Penelope sperò di aver anche solo consolato l’amico. Certo,magari si era interrotta molte volte,per mandare qualche imprecazione al giovane meccanico,ma le veniva spontaneo. Come respirare.

Alle otto e trenta,era seduta nella sua scrivania,fuori dallo studio di Roberto, a compilare dei moduli,e rispondere al telefono. Roberto aveva bisogno di tempo per ricomporsi,e mostrarsi sereno,e lei sarebbe stata al suo gioco. Almeno in ambito lavorativo. Doveva aiutarlo a reagire,anche se sapeva che era ancora troppo presto,non poteva certo vederlo in quello stato e restare impassibile.

Il telefono squillò per l’ennesima volta,risvegliandola dal tuo torpore.

<< Buongiorno,studio giornalistico ‘La Notizia’ ,come posso esserle utile?>>.

<< Oh Penelope,sei tu! Hai una voce totalmente diversa per telefono,come stai piccola?>>.

Penelope sorrise di cuore riconoscendo la voce gioiosa e dolce dei Signor Conti. Be come non essere felici di sentirlo? Era come un secondo padre per lei.

<< Giacomo! Che piacere sentirla. Sto magnificamente,e lei?>>.

<< Suvvia,ti ho già detto di darmi del tu. Siamo di famiglia noi,o sbaglio? Bene..almeno per il momento. Non e che mio figlio ti sta strapazzando troppo vero?>>.

<< Assolutamente. Anzi. Lo sa com’è fatto. Fosse per lui la giornata lavorativa comincerebbe alle undici,per permettere a tutti di dormire di più!>>.

<< Ma senti ancora nessuna proposta da nessuno dei miei figli,vero?>> le disse con malizia.

Penelope arrossì,come faceva sempre del resto,davanti le bizzarre idee dell’uomo. Secondo lui,lei non era di famiglia solo perché era cresciuta praticamente in casa sua,ma anche perché la considerava come la sua futura nuora,in quanto da un paio di anni a quella parte si premurava di chiederle sempre se uno dei suoi due figli si fosse deciso a chiederle di sposarlo. Ma sapevano entrambi che lui si riferiva solo ad un figlio,poiché di sicuro non rientrava nei gusti di Roberto.

<< Signor Conti! Quando la smetterà con questa storia?!>>.

<< Quando accadrà,finalmente. Di questo passò toccherà a me sposarti!>>.

Penelope rise di gusto.

<< Ma lei è già sposato!>>.

<< Già,e con la donna di mezz’età più bella del mondo>> le disse con voce sognate.

<< Non dirle che te l’ho detto però>>.

<< Ma ha detto una cosa talmente carina!>>.

<< Se sapesse che l’ho associata a mezz’età,chiederebbe immediatamente il divorzio >>.

Penelope rise ancora.

<< Comunque sei molto efficiente come segretaria. Mi fa sempre piacere chiacchierare con te. Da quanto tempo non ci vediamo? Un paio di mesi?>>.

<< Credo più o meno una settimana,signore>>.

<< Ah,sapevo che si trattava di tantissimo tempo. E quando verrai a cena da noi? Che ne dici di venire,insieme a Roberto,questo fine settimana?>>.

Stava per accettare,senza rifletterci su,quando ripensò alla chiamata di Eric,di quella mattina. Quindi con sua immensa tristezza dovette dire di no.

<< Purtroppo questo fine settimana non posso. Sono già impegnata,ma mi andrebbe benissimo per la prossima settimana>>.

<< Impegnata? Che genere d’impegno? Le uniche persone con cui esci nei fine settimana sono mio figlio,e Marianna>>.

<< Devo vedermi con...un amico,signore>> disse titubante.

<< Oh >>.

Per un momento ci fu il silenzio più totale,poi l’uomo riprese la conversazione.

<< Questa cosa non mi piace,voglio che tu lo sappia. Ma fin quando si parla di un amico,non mi agiterò troppo,d’accordo? Però per farti perdonare dovrei venire a cena anche la prossima,prossima,settimana>>.

Penelope si tranquillizzò e sospirò.

<< Come vuole,signore>>.

<< Perfetto. Roberto è libero al momento? Avrei un grande favore da chiedergli >>.

<< Oh si,aspetti un secondo solo >>.

Penelope si alzò e bussò alla porta di Roberto.

<< Si?>> le rispose l’uomo,apparentemente calmo e sereno.

<< C’è tuo padre in linea,dice che ha un favore da chiederti,te lo passo?>>.

<< Si fai pure>>.

Tornò alla sua postazione e riprese la cornetta.

<< Arrivederci Signor Conti >> disse prima di premere il tasto per passare la conversazione al telefono nello studio del suo amico.

Penelope rimase immersa nel lavoro più totale fino al primo pomeriggio. Aveva saltato la pausa pranzo,proprio come Roberto,ma neanche se n’era accorta. Le capitava spesso,ed erano rare le volte in cui faceva un vero e proprio pasto. Roberto,che le faceva compagnia spesso,era un tipo precisino,che teneva tantissimo al mangiar sano,e a poco a poco anche lei aveva preso quest’abitudine,riuscendo anche a perdere dei chili in più,che le erano sembrati impossibili da togliere.

Alle cinque aveva finito di compilare tutte le scartoffie,e di rispondere alla moltitudine di chiamate. Mentre si alzava però il telefono squillò,e lei sospirando rispose.

<< Buongiorno,studio giornalistico ‘La Notizia’ ,come posso esserle utile?>>.

<< Salve,sono la signora Caponetto. Chiamo per dirle che ho appena visto Michael Jackson nascondersi in una casa abbandonata vicino alla mia>>.

‘ Ci risiamo!’,penso Penelope, La signora Caponetto chiamava ogni santo giorno,e ogni giorno cambiava il nome della celebrità che vedeva aggirarsi vicino casa sua. Era stressante parlare con quella donna,anche perché non poteva di certo darle corda.

<< Oh,sì. Salve,signora. Grazie per averci informato,manderemo qualcuno ad indagare sul posto >>.

<< Ma manderete qualcuno subito,spero>>.

<< Faremo il possibile,ma non le assicuro niente per oggi. Grazie comunque per la soffiata,ce ne ricorderemo >>.

Neanche il tempo di finire la frase,che la Signora Caponetto le chiuse il telefono in faccia.’Che caratteraccio’,pensò.

Si disse che per quel giorno aveva fatto tutto quello che c’era da fare,domani avrebbe finito poi con calma di leggere alcuni articoli,e i ragazzi si stavano occupando già della presentazione del giornale per il giorno dopo. Non era preoccupante andarsene un po’ prima e lasciare il resto del lavoro nelle loro mani,era sempre stata convinta che era tutte persone competenti e capaci,e che non c’era nulla di guadagnato nel trattarli freddamente e con superiorità,quando ammetteva sempre che il vero lavoro alla fine di tutto lo facevano solo loro.

Prese la borsa,e bussò allo studio di Roberto. Non si era fatto vivo per tutto il giorno,e la cosa la preoccupava,dato le sue condizioni mentali di quel giorno. Lo trovò seduto a scrivere al suo portatile,e sorrise a quella scena. Se c’era anche solo una cosa che avrebbe risollevato il suo morale,quello era senz’altro scrivere. Se solo si fosse deciso a mandare un suo romanzo a qualche casa editrice!

<< Posso? Sono le cinque,pensavo che potevamo anche smettere di lavorare per oggi>>.

<< Si,scusami. Oggi non sono riuscito a fare nulla. Mi sono messo a scrivere,e...>>.

<< Non preoccuparti,continua se vuoi,posso aspettare>>.

<< No,ormai mi hai rovinato l’atmosfera!>> le disse giocoso,chiudendo il portatile e alzandosi.

<< Che sfrontato! Mi chiedo ancora perché ti sto dietro!>>.

<< Perché mi ami,altrimenti perché?>>.

<< Questa è la tua fortuna,giovane Conti,ma non abusarne>>.

Roberto si alzò,e l’affiancò. Ero alto poco più di lei,e questo non la faceva sentire insignificante,come invece spesso le accadeva quando incontrava certi pilastri enormi.

Roberto le passò il braccio intorno alle spalle,sorridendo. I loro colleghi,e sottoposti nel caso di Roberto,gli augurarono una buona serata,soddisfatti di vedere sano e salvo il loro capo,che non si era fatto vivo per tutto il giorno. Roberto era l’anima di quel posto,e quando mancava,c’era un grande vuoto intorno a loro.

<< Hai parlato con tuo padre?>>.

<< Sì...>> rispose incerto Roberto.

Brutto segno,memorizzò Penelope. Roberto non era mai incerto,a meno che le stesse nascondendo,o provando a nasconderle,qualcosa.

<< Eh?>>.

<< E cosa?>>.

<< E cosa ti ha detto?>>.

<< Da quando in qua ti racconto ogni minima cosa della mia vita?>>.

<< Da quando avevi dodici anni. Non da quella parte,andiamo con la mia auto >>.

<< Non ti racconto sempre tutto. E smettila di chiamare quella cosa con cui vai in giro,auto>>.

<< Si che lo fai. Ed è una delle tante cose splendide del nostro rapporto. Di poche cose evitiamo di parlare,ad esempio di quel troglodita di Edoardo,e della mia auto. E’ una macchina,chiaro? La mia bellissima auto>>.

<< Quella vecchia carrozza non viene più classificata come auto dal 1990,credo. Perché ti ostini a tenerla,e non ne compri una nuova?>>.

<< Sai quanto l’ho desiderata,sarebbe come se io ti provassi del tuo portatile e di tutte le tue storia. E non mi convinci comunque a cambiare discorso così. Cosa ti ha detto tuo padre?>>.

<< Quando fai così sei peggio di una di quelle moglie che vogliono sapere anche quante volte respiri nell’arco della giornata!>>.

<< Quante volte hai respirato oggi?>>.

<< Cosa?>>.

<< Sto scherzando. Se non vuoi dirmelo,pazienza>>.

A dire il vero moriva dalla curiosità di saperlo,ma sapeva che questo era il metodo migliore per portare Roberto a parlargliene. Infatti sospirò,e scosse il capo.

<< Ti rovinerei la serata >> si lasciò sfuggire Roberto,amaramente.

<< Lo sapevo! Allora avevo ragione a pensare che mi stessi nascondendo qualcosa!>>.

<< Si,certo Sherlock Holmes. E farei anche bene a non parlartene,se sapessi che tu non inventeresti la qualsiasi cosa per farmi parlare. Saresti capace anche di farmi ubriacare>>.

<< Questa è la sottile arte dell’investigazione,mio caro >>.

<< No,queste sono minacce>>.

<< Sali in macchina,è meglio >>.

Salirono sull’auto di Penelope,e Roberto non riuscì a trattenere una smorfia. Perché teneva ancora quella ‘cosa’,era un mistero per lui. Se c’era qualcosa che mancava senza alcun dubbio a Penelope,era gusto per le auto. E anche per gli uomini. Penelope fece finta di non vedere la sua smorfia.

<< Ho saputo da mio padre che siamo a cena da loro la prossima settimana,e anche quella dopo >>.

<< Oh sì. Sai come vanno queste cose. Tuo padre ci invita,ed io non riesco mai a dirgli di no >>.

<< Mi ha detto anche ti tenerti d’occhio,perché questo fine settimana devi vederti con qualcuno >>.

<< Si. Devo vedermi con quell’uomo con cui mi vedo da un po’>>.

<< Quell’uomo? Non ha un nome?>>.

<< Certo che ce l’ha. E’ Eric >>.

<< Oh almeno stavolta ricordi il suo nome>>.

<< E’ successo solo una volta >> dissentì Penelope. Roberto la prendeva spesso in giro,per gli uomini con cui usciva,e vedeva sempre del trionfo nel suo sguardo quando le sue storie avevano fine. La cosa che lo divertiva di più,però,era lei. Non ricordava quasi mai i nomi degli uomini con cui usciva,e dopo la prima sera,perdeva interesse verso di loro,dimenticando persino gli appuntamenti. Ma cosa poteva farci? Non era colpa sua,se non aveva ancora incontrato qualcuno capace di sconvolgerle la vita. E non in senso letterale del termine. Eric,lo ricordava anche perché era fisicamente il suo ideale di uomo, e anche caratterialmente non sembrava male.

<< E il cognome?>>.

<< Cosa sono,la sua carta d’identità per caso?>>.

<< Ed ha...>>.

<< Trent’anni?>>,

<< Riprova,sarai più fortunata>>.

<< Non può essere più grande!>>.

<< Di poco>>.

<< E tu come fai a saperlo?>>.

<< Sai,io ascolto le persone quando mi parlano. Non sono nel mondo dei sogni come te>>.

<< Sarà>> borbottò la diretta interessata.

<< E che lavoro fa?>>.

<< Questa la so’!>>.

<< Sono tutto orecchi>>.

<< L’avvocato!>>.

<< E’ un medico!>> sbottò Roberto,cominciando a ridere fino alle lacrime. Penelope mise il broncio,sapendo perfettamente di non sapere nulla,dell’uomo con cui usciva,o perlomeno lui le aveva detto queste cose,anche a Roberto,probabilmente quando si erano incontrati la prima volta in un locale,ma l’aveva rimosso,e dimenticato in men che non si dica.

Penelope continuò a guidare in silenzio,fermandosi al primo supermercato sulla strada. Lei e Roberto entrarono,e notò con piacere che molte donne,povere ingenue,guardavano di sottecchi quel gran bel ragazzo del suo migliore amico.

Il telefono del giovane squillò, e con discrezione si allontanò leggermente da lei. ‘ Cattivo segno ’. Riempì comunque il carrello di dolciumi vari,caramelle di tutti i tipi,facendo doppia scorta delle coca-cola,erano le uniche caramelle che le piacevano,prese anche qualche sacchetto di patatine,e infine arrivò nel reparto dei surgelati,in cerca dei gelati.

‘ Per smaltire tutto questo dovrò mangiare insalata per un mese intero!’,pensò di buonumore. Le piaceva mangiare,non lo nascondeva,anche se poi era meno piacevole andare a correre tre volte la settimana,di primo mattino,per diverse miglia (non riusciva a correre di più),e fare addominali che la lasciavano sempre dolorante e senza fiato.

Vide Roberto fare ritorno,proprio mentre metteva nel carrello due vaschette di gelato.

<< Finalmente>>.

Lo vide tutto trafelato,e leggermente agitato.

<< Ho bisogno di parlarti >>.

A quelle parole si agitò,insomma chi non si sarebbe agitato al posto suo?

<< Che c’è?>>.

<< Hai presente quello che volevi sapere? Della conversazione con mio padre?>>.

<< C’è bisogno di sedermi?!>> sbuffò Penelope impaziente.

<< Se solo fosse possibile non sarebbe male,come idea >>.

Penelope lo guardò storto,e Roberto si decide finalmente a parlare.

<< Te ne avrei parlato domani, o magari stasera mentre dormivi ed eri troppo stanca per agitarti. Ma ho ricevuto la conferma in questo momento>>.

<< Oh fantastico. Mi volevi fisicamente stanca per evitare di essere picchiato>>.

<< Esatto>>.

<< Posso sempre rimediare adesso>>.

<< Tanto,peggio di così>>.

<< Ti vuoi muovere a parlare?!>>.

<< Ok. Diciamo solo che...la prossima settimana ci sarà una nuova assunzione al giornale>>.

<< Cosa? Chi dovremo assumere? E per quale motivo?>>-

<< Edoardo>>.

Penelope strabuzzò gli occhi,ed ebbe un leggero mancamento,aggrappandosi con forza al carrello stracolmo.

<< Dimmi che stai scherzando>>.

<< No>>.

<< Ma non è in America,lui?>>.

<< Si,però...diciamo che ha combinato un bel po’ di guai nelle società di papà. A dire il vero molti. E’ riuscito a far fallire la società di gelati,quella che rendeva papà felice,ti ricordi?>>.

<< Parlava continuamente di quella società. Era così orgoglioso di essersi esteso. Come diavolo è riuscito a farla fallire?>>.

<< Non chiedermelo>>.

<< Ma perché deve venire al giornale? Volete far fallire anche quello?>>.

<< No...ma papà vuole punirlo>>.

<< Vuole punire lui,o me?>>.

<< Dai. Edoardo voleva rimanere in America,sai com’è>>.

<< Certo che lo so’! Quel pallone gonfiato si sarà dato alla pazza gioia,avrà dato spettacolo,e sarà stato sul punto di sposarsi un centinaio di volte!>> sputò con rabbia quelle parole velenose. Edoardo era l’uomo più insopportabile del pianeta.

<< Sta di fatto che papà lo rivuole qui. Ha già pensato a tutto. Mi ha detto di occuparmi di lui,di dargli una lezione come si deve>>.

<< Usa la cinghia,forse è l’unica cosa che potrebbe funzionare su una testa vuota come la sua!>>.

Roberto si trattenne dal ridere,e cerco di restare serio.

<< Voglio che te ne occupi tu>>.

<< Io? Di picchiarlo,intendi?>>.

<< No. Di occuparti di lui. Voglio che sia sotto la tua mole. Sei l’unica capace di farlo ragione,delle volte,e sai che per quanto faccia sempre di testa sua,tiene sempre in conto le tue parole. Sei l’unica a cui posso affidarlo,perché sei capace di raddrizzarlo,ed è una cosa che neppure io sono in grado di fare>>.

<< Dovrò comprarmi uno di quei cosi che ti mandano scariche elettriche!>>.

<< Hai carta bianca. Trattalo come sai fare>>.

<< Completamente alle mie dipendenze? Mi stai dicendo che posso rendergli la vita un inferno?>>.

<< Si,è quello che ti dicendo>>.

<< Perfetto>>.

Virò con il carrello, in certa di un altro reparto.

<< Cosa stai facendo?>>.

<< Cerco gli alcolici,ne ho pur sempre bisogno>>.

 

 

  
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