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Autore: Naco    28/05/2004    1 recensioni
Una voce, un sogno, un'ombra che si allontana. Per Sabrina l'alba è un momento speciale, tra il sogno e la realtà. E forse un'alba come questa la porterà a scoprire cos'è la felicità?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA PESSIMA MATTINATA

UNA PESSIMA MATTINATA

Sabrina aprì gli occhi e il solleone l’accecò. Si coprì gli occhi con una mano e cercò la sveglia sul comodino.

   -Le nove?!- esclamò balzando in piedi, gli occhi ancora umidi di lacrime.

   Scese giù in cucina, ma già sulle scale la colpì un forte odore di caffè.

   –Molto strano, non è orario. Ci sono ospiti!- concluse a se stessa. 

   Corse in cucina, curiosa di conoscere l’identità del visitatore, ma sulla soglia si fermò di scatto.

   Seduto sulla sedia, mentre sorseggiava il caffè in compagnia dei suoi genitori e di un altro signore c’era… LUI!

   -B… buongiorno.- salutò.

   Tutti si voltarono per risponderle, meno che lui. Sabrina lo fissò e si sorprese che lui la stesse guardando. Continuò a sostenere il suo sguardo e gli andò incontro con gli occhi che lanciavano fiamme.

    Potresti almeno rispondere!- esclamò fredda.

   Lui la guardò indifferente –E perché? Ti conosco forse? Non so neanche il tuo nome! Io non saluto chi non si è prima presentato.

   -Si saluta per buona educazione non perché una persona si conosce o meno!

   La signora Mancini, notando la discussione che era nata fra i due giovani non potè fare a meno di intervenire.

   Ma allora vedo che già vi conoscete!- disse allegramente –Sabrina, lui è Alessandro; Alessandro, lei è Sabrina. Alessandro sarà nostro ospite per un po’ di tempo. Spero che possiate diventare amici…

    Aveva terminato la frase abbassando il tono della voce piena di perplessità. Non sapeva come i due ragazzi si fossero conosciuti, ma era ben evidente che tra loro non era scoppiato il classico “colpo di fulmine”. Guardò gli occhi di sua figlia e si stupì di trovarci tanto odio quanto mai avesse potuto immaginare potesse provare.

 

Il campanello squillò quando Sabrina aveva appena terminato la sua colazione. Corse ad aprire, contenta di uscire da quella stanza divenuta all’improvviso così asfissiante. 

   Da quando era scesa in cucina, lei era stata costretta a restare lì e a sentir parlare sempre e solo di Alessandro.

   Aveva così scoperto che lui era originario di Cagliari e che aveva intrapreso gli studi scientifici, raggiungendo sempre i massimi voti. Era tuttavia un ragazzo chiuso e taciturno e i genitori avevano deciso di mandarlo per un po’ di tempo lontano dal suo ambiente, perché si aprisse di più agli altri. Lo zio, che era un vecchio amico di università di suo padre, gli aveva quindi chiesto se avrebbe potuto ospitarlo “finché non fosse diventato più espansivo”. Praticamente volevano liberarsi di lui per sempre, pensò subito Sabrina.

   Il campanello squillò una seconda volta e Sabrina si offrì di andare ad aprire –Che pessima giornata!- si ritrovò suo malgrado a pensare.

   -Cosa ti è successo Sabrina? Hai l’aria stravolta!- chiese preoccupata Valentina, la sua migliore amica, quando questi entrò ed ebbe notato il volto pallido e stanco dell’amica.

   Valentina era la sua più cara amica dai tempi delle medie. Benché avessero scelto indirizzi diversi, Sabrina il liceo classico, Valentina lo scientifico, la loro amicizia continuava ad essere forte. D’estate passavano tutto il tempo insieme ai loro amici della “summer band” –come avevano deciso di chiamarsi benché, in effetti, si incontrassero sia d’estate sia in tutte le altre stagioni.

   A quella domanda Sabrina non riuscì a resistere e fra le lacrime iniziò a raccontarle tutto ciò che era accaduto quella mattina, mentre l’amica pensierosa la lasciava sfogare fra le sue braccia.

   Guardò verso la cucina e sorprese Alessandro che le osservava impassibile.

   Valentina gli rispose con uno sguardo gelido.

   –E’ lui?- chiese infine.

   -Si - rispose guardando nella sua direzione –non so cosa fare. Mia madre vorrebbe che lo presentassi agli altri, ma io non voglio neanche parlargli.

   -Non puoi farci nulla, anzi prima lo fai prima finirà. Sai che facciamo? Io vado a riunire gli altri per un’assemblea straordinaria e tu fra un po’ lo porti da noi. Ok? Ci vediamo.- disse e uscì.

   Sabrina si asciugò gli occhi e tornò in cucina, decisa a fare come le aveva suggerito Valentina.

   -Coraggio- si disse –Male che vada mi dirà qualche brutta parolaccia.

 

-Alessandro posso parlarti?- gli chiese infine trascinandoselo dietro senza aspettare la sua risposta.

   Arrivarono in soggiorno, nonostante il ragazzo tentasse in tutti i modi di divincolarsi.

   –Insomma cosa vuoi da me?- chiese spazientito quando lei lo lasciò.

   -Ascoltami bene- disse Sabrina. I suoi occhi erano talmente seri che Alessandro non ebbe il coraggio di interromperla –Tralasciando quello che è successo stamattina, e non voglio neanche più pensarci, devo comunque dire che sei un ospite, perciò ho il dovere di essere gentile con te. Ho promesso a tuo zio che ti avrei aiutato ad ambientarti, quindi ho deciso di… di venirti incontro. L’unico modo che conosco per farti socializzare qui è di presentarti gli altri componenti della “summer band”.

   -Summer band?

   -Siamo un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze, dei quali faccio parte anch’io. Scegliti da solo gli amici, chi ti sarà più simpatico, chi meno. Questo è tutto quello che posso – e voglio- fare per te.

   -D’accordo - rispose accondiscendente – Ma sia ben chiaro non voglio che t’intrometta più nelle mie faccende, ok?

   -D’accordo - rispose seria –Adesso, coraggio, vieni con me.

 

   
 
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