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Autore: Red Robin    07/08/2012    7 recensioni
Un ristorante, ecco dove era stato portato il ragazzo dall'insolita capigliatura verde. Ormai erano giorni che non mangiava, e, dopo aver liberato dei mercanti da due aguzzini grazie alle sue abilità da spadaccino, in cambio del favore gli era stato offerto un pasto. All'inizio non sapeva che il suo pranzo sarebbe stato preso nel mare, tanto che ci aveva quasi rinunciato, convinto che lo avrebbero messo a pescare; poi, con suo sommo stupore, si era ritrovato come se nulla fosse in mezzo al mare, dove aveva visto levarsi l'insegna di un ristorante completo di tre piani.
[ZxS]/[SxZ] - (A scelta del lettore)
Salve ragazzi!
Anche voi vedere ZxS o SxZ??
Bene! Questa è la FF giusta! Qui si narra il primo 'Vero' incontro tra i due, molto prima dell'arrivo di Rufy, se siete curiosi entrate!
N.B.: Rufy e gli altir arriveranno alla fine della fic, quando la storia s'intreccerà con l'inizio di One Piece. in oltre la storia motiverà molti dei loro comportamenti e delle frasi dette molto fraintendibili ^^^
Please sostenetemi in moti recensendo, al fine di non interrompere la storia se è di vostro gradimento ^^^
[Altro pg: Zeff, I Cuochi]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti, Zeff | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Ormai ci sto a rota con le note v.v 
Per chi non avesse capito, è uno Spin Off di Op... interamente ZoSan. Scusate, ma anche se non mi piace fare AU del genere, non ho resistito v.v 
Prima di andare avanti, vorrei precisare che la storia non sarà shota, i personaggi sono tutti maggiorenni, o comunque hanno raggiunto un’età legale per poter almeno stare assieme v.v 
Vi prometto che leggendola non vi pentirete, soprattutto voi fan del ZoSan e chi vuole anche SanZo (Non mi piace ma non avrà un preciso orientamento, o almeno presumo che ognuno possa vederci il seme e l’uke che voglia <3)


ATTENZIONE: I personaggi potrebbero rivelarsi alcune volte OOC essendo uno spin off e loro molto più giovani!

 

 

 

First meeting


 

 

 

 


Un ristorante, ecco dove era stato portato il ragazzo dall’insolita capigliatura verde. 
Ormai erano giorni che non mangiava, e, dopo aver liberato dei mercanti da due aguzzini grazie alle sue abilità da spadaccino, in cambio del favore gli era stato offerto un pasto. All'inizio non sapeva che il suo pranzo sarebbe stato preso nel mare, tanto che ci aveva quasi rinunciato, convinto che lo avrebbero messo a pescare; poi, con suo sommo stupore, si era ritrovato come se nulla fosse in mezzo al mare, dove aveva visto levarsi l'insegna di un ristorante completo di tre piani. 
Il Baratie, il nome del posto, sembrava essere a tutti gli effetti un'imbarcazione, e a giudicare dalle navi ormeggiate era ben più di un’isola di salvataggio, giacché era probabilmente un luogo ben conosciuto, e in cuor suo aveva sperato non si trattasse uno di quei luoghi ‘snob’ dove ogni piatto era guarnito di cibo che sarebbe andato sprecato. Non che gl’importasse, ma non era mai stato molto felice di dover stare attento persino a come pulirsi la bocca né del vociferare di non avere l’abito giusto. In fondo lui indossava un semplice paio di pantaloni neri, degli stivali, una canotta bianca e il suo fedele haramaki verde. 
Legato al fianco aveva tre spade di cui andava orgoglioso, e avrebbe preferito non separarsene una volta entrato. 
-Ecco qui.- gli disse, una volta attraccati, il Capitano, un uomo dall’aspetto tarchiato e la barba lunga brizzolata, -Puoi andare, ragazzo.- 
-E per i soldi?- chiese il giovane spadaccino con fare guardingo. -Mi è stato offerto un pranzo.- ricordò, facendo ridere di gusto l’uomo. 
-Hai ragione, ragazzo.- confermò quello, tirando dalla tasca un portamonete di stoffa. -Sono cinquanta Berry, dovrebbero bastare.- gli fu detto prima che gli venisse messo in mano il sacchetto. -Credo che con i soldi delle taglie potrai pagarti un passaggio per il ritorno, noi dobbiamo andare.- salutò così il giovane, che fece loro cenno con una mano prima di saltare sul ponte del ristorante ed entrare senza indugi. 
Rimase sorpreso nel vedere la grandezza della sala. Anche se si era aspettato che si trattasse di un ristorante di lusso, mai avrebbe immaginato che una nave ristorante nell’oceano potesse avere quelle dimensioni. Venne immediatamente accolto da un uomo rasato con un fazzoletto arrotolato in testa. 
-Benvenuto, caro cliente!- disse, aggiungendo un “Faccia da totano lesso” sottovoce, facendo accigliare il ragazzo. 
-Che? Voglio un tavolo.- 
-Ehi, ma i soldi ce li hai, ragazzino?- chiese l’uomo, guardingo, facendo innervosire il giovane spadaccino. 
-Per chi mi hai preso? Non vado in giro a rubare cibo. Dammi un tavolo.- insistette in tono più alto, tanto da richiamare l’attenzione degli altri commensali e dei camerieri, prima che dal piano superiore scendesse un ragazzo biondo con una sigaretta tra le labbra. 
-Che cavolo succede qui? Zeff ha detto di sbattere fuori tutti i rompiscatole che ha da fare.- commentò, uscendo dal locale per poi accendersi la sigaretta, mentre quell’uomo rasato sembrò grugnirgli contro prima di tornare a osservare il nuovo arrivato. 
-Allora? Ce li hai i soldi, ragazzino?- insistette. 
-Ti ho detto di sì, sei sordo?- obbiettò il giovane dalla capigliatura verde. 
-Cinquanta Berry non bastano.- 
-E io ti dico che ho altri soldi.- rimbrottò. -Ora fammi mangiare, ho fame.- insistette. Bastarono pochi minuti prima che il ragazzo si ritrovasse fuori dal ristorante, occhi negli occhi con quelli azzurri del biondo che, con un fil di fumo che gli usciva dalle labbra, lo osservava. -Beh? Che hai da guardare?- sbottò lo spadaccino, rialzandosi. 
-Non dovresti parlare così a chi ti darà un buon piatto di ramen, sai?- ironizzò il biondo con un po’ di nervoso. -Fammi finire questa.- disse, alzando la sigaretta per mostrargliela. -E mangerai anche tu.- 
A quel dire il giovane si accigliò.  -Di', sei scemo, per caso? Sei solo un ragazzino, proprio come me.- sembrò fargli notare. 
-Sta' zitto, scemo, sono un cuoco anche io, sai.- gli rispose il biondo con uno sbuffo. -Tu sei uno spadaccino, no?- 
-Sì. Diventerò il migliore.- affermò il giovane senza esitazione, facendo sorridere l’altro. 
-Non sei credibile nemmeno tu.- lo prese in giro. -Quindi siamo pari, aspetta un attimo e ti porto del ramen.- 
-Voglio degli onigiri.- rimbrottò il nuovo arrivato, risoluto, facendo accigliare il biondo. 
-Ehi, non credo che tu sia nella posizione di fare richieste. Sei affamato, accetta quello che uno ti offre.- gli disse, prima di venire interrotto dalla voce di un uomo che, indossando un cappello da cuoco altissimo, se ne stava affacciato al balcone del piano superiore. 
-Sanji! Smettila di fumare quella robaccia e torna al lavoro! Abbiamo dei clienti!- venne richiamato in tono burbero. 
-Sta' zitto, vecchio! Anche io ho diritto ad una pausa come tutti gli altri!- strillò, decidendo di buttare il mozzicone in acqua e di rientrare senza fare troppe storie nonostante fosse contrario, mentre gli occhi verdi dello spadaccino lo fissarono. 
-Ehi, e tu ti fai trattare così?- chiese quello a braccia conserte, ma il cuoco si limitò a guardarlo di rimando e a fare spallucce. 
-Dai, entra, la tua ordinazione la prendo io.- gli disse senza troppi ripensamenti. -Ci penso io a quell’idiota di Paty, i suoi piatti fanno anche schifo.- commentò, aprendo la porta del ristorante e aspettando il ragazzo. -Andiamo, non ho tutto il giorno.- lo spronò, per poi vederlo entrare nel locale prima di lui, tanto che il biondo chiuse la porta con un sospiro.
-Sanji! Che cavolo stai facendo? Io quello lì l’ho buttato fuori!- lo aggredì il cuoco che il giovane spadaccino aveva incontrato pocanzi, venendo ignorato dal ragazzo. 
-Sta zitto, Paty, i soldi li ha... e di certo non sarai tu a cucinare per lui, o gli provocherai un'intossicazione alimentare se gli servirai le tue schifezze.- replicò prima di raggiungere un cameriere e ordinargli di far arrivare a lui le ordinazioni dello spadaccino. 
-Chi cavolo ti credi di essere, moccioso insolente? Pensi di potermi parlare così solo perché il capo non ti ha ancora sbattuto fuori?- 
-No, so di poterti parlare così perché sei il peggior cuoco di questo ristorante.- obbiettò, incamminandosi verso la scala.  -E forse vederti bighellonare fuori dalle cucine mi rincuora. Se non altro meno clienti avranno intossicazioni alimentari, minor pubblicità negativa avremo.- lo schernì, salendo ormai le scale per sparire al piano superiore, seguito da quell'uomo, sicuramente pronto a protestare.

-Sanji! Quante volte ti ho detto di non fumare quella robaccia? Ci hai messo troppo tempo a salire su, quando ti chiamo devi scattare, marmocchio!- urlò l’uomo dai baffi biondi al ragazzo appena salito. 
-Non chiamarmi marmocchio, vecchio! Anche Paty era giù e cacciava i clienti con i soldi.- protestò, afferrando una pila per riempirla d’acqua. 
-Quel ragazzino aveva solo cinquanta Berry.- volle precisare immediatamente l’uomo in risposta all’occhiataccia ricevuta dal capo.
-Ma non mangia da giorni! Che razza di cuoco sei?!- gli ripose prontamente il minore, venendo però colpito in testa dal grande cappello del proprietario. 
-Non devi far entrare i clienti senza soldi!- gli venne urlato contro da quest’ultimo, che si affiancò a lui. -Che intenzioni hai?- 
-Appena finito di mangiare lo butterò fuori io stesso.- obbiettò. 
-Sai bene che non ha soldi.- gli fece notare l’uomo, cercando di guardare il ragazzo, che non si scompose più di tanto. 
-Vorrà dire che sarà mio ospite. Non è cattivo.- concluse il biondo, decidendo di puntare il suo sguardo celeste sull’uomo, il quale decise d’ignorarlo con protesta di Paty. 
-Ma, Capo, Sanji ha…- cercò di farsi ascoltare senza successo, tanto che una mano gli impose il silenzio. 
-Sta’ zitto, decido io. Lasciagli fare quello che vuole.- ordinò, facendo sorridere il ragazzo -Hai anche tu del lavoro da fare, vedi di muoverti.- gli fu detto, chiudendo il discorso non prima di aggiungere un ultimo ordine rivolto al minore. –Sanji, indossa la divisa.-  


Nel frattempo, al piano inferiore, il ragazzo dalla capigliatura verde, guardandosi intorno con soggezione, se ne stava seduto compostamente al tavolo, le sue katane erano ancora appese fedelmente al suo fianco. Non era stato spesso in locali di lusso, forse una volta o due con i suoi genitori, ma non ne era sicuro. Presto gli venne portato da bere, per poi seguire gli onigiri richiesti, stupendosi in un primo momento, sostituendo sul volto sorpreso un ghigno. 
“Alla fine mi ha dato retta.” commentò tra sé e sé, per poi rivolgersi al cameriere che continuava a fissarlo. 
-Che c’è? Vuoi qualcosa?- domandò un po’ infastidito, mentre quello si avvicinò di poco, chinandosi verso di lui. 
-Il Capo mi ha detto di riferirle che dopo questo pasto sarebbe gradito vederla fuori di qui, mentre Sanji, il cuoco mi ha detto di riferirle di ordinare quello che vuole.- 
Accigliandosi, il ragazzo guardò l’uomo. Sanji, a quanto aveva sentito, era quel ragazzo che fumava fuori sul ponte. -Dì un po’, tu, sei serio?- chiese -Secondo te cosa dovrei fare?-
A quella domanda il cameriere sembrò deglutire, impaurito. -Beh… a dire il vero io preferirei che se ne andasse, non gradirei assistere all’ennesima rissa della giornata…- 
-Ennesima rissa? Lo dici come se qui fosse frequente.- lo interruppe il minore. Insomma era o non era un locale di classe? Si chiese, le risse non sarebbero dovute essere contemplate… o forse no? 
-Beh… vede, qui passano molte persone e molti sono pirati, e i nostri cuochi non amano vedere chi non paga e scoppiano risse. La gente qui viene anche per questo... e vedendo le sue spade credo che verrà presto preso di mira, e il Capo non ama che gli si sfasci il mobilio.- commentò. 
-E Sanji?- chiese divertito il ragazzo. -Se lui è soltanto un cuoco, con quale diritto mi offre di mangiare qui senza dovermi preoccupare?- 
-Sanji… è uno dei migliori cuochi, e, anche se il Capo gli ha lasciare preparare il suo piatto, credo verranno preso alle mani. Se ne vada.- spiegò, concludendo con la sua richiesta senza mezzi termini, eppure tutto quello che ottenne fu solo la risata del giovane davanti a sé, il quale non si degnò di abbassare il tono o  mantenere un contegno, tanto che l’eccesso gli fece sbattere un pugno sul tavolo più volte nel ridere di gusto. 
-Divertente! Credo proprio che resterò per vedere cosa accadrà, di’ al cuoco di cucinarmi quello che vuole, io sarò qui ad aspettare finché non mi sarà calato l’appetito. E digli di prepararsi, perché forse resterò anche per cena.- il ragazzo informò in quel modo il cameriere, che, gemendo, girò su se stesso per informare le cucine del desiderio del cliente. Cosa che in cucina non piacque molto. 
Il ragazzo in sala aveva mangiato montagne di cibo, aveva visto molti clienti andare e venire e il cameriere chiedergli a ogni portata di andarsene, per non finire in un litigio, finché non tirò in terra il proprio grembiule, decidendo persino di andarsene. Per questo il giovane si sentì in colpa, ma presto venne servivo dal cuoco stesso, il quale con un sorriso gli disse di non preoccuparsi, perché era raro che un cameriere durasse più di due giorni in quel ristorante. E quasi quest’ultimo lo avrebbe ringraziato, se solo non avesse trovato lo spadaccino ancora seduto al tavolo una volta arrivato l’orario di chiusura, lasciandolo accigliato. Decise infine di raggiungerlo, decidendo di sedersi davanti a lui. 
-Hai mangiato tre dolci, cos’altro aspetti?- chiese senza mezzi termini -Siamo chiusi, ormai. Puoi riprendere la tua barca e tornare a casa.- commentò, mettendo mano al pacchetto di sigarette prima di portarsi la stecca alle labbra, tirando una prima boccata dopo averla accesa. -Ah! Ci voleva proprio!- esclamò sollevato. -Quel vecchio rompe proprio le palle.- commentò. 
-Beh, forse non dovresti fumare, sei un cuoco.- disse il ragazzo dalla capigliatura verde. 
-E allora? Non fumo in cucina, e ho diritto al mio svago.- replicò. -Per me può dire quello che vuole. Non è nemmeno mio padre.- 
A quel dire, stavolta fu il suo interlocutore ad accigliarsi. -No? Eppure ci avrei giurato.- 
-E perché mai?- chiese il biondo, non aspettandosi un commento del genere. -Ti sembra che ci assomigliamo?- 
-Beh… non lo so.- ammise, facendo spallucce. -Ti chiami Sanji, vero?- 
-Già, e tu?- chiese curioso il biondo, soffiando via un po’ di fumo verso l’altro. -Conosci il mio nome, mi pare dovuto sapere il tuo.- 
-Roronoa Zoro.- disse, per poi chinare il capo. -Grazie del pasto. Posso pagarti, non ho solo cinquanta Berry, ma l’uomo che mi ha dato un passaggio a quanto pare mi ha imbrogliato dopo che l’ho liberato da un paio di furfanti. Credevo fosse un ristorante a buon mercato.- 
-Non direi, per soli cinquanta Berry non compreresti nemmeno un chicco di riso.- lo schernì il biondo con un sorriso strafottente. 
-Già, ma ho preso le taglie di quegli uomini, quindi posso pagare.- 
-No.- rispose prontamente, tornando a fondere i suoi occhi con quelli del ragazzo. -Lascia che il vecchio si arrabbi, come ti ho già detto sei mio ospite e se verremo alle mani tanto meglio. Non vedo l’ora di far tornare in riga Paty e Carne... e poi il Capo ed io dobbiamo vedercela.- commentò, facendo sì che un ghigno si dipingesse sul volto del suo interlocutore. 
-Divertente…- rimbeccò lo spadaccino. 
-Già, resti anche per cena?- chiese, anche se conosceva già la riposta, -Non saranno preoccupati i tuoi genitori?- 
-No, me ne sono andato di casa per seguire il mio sogno. Piuttosto i tuoi, a lavorare in questo ristorante pieno di gente dalla testa calda…- 
-Il Capo una volta era il Capitano di una nave pirata, e ci vuole gente tosta per mandare avanti questo posto senza che viandanti o vagabondi ne prendano possesso. Ecco perché i camerieri scappano impauriti e la gente viene qui più per lo ‘spettacolo’ che per il cibo, anche se siamo i migliori cuochi che potresti trovare e l’unico ristorante che ti salva dopo giorni di digiuno.- spiegò, ignorando volutamente la domanda sui propri genitori. 
-Questa è la nostra vita.- commentò, per poi allentare la cravatta nera che portava sopra la camicia celeste. 
-Quindi... se resterò qui potrò catturare qualche altro bandito?- chiese il ragazzo, cogliendo l’occasione. 
-Non vedo il motivo per farlo, noi non facciamo prigionieri, né abbiamo bisogno di una guardia.- spiegò Sanji. -E poi, dove vorresti andare a dormire? Il locale non ha letti disponibili.- 
-E se dormissi da te?- chiese quello, e sul viso del biondo comparve una smorfia. 
-E chi ti vuole? Comprati un passaggio, piuttosto!- replicò quasi indignato. 
-Allora riportami tu sulla terra ferma.- insistette Zoro a quel dire. 
-Non ho tempo per queste cose, devo lavorare fino a tardi, e non avrò la capacità di governare un imbarcazione solo per portarti a terra e tornare qui.- obbiettò. -Se hai intenzione di restare fa’ come vuoi, ma compra il passaggio a qualcun altro, più che offrirti un pasto non posso fare.- spiegò, decidendo di alzarsi. 
-Ehi, dove vai?- chiese lo spadaccino, perplesso. -Ti sei offeso?- 
-No, devo lavorare, non ho tutto il giorno da perdere come te. Adesso va’ fuori, tra poco arriveranno a lavare per terra e non dovranno vederti.- rimbeccò il cuoco prima di sparire su per le scale.


Al piano superiore le cucine erano già in movimento. Tutti si stavano preparando ad accogliere i clienti per la sera, però, turbato da un po’ di tempo a quella parte, il ragazzo se ne approfittò per sgattaiolare nella propria stanza e sdraiarsi sul letto. 
Aveva bisogno di pensare un po’ in solitudine, senza che qualcuno gli desse fastidio o che Zeff potesse avere la malsana idea di farlo allenare nel tirare calci nel vederlo senza fare nulla. Quel giorno gli era arrivato un ragazzo tra capo e collo che sembrava volergli movimentare al giornata, e avrebbe funzionato se il Capo si fosse realmente arrabbiato con lui. Avrebbe voluto che lo facesse, piuttosto che lasciargli fare ciò che voleva. Erano giorni che cercava un pretesto per litigare, solitamente era un buon metodo per capire cosa lo turbava. Non che normalmente gli interessassero i suoi problemi, ma aveva un grande debito con lui; eppure in quei giorni sembrava che Zeff  lo stesse evitando, e ciò non gli piaceva per nulla. Solitamente battibeccavano per dimostrarsi quel loro insolito quanto meno bizzarro modo di volersi bene, però lui era convinto di non aver fatto niente per far arrabbiare così tanto il Capo da essere ignorato. 
A quel pensiero sbuffò, girandosi sul fianco sinistro e notando la foto posta sul suo comodino. Con una mano afferrò ancora una volta una sigaretta e l’accese, mentre con la destra libera agguantò la cornice che ritraeva lui e il padrone del locale.

Al ricordo stirò le labbra in un sorriso. Avevano appena aperto quel ristorante e aveva giurato di restare ad aiutarlo, eppure, ultimamente, sembrava che l’uomo non lo volesse più attorno. Per quanto fosse sempre stato solito ripeterglielo sin dal primo momento in cui si erano ritrovati insieme, il tono assunto non erano mai stato così serio. Lui non avrebbe mai potuto andarsene, pur essendogli stato ordinato di farlo.

Si girò ancora una volta prima di riposare la cornice e avvicinarsi alla finestra della camera per ammirare il mare, posando i gomiti sul davanzale. L’acqua brillava sotto i raggi del sole, riflettendo tutta la sua luce sulla superficie dell’oceano; alcune ondine trasportavano di tanto in tanto quel puzzle luminoso, tranquillizzandolo. Era quello il suo posto, si disse. Aveva sempre vissuto in mare, era nato e cresciuto lì, ed ora non poteva di certo andarsene, per quanto fosse suo desiderio salpare e conoscere mari ancora non visti. I suoi pensieri vennero però interrotti da uno sferzare dell’aria sotto di sé, mentre una voce richiamava il suo kiai 1. Gli bastò difatti abbassare lo sguardo per trovare il proprietario della voce, e si accigliò nel vedere quel ragazzo dalla testa verde con due spade nelle mani e una sorretta con la bocca, cosa che lo stupì non poco. 
Decise di rimanere a osservarlo, in fin dei conti non aveva mai visto uno spadaccino allenarsi. Le sue tecniche erano unicamente di gambe, in quanto Zeff gli aveva insegnato a non combattere mai con le sue mani o si sarebbero potute rovinare, e lui lo sapeva. Le prime volte, da piccolo, si era tagliato accidentalmente con un coltello più di una volta e, nonostante fossero ferite da poco conto, ne portava ancora i segni, tutto a causa della sua inesperienza. Sapeva bene che avrebbe potuto fare a meno di un arto inferiore o due nei combattimenti, ma nulla gli avrebbe impedito di cucinare a differenza della perdita l’uso delle sue mani... ciò nonostante era piacevole vedere la maestria con cui gli altri usavano le proprie tecniche, sia nemici che amici. Alcuni dei suoi compagni cuochi usavano coltelli e, nonostante non condividesse il loro utilizzo al di fuori dalla cucina, era un qualcosa che lo aveva sempre affascinato. 
Quel giovane, a differenza di molti, sembrava sapere il fatto suo. Tirava affondi e difendeva la sua posizione, muovendosi molto velocemente mentre fendeva l’aria, la quale fischiò molte volte ad ogni tecnica che prendeva vita tramite i movimenti di quel Zoro. Il suo petto nudo, nonostante fosse ancora giovane, era già ben formato, e molti muscoli erano tirati più di quanto non fossero in evidenza al riposo; il sudore, brillante sotto i raggi solari, gli colava dalla fronte e gli inumidiva il resto del corpo, rendendolo quasi sovrumano, mentre la bandana legata in tesa riusciva in qualche modo a oscurargli l’espressione in volto, riuscendo quasi a incutere timore per la durezza a cui sembrava dar vita. Quasi non sembrava lui, e ciò, agli occhi cerulei del biondo, consisteva in un mistero che lo attirava magneticamente, e Sanji si sentì stranamente geloso... forse perché non aveva la sua capacità nel tranquillizzare il proprio animo in un combattimento. Aveva persino cercato di nascondere la sua fedele sigaretta al suo Maestro al fine di tirare una boccata rilassante senza risultato, facendosi dominare da ogni dubbio e paura. E il vederlo quasi gli fece salire la rabbia. Ogni tecnica era particolare, ogni muscolo veniva flesso con straordinaria precisione, senza mai tremare. 
Non seppe quanto rimase lì a osservarlo, ma era certo di essere stato visto e, ad ogni occhiata, gli aveva inconsapevolmente sorriso, quasi a rispondere di non preoccuparsi.

Lentamente i colori sbiadirono sotto la luce che andava man mano scemando, e i mozziconi di sigaretta presero ad aumentare, mentre le occhiate aumentavano, catturando entrambi i ragazzi in un mondo tutto loro. Un affondo, un sorriso, una tirata di fumo e uno sguardo gentile. Gli occhi si cercavano, neppure il lieve vento che si era alzato riusciva più a distrarli, se non di poco.

L’acqua salata s’infrangeva sempre più contro la chiglia del locale, arrivando a schizzare sulla piattaforma. Agli occhi del cuoco, lo spadaccino danzava tra le gocce, mentre lui, con fluidi movimenti, sperava di evitarle quasi per gioco, frattanto che il muto contatto della segreta attrazione dei loro cuori, celando loro la verità, li corteggiava. Quel momento era bello. Infinito, magico, unico... e sarebbe stato bello se fosse durato per l’eternità. 
Si formò ad entrambi un groppo alla gola, mentre il desiderio di toccare la pelle diafana dell’uno e quella più scura dell’altro, venne maledetto. Erano troppo lontani, per quanto risultò ad entrambiinnaturale. 
Sanji non era più incuriosito. Sentiva quel magnetismo dentro di sé, e una fievole voglia crescente lo spingeva a voler combattere con lui. Voleva testare la sua forza e conoscere quel segreto; voleva avere un contatto con lui, danzare al suo stesso ritmo, ballare quel motivetto magico che i piedi dello spadaccino stavano eseguendo; voleva unirsi e scoprire quel gioco di fantasia. 
Prese un bel respiro nel posare le labbra sulla sigaretta, assaporando per un momento il  fumo dopo aver attraversato il filtro, ingerendolo una volta pasteggiato nella bocca. Lo aveva sentito scendere dentro di sé, attraversare il suo collo, sentendo l’ennesimo sguardo smeraldo posarsi su di lui. E si sarebbe strozzato se il fumo non fosse già arrivato ai polmoni, mentre solo la pelle d’oca e un brivido di freddo attraversarono le sue braccia e la spina dorsale, contemporaneamente. Era quasi una scossa elettrica, un momento adrenalinico che gli raggiunse il capo, facendogli rizzare piacevolmente i capelli, per quanto il volto gentile e ancora un po’ infantile fosse arrossito con evidente sorpresa; riprese a respirare solo dopo esservi calmato, lasciando fuggir via dalle narici una nuvola di fumo. Il petto era a mille e, confuso, non seppe che cosa dire, ma un ghigno da parte dello spadaccino lo informò di essere stato visto e, forse, la sua reazione era stata un effetto voluto. 
Per quel modo di fare si irritò. Probabilmente gli avrebbe spaccato la faccia in poco tempo se fosse sceso giù prima, e lo avrebbe volentieri fatto in quel momento se un bussare alla porta non lo avesse fatto trasalire; la voce rabbiosa del Capo che lo richiamava gli giunse alle orecchie, e solo in quel momento, ridestandosi, si accorse che il mare si era alzato, nonostante il vento fosse più quieto e le onde avessero ormai perso la loro luce brillante. 
Tornò a guardare dalla finestra verso il basso, scoprendo quasi amaramente che Zoro era sparito, mentre alcune navi alla sua sinistra avevano già attraccato, indicando l’apertura del locale. Svelto, si allungò verso il posacenere, e, nel rendersi conto di aver fumato almeno un pacchetto intero di sigarette, storse il naso. Aveva quasi finito i pacchetti di scorta e non apprezzava aprirne uno nuovo la sera prima. Si avvicinò alla porta, infine, correndo al piano inferiore fino in cucina, riscoprendo già tutti al lavoro, e fu in quel momento che un grembiule gli venne tirato in faccia. 
-Sei in ritardo. Stasera lavi i piatti.- lo informò il Capo con evidente nervosismo nella voce, al quale il minore non riuscì a non ribattere. 
-Perché?! Non l’ho fatto apposta!- obbiettò. -Tutti qui hanno almeno un giorno di riposo, io...- 
-Stai zitto, tu sei un moccioso e, dato che vuoi lavorare qui anche senza il mio permesso, fai come ti dico.- ordinò Zeff, ottenendo solo che il biondino, nonostante si fosse legato il grembiule in vita, si arrabbiasse ulteriormente. 
-Non puoi farlo! Sono migliore di tutti loro!- 
-Non è vero, i tuoi piatti sono pessimi.- gli rispose l’adulto con un sorriso divertito. -Tu stasera lavi i piatti.- insistette. 
-No. Sono già Vice Capo Cuoco, non vedo perché io dovrei...- il ragazzo cercò ancora una volta di ribattere, venendo però zittito dalla figura dello Chef, che aveva cominciato ad avvicinarsi pericolosamente. 
-Tu stasera lavi i piatti.- disse nuovamente, prima di afferrarlo per il bavero della camicia azzurra che indossava e sollevarlo di peso dinanzi agli occhi, -Così impari a prenderti distrazioni non necessarie, la prossima volta. Va bene fare l’idiota con le ragazze, ma non va bene se ti lasci distrarre da un ragazzo, facendoci perdere poi un cameriere.- lo sgridò, lasciandolo andare. -Sono stato chiaro?!- concluse infine, vedendo Sanji assottigliare lo sguardo, per quanto nel petto il cuore di quest’ultimo perse un battito. Zeff credeva che lui... aveva sì un interesse per il coetaneo, ma non aveva quel tipo di attrattiva. 
-È così? Credi che a me interessi un ragazzo? Beh, sei fuori strada!- rispose prontamente, sapendo che non era bene provocare il maggiore, soprattutto se di proposito. 
-Stammi bene a sentire, moccioso, non m’interessa con chi vai, ma non puoi mettere a rischio il mio ristorante. E ora vedi di fare ordine e metterti a lavare i piatti, prima che io decida di farti tornare a essere lo sguattero di questo posto fino alla fine dei tuoi giorni.- ordinò minaccioso il Capo, il quale ottenne senza consenso che il minore lo sorpassasse, premurandosi di urtarlo di proposito per raggiungere i lavelli, dove alcune padelle già lo attendevano, prima che lo Chef uscisse dalla sala con evidente irritazione. 
-Stavolta l’hai fatta grossa, ragazzo.- gli venne detto da qualcuno, rimediandoci solo un grugnito  da parte di Sanji prima che quest’ultimo si tirasse su le maniche della camicia e aprisse l’acqua. Nel prendere la spugna si accorse che il sapone era finito e imprecò, asciugandosi la mano bagnata sul grembiule prima di cercare il flacone giusto per  piatti. 
-Non te la prendere, Sanji, in fondo ha ragione il Padrone.- si fece sentire un altro cuoco dalla barba incolta e un paio d’occhiali scuri, sorridendogli nel passargli accanto con un pentolone di sugo bollente. -Insomma, hai sempre fatto come volevi e messo bocca...- 
-Che c’è? Vuoi provare a consolarmi? Perché fai schifo, al massimo cerchi la lite.- rimbeccò il giovane con irritazione. 
-Idiota, ti sto solo dicendo che prima o poi avresti dovuto affrontare le conseguenze. Non sei più un bambino.- rispose quello. 
-Sai... non ci voleva un genio per capirlo.- sbuffò Sanji, rialzandosi con una bottiglia di aceto bianco in mano e una scatola di sapone. 
-Lascialo stare, Carne!- si fece sentire il cuoco pelato, Paty. -A cercare di ragionare con lui ci rimetti solo. E’ uno scemo con il moccio al naso.- 
A quel dire il suddetto ragazzo tirò nel lavello la spugna che aveva ripreso per poi raggiungere l’uomo a grandi falcate. 
-Che cosa vuoi, cuoco di seconda scelta? Invidioso perché un ragazzino ti ha rubato il posto che tanto volevi?!- chiese. -O forse vuoi assaggiare i mie calci?- 
-Devi solo provarci, moscerino!- lo provocò quello, venendo affiancato dall’altro cuoco con gli occhiali. 
-Piantala, Sanji, non sei forte come il Capo. Potresti perdere, questa volta!- gli disse, rimediandoci un altro grugnito da parte del minore. 
-Potrei battervi già ora e anche in coppia, sfigati. Per due come voi non basterebbero nemmeno diecimila anni di allenamenti!- rispose il giovane cuoco. 
-E allora fatti sotto!- gli venne detto infine,  e, senza farselo ripetere una seconda volta, il minore attaccò con un poderoso calcio. 
  
Al  piano inferiore, la sala del ristorante era già piena di clienti. Molte erano coppie, a differenza del giorno, dove si poteva trovare anche qualche famiglia o pirati di vario genere. 
Zoro si era seduto allo stesso tavolo di quel mattino, aspettando che qualcuno prendesse la sua ordinazione o che arrivasse addirittura Sanji. Si mosse frustrato sulla sedia, sbuffando. Non aveva fatto che pensarlo per tutto il tempo in cui si era allenato, e non si era sentito poi molto più tranquillo quando lo aveva scoperto affacciato alla finestra ad osservare proprio lui. Aveva persino rischiato di arrossire come un poppante nel momento stesso in cui gli aveva sorriso, e si era sentito stranamente in imbarazzo, giacché nessuno lo aveva mai guardato con quell’interesse. E, accidenti, c’era stato molto altro, in quegli occhi celesti. Ne era certo: nello sguardo di quel ragazzo c’era più di quanto lui stesso desse a vedere, per quanto fosse maledettamente bravo a mentire.

Una mano sbatté violenta sul tavolo, provocando un rumore sinistro sul legno, ma non fu l’impatto a distrasse il ragazzo, bensì l’evidente crepa che si era formata sul piano. Gli occhi verdi si puntarono prontamente verso l’uomo dai lunghi baffi biondi, ridicolmente legati con delle trecce che avrebbero fatto ridere chiunque se la sua mole e la sua palese irritazione non avessero incutito timore. 
Stranito, il più giovane aggrottò la fronte dopo il breve stupore, notando che l’uomo stava afferrando la sedia del tavolo più vicino per potersi sedere accanto a lui. I suoi occhi lo stavano sondando, non solo li sentiva su di sé, ma quello non sembrava farsi problemi nel guardarlo dall’alto al basso con quel cipiglio poco cordiale. La cosa lo fece spazientire, tanto che si ritrovò a sbuffargli contro. 
-E allora?!- chiese infine. -Che cavolo stai guardando?- 
Nulla, non ottenne risposta, se non una breve occhiataccia dalla sua muta compagnia, la quale non sembrava affatto contenta della sua presenza, ne era certo; se l’uomo avesse potuto, lo avrebbe sbattuto fuori... ma probabilmente qualcosa o qualcuno glielo stava impedendo. 
Infine, su quel viso comparve un sorriso sgradevole, mentre un lieve accenno di rilassamento apparve nei suoi occhi, come un piccolo lumino che lo tranquillizzò in parte, facendo però insospettire il giovane. 
-E allora?- chiese nuovamente lo spadaccino, ottenendo una pacca sulle spalle prima che l’uomo, muovendosi sulla sedia, accavallasse la gamba di legno sulla coscia.
-Tutti presuntuosi e impazienti, i ragazzi di oggi.- commentò l’uomo. -Dovrei cacciarti, sai? Per colpa tua ho perso uno dei miei migliori camerieri. Forse l’unico che sapeva prendere una maledetta ordinazione.- 
-E allora perché non mi cacci?- fu la pronta risposta del ragazzo. -Non sarebbe la prima volta, quest’oggi, e non vedo il motivo per non farlo.- proseguì Zoro, dando vita ad un ghigno strafottente qualche attimo dopo. -Ma tornerei. Sanji mi verrebbe a riprendere.- affermò, facendo ridere immediatamente il maggiore. 
-Certo, ragazzo, credi quello che vuoi. Sanji è solo un moccioso, questo locale è mio. E lui fa quello che dico.- 
-Non credo, quest’oggi sono rimasto.- affermò lo spadaccino. 
-Per mio ordine. E la voglia di gettarti a mare è tanta, ma purtroppo devo chiederti un favore.- ammise. 
A quel dire, Zoro si ritrovò totalmente spaesato. Perché una persona tanto ostile avrebbe voluto indebitarsi con lui? Il locale sembrava ben difeso, quindi non sarebbe servita molto la sua spada, senza contare che gli uomini di quel posto, giovane cuoco a parte, erano quasi troppo corpulenti, e la sua figura asciutta, anche se ben allenata in maniera evidente, sarebbe risultata poco credibile. 
-Vuoi ascoltare o no?- chiese la voce burbera del suo interlocutore e, senza pensarci su, si ritrovò ad annuire, lasciando che l’altro proseguisse. 
-Non mi sembri troppo un sbandato e, in caso, non m’interesserebbe molto. Voglio solo che porti via di qui Sanji.- gli disse con sorpresa. 
-Portare via... cosa dovrei fare?- domandò immediatamente con palese stupore. -Io che c’entro con quello lì? Nemmeno lo conosco.- 
-Lo so, ma difficilmente sbaglia nei giudizi, quel moccioso. E lui vorrebbe realizzare il suo sogno.- spiegò lo Chef, -Ma senza una spinta non se ne andrà mai da qui.- 
-E cosa le importa? È una sua scelta, non sono una crocerossina.- fece notare. 
-No, ma credo che abbiate pressappoco la stessa età. Non importa quanto ci metterai, in cambio potresti restare qui e mangiare quello che vorrai, affrontando ogni pirata con le peggiori intenzioni che entra da quella porta.- cercò di convincerlo l’uomo. 
-E sentiamo, perché dovrei accettare?- chiese il minore, e avrebbe ottenuto risposta, se proprio in quel momento il soffitto della sala non avesse ceduto dietro di lui, provocando un copioso polverone, provocando grida di paura e stupore ai presenti. 
-Ma che diavolo succede qui?!- strillò prontamente il padrone del locale, alzandosi in piedi per raggiungere i tre presenti tra le macerie, mentre i resti di quello che sembrava un piano cottura, del cibo e un rivolo d’acqua dal piano superiore li imbrattò. -Dico io! Vi sembra questo il modo? Litigare in cucina mentre io non ci sono, ora dovete pagarmi i danni!- continuò infuriato. 
-Ci scusi, Capo...- disse uno dei due uomini, mentre anche l’altro sopraggiunse con una giustificazione che venne prontamente zittita dallo Chef. 
-È un miracolo che non ci fossero tavoli qui!- insistette. 
-Sì, Capo, ma vede... Sanji...- Paty provò a dare la colpa al più giovane, il quale protestò prontamente. 
-Non è affatto vero! Mi hanno provocato loro!- 
-Non m’interessa! Ripulite tutto e venite in cucina!- fu ordinato loro, mentre i tre, ancora seduti in terra a massaggiarsi i punti dolenti, si guardarono in cagnesco. A interromperli fu lo spadaccino, che cominciò a ridere. 
-Davvero divertente, questo posto!- ammise, prima che, rivolgendo anche lui uno sguardo infuriato, il biondo si alzasse e lo calciasse, per quanto lo spadaccino si rivelò abbastanza veloce da scansarsi in tempo. -Troppo lento!- lo prese in giro, vendo però colpito da un secondo calcio. 
-Ma abbastanza veloce per te.- gli fu risposto dal biondo, prima di afferrare le posate che lo spadaccino aveva sul tavolo per poter raccogliere il cibo caduto in terra. -Guarda che spreco.- commentò, riponendo lo spezzatino nella pentola. 
-Ehi! Non mischiarlo con il cibo buono!- gli fu detto prontamente da Carne -È uno schifo!- 
-Potevi pensarci prima di provocarmi, ora non ti aspetterai mica di buttarlo via!- rimbeccò il minore. 
-Di certo ai clienti non serviamo robaccia.- rispose Paty. 
-Lo mangerò io, non c’è problema.- 
Nel sentire quel botta e risposta, l’altro ragazzo si accigliò. 
-Ohi, non farai sul serio... sarà pieno di schegge di legno.- si fece sentire. 
-Giusto! Diglielo anche tu.- lo sostenne uno dei due uomini, i quali anche loro avevano iniziato a far spazio nella sala. -Chi lo capisce è bravo... nemmeno il Capo riesce a tenerlo lontano dagli scarti immangiabili. Finirà per ammazzarsi, prima o poi.- a quel commenti gli occhi smeraldini tornarono a osservare il ragazzo, evidentemente provato nel vedere quel cibo in terra, per poi notare un rivoletto di sangue dalla testa e i numerosi tagli, i quali non mancavano nemmeno agli altri due cuochi, però credette che il suo malessere fosse dovuto a quel taglio alla testa.

-Non sarebbe meglio lasciar perdere? Forse ti sei fatto male...- 
-Fatti gli affari tuoi, nessuno ti ha chiesto nulla.- sbuffò, e qualche attimo dopo una risata si fece udire alle sue spalle. 
-Lascialo perdere, quando il padrone è arrabbiato per i suoi casini diventa più scontroso del solito.- fu detto allo spadaccino, il quale non si accorse che nel frattempo il ragazzo aveva raccolto ogni ‘briciola’ e raggiunto le scale, facendolo accigliare. 
-Ti consiglio di andartene.- commentò il cuoco che Zoro aveva già conosciuto ore prima. -Più resti qui, meno lavoreremo in pace. Quei due litigano a causa tua.- 
-Che strano, l’ultima persona che l’ha detto si è licenziata stamani.- rispose prontamente lo spadaccino, -Forse tra qualche ora avremo il piacere di vederti uscire di qui, anche perché il tuo Capo mi ha offerto di restare. E a me serve una stanza.- 
-Che storia è mai questa?- chiese l’altro uomo, accigliandosi prima di scambiare uno sguardo interrogativo con l’altro. 
-Non lo so, chiedete a lui. Il vostro amico voleva far arrabbiare il vostro Capo, ma a quanto pare lui sembra aver piacere nel vedermi in giro.- 
-Sii più chiaro.- ordinò l’uomo con la testa rasata. -O ti faccio sputare tutto con le maniere forti.- e a quel dire il minore non poté fare a meno di ridere ancora una volta, mentre tutti e tre ignorarono il vociferare alle loro spalle che era ormai aumentato. 
-Non credo proprio, a giudicare dalle pedate maggiori dei lividi del vostro avversario, vi siete già fatti umiliare da un ragazzino.- commentò ridacchiando, tornando al suo posto e notando posata mancante. -Vedete piuttosto di portarmi una forchetta, un paio di onigiri e della carne con tanto di salsa sopra.- disse loro, sedendosi, ma non ancora completamente girato verso il tavolo non si accorse del piatto che venne posato davanti a sé, e sussultò poiché era stato poggiato sul tavolo fin troppo forte. 
-Mangia questo e sta’ zitto.- disse la voce dietro di lui, facendolo girare del tutto, scoprendo così un’aura propriamente non positiva proveniente dal suo coetaneo. 
-Ehi... non avevi detto “Ordina quello che vuoi”?- chiese con un po’ di timore. 
-Sì, purché non fossi rimasto qui fino alla fine dei tuoi giorni.- rispose il biondo. 
-Non ho mai accettato.- si risentì prontamente l’altro, rimediandoci uno schiocco di lingua. 
-Idiota, è anche a causa tua se sono stato buttato fuori dalla cucina.- e nel sentirlo dire, lo spadaccino sembrò illuminarsi. 
-Non lavori? Allora siediti.- lo invitò sorridente, ma un ennesimo cipiglio poco cordiale gli venne lanciato dal biondo, prima che quest’ultimo se ne andasse senza dire una parola, lasciandolo con un sospiro.


Il resto della serata passò abbastanza tranquillamente. Il soffitto era stato riparato e la clientela stava via via scemando, e fu in quel momento che Zoro vide tornare il padrone del locale, che si sedette a tavola con lui. 
-Non ha risposto alla mia domanda, prima, e non credo che rimanere qui sia una buona idea. Sanji sembra detestarmi ora.- si fece sentire per primo il più giovane, facendo compare ancora una volta il sorriso sul volto dell’uomo. 
-È naturale, ciò che io detesto lui lo adora e viceversa... siete incontentabili, voi mocciosi.- rimbeccò l’altro, divertito. 
-Già. Non credo che resterò, non c’è motivo per farlo.- 
-Invece c’è. Potresti diventare il suo primo amico. Insomma, uno della sua età.- fece notare l’uomo al giovane spadaccino, che sbuffò. 
-Non mi sembra un buon motivo. Nemmeno lo conosco. Dammi un buon perché.- 
-Perché lui ti piace.- fu l’unica risposta che Zoro ottenne dal maggiore. 
  
  
 

 


  
  
1 Kiai: La parole vuol dire sia Grido, sia Separazione degli spiriti, se siete andati a controllare su internet, potete fidarvi di me, ho preso la definizione precisa precisa dal mio libro di Judo: Da cintura bianca a cintura nera di Tommaso Betti-Berutto 
  
 


Salve gente! Vi piace questo primo capitolo?
Sarò sincera, doveva essere un capitolo auto-conclusivo di 12 pagine, invece non sono riuscita a convogliare ogni idea in così poche pagine e infine... beh, ho dovuto optare per un massimo di 5 capitoli (Lo spero °-°) al fine di ottenere un buon lavoro. E... promesso! Non vi farò pentire di aver letto questo primo capitolo <3 
Siate buoni sostenetemi e lasciate un commentino.. insomma, sono curiosa, voglio sapere che ne pensante! Se no come faccio a scrivere se non piace il punto in cui sono arrivata? °-°

Vi aspetto numerosi *w*

 

 

 

 

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