Note:
Ormai ci sto a rota con le note v.v
Per chi non avesse capito, è uno Spin Off di Op...
interamente ZoSan. Scusate, ma anche se non mi piace fare AU del
genere, non ho resistito v.v
Prima di andare avanti, vorrei precisare che la storia non
sarà shota, i personaggi sono tutti maggiorenni, o comunque
hanno raggiunto un’età legale per poter almeno
stare assieme v.v
Vi prometto che leggendola non vi pentirete, soprattutto voi fan del
ZoSan e chi vuole anche SanZo (Non mi piace ma non avrà un
preciso orientamento, o almeno presumo che ognuno possa vederci il seme
e l’uke che voglia <3)
ATTENZIONE: I personaggi potrebbero
rivelarsi alcune volte OOC essendo uno spin off e loro molto
più giovani!
First meeting
Un ristorante, ecco dove era stato
portato il ragazzo dall’insolita capigliatura verde.
Ormai erano giorni che non mangiava, e, dopo aver liberato dei mercanti
da due aguzzini grazie alle sue abilità da
spadaccino, in cambio del favore gli era stato offerto un
pasto. All'inizio non sapeva che il suo pranzo sarebbe stato preso
nel mare, tanto che ci aveva quasi rinunciato, convinto che
lo avrebbero messo a pescare; poi, con suo sommo stupore, si era
ritrovato come se nulla fosse in mezzo al mare, dove aveva visto
levarsi l'insegna di un ristorante completo di tre piani.
Il Baratie,
il nome del posto, sembrava essere a tutti gli effetti un'imbarcazione,
e a giudicare dalle navi ormeggiate era ben più di
un’isola di salvataggio, giacché era probabilmente
un luogo ben conosciuto, e in cuor suo aveva sperato non si trattasse
uno di quei luoghi ‘snob’ dove ogni piatto era
guarnito di cibo che sarebbe andato sprecato. Non che
gl’importasse, ma non era mai stato molto felice di dover
stare attento persino a come pulirsi la bocca né del
vociferare di non avere l’abito giusto. In fondo lui
indossava un semplice paio di pantaloni neri, degli stivali, una
canotta bianca e il suo fedele haramaki verde.
Legato al fianco aveva tre spade di cui andava orgoglioso, e avrebbe
preferito non separarsene una volta entrato.
-Ecco qui.- gli disse, una volta attraccati, il Capitano, un
uomo dall’aspetto tarchiato e la barba lunga brizzolata,
-Puoi andare, ragazzo.-
-E per i soldi?- chiese il giovane spadaccino con fare guardingo. -Mi
è stato offerto un pranzo.- ricordò, facendo
ridere di gusto l’uomo.
-Hai ragione, ragazzo.- confermò quello, tirando dalla tasca
un portamonete di stoffa. -Sono cinquanta Berry, dovrebbero bastare.-
gli fu detto prima che gli venisse messo in mano il sacchetto. -Credo
che con i soldi delle taglie potrai pagarti un passaggio per il
ritorno, noi dobbiamo andare.- salutò così il
giovane, che fece loro cenno con una mano prima di saltare sul
ponte del ristorante ed entrare senza indugi.
Rimase sorpreso nel vedere la grandezza della sala. Anche se si era
aspettato che si trattasse di un ristorante di lusso, mai avrebbe
immaginato che una nave ristorante nell’oceano potesse avere
quelle dimensioni. Venne immediatamente accolto da un uomo
rasato con un fazzoletto arrotolato in testa.
-Benvenuto, caro cliente!- disse, aggiungendo un “Faccia da
totano lesso” sottovoce, facendo accigliare il ragazzo.
-Che? Voglio un tavolo.-
-Ehi, ma i soldi ce li hai, ragazzino?- chiese l’uomo,
guardingo, facendo innervosire il giovane spadaccino.
-Per chi mi hai preso? Non vado in giro a rubare cibo. Dammi un
tavolo.- insistette in tono più alto, tanto da richiamare
l’attenzione degli altri commensali e dei camerieri, prima
che dal piano superiore scendesse un ragazzo biondo con una sigaretta
tra le labbra.
-Che cavolo succede qui? Zeff ha detto di sbattere fuori tutti i
rompiscatole che ha da fare.- commentò, uscendo dal locale
per poi accendersi la sigaretta, mentre quell’uomo rasato
sembrò grugnirgli contro prima di tornare a osservare il
nuovo arrivato.
-Allora? Ce li hai i soldi, ragazzino?- insistette.
-Ti ho detto di sì, sei sordo?- obbiettò il
giovane dalla capigliatura verde.
-Cinquanta Berry non bastano.-
-E io ti dico che ho altri soldi.- rimbrottò. -Ora fammi
mangiare, ho fame.- insistette. Bastarono pochi minuti prima che il
ragazzo si ritrovasse fuori dal ristorante, occhi negli occhi con
quelli azzurri del biondo che, con un fil di fumo che gli usciva dalle
labbra, lo osservava. -Beh? Che hai da guardare?- sbottò lo
spadaccino, rialzandosi.
-Non dovresti parlare così a chi ti darà un buon
piatto di ramen, sai?- ironizzò il biondo con un
po’ di nervoso. -Fammi finire questa.- disse, alzando la
sigaretta per mostrargliela. -E mangerai anche tu.-
A quel dire il giovane si accigliò. -Di', sei
scemo, per caso? Sei solo un ragazzino, proprio come me.-
sembrò fargli notare.
-Sta' zitto, scemo, sono un cuoco anche io, sai.- gli rispose il biondo
con uno sbuffo. -Tu sei uno spadaccino, no?-
-Sì. Diventerò il migliore.- affermò
il giovane senza esitazione, facendo sorridere l’altro.
-Non sei credibile nemmeno tu.- lo prese in giro. -Quindi siamo pari,
aspetta un attimo e ti porto del ramen.-
-Voglio degli onigiri.- rimbrottò il nuovo arrivato,
risoluto, facendo accigliare il biondo.
-Ehi, non credo che tu sia nella posizione di fare richieste. Sei
affamato, accetta quello che uno ti offre.- gli disse, prima di venire
interrotto dalla voce di un uomo che, indossando un cappello da cuoco
altissimo, se ne stava affacciato al balcone del piano
superiore.
-Sanji! Smettila di fumare quella robaccia e torna al lavoro! Abbiamo
dei clienti!- venne richiamato in tono burbero.
-Sta' zitto, vecchio! Anche io ho diritto ad una pausa come tutti gli
altri!- strillò, decidendo di buttare il mozzicone in acqua
e di rientrare senza fare troppe storie nonostante fosse contrario,
mentre gli occhi verdi dello spadaccino lo fissarono.
-Ehi, e tu ti fai trattare così?- chiese quello a braccia
conserte, ma il cuoco si limitò a guardarlo di rimando e a
fare spallucce.
-Dai, entra, la tua ordinazione la prendo io.- gli disse senza troppi
ripensamenti. -Ci penso io a quell’idiota di Paty, i suoi
piatti fanno anche schifo.- commentò, aprendo la porta del
ristorante e aspettando il ragazzo. -Andiamo, non ho tutto il giorno.-
lo spronò, per poi vederlo entrare nel locale prima di lui,
tanto che il biondo chiuse la porta con un sospiro.
-Sanji! Che cavolo stai facendo? Io quello lì l’ho
buttato fuori!- lo aggredì il cuoco che il giovane
spadaccino aveva incontrato pocanzi, venendo ignorato dal ragazzo.
-Sta zitto, Paty, i soldi li ha... e di certo non sarai tu a cucinare
per lui, o gli provocherai un'intossicazione alimentare se gli servirai
le tue schifezze.- replicò prima di raggiungere un cameriere
e ordinargli di far arrivare a lui le ordinazioni dello spadaccino.
-Chi cavolo ti credi di essere, moccioso insolente? Pensi di potermi
parlare così solo perché il capo non ti ha ancora
sbattuto fuori?-
-No, so di
poterti parlare così perché sei il peggior cuoco
di questo ristorante.- obbiettò, incamminandosi verso la
scala. -E forse vederti bighellonare fuori dalle cucine mi
rincuora. Se non altro meno clienti avranno intossicazioni alimentari,
minor pubblicità negativa avremo.- lo schernì,
salendo ormai le scale per sparire al piano superiore, seguito da
quell'uomo, sicuramente pronto a protestare.
-Sanji! Quante volte ti ho detto di non fumare quella robaccia? Ci hai
messo troppo tempo a salire su, quando ti chiamo devi scattare,
marmocchio!- urlò l’uomo dai baffi biondi al
ragazzo appena salito.
-Non chiamarmi marmocchio, vecchio! Anche Paty era giù e
cacciava i clienti con i soldi.- protestò, afferrando una
pila per riempirla d’acqua.
-Quel ragazzino aveva solo cinquanta Berry.- volle precisare
immediatamente l’uomo in risposta all’occhiataccia
ricevuta dal capo.
-Ma non mangia da giorni! Che razza di cuoco sei?!- gli ripose
prontamente il minore, venendo però colpito in testa dal
grande cappello del proprietario.
-Non devi far entrare i clienti senza soldi!- gli venne urlato contro
da quest’ultimo, che si affiancò a lui. -Che
intenzioni hai?-
-Appena finito di mangiare lo butterò fuori io stesso.-
obbiettò.
-Sai bene che non ha soldi.- gli fece notare l’uomo, cercando
di guardare il ragazzo, che non si scompose più di tanto.
-Vorrà dire che sarà mio ospite. Non è
cattivo.- concluse il biondo, decidendo di puntare il suo sguardo
celeste sull’uomo, il quale decise d’ignorarlo con
protesta di Paty.
-Ma, Capo, Sanji ha…- cercò di farsi ascoltare
senza successo, tanto che una mano gli impose il silenzio.
-Sta’ zitto, decido io. Lasciagli fare quello che vuole.-
ordinò, facendo sorridere il ragazzo -Hai anche tu del
lavoro da fare, vedi di muoverti.- gli fu detto, chiudendo il discorso
non prima di aggiungere un ultimo ordine rivolto al minore.
–Sanji, indossa la divisa.-
Nel frattempo, al piano inferiore,
il ragazzo dalla capigliatura verde, guardandosi intorno con
soggezione, se ne stava seduto compostamente al tavolo, le sue katane
erano ancora appese fedelmente al suo fianco. Non era stato spesso in
locali di lusso, forse una volta o due con i suoi genitori, ma non ne
era sicuro. Presto gli venne portato da bere, per poi seguire gli
onigiri richiesti, stupendosi in un primo momento, sostituendo sul
volto sorpreso un ghigno.
“Alla fine mi ha dato retta.” commentò
tra sé e sé, per poi rivolgersi al cameriere che
continuava a fissarlo.
-Che c’è? Vuoi qualcosa?- domandò un
po’ infastidito, mentre quello si avvicinò di
poco, chinandosi verso di lui.
-Il Capo mi ha detto di riferirle che dopo questo pasto sarebbe gradito
vederla fuori di qui, mentre Sanji, il cuoco mi ha detto di riferirle
di ordinare quello che vuole.-
Accigliandosi, il ragazzo guardò l’uomo. Sanji, a
quanto aveva sentito, era quel ragazzo che fumava fuori sul ponte.
-Dì un po’, tu, sei serio?- chiese -Secondo te
cosa dovrei fare?-
A quella domanda il cameriere sembrò deglutire, impaurito.
-Beh… a dire il vero io preferirei che se ne andasse, non
gradirei assistere all’ennesima rissa della
giornata…-
-Ennesima rissa? Lo dici come se qui fosse frequente.- lo interruppe il
minore. Insomma
era o non era un locale di classe? Si
chiese, le risse non sarebbero dovute essere contemplate… o
forse no?
-Beh… vede, qui passano molte persone e molti sono pirati, e
i nostri cuochi non amano vedere chi non paga e scoppiano risse. La
gente qui viene anche per questo... e vedendo le sue spade credo che
verrà presto preso di mira, e il Capo non ama che gli si
sfasci il mobilio.- commentò.
-E Sanji?- chiese divertito il ragazzo. -Se lui è soltanto
un cuoco, con quale diritto mi offre di mangiare qui senza dovermi
preoccupare?-
-Sanji… è uno dei migliori cuochi, e, anche se il
Capo gli ha lasciare preparare il suo piatto, credo verranno preso alle
mani. Se ne vada.- spiegò, concludendo con la sua richiesta
senza mezzi termini, eppure tutto quello che ottenne fu solo la risata
del giovane davanti a sé, il quale non si degnò
di abbassare il tono o mantenere un contegno, tanto che
l’eccesso gli fece sbattere un pugno sul tavolo
più volte nel ridere di gusto.
-Divertente! Credo proprio che resterò per vedere cosa
accadrà, di’ al cuoco di cucinarmi quello che
vuole, io sarò qui ad aspettare finché non mi
sarà calato l’appetito. E digli di prepararsi,
perché forse resterò anche per cena.- il ragazzo
informò in quel modo il cameriere, che, gemendo,
girò su se stesso per informare le cucine del desiderio del
cliente. Cosa che in cucina non piacque molto.
Il ragazzo in sala aveva mangiato montagne di cibo, aveva visto molti
clienti andare e venire e il cameriere chiedergli a ogni portata di
andarsene, per non finire in un litigio, finché non
tirò in terra il proprio grembiule, decidendo persino di
andarsene. Per questo il giovane si sentì in colpa, ma
presto venne servivo dal cuoco stesso, il quale con un sorriso gli
disse di non preoccuparsi, perché era raro che un cameriere
durasse più di due giorni in quel ristorante. E quasi
quest’ultimo lo avrebbe ringraziato, se solo non avesse
trovato lo spadaccino ancora seduto al tavolo una volta arrivato
l’orario di chiusura, lasciandolo accigliato. Decise infine
di raggiungerlo, decidendo di sedersi davanti a lui.
-Hai mangiato tre dolci, cos’altro aspetti?- chiese senza
mezzi termini -Siamo chiusi, ormai. Puoi riprendere la tua barca e
tornare a casa.- commentò, mettendo mano al pacchetto di
sigarette prima di portarsi la stecca alle labbra, tirando una prima
boccata dopo averla accesa. -Ah! Ci voleva proprio!- esclamò
sollevato. -Quel vecchio rompe proprio le palle.- commentò.
-Beh, forse non dovresti fumare, sei un cuoco.- disse il ragazzo dalla
capigliatura verde.
-E allora? Non fumo in cucina, e ho diritto al mio svago.-
replicò. -Per me può dire quello che vuole. Non
è nemmeno mio padre.-
A quel dire, stavolta fu il suo interlocutore ad accigliarsi. -No?
Eppure ci avrei giurato.-
-E perché mai?- chiese il biondo, non aspettandosi un
commento del genere. -Ti sembra che ci assomigliamo?-
-Beh… non lo so.- ammise, facendo spallucce. -Ti chiami
Sanji, vero?-
-Già, e tu?- chiese curioso il biondo, soffiando via un
po’ di fumo verso l’altro. -Conosci il mio nome, mi
pare dovuto sapere il tuo.-
-Roronoa Zoro.- disse, per poi chinare il capo. -Grazie del pasto.
Posso pagarti, non ho solo cinquanta Berry, ma l’uomo che mi
ha dato un passaggio a quanto pare mi ha imbrogliato dopo che
l’ho liberato da un paio di furfanti. Credevo fosse un
ristorante a buon mercato.-
-Non direi, per soli cinquanta Berry non compreresti nemmeno un chicco
di riso.- lo schernì il biondo con un sorriso strafottente.
-Già, ma ho preso le taglie di quegli uomini, quindi posso
pagare.-
-No.- rispose prontamente, tornando a fondere i suoi occhi con quelli
del ragazzo. -Lascia che il vecchio si arrabbi, come ti ho
già detto sei mio ospite e se verremo alle mani tanto
meglio. Non vedo l’ora di far tornare in riga Paty e Carne...
e poi il Capo ed io dobbiamo vedercela.- commentò, facendo
sì che un ghigno si dipingesse sul volto del suo
interlocutore.
-Divertente…- rimbeccò lo spadaccino.
-Già, resti anche per cena?- chiese, anche se conosceva
già la riposta, -Non saranno preoccupati i tuoi genitori?-
-No, me ne sono andato di casa per seguire il mio sogno. Piuttosto
i tuoi, a lavorare in questo ristorante pieno di gente dalla
testa calda…-
-Il Capo una volta era il Capitano di una nave pirata, e ci vuole gente
tosta per mandare avanti questo posto senza che viandanti o vagabondi
ne prendano possesso. Ecco perché i camerieri scappano
impauriti e la gente viene qui più per lo
‘spettacolo’ che per il cibo, anche se siamo i
migliori cuochi che potresti trovare e l’unico ristorante che
ti salva dopo giorni di digiuno.- spiegò, ignorando
volutamente la domanda sui propri genitori.
-Questa è la nostra vita.- commentò, per poi
allentare la cravatta nera che portava sopra la camicia celeste.
-Quindi... se resterò qui potrò catturare qualche
altro bandito?- chiese il ragazzo, cogliendo l’occasione.
-Non vedo il motivo per farlo, noi non facciamo prigionieri,
né abbiamo bisogno di una guardia.- spiegò Sanji.
-E poi, dove vorresti andare a dormire? Il locale non ha letti
disponibili.-
-E se dormissi da te?- chiese quello, e sul viso del biondo comparve
una smorfia.
-E chi ti vuole? Comprati un passaggio, piuttosto!- replicò
quasi indignato.
-Allora riportami tu sulla terra ferma.- insistette Zoro a quel dire.
-Non ho tempo per queste cose, devo lavorare fino a tardi, e non
avrò la capacità di governare un imbarcazione
solo per portarti a terra e tornare qui.- obbiettò. -Se hai
intenzione di restare fa’ come vuoi, ma compra il passaggio a
qualcun altro, più che offrirti un pasto non posso fare.-
spiegò, decidendo di alzarsi.
-Ehi, dove vai?- chiese lo spadaccino, perplesso. -Ti sei offeso?-
-No, devo lavorare, non ho tutto il giorno da perdere come te. Adesso
va’ fuori, tra poco arriveranno a lavare per terra e non
dovranno vederti.- rimbeccò il cuoco prima di sparire su per
le scale.
Al piano superiore le cucine erano
già in movimento. Tutti si stavano preparando ad accogliere
i clienti per la sera, però, turbato da un po’ di
tempo a quella parte, il ragazzo se ne approfittò per
sgattaiolare nella propria stanza e sdraiarsi sul letto.
Aveva bisogno di pensare un po’ in solitudine, senza che
qualcuno gli desse fastidio o che Zeff potesse avere la malsana idea di
farlo allenare nel tirare calci nel vederlo senza fare nulla. Quel
giorno gli era arrivato un ragazzo tra capo e collo che sembrava
volergli movimentare al giornata, e avrebbe funzionato se il Capo si
fosse realmente arrabbiato con lui. Avrebbe voluto che lo facesse,
piuttosto che lasciargli fare ciò che voleva. Erano giorni
che cercava un pretesto per litigare, solitamente era un buon metodo
per capire cosa lo turbava. Non che normalmente gli interessassero i
suoi problemi, ma aveva un grande debito con lui; eppure in quei giorni
sembrava che Zeff lo stesse evitando, e ciò non
gli piaceva per nulla. Solitamente battibeccavano per dimostrarsi quel
loro insolito quanto meno bizzarro modo di volersi bene,
però lui era convinto di non aver fatto niente per far
arrabbiare così tanto il Capo da essere ignorato.
A quel pensiero sbuffò, girandosi sul fianco sinistro e
notando la foto posta sul suo comodino. Con una mano afferrò
ancora una volta una sigaretta e l’accese, mentre con la
destra libera agguantò la cornice che ritraeva lui e il
padrone del locale.
Al
ricordo stirò le labbra in un sorriso. Avevano appena aperto
quel ristorante e aveva giurato di restare ad aiutarlo, eppure,
ultimamente, sembrava che l’uomo non lo volesse
più attorno. Per quanto fosse sempre stato solito
ripeterglielo sin dal primo momento in cui si erano ritrovati insieme,
il tono assunto non erano mai stato così serio. Lui non
avrebbe mai potuto andarsene, pur essendogli stato ordinato di farlo.
Si
girò ancora una volta prima di riposare la cornice e
avvicinarsi alla finestra della camera per ammirare il mare, posando i
gomiti sul davanzale. L’acqua brillava sotto i raggi del
sole, riflettendo tutta la sua luce
sulla superficie dell’oceano; alcune ondine trasportavano di
tanto in tanto quel puzzle luminoso, tranquillizzandolo. Era
quello il suo posto, si disse. Aveva sempre vissuto in mare,
era nato e cresciuto lì, ed ora non poteva di certo
andarsene, per quanto fosse suo desiderio salpare e conoscere mari
ancora non visti. I suoi pensieri vennero però interrotti da
uno sferzare dell’aria sotto di sé, mentre una
voce richiamava il suo kiai 1. Gli
bastò difatti abbassare lo sguardo per trovare il
proprietario della voce, e si accigliò nel vedere quel
ragazzo dalla testa verde con due spade nelle mani e una sorretta con
la bocca, cosa che lo stupì non poco.
Decise di rimanere a osservarlo, in fin dei conti non aveva mai visto
uno spadaccino allenarsi. Le sue tecniche erano unicamente di gambe, in
quanto Zeff gli aveva insegnato a non combattere mai con le sue mani o
si sarebbero potute rovinare, e lui lo sapeva. Le prime volte, da
piccolo, si era tagliato accidentalmente con un coltello più
di una volta e, nonostante fossero ferite da poco conto, ne portava
ancora i segni, tutto a causa della sua inesperienza. Sapeva bene che
avrebbe potuto fare a meno di un arto inferiore o due nei
combattimenti, ma nulla gli avrebbe impedito di cucinare a differenza
della perdita l’uso delle sue mani... ciò
nonostante era piacevole vedere la maestria con cui gli altri usavano
le proprie tecniche, sia nemici che amici. Alcuni dei suoi compagni
cuochi usavano coltelli e, nonostante non condividesse il loro utilizzo
al di fuori dalla cucina, era un qualcosa che lo aveva sempre
affascinato.
Quel giovane, a differenza di molti, sembrava sapere il fatto suo.
Tirava affondi e difendeva la sua posizione, muovendosi molto
velocemente mentre fendeva l’aria, la quale
fischiò molte volte ad ogni tecnica che prendeva vita
tramite i movimenti di quel Zoro. Il suo petto nudo, nonostante fosse
ancora giovane, era già ben formato, e molti muscoli erano
tirati più di quanto non fossero in evidenza al riposo; il
sudore, brillante sotto i raggi solari, gli colava dalla fronte e gli
inumidiva il resto del corpo, rendendolo quasi sovrumano, mentre la
bandana legata in tesa riusciva in qualche modo a oscurargli
l’espressione in volto, riuscendo quasi a incutere timore per
la durezza a cui sembrava dar vita. Quasi non sembrava lui, e
ciò, agli occhi cerulei del biondo, consisteva in un mistero
che lo attirava magneticamente, e Sanji si sentì stranamente
geloso... forse perché non aveva la sua capacità
nel tranquillizzare il proprio animo in un combattimento. Aveva persino
cercato di nascondere la sua fedele sigaretta al suo Maestro al fine di
tirare una boccata rilassante senza risultato, facendosi dominare da
ogni dubbio e paura. E il vederlo quasi gli fece salire la rabbia. Ogni
tecnica era particolare, ogni muscolo veniva flesso con straordinaria
precisione, senza mai tremare.
Non seppe quanto rimase lì a osservarlo, ma era certo di
essere stato visto e, ad ogni occhiata, gli aveva inconsapevolmente
sorriso, quasi a rispondere di non preoccuparsi.
Lentamente
i colori sbiadirono sotto la luce che andava man mano scemando, e i
mozziconi di sigaretta presero ad aumentare, mentre le occhiate
aumentavano, catturando entrambi i ragazzi in un mondo tutto loro. Un
affondo, un sorriso, una tirata di fumo e uno sguardo gentile. Gli
occhi si cercavano, neppure il lieve vento che si era alzato riusciva
più a distrarli, se non di poco.
L’acqua
salata s’infrangeva sempre più contro la chiglia
del locale, arrivando a schizzare sulla piattaforma. Agli occhi del
cuoco, lo spadaccino danzava tra le gocce, mentre lui, con fluidi
movimenti, sperava di evitarle quasi per gioco, frattanto che il muto
contatto della segreta attrazione dei loro cuori, celando loro la
verità, li corteggiava. Quel momento era bello. Infinito,
magico, unico... e sarebbe stato bello se fosse durato per
l’eternità.
Si formò ad entrambi un groppo alla gola, mentre il
desiderio di toccare la pelle diafana dell’uno e quella
più scura dell’altro, venne maledetto. Erano
troppo lontani, per quanto risultò ad entrambiinnaturale.
Sanji non era più incuriosito. Sentiva quel magnetismo
dentro di sé, e una fievole voglia crescente lo spingeva a
voler combattere con lui. Voleva testare la sua forza e conoscere quel
segreto; voleva avere un contatto con lui, danzare al suo stesso ritmo,
ballare quel motivetto magico che i piedi dello spadaccino stavano
eseguendo; voleva unirsi e scoprire quel gioco di fantasia.
Prese un bel respiro nel posare le labbra sulla sigaretta, assaporando
per un momento il fumo dopo aver attraversato il filtro,
ingerendolo una volta pasteggiato nella bocca. Lo aveva sentito
scendere dentro di sé, attraversare il suo collo, sentendo
l’ennesimo sguardo smeraldo posarsi su di lui. E si sarebbe
strozzato se il fumo non fosse già arrivato ai polmoni,
mentre solo la pelle d’oca e un brivido di freddo
attraversarono le sue braccia e la spina dorsale, contemporaneamente.
Era quasi una scossa elettrica, un momento adrenalinico che gli
raggiunse il capo, facendogli rizzare piacevolmente i capelli, per
quanto il volto gentile e ancora un po’ infantile fosse
arrossito con evidente sorpresa; riprese a respirare solo dopo esservi
calmato, lasciando fuggir via dalle narici una nuvola di fumo. Il petto
era a mille e, confuso, non seppe che cosa dire, ma un ghigno da parte
dello spadaccino lo informò di essere stato visto e, forse,
la sua reazione era stata un effetto voluto.
Per quel modo di fare si irritò. Probabilmente gli avrebbe
spaccato la faccia in poco tempo se fosse sceso giù prima, e
lo avrebbe volentieri fatto in quel momento se un bussare alla porta
non lo avesse fatto trasalire; la voce rabbiosa del Capo che lo
richiamava gli giunse alle orecchie, e solo in quel momento,
ridestandosi, si accorse che il mare si era alzato, nonostante il vento
fosse più quieto e le onde avessero ormai perso la loro luce
brillante.
Tornò a guardare dalla finestra verso il basso, scoprendo
quasi amaramente che Zoro era sparito, mentre alcune navi alla sua
sinistra avevano già attraccato, indicando
l’apertura del locale. Svelto, si allungò verso il
posacenere, e, nel rendersi conto di aver fumato almeno un pacchetto
intero di sigarette, storse il naso. Aveva quasi finito i pacchetti di
scorta e non apprezzava aprirne uno nuovo la sera prima. Si
avvicinò alla porta, infine, correndo al piano inferiore
fino in cucina, riscoprendo già tutti al lavoro, e fu in
quel momento che un grembiule gli venne tirato in faccia.
-Sei in ritardo. Stasera lavi i piatti.- lo informò il Capo
con evidente nervosismo nella voce, al quale il minore non
riuscì a non ribattere.
-Perché?! Non l’ho fatto apposta!-
obbiettò. -Tutti qui hanno almeno un giorno di riposo, io...-
-Stai zitto, tu sei un moccioso e, dato che vuoi lavorare qui anche
senza il mio permesso, fai come ti dico.- ordinò Zeff,
ottenendo solo che il biondino, nonostante si fosse legato il grembiule
in vita, si arrabbiasse ulteriormente.
-Non puoi farlo! Sono migliore di tutti loro!-
-Non è vero, i tuoi piatti sono pessimi.- gli rispose
l’adulto con un sorriso divertito. -Tu stasera lavi i
piatti.- insistette.
-No. Sono già Vice Capo Cuoco, non vedo perché io
dovrei...- il ragazzo cercò ancora una volta di ribattere,
venendo però zittito dalla figura dello Chef, che aveva
cominciato ad avvicinarsi pericolosamente.
-Tu stasera lavi i piatti.- disse nuovamente, prima di afferrarlo per
il bavero della camicia azzurra che indossava e sollevarlo di peso
dinanzi agli occhi, -Così impari a prenderti distrazioni non
necessarie, la prossima volta. Va bene fare l’idiota con le
ragazze, ma non va bene se ti lasci distrarre da un ragazzo, facendoci
perdere poi un cameriere.- lo sgridò, lasciandolo andare.
-Sono stato chiaro?!- concluse infine, vedendo Sanji assottigliare lo
sguardo, per quanto nel petto il cuore di quest’ultimo perse
un battito. Zeff credeva che lui... aveva sì un interesse
per il coetaneo, ma non aveva quel tipo di attrattiva.
-È così? Credi che a me interessi un ragazzo?
Beh, sei fuori strada!- rispose prontamente, sapendo che non era bene
provocare il maggiore, soprattutto se di proposito.
-Stammi bene a sentire, moccioso, non m’interessa con chi
vai, ma non puoi mettere a rischio il mio ristorante. E ora vedi di
fare ordine e metterti a lavare i piatti, prima che io decida di farti
tornare a essere lo sguattero di questo posto fino alla fine dei tuoi
giorni.- ordinò minaccioso il Capo, il quale ottenne senza
consenso che il minore lo sorpassasse, premurandosi di urtarlo di
proposito per raggiungere i lavelli, dove alcune padelle già
lo attendevano, prima che lo Chef uscisse dalla sala con evidente
irritazione.
-Stavolta l’hai fatta grossa, ragazzo.- gli venne detto da
qualcuno, rimediandoci solo un grugnito da
parte di Sanji prima che quest’ultimo si tirasse su le
maniche della camicia e aprisse l’acqua. Nel prendere la
spugna si accorse che il sapone era finito e imprecò,
asciugandosi la mano bagnata sul grembiule prima di cercare il flacone
giusto per piatti.
-Non te la prendere, Sanji, in fondo ha ragione il Padrone.- si fece
sentire un altro cuoco dalla barba incolta e un paio
d’occhiali scuri, sorridendogli nel passargli accanto con un
pentolone di sugo bollente. -Insomma, hai sempre fatto come volevi e
messo bocca...-
-Che c’è? Vuoi provare a consolarmi?
Perché fai schifo, al massimo cerchi la lite.-
rimbeccò il giovane con irritazione.
-Idiota, ti sto solo dicendo che prima o poi avresti dovuto affrontare
le conseguenze. Non sei più un bambino.- rispose quello.
-Sai... non ci voleva un genio per capirlo.- sbuffò Sanji,
rialzandosi con una bottiglia di aceto bianco in mano e una scatola di
sapone.
-Lascialo stare, Carne!- si fece sentire il cuoco pelato, Paty. -A
cercare di ragionare con lui ci rimetti solo. E’ uno scemo
con il moccio al naso.-
A quel dire il suddetto ragazzo tirò nel lavello la spugna
che aveva ripreso per poi raggiungere l’uomo a grandi falcate.
-Che cosa vuoi, cuoco di seconda scelta? Invidioso perché un
ragazzino ti ha rubato il posto che tanto volevi?!- chiese. -O forse
vuoi assaggiare i mie calci?-
-Devi solo provarci, moscerino!- lo provocò quello, venendo
affiancato dall’altro cuoco con gli occhiali.
-Piantala, Sanji, non sei forte come il Capo. Potresti perdere, questa
volta!- gli disse, rimediandoci un altro grugnito da parte del minore.
-Potrei battervi già ora e anche in coppia, sfigati. Per due
come voi non basterebbero nemmeno diecimila anni di allenamenti!-
rispose il giovane cuoco.
-E allora fatti sotto!- gli venne detto infine, e, senza
farselo ripetere una seconda volta, il minore attaccò con un
poderoso calcio.
Al piano inferiore, la sala del ristorante era già
piena di clienti. Molte erano coppie, a differenza del giorno, dove si
poteva trovare anche qualche famiglia o pirati di vario genere.
Zoro si era seduto allo stesso tavolo di quel mattino, aspettando che
qualcuno prendesse la sua ordinazione o che arrivasse addirittura
Sanji. Si mosse frustrato sulla sedia, sbuffando. Non aveva fatto che
pensarlo per tutto il tempo in cui si era allenato, e non si era
sentito poi molto più tranquillo quando lo aveva scoperto
affacciato alla finestra ad osservare proprio lui. Aveva persino
rischiato di arrossire come un poppante nel momento stesso in cui gli
aveva sorriso, e si era sentito stranamente in imbarazzo,
giacché nessuno lo aveva mai guardato con
quell’interesse. E, accidenti, c’era stato molto
altro, in quegli occhi celesti. Ne era certo: nello sguardo di quel
ragazzo c’era più di quanto lui stesso desse a
vedere, per quanto fosse maledettamente bravo a mentire.
Una
mano sbatté violenta sul tavolo, provocando un rumore
sinistro sul legno, ma non fu l’impatto a distrasse il
ragazzo, bensì l’evidente crepa che si era formata
sul piano. Gli occhi verdi si puntarono prontamente verso
l’uomo dai lunghi baffi biondi, ridicolmente legati con delle
trecce che avrebbero fatto ridere chiunque se la sua mole e la sua
palese irritazione non avessero incutito timore.
Stranito, il più giovane aggrottò la fronte dopo
il breve stupore, notando che l’uomo stava afferrando la
sedia del tavolo più vicino per potersi sedere accanto a
lui. I suoi occhi lo stavano sondando, non solo li sentiva su di
sé, ma quello non sembrava farsi problemi nel guardarlo
dall’alto al basso con quel cipiglio poco cordiale. La cosa
lo fece spazientire, tanto che si ritrovò a sbuffargli
contro.
-E allora?!- chiese infine. -Che cavolo stai guardando?-
Nulla, non ottenne risposta, se non una breve occhiataccia dalla sua
muta compagnia, la quale non sembrava affatto contenta della sua
presenza, ne era certo; se l’uomo avesse potuto, lo avrebbe
sbattuto fuori... ma probabilmente qualcosa o qualcuno glielo stava
impedendo.
Infine, su quel viso comparve un sorriso sgradevole, mentre un lieve
accenno di rilassamento apparve nei suoi occhi, come un piccolo lumino
che lo tranquillizzò in parte, facendo però
insospettire il giovane.
-E allora?- chiese nuovamente lo spadaccino, ottenendo una pacca sulle
spalle prima che l’uomo, muovendosi sulla sedia, accavallasse
la gamba di legno sulla coscia.
-Tutti presuntuosi e impazienti, i ragazzi di oggi.-
commentò l’uomo. -Dovrei cacciarti, sai? Per colpa
tua ho perso uno dei miei migliori camerieri. Forse l’unico
che sapeva prendere una maledetta ordinazione.-
-E allora perché non mi cacci?- fu la pronta risposta del
ragazzo. -Non sarebbe la prima volta, quest’oggi, e non vedo
il motivo per non farlo.- proseguì Zoro, dando vita ad un
ghigno strafottente qualche attimo dopo. -Ma tornerei. Sanji mi
verrebbe a riprendere.- affermò, facendo ridere
immediatamente il maggiore.
-Certo, ragazzo, credi quello che vuoi. Sanji è solo un
moccioso, questo locale è mio. E lui fa quello che dico.-
-Non credo, quest’oggi sono rimasto.- affermò lo
spadaccino.
-Per mio ordine. E la voglia di gettarti a mare è tanta, ma
purtroppo devo chiederti un favore.- ammise.
A quel dire, Zoro si ritrovò totalmente spaesato.
Perché una persona tanto ostile avrebbe voluto indebitarsi
con lui? Il locale sembrava ben difeso, quindi non sarebbe servita
molto la sua spada, senza contare che gli uomini di quel posto, giovane
cuoco a parte, erano quasi troppo corpulenti, e la sua figura asciutta,
anche se ben allenata in maniera evidente, sarebbe risultata poco
credibile.
-Vuoi ascoltare o no?- chiese la voce burbera del suo interlocutore e,
senza pensarci su, si ritrovò ad annuire, lasciando che
l’altro proseguisse.
-Non mi sembri troppo un sbandato e, in caso, non
m’interesserebbe molto. Voglio solo che porti via di qui
Sanji.- gli disse con sorpresa.
-Portare via... cosa dovrei fare?- domandò immediatamente
con palese stupore. -Io che c’entro con quello lì?
Nemmeno lo conosco.-
-Lo so, ma difficilmente sbaglia nei giudizi, quel moccioso. E lui
vorrebbe realizzare il suo sogno.- spiegò lo Chef, -Ma senza
una spinta non se ne andrà mai da qui.-
-E cosa le importa? È una sua scelta, non sono una
crocerossina.- fece notare.
-No, ma credo che abbiate pressappoco la stessa età. Non
importa quanto ci metterai, in cambio potresti restare qui e mangiare
quello che vorrai, affrontando ogni pirata con le peggiori intenzioni
che entra da quella porta.- cercò di convincerlo
l’uomo.
-E sentiamo, perché dovrei accettare?- chiese il minore, e
avrebbe ottenuto risposta, se proprio in quel momento il soffitto della
sala non avesse ceduto dietro di lui, provocando un copioso polverone,
provocando grida di paura e stupore ai presenti.
-Ma che diavolo succede qui?!- strillò prontamente il
padrone del locale, alzandosi in piedi per raggiungere i tre presenti
tra le macerie, mentre i resti di quello che sembrava un piano cottura,
del cibo e un rivolo d’acqua dal piano superiore li
imbrattò. -Dico io! Vi sembra questo il modo? Litigare in
cucina mentre io non ci sono, ora dovete pagarmi i danni!-
continuò infuriato.
-Ci scusi, Capo...- disse uno dei due uomini, mentre anche
l’altro sopraggiunse con una giustificazione che venne
prontamente zittita dallo Chef.
-È un miracolo che non ci fossero tavoli qui!- insistette.
-Sì, Capo, ma vede... Sanji...- Paty provò a dare
la colpa al più giovane, il quale protestò
prontamente.
-Non è affatto vero! Mi hanno provocato loro!-
-Non m’interessa! Ripulite tutto e venite in cucina!- fu
ordinato loro, mentre i tre, ancora seduti in terra a massaggiarsi i
punti dolenti, si guardarono in cagnesco. A interromperli fu lo
spadaccino, che cominciò a ridere.
-Davvero divertente, questo posto!- ammise, prima che, rivolgendo anche
lui uno sguardo infuriato, il biondo si alzasse e lo calciasse, per
quanto lo spadaccino si rivelò abbastanza veloce da
scansarsi in tempo. -Troppo lento!- lo prese in giro, vendo
però colpito da un secondo calcio.
-Ma abbastanza veloce per te.- gli fu risposto dal biondo, prima di
afferrare le posate che lo spadaccino aveva sul tavolo per poter
raccogliere il cibo caduto in terra. -Guarda che spreco.-
commentò, riponendo lo spezzatino nella pentola.
-Ehi! Non mischiarlo con il cibo buono!- gli fu detto prontamente da
Carne -È uno schifo!-
-Potevi pensarci prima di provocarmi, ora non ti aspetterai mica di
buttarlo via!- rimbeccò il minore.
-Di certo ai clienti non serviamo robaccia.- rispose Paty.
-Lo mangerò io, non c’è problema.-
Nel sentire quel botta e risposta, l’altro ragazzo si
accigliò.
-Ohi, non farai sul serio... sarà pieno di schegge di
legno.- si fece sentire.
-Giusto! Diglielo anche tu.- lo sostenne uno dei due uomini, i quali
anche loro avevano iniziato a far spazio nella sala. -Chi lo capisce
è bravo... nemmeno il Capo riesce a tenerlo lontano dagli
scarti immangiabili. Finirà per ammazzarsi, prima o poi.- a
quel commenti gli occhi smeraldini tornarono a osservare il ragazzo,
evidentemente provato nel vedere quel cibo in terra, per poi notare un
rivoletto di sangue dalla testa e i numerosi tagli, i quali non
mancavano nemmeno agli altri due cuochi, però credette che
il suo malessere fosse dovuto a quel taglio alla testa.
-Non
sarebbe meglio lasciar perdere? Forse ti sei fatto male...-
-Fatti gli affari tuoi, nessuno ti ha chiesto nulla.-
sbuffò, e qualche attimo dopo una risata si fece udire alle
sue spalle.
-Lascialo perdere, quando il padrone è arrabbiato per i suoi
casini diventa più scontroso del solito.- fu detto allo
spadaccino, il quale non si accorse che nel frattempo il ragazzo aveva
raccolto ogni ‘briciola’ e raggiunto le scale,
facendolo accigliare.
-Ti consiglio di andartene.- commentò il cuoco che Zoro
aveva già conosciuto ore prima. -Più resti qui,
meno lavoreremo in pace. Quei due litigano a causa tua.-
-Che strano, l’ultima persona che l’ha detto si
è licenziata stamani.- rispose prontamente lo spadaccino,
-Forse tra qualche ora avremo il piacere di vederti uscire di qui,
anche perché il tuo Capo mi ha offerto di restare. E a me
serve una stanza.-
-Che storia è mai questa?- chiese l’altro uomo,
accigliandosi prima di scambiare uno sguardo interrogativo con
l’altro.
-Non lo so, chiedete a lui. Il vostro amico voleva far arrabbiare il
vostro Capo, ma a quanto pare lui sembra aver piacere nel vedermi in
giro.-
-Sii più chiaro.- ordinò l’uomo con la
testa rasata. -O ti faccio sputare tutto con le maniere forti.- e a
quel dire il minore non poté fare a meno di ridere ancora
una volta, mentre tutti e tre ignorarono il vociferare alle loro spalle
che era ormai aumentato.
-Non credo proprio, a giudicare dalle pedate maggiori dei lividi del
vostro avversario, vi siete già fatti umiliare da un
ragazzino.- commentò ridacchiando, tornando al suo posto e
notando posata mancante. -Vedete piuttosto di portarmi una forchetta,
un paio di onigiri e della carne con tanto di salsa sopra.- disse loro,
sedendosi, ma non ancora completamente girato verso il tavolo non si
accorse del piatto che venne posato davanti a sé, e
sussultò poiché era stato poggiato sul tavolo fin
troppo forte.
-Mangia questo e sta’ zitto.- disse la voce dietro di lui,
facendolo girare del tutto, scoprendo così un’aura
propriamente non positiva proveniente dal suo coetaneo.
-Ehi... non avevi detto “Ordina quello che vuoi”?-
chiese con un po’ di timore.
-Sì, purché non fossi rimasto qui fino alla fine
dei tuoi giorni.- rispose il biondo.
-Non ho mai accettato.- si risentì prontamente
l’altro, rimediandoci uno schiocco di lingua.
-Idiota, è anche a causa tua se sono stato buttato fuori
dalla cucina.- e nel sentirlo dire, lo spadaccino sembrò
illuminarsi.
-Non lavori? Allora siediti.- lo invitò sorridente, ma un
ennesimo cipiglio poco cordiale gli venne lanciato dal biondo, prima
che quest’ultimo se ne andasse senza dire una parola,
lasciandolo con un sospiro.
Il resto della serata
passò abbastanza tranquillamente. Il soffitto era stato
riparato e la clientela stava via via scemando, e fu in quel momento
che Zoro vide tornare il padrone del locale, che si sedette a tavola
con lui.
-Non ha risposto alla mia domanda, prima, e non credo che rimanere qui
sia una buona idea. Sanji sembra detestarmi ora.- si fece sentire per
primo il più giovane, facendo compare ancora una volta il
sorriso sul volto dell’uomo.
-È naturale, ciò che io detesto lui lo adora e
viceversa... siete incontentabili, voi mocciosi.- rimbeccò
l’altro, divertito.
-Già. Non credo che resterò, non
c’è motivo per farlo.-
-Invece c’è. Potresti diventare il suo primo
amico. Insomma, uno della sua età.- fece notare
l’uomo al giovane spadaccino, che sbuffò.
-Non mi sembra un buon motivo. Nemmeno lo conosco. Dammi un buon
perché.-
-Perché lui ti
piace.- fu l’unica risposta che Zoro ottenne dal maggiore.
1 Kiai:
La parole vuol dire sia Grido,
sia Separazione
degli spiriti, se siete andati a controllare su internet,
potete fidarvi di me, ho preso la definizione precisa precisa dal mio
libro di Judo: Da cintura bianca a cintura nera di Tommaso Betti-Berutto
Salve gente! Vi piace questo primo
capitolo?
Sarò sincera, doveva essere un capitolo auto-conclusivo di
12 pagine, invece non sono riuscita a convogliare ogni idea in
così poche pagine e infine... beh, ho dovuto optare per un
massimo di 5 capitoli (Lo spero °-°) al fine di
ottenere un buon lavoro. E... promesso! Non vi farò pentire
di aver letto questo primo capitolo <3
Siate buoni sostenetemi e lasciate un commentino.. insomma, sono
curiosa, voglio sapere che ne pensante! Se no come faccio a scrivere se
non piace il punto in cui sono arrivata? °-°
Vi aspetto numerosi *w*
Dona
l’8% alla causa pro recensioni
Farai felice un milione di scrittori
E me XD!