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Autore: RiseOfHeroes    08/08/2012    2 recensioni
Storia parallela a Rise of Heroes. Due giovani allenator di Pokemon, Jonathan e la sua amica Abelia, partono dal continente di Oblivia per diventare allenatori famosi, imparando molte importanti lezioni nel corso del loro viaggio, e crescendo man mano. Rating giallo per sicurezza.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Pokemon: Rise of the Young Adventurers

Disclaimer: Pokemon non è di nostra proprietà, ma di Nintendo e Gamefreaks. Sono di nostra priorità solo i nuovi personaggi che appariranno in questa fanfic, che è una storia parallela a Rise of Heroes, ed è basata in maniera molto libera su alcuni giochi della saga di Pokemon!

Detto questo, iniziamo pure l'avventura!

oooooooooo

Prologo – Inizio di un nuovo viaggio

Il continente di Oblivia, un luogo misterioso dove sono nate molte leggende del mondo di Pokemon...

Un luogo di misteri e avventure, come il resto di quel mondo bellissimo e ancora per gran parte inesplorato, popolato di persone e Pokemon che percorrono assieme il sentiero della vita.

Un luogo dove gli autori di una pagina di storia stanno per iniziare il loro viaggio, imparando tante cose lungo la strada...

Oblivia. E' qui che due giovanissimi avventurieri faranno i loro primi passi, per diventare delle leggende nel mondo di Pokemon...

oooooooooo

"E va bene... allora è tutto pronto! Sono pronto a partire!" disse con entusiasmo un ragazzino di nove-dieci anni mentre dava un'occhiata al suo zaino e all'equipaggiamento che stava per portare con sè, pronto ad iniziare il suo viaggio per diventare un famoso allenatore di Pokemon. L'aspirante campione in questione era Jonathan Seabright, un ragazzino dall'aspetto vivace con spettinati capelli castani chiari, tenuti fermi da una fascia arancione sulla fronte, e indossava una giacchetta blu a maniche corte con sotto una maglietta azzurra, guanti neri che lasciavano scoperte le dita, un paio di pantaloni viola e scarpe da ginnastica rosse su calzini bianchi... un abbigliamento abbastanza usuale per un allenatore di Pokemon alle prime armi. In quel momento, stava controllando di avere tutto quello che gli serviva, e aveva appese alla cintura un paio di Pokeball, oltre che un Pokedex tenuto in una delle tasche interne della sua giacchetta. Si sentiva molto eccitato, e per un buon motivo - quello era il giorno in cui sarebbe diventato ufficialmente un allenatore di Pokemon, assieme alla sua migliore amica... sarebbe stata un'esperienza che avrebbe cambiato la vita ad entrambi, o almeno questo era quello che Jonathan sperava...

Con un sorriso, il ragazzino guardò le due Pokeball che portava con sè - i due Pokemon che erano stati suoi amici già da un anno, e che si erano offerti volontari per essere i suoi starter. "E va bene... direi che ormai ci siamo, Oshawott... Omanyte... la nostra avventura comincia qui! Non appena è tutto pronto, andiamo a prendere Abelia a casa sua, e poi... beh, a qualcosa penseremo, giusto? Cominceremo ad allenarci, e cercheremo un modo di far conoscere i nostri nomi! Sono sicuro che sarà un gran successo!"

Gli sembrò quasi di sentirei due Pokemon che eultavano dall'interno delle loro sfere... e dopo aver accarezzato gentilmente le sue Pokeball, Jonathan controllò il suo zaino un'ultima volta prima di metterslo sulle spalle. Soddisfatto, uscì dalla sua camera tappezzata di poster delle sorelle Sensazionali, le famose Capopalestra di Celestopoli, nel continente di Kanto... e diede un'ultima occhiata alla sua casa prima di iniziare a scendere le scale, dove i suoi genitori - una coppia di studiosi di storia antica che avevano lavorato a molti dei più grandi misteri di Oblivia - lo stavano apettando per fargli gli ultimi saluti.

"Papà... mamma..." disse Jonathan, abbracciandoli non appena ebbe sceso l'ultimo scalino. Mi mancherete... ma non preoccupatevi, mi terrò in contatto con voi, e non appena mi sarà possibile, tornerò a farvi visita! Grazie... per avermi permesso di iniziare questo viaggio!"

"Tranquillo, figliolo, non te ne fare un problema!" disse il papà di Jonathan, un uomo dall'aspetto ancora giovanile, con corti capelli neri e occhiali da vista, vestito in maniera conservativa e con un camice da laboratorio bianco sopra i suoi vestiti normali. "Sono contento che tu ed Abelia vi stiate per imbarcare in quest'avventura, e sono convinto che presto vi farete un nome!"

"Grazie, papà!" Jonathan ringraziò suo padre, mentre la sua mamma gli metteva una mano sulla spalla e gli sorrideva.

"Tu ed Abelia diventerete sicuramente dei grandi allenatori!" commentò la signora Seabright. "L'unica cosa che vi chiedo è di stare attenti e darci vostre notizie di tanto in tanto! E... buona fortuna ad entrambi voi!"

"Anche a voi... e non affaticatevi troppo, okay?" disse onathan, abbracciando la sua mamma. "So che il lavoro alla facoltà di storia vi tiene molto occupati, ma non strafate, va bene? E... se fate qualche nuova scoperta... mi raccomando, ditemelo!"

Il signor Seabright ridacchiò. "Hehehee... non preoccuparti, figliolo, non mancheremo di farvelo sapere! Buona fortuna, Jonathan... sono certo che ci renderai orgogliosi!"

"E ricorda, ogni volta che hai bisogno di una mano... noi siamo sempre pronti a dartela!" disse sua mamma, con le mani sulle spalle del figlio.

Jonathan annuì. "Grazie, mamma... papà... non mi dimenticherò mai di voi!" rispose il giovane esordiente, facendo tesoro degli ultimi minuti nella sua casa natale...

oooooooooo

"Beh, eccomi qua... ancora stento a crdere che tutto questo stia accadendo... ora sono un allenatore di Pokemon a tutti gli effetti!" dissse tra sè mente si incamminava lungo una stradina di terra battuta, avvicinandosi ad una lussureggiante foresta mediterranea. "E non sono neanche sicuro di cosa dovrei fare... voglio dire, Oblivia non ha esattamente una gran tradizione in fatto di competizioni di Pokemon... ma non importa, ci penserò quando verrà il momento! Ma prima devo andare a prendere Abelia a casa sua... le ho promesso che sarei andato presto, e se mi presento in ritardo, lei è capace di andare avanti per ore a sgridarmi..."

Ridacchiando tra sè, Jonathan entrò nella foresta, tenendosi sulla stradina che per quasi quattro anni ormai era abtuato a percorrere, e la seguì per diversi minuti fino a raggiungere un'ampia radura dall'aspetto tranquillo, circondata da alti alberi di conifere, e con una piccola casa dall'aspetto non troppo curato edificata proprio nel bel mezzo di essa. Il ragazzino sorrise tra sè, con un pizzico di tristezza - quello era un altro posto che sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore, la casa dove viveva Abelia, la sua migliore amica e un'aspirante allenatrice anche lei. Si erano conosciuti quattro anni prima, quando i genitori di Abelia - Pokemon Rangers scomparsi in missione solo l'anno prima - avevano guidato i suoi in una spedizione su un'altra isola dell'arcipelago di Oblivia... e fin da allora, Abelia era sempre stata la sua migliore amica e compagna di giochi, anche dopo quell'incidente che l'aveva fatta cambiare così tanto...

"Spero solo che questa nuova esperienza la aiuti un po'..." Jonathan disse tra sè, prima di raggiungere la porta di ingresso e chiamare la sua amica. "Abelia! Hey, Abelia! Sono io, Jonathan! E' ora di andare! Oggi iniziamo il nostro vaggio, come avevamo detto! Sei pronta?"

Per un po', non ci fu alcuna risposta dall'interno della casetta, che in effetti sembrava essere rimasta abbandonata per un po'. Le finestre erano chiuse, le tende erano tirate, e le erbacce tutt'attorno erano cresciute parecchio, trasformando i dintorni della casetta in una sorta di sottobosco. Vari oggetti, per lo più vecchi giocattoli o strumenti di giardinaggio, giacevano dispersi nel giardino, apparentemente dimenticati. Jonathan non ne fu sorpreso, essendo stato diverse volte a casa di Abelia ed essendo abituato all'incuria... ma in ogni caso, non poteva non chiedersi come facesse la sua amica a vivere in quel posto trascurato...

Finalmente, la voce acuta ma incupita di una ragazzina della stessa età di Jonathan gli rispos da dentro la asa. "Jonathan... ma è prestissimo! Ho avuto appena il tempo di prepararmi... non potevi aspettare ancora un po'?" chiese la ragazzina che viveva in quel posto sperduto, senza neanche perdersi in formalità. Ancora una volta, Jonathan non ne fu sorpreso: conosceva bene gli strani modi di fare della sua migliore amica, e li aveva ormai accettati come normali.

"Scusa, Abi!" rispose lui con una risatina imbarazzata, usando il nomignolo che le aveva dato già da quando si erano conosciuti. "Immagino... che ero così eccitato all'idea di cominciare la nostra avventura, che non me ne sono reso conto, del tempo! Comunque... sono già pronto, e ho già salutato... ehm... i miei..."

Si pentì subito dell'ultima parte della frase. Il motivo per cui Abelia viveva da sola in quella casa, ricevendo di che vivere solo dagli appositi servizi, era proprio il fatto che i suoi genitori erano morti in quell'incidente, un anno fa... e questo fatto l'aveva trasformata da una ragazzina vivace e allegra, ad una reclusa che passava il tempo semplicemente badando ai suoi Pokemon o restandosene chiusa nella sua grande casa vuota. Jonathan sperava che, un anno dopo la sua tragedia, l'idea di viaggiare con lui alla scoperta dei Pokemon del mondo potesse farle ritrovare almeno in parte la sua precedente allegria...

"Okay..." disse lei, ignorando quell'ultima frase. "Aspetta un istante e arrivo."

Jonathan annuì e cominciò ad aspettare... e un minuto dopo, la porta si aprì, e Abelia ne uscì fuori, con uno zainetto azzurro sulle spalle. "Eccomi. Sono pronta, Jonathan." disse mentre usciva di casa. Abelia era una ragazzina della stessa età di Jonathan, piuttosto alta, con lunghi capelli argentati legati in un paio di codini ai lati della testa, con gli occhi dello stesso colore, e un visetto carino dall'espressione perennemente imbronciata. Due nastrini neri tenevano a posto i suoi codini, e indossava un grazioso vestito prendisole bianco che raggiungeva le sue ginocchia, assieme ad una catenina argentata appesa al collo. Per qualche motivo, la bambina era scalza, e non si fermò neanche per mettersi un paio di scarpe o sandali mentre usciva ad accogliere Jonathan.

"Beh? Come mai te ne stai lì così? Non dovevamo partire?" chiese lei, senza mai perdere quell'espressione imbronciata.

Jonathan sembrò un po' dubbioso. "Ehm... certo che sì, Abelia... ma sei sicura di voler uscire vestita così?" chiese Jonathan, indicando con lo sguardo prima il vestito prendisole di Abelia, poi i suoi piedi nudi. "Non ti metti un paio di sandali, almeno?"

Abelia sospirò, come se fosse l'ennesima volta che parlavano di quegli argomenti. "Jonathan... lo sai anche tu che odio portare qualsiasi cosa ai piedi, fin da quando ero piccola..." affermò. "Non mi sento a mio agio, se non cammino scalza..."

Jonathan sospirò, ma accettò la spiegazione - in effetti, non ricordava di aver mai visto la sua amica indossare mai scarpe, calze o altre calzature. Gli era sempre sembrata una cosa un po' strana, ma del resto Abelia era sempre stata una un po' stravagante... quindi, alla fine, Jonathan decise che non era poi tanto importante. "Va bene, come preferisci." affermò lui. "D'accordo, Abelia... i tuoi Pokemon sono con te, giusto?"

"Secondo te?" rispose lei con sarcasmo, mentre mostrava un paio di Pokeball a Jonathan. "Sì, il mio Venipede e il mo Venonat sono qui. Possiamo partire quando vuoi."

"Bene..." rispose Jonathan, mettendo gentilmente una mano sulla spalla dell'amica. "Il nostro viaggio comincia qui... e sono sicuro che piacerà a te come a me! Cerchiamo... di farne tesoro il più possibile, okay? E sappi... che la tua mamma e il tuo papà sarebbero felici di sapere che stai prendendo la tua strada. Come lo sono i miei..."

Abelia annuì in silenzio, mentre metteva a posto le Pokeball. I suoi occhi argentei si voltarono un'ultima volta verso la sua casa, e lei sentì una spina nel cuore all'idea di lasciare quel posto che conservava ancora così tanti ricordi. L'idea le faceva paura, un po'... ma non aveva intenzione di tirarsi indietro adesso. Almeno, questa era una cosa che doveva a Jonathan...

"Spero che sia così, Jonathan..." disse. "So che questo viaggio significa molto per te... quindi, spero che vada tutto per il meglio."

"Certamente, Abi... non preoccuparti per questo!" rispose il ragazzo con un gesto dell'okay. Lentamente, i due aspiranti allenatori iniziarono ad allontanarsi dalla casa, e dopo aver guardato un ultima volta quella parte del loro passato che si stavano lasciando dietro, si avviarono verso l'ignoto...

Il viaggio dei giovani avventurieri era iniziato...

oooooooooo

CONTINUA...

  
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