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Autore: lil_hailie    08/08/2012    0 recensioni
Dicevano che prima o poi sarebbe passata, sarebbe passato tutto con il tempo.
Si erano dimenticati di un solo particolare.. non mi avevano detto quanto dovevo aspettare.
...Spesso mi ritrovavo a chiedermi come ci ero finita io lì? Era proprio vero che il mio destino non mi riservava niente di migliore?
Genere: Introspettivo, Satirico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Dicevano che prima o poi sarebbe passata, sarebbe passato tutto con il tempo.

Si erano dimenticati di un solo particolare.. non mi avevano detto quanto dovevo aspettare.

La mia vita era un continuo "vabè, domani andrà meglio!", "devo solo essere paziente, prima o poi la ruota girerà anche dalla mia parte!", ma non succedeva niente di tutto ciò, neanche io so come facevo a resistere, non comportava per me un dolore fisico o materiale, era peggio, era un dolore che partiva da dentro, e che giorno dopo giorno si nutriva di me, del mio essere.

 

Quando m'alzai fuori pioveva ancora, non aveva smesso neanche un minuto dalla sera prima. Tutti dormivano, quindi mi trascinai fuor dal letto lentamente, controllai l'ora e se c'erano sms della conversazione di ieri sera, niente. Faceva un freddo che mi raggelava le ossa, mi coprii con una giacca e andai a lavarmi. Ogni volta che mi guardavo allo specchio speravo di non essere più me stessa, di trovarmi in un'altra casa, in un'altra città, di un altro stato, ma ero sempre io, la solita me, con cui non avevo mai fatto pace.

Misi su due cose, poi giubbotto, cappello, tracolla e via. Mancava poco alla fermata, e non avevo per niente voglia di aprire il mio ombrello mezzo scassato. Anche di prima mattina lui era inchiodato nei miei pensieri, poi osservai le mie scarpe, un paio di converse ingiallite che mi fecero tornare alla mia vita, così banale e senza senso,sospirai. Mi facevo solo del male pensando a lui, era così diverso da me, ancora mi chiedo come un tempo eravamo amici, o forse qualcosa di più.

Passare a dormire dal letto al banco quasi tutti i giorni non era un gran che, preferivo di gran lunga il primo che almeno era morbido e caldo. Sarah mi scosse e alzando lo sguardo notai che la prof mi stava fisando e con lei tutti i miei compagni di classe..

-Jane cara..- incominciò, con tono ironico- perchè non ce li traduci tu i primi versi di Virgilio?

Abbozzai un sorriso e guardai Sarah in cerca d'aiuto.. almeno per capire dove dovevo andare a parare.

-..ehm.. certo, Virgilio.. il grande scrittore greco..- la mia compagnia di banco mi diede una gomitata – Latino! Latino! È ovvio! - mi corressi. La prof mi gurdò amareggiata

-ma come dobbiamo fare con te? Abbiamo capito che non ti piace il latino, ma almeno cerca di impegnarti un po' di più! Se vai avanti così non abbiamo altra scelta che bocciarti!- La fissai senza dire una parola, aveva ragione, eccome, ma non era colpa mia se in questo periodo non mi riusciva di fare bene un cazzo. Tornai con la testa tra le braccia e rimasi così per un po'.

  • tutto ok?- Sarah, la maga delle domande di cortesia. Feci di sì con la testa senza dire una parola.

Al suono della ricreazione uscirono tutti dalla classe. Presi per andarmene ma qualcuno mi fermò per il braccio.

  • mark.. e ora cosa vuoi?

  • Ma mi spieghi che cazzo stai facendo?-sembrava arrabbiato- vuoi perdere l'anno forse??

  • tanto ormai..

  • ormai cosa? Hai ancora metà semestre per recuperare! La verità e che a te in fondo piace stare così! Non capisco cosa ci sia di tanto bello a fare la vittima!

  • Molla il braccio!- gli urlai- tu che cazzo ne sai di me e della mia vita! Non puoi dire di conoscermi soltanto perchè ogni tanto parliamo!- lasciò la presa.- e per la cronaca,

    non serve che fai il buon amico, fatti gli affari tuoi!

Non capivo perchè gli importava così tanto di me, e fondamentalmente non mi interessava neanche, avevo altro a cui persare. Corsi fuori in cortile, con le lacrime che mi rigavano il viso, e l'mp3 in mano, il mio unico e fedele amico, lui perlomeno non mi avrebbe mai tradito.

Proprio mentre dentro di me si faceva tutto scuro fuori era uscito il sole, mentre andavo verso "il mio posto" attorno a me sembrava che erano tutti felici, neanche a farlo apposta. Da dove mi mettevo io di solito si vedeva la spiaggia, e si sentiva l'odore del mare, quanto avrei pagato per far sì che fosse già estate! sentire le onde che si infrangono sugli scogli, il profumo di abbronzanti, la sabbia calda sotto i piedi e solo il cielo sopra di me. Il paesaggio era mozzafiato, e in lontananza si vedevano alcune vele, anche se il sole si divertiva a giocare a nascondino con le nuvole. A rovinare il quadro c'era l'erbaccia che partiva dalla scogliera e si diffondeva su tutta la sua altezza, dalla mia scuola c'era una scala che scendeva fino a giù, ma era quasi impraticabile a causa delle erbacce e in della mancanza di alcuni gradini, sfortunatamente nessuno si era mai preoccupato di aggiustarla e renderla accessibile. D'altronde era la fine che faceva anche il resto dell'edificio, a partire dalle crepe sul muro, che grazie al preside vennero prontamente nascoste da verniciature, perchè ristrutturarlo comportava spese maggiori, e giustamente era meglio impiegarli per mandare le figlie in qualsivoglia viaggio, o comprare loro scarpe nuove e via dicendo; ..nessuno si preoccupava della muffa che andava dilagando negli angloli dei soffitti, infatti era più funzionale spendere soldi per pagare psicologhe di dubbia utilità, o comprare sei o più distributori di merendine uno a un metro di distanza dall'altro, invece che provvedere a riparare i bagni che erano incartati come pacchi regalo, a cui infondo c'eravamo anche affezzionati.

Spesso mi ritrovavo a chiedermi come ci ero finita io lì? Era proprio vero che il mio destino non mi riservava niente di migliore? 

  
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