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Autore: Shizue Asahi    08/08/2012    3 recensioni
La cosa si fece sentire ancora, nei mesi successivi. La donna era diventata sempre più stanca e pesante, si trascinava per i corridoio della villa con i piedi e la schiena doloranti, affaccendata nella cura dell’unica figlia della famiglia dei suoi padroni.
Toph studiava silenziosamente le sua mosse, chiedendole di tanto in tanto, con una vena di apprensione nella voce, se stesse bene.
Kendra tirava il viso in un sorriso allegro e le ripeteva di sì e Toph ogni volta avvertiva il desiderio bruciante di gridarle di non mentirle
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Toph
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Battito

 

La prima volta che lo percepì aveva appena compiuto sette anni.  Kendra, la sua tutrice, le stava infilando un vestito particolarmente scomodo, con le maniche che le arrivavano fin sotto i piedi, e un colletto così stretto da costringerla a tenere il mento all’insù, in una fastidiosa posizione.

Non si lamentò, cercando di captarlo ancora, di capire da dove provenisse. Intanto la donna si affaccendava attorno a lei, stringendole i lacci del corsetto e sistemandole i capelli in una complicata treccia, da cui, però, ciuffi di capelli più corti degli altri sfuggivano, ricadendole disordinatamente sul collo e sul viso, andando a coprirle gli occhi.

Kendra si portò le mani sui fianchi, in una posa che Toph conosceva fin troppo bene.

-Che cosa hai combinato, eh?- le chiese con una nota di finto rimprovero nella voce, tirandole appena una ciocca di capelli.

Toph si guardò bene dal lasciarsi sfuggire che il giorno prima una talpa l’avesse scambiata per un lombrico delle rocce e avesse tentato di afferrarla con i taglienti artigli, a discapito dei suoi capelli.

La donna sospirò, arrendevole. –Andiamo- le disse, dandole le spalle e avviandosi verso la porta che si apriva sul corridoio principale.

Toph non fece in temo a seguirla, che lo sentì ancora, pulsante e lieve, sconosciuto e anche Kendra dovette avvertirlo, perché si fermò di colpo, socchiudendo le labbra in un ansito.

-Stai bene?- le chiese Toph, preoccupata, avendo finalmente individuato la fonte della cosa.

-Sì, non è niente. Andiamo, non vorremo fare tardi, vero?-

Toph chinò il capo e la seguì. Aveva mentito e lei l’aveva sentito.

 

La cosa  si fece sentire ancora, nei mesi successivi. La donna era diventata sempre più stanca e pesante, si trascinava per i corridoio della villa Fo con i piedi e la schiena doloranti, affaccendata nella cura dell’unica figlia della famiglia dei suoi padroni.

Toph studiava silenziosamente le sua mosse, chiedendole di tanto in tanto, con una vena di apprensione nella voce, se stesse bene.

Kendra tirava il viso in un sorriso allegro e le ripeteva di sì e Toph ogni volta avvertiva il desiderio bruciante di gridarle di non mentirle.

Un giorno Kendra non si presentò, sostituita da una ragazza di gran lunga più giovane e meno gioviale. Quando Toph chiese cosa fosse successo alla donna, la madre le disse di non preoccuparsi, Kendra stava bene.

 

 

 

Quando si rividero fu una grande festa. Erano cresciuti e ad Aang era persino spuntata la barba, stando a quello che diceva Sokka, ma Toph non ne era sicura, e non le andava di tastare la faccia del dominatore dell’aria per accertarsene.

Passarono quasi tutta la giornata a far niente, trastullandosi nella piacevole sensazione di ritrovarsi finalmente tutti insieme, come ai bei vecchi tempi.

E fu mentre ridevano a una battuta stupida di Sokka, che Toph lo percepì, di nuovo, ancora, dopo anni. Le si mozzò il fiato, ormai ben conscia di cosa significasse. Non disse niente, mentre gli altri proseguivano i loro discorsi come se niente fosse e Katara raccontava un aneddoto particolarmente divertente.

Ancora. Fu con un dolore sordo e bruciante, che Toph capì da dove provenisse. Era lieve, appena accennato, sicuramente stava iniziando da poco, ma c’era.

Studiò Suki in silenzio, cercando di mandar giù un sorso di te e dovette lottare con tutte le sue forze per non strozzarsi. Gli occhi le dolevano, quasi come se volesse piangere, ma non ci fece caso, in fin dei conti se l’era aspettato. Succedeva a tutti a un certo punto, chi prima, chi dopo, ma era inevitabile.

Quando Sokka le sfiorò la spalla, scuotendola appena, chiedendole se stesse bene, si sentì immensamente sollevata. Le piaceva quando Sokka la toccava, anche se erano contatti rapidi e innocenti.

Arrossì, sentendosi una stupida ragazzina.

-Sì.- mentì, imitando la sua migliore espressione scocciata e si rallegrò che nessun altro potesse sentire che il suo battito cardiaco era variato.

Era una brava bugiarda, si congratulò.

 

Katara era di pessimo umore quel giorno, girovagava per casa lamentandosi, alla ricerca di Aang e di acciughe e miele. Toph la evitava, trovandola più irritante del solito, il che sarebbe stato anche comprensibile, dato lo stato in cui si trovava, ma a lei dava fastidio ugualmente e non voleva sentire storie.

Si chiuse in camera, ignorando la pioggia che tamburellava sul vetro della finestra. Il giorno dopo si sarebbe ricoperta di fango, constatò con irritazione, trangugiando un panino ripieno.

La schiena le faceva male, come la testa e i piedi le si erano gonfiati. Era diventata suscettibile all’inverosimile, ma, in compenso, finalmente aveva un paio di tette degne di quel nome.

Lee le spostò una ciocca di capelli neri dagli occhi, sistemandogliela dietro l’orecchio, per poi passarle un bicchiere d’acqua, che Toph mandò giù senza troppi complimenti.

-Sei bellissima.- le disse Lee, mentre Toph cercava di farsi entrare in bocca un boccone troppo grosse e, al contempo, sistemarsi meglio il cuscino dietro la schiena.

Avvampò, deglutendo a fatica e, quando le sue labbra vennero a contatto con quelle del marito, lo percepì.

Lento, debole e diverso. Era del tutto differente da come lo aveva avvertito in precedenza. Non era ostile, cattivo, doloroso. Le piaceva e desiderò sentirlo ancora, farlo sentire anche a Lee e sbatterlo sotto il naso a Suki e Sokka e Katara.

Si carezzò il ventre, con un sorrisetto sulle labbra, mentre il marito si allontanava un po’ dal suo viso, per osservarla meglio, poi si chinò sulla sua pancia e la baciò con tenerezza, poggiandoci sopra l’orecchio, in attesa.

E Toph lo sentì ancora, più chiaro, più vivo.

-Fallo ancora.- gli disse, con voce fievole – Gli piace.  

 

***

 

Mmm, sinceramente non era quello che volevo. Nel succo sì, ma avrei voluto elaborarlo in maniera diversa. E vabbè, è fatta, sono le nove di mattina e non ho dormito.

Avrei voluto scrivere un crack sulla nuova generazione, l’idea di partenza era quella, ma poi mi sono persa per strada e ne è uscita questa cosa.

Per chi fosse un po’ duro di comprendonio, Toph sente quando una donna è incinta, anche prima che questa se ne renda conto.

Beh, spero che vi sia piaciuta, e che la mia prossima incursione sia sulla nuova generazione o, almeno, su qualcosa di più intelligente.

Alla prossima. Recensioni di ogni genere sono ben accette, molto ben accette!

   
 
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