Per un soffio, ma ho preso questo dannatissimo pullman. Potrei anche prendermela comoda, ma sull’altra linea non c’è il controllore figo, alto e moro, che alle 7 in punto mi chiede il biglietto.
«Biglietto, prego.»
Come tutte le mattine, mi parla senza guardarmi negli occhi, e io glielo porgo con la speranza che mi noti.
Come tutte le mattine, da uno sguardo veloce alla data, mi ridà il pezzetto di cartoncino e passa oltre.
Ora basta, cazzo! Da domani prenderò la macchina!
Come tutte le mattine me lo ripeto, ma so che tornerò su questo fottutissimo autobus.