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Autore: Sunny_Blue    08/08/2012    3 recensioni
Quello che vedi è un vecchio seduto al sole, un uomo senza attrattive nell'ultima stagione della vita. A guardarlo adesso non lo immagineresti mai. Eppure c'è stato un periodo in cui la vita di Pietro non aveva nulla di banale. Un tempo in cui, fortunato mortale, ha potuto condividere il tempo infinito degli dei...
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per gli occhi di un mortale
La storia partecipa al Giro dell'Oca di Writers Arena Rewind
Casella 4 - Immagine







So cosa state pensando.
Mi vedete qui, seduto inerme su questa sedia.
Un vecchio.
Un uomo nell'ultima stagione della vita.
Mi guardate e pensate che la mia esistenza deve essere stata estremamente banale. Mi immaginate a lavorare duramente per anni, ad accumulare, e ora a godermi in qualche modo i frutti delle mie fatiche.
So che pensate che non deve esserci stato niente, nel mio passato, che valga la pena di essere ricordato. Niente di straordinario.
La mente dei giovani. So bene come sia facile giungere a conclusioni affrettate, a quell'età.
Mi vedete qui, vecchio e inerme, e assimilate il mio passato a quello delle persone che conoscete bene, ai vostri nonni, ai vostri parenti.
Monotonia, fatica, banalità.
Non avete idea di quanto vi state sbagliando.
Vedendomi oggi, qui, seduto nel giardino della mia grande e vecchia casa, nessuno potrebbe mai immaginarlo.
Vedendomi oggi...
Eppure nella mia vita ho vissuto un'avventura straordinaria. Qualcosa di magico e inaspettato, qualcosa che ha cambiato per sempre il mio modo di guardare il mondo.
Non so quanti possano dire altrettanto.
Quando ero giovane - molto più bello di adesso, molto più vitale di adesso - ho avuto la fortuna di incontrare una dea. E ho potuto condividere per un periodo troppo breve il tempo eterno e immutabile degli immortali...



* * * * * * * * * * *



Ero solo un ragazzo, la prima volta che la incontrai.
Stavo camminando sulla strada polverosa che univa la fattoria dove vivevo con la mia famiglia al paese. Portavo uova e latte da vendere al mercato.
Improvvisamente avvertii una strana elettricità percorrermi la schiena. Uno strano calore.
Mi voltai, e lei era lì.
Capelli neri che le cadevano in morbide onde fino alla vita.
Occhi cristallini – gli occhi più chiari e trasparenti che avessi mai visto e che mai mi sarebbe capitato di vedere dopo.
E il suo sorriso... così dolce e al contempo così allegro.
Non avevo mai visto niente di più bello. È vero che la mia esperienza di bambino di 10 anni era limitatissima, ma come posai lo sguardo su di lei capii subito, senza bisogno di fare domande, che avevo a che fare con qualcuno di non umano.
"Ciao", mi disse. Semplicemente.
Mentalmente dovetti ricredermi. Il suono della sua voce... quella era la cosa più bella sulla faccia della terra.
"Sei un angelo?" le chiesi in risposta, con la spontaneità della mia giovane età.
Lei scoppiò a ridere. La sua risata aveva il suono cristallino dell'acqua che scorre sulle rocce. Era profonda, veniva da dentro. E aveva un che di contagioso.
Senza sapere come o perché anche io mi ritrovai a sorridere.
"Non proprio", disse lei dopo qualche istante, quando il riso si fu spento sulle sue labbra.
"Mi chiamo Pietro."
"Io sono Aliya."
Restammo in silenzio, dopo questa strana presentazione.
D'un tratto mi resi conto che il tempo stava passando e che se avessi tardato ancora nella mia consegna, i prodotti si sarebbero guastati e io non avrei avuto il denaro in cambio. Questo significava prendere una bella strigliata, come minimo, una volta tornato a casa.
Senza bisogno che dicessi una parola, lei capì.
Stavamo per congedarci.
"Ti vedrò ancora?" le chiesi di slancio, senza poter frenare le parole.
"Tu cosa vorresti, Peter?" disse lei.
"Sì, io voglio rivederti." Sentii le orecchie diventare rosso scarlatto, segno evidente del mio imbarazzo.
"Allora succederà." E mi sorrise dolcemente.
Rincuorato da quella prospettiva, mi voltai per riprendere il mio cammino verso il villaggio. Arrivato a una curva nella strada girai appena il capo per guardare indietro.
Lei era sparita.


* * * * * * * * * * *



Come promesso, Aliya tornò a farmi visita.
Ogni anno, a primavera, mentre percorrevo la strada polverosa che portava dalla nostra fattoria di campagna al paese vicino, avvertivo il consueto formicolio attraversarmi la schiena. Il calore nelle membra.
Mi voltavo, e lei era lì.
Io crescevo, ma per lei il tempo sembrava non esistere.
Ogni volta era esattamente come la ricordavo. Capelli scuri, occhi trasparenti. La pelle liscia e senza imperfezioni, come quella di una ragazzina.
La mia era un'attesa che non conosceva delusioni.
Puntualmente temevo, quando nel pieno di maggio mi rendevo conto che il momento di rivederla non doveva essere molto lontano, che in lei ci sarebbe stato qualcosa di diverso, qualcosa di più maturo o di imperfetto. Puntualmente venivo smentito dalla sua apparizione.


* * * * * * * * * * *



Il giorno che cambiò tutto il resto della mia vita, mi incamminavo verso Castelnuovo senza fretta. Un sesto senso mi diceva che lei sarebbe arrivata quella mattina.
Così fu.
Mi voltai e lei era lì – bellissima, giovane, perfetta. Come ogni volta.
Aliya mi soppesò, con lo sguardo che brillava, in silenzio. Notai una strana sfumatura nei suoi occhi. Poteva trattarsi di desiderio? Poteva un essere come lei provare interesse per una persona comune come me?
Scossi la testa per scacciare i pensieri inopportuni e le sorrisi, un sorriso leggermente sghembo e malizioso che faceva sciogliere le ragazze al paese.

Sei cresciuto, Pietro”, osservò come sovrappensiero.
Ho compiuto vent'anni”, la mia pratica risposta.
Lei continuò a soppesarmi per un tempo che mi parve eterno, alla fine disse: “Ho una proposta da farti.”

Inutile dire che ero tutto orecchi. Cosa poteva mai volere da me quella creatura perfetta? Voleva rendermi schiavo? Far sì che obbedissi a ogni suo volere?
Inutile dire che lo avrei fatto di buon grado. Avrei accettato qualsiasi condizione, pur di poter dividere il mio tempo con lei. Qualsiasi cosa, pur di poterla vedere ancora, spesso, ogni giorno.
Immagino che sia inutile dire che ero completamente e irrimediabilmente innamorato di lei.
Dalla prima volta che l'avevo vista, a soli 10 anni di età, il fuoco dentro di me non aveva fatto che aumentare. Adesso che ero un giovane uomo... be', bruciava più intenso che mai.
Potete immaginare la mia gioia immensa quando lei pronunciò queste parole magiche?

Ti porterò con me, se lo vorrai. In un luogo dove il tempo non esiste. Dove potremmo stare insieme, tu ed io, fino alla fine delle ere.”
Il mio sguardo doveva tradire tutta la mia sorpresa.

Farò in modo che tu non invecchi. Mai. Avrai questo aspetto per sempre. E divideremo insieme la nostra eternità.”
Restai a bocca aperta.
Aliya non aggiunse altro, dandomi il tempo di elaborare la cosa.
Alla fine, non so quanto tempo restammo in silenzio, detti la mia risposta: “Accetto.”
Lei sorrise, dolce, materna.

Non vuoi neanche sapere quali sono le condizioni?”
Non mi interessa.” Beata incoscienza dei vent'anni.
Molto bene...”.

Lei mi prese la mano. Avvertii una leggera pressione intorno al mio corpo. Chiusi gli occhi d'istinto. Quando li riaprii, solo un attimo dopo, la campagna circostante era sparita.
Niente più strada polverosa e campi di grano verdeggianti. Niente mura di Castelnuovo all'orizzonte.
Ora mi trovavo sulla veranda di una magnifica casa. Tutto era circonfuso di una strana luce oro e arancio. Sotto di me si apriva la vista più mozzafiato che avessi mai visto. Mi trovavo sulla sommità di un promontorio roccioso. Ai miei piedi, una distesa di acqua color smeraldo.
Non avevo mai visto il mare. Ne avevo solo sentito parlare da qualche avventuriero di passaggio... e ora eccolo lì.

Peter”, la voce di Aliya mi riportò alla realtà. “C'è qualcosa che devo mostrarti.”
Mi prese di nuovo per mano e io avvertii un piacevole brivido di anticipazione attraversarmi tutto il corpo.

Questa casa è a tua disposizione. Desidera qualcosa, e qui l'avrai. Puoi andare dove vuoi, fare tutto quello che desideri ma...”, i suoi occhi si incupirono appena, “non devi mai entrate in questa stanza.”
Mi indicò con lo sguardo una porta di legno scuro. Chiusa.

Cosa c'è dentro?” non potei trattenermi dal domandare.
Il tempo”, rispose lei.
Aggrottai la fronte, dubbioso e confuso.
Aliya mi sorrise, tornando serena e imperscrutabile. “Con il mio potere ho reso il tuo corpo immune allo scorrere del tempo. Non invecchierai, non morirai mai. Ma dentro quella stanza il tempo scorre ancora in modo naturale. Non devi entrarci. Pensi di poterlo fare?”
Annuii, convinto.
Un unico, piccolo divieto. In cambio, potevo avere tutto.
Allora ero davvero convinto di potercela fare.

* * * * * * * * * *


Non so dire quanto tempo passai con lei, nella casa in cima alla scogliera.
Ogni giorno sembrava distendersi all'infinito, come mille giorni. Eppure ogni momento era magico, unico, irripetibile.
L'amore che il primo incontro aveva fatto germogliare in me, sbocciò in quel periodo come un fiore in maggio.
Aliya era tutto quello che avrei mai potuto desiderare.
Era bella, intelligente, passionale. Non mi negava nulla, e io condividevo con lei tutto.
Era il paradiso.


Ma la natura umana è infida a traditrice. Per quanto il mio corpo fosse stato reso impermeabile allo scorrere del tempo, simile in questo a quello di una divinità, simile al suo, il mio spirito era sempre lo stesso. Non era divino, era di una natura molto più terrena.
Cominciai a diventare inquieto.
Comincia a chiedermi con sempre maggiore insistenza cosa Aliya mi tenesse nascosto. Cosa si celasse dietro la porta scura che mi era stato detto di non aprire mai.
I primi tempi era solo un formicolio leggero. Controllabile.
Col passare dei giorni si fece sempre più forte. Era un tarlo che non mi abbandonava mai. Cercavo di simulare con lei, di fingere che nulla fosse cambiato, e lei di rimando non mi faceva alcuna domanda.
Mi sono chiesto molte volte se sapesse perfettamente cosa mi si agitava dentro e fingesse solo di ignorarlo. Mi sono chiesto perché non mi ha messo in guardia, perché non mi ha impedito di fare quello che ho fatto.
Non gliel'ho mai chiesto.


Lottai contro quell'impulso. Lottai contro la mia umana curiosità.
Finché un giorno, la smania mi vinse.
Mentre Aliya faceva il bagno nel mare spumoso sotto di noi, mi avvicinai alla porta proibita.
Non potei fermarmi. L'aprii.
La stanza era avvolta nella semi-oscurità. Feci un passo all'interno... non successe nulla.
Mi rilassai, pensando che forse non sarebbe accaduto niente di drammatico.
Mi guardai intorno. L'ambiente era spoglio. Vuoto, eccetto uno specchio sulla parete più lontana da me.
Uno specchio - in casa non ce n'era nessuno.
Mi avvicinai, come chiamato da una forza primordiale.
Mi avvicinai, fino a trovarmi davanti alla cornice bronzea.
Allora alzai gli occhi.
E quello che vidi mi lasciò senza fiato.
Il mio viso era cambiato. Si era fatto più adulto, più vissuto. Piccole rughe di espressione mi circondavano gli occhi come una fitta ragnatela. La bocca aveva preso una piega amara.
Non c'era niente, in quell'uomo che mi restituiva lo sguardo dal vetro, del ragazzo che ricordavo.
Non c'era niente, di quello che ero quando avevo deciso di seguire Aliya.
Mi allontani bruscamente dallo specchio, in preda al terrore.

Pietro.”

Lei era lì. Si stagliava sulla porta, in piena luce. Sembrava molto più alta ed imponente.
Non sapevo che cosa dire.
Improvvisamente cosciente della stupidità ed enormità del mio gesto, non trovai niente di meglio da fare che restare in silenzio.
Lei mi lanciò il più dolente degli sguardi. Ma al contempo il più tenero.

Sapevo che prima o dopo l'avresti fatto.”

Chiuse gli occhi per un istante, e la stanza intorno a noi sparì.
Mi guardai intorno, ero di nuovo sulla strada dove lei mi aveva incontrato la prima volta.

Aliya...”, ma le parole mi morirono in gola. Sapevo che non c'era niente da dire. Stavo pagando il prezzo della mia follia, il prezzo della mia umanità.
Vedi quella casa?” chiese lei d'un tratto, indicando una dimora signorile sulle colline, a qualche chilometro da noi.
Annuii.

È tua adesso.”
Spostai lo sguardo dalla casa a lei, poi di nuovo alla casa. Non avevo mai sognato niente del genere.

Avrai bisogno anche di questi...”.
Sentii le mie tasche farsi più pesanti. Senza bisogno di controllare, immaginai che si trattasse di denaro.

Non devi”, le dissi piano.
Devo, invece”, ribatté lei piccata. “Ti ho sottratto 20 anni. La possibilità di farti una famiglia, una vita. Di costruire con le tue mani un avvenire. Il minimo che io possa fare è risarcirti per questo.”
Alzai le spalle. Era impossibile discutere con lei.
Restai in silenzio a fissarla, rimandando il più possibile il momento del distacco. Perché sapevo perfettamente che lei stava per andarsene.


Ti vedrò ancora?” osai chiederle.
Tu cosa vorresti, Peter?”
Quelle parole, che rimandavano al nostro primo incontro, mi strapparono un sorriso
"Sì, io voglio rivederti."
"Allora succederà."


* * * * * * * * * * *



Aliya tornò a farmi visita ogni anno, per molti anni.
Ogni volta lei era sempre la stessa, bellissima, perfetta, mentre lo scorrere del tempo lasciava su di me segni indelebili.
Credevo che non mi importasse.
La sua vista era per me fonte di enorme gioia. Credevo che non mi sarei mai privato volontariamente di quel balsamo.


Ma un giorno, avevo da poco compiuto 60 anni, mi resi conto di non poter continuare.
La mia pelle iniziava ad essere segnata dalle rughe. I miei capelli, un tempo scuri e folti, portavano i segni degli inverni trascorsi.
Vecchio. Stavo diventando vecchio.

Aspettai l'arrivo di Aliya al nostro solito posto.
Potevo vedere la mia bella e signorile casa sulla collina davanti a me. Tutto intorno si stendevano le mie proprietà: campi di grano, oliveti e vigne, fattorie. Avevo fatto fruttare al meglio i doni che lei mi aveva elargito. Ero diventato un possidente, con ottime entrate.
Il mio futuro era assicurato. Avrei potuto vivere serenamente quello che mi restava.

"Ciao Pietro.”
Mi voltai e lei era lì. Bellissima, perfetta, come sempre.
Presi fiato per farle il mio discorso, parole che mi ero detto e ripetuto mille volte negli ultimi tempi.
È troppo doloroso per me, farmi vedere da te così.
Non voglio che tu assista al mio disfacimento.
Voglio che mi ricordi com'ero.

Stavo per dirglielo, ma lei mi zittì con un gesto dolce della mano.
Sapeva già tutto.
Mi sorrise, materna e rassicurante come solo Aliya sapeva essere.
Io tacqui. Tornai a voltarmi verso il panorama.
Lei mi si fece vicina. Sentii il suo calore in tutto il corpo, quella elettricità magica che dal primo momento avevo associato a lei.
Per un tempo infinito restammo immobili, fianco a fianco, a osservare la campagna.


Quando mi voltai per guardarla di nuovo, lei era sparita.


* * * * * * * * * * * * *


Non l'ho più vista da allora.
Molte volte nelle lunghe giornate tiepide di primavera mi è sembrato di avvertire di nuovo una leggera scarica elettrica sulla pelle, uno strano calore... ma lei non si è palesata più ai miei occhi.

Altri inverni sono passati su di me, ai miei anni se ne sono sommati altri.
Sono vecchio, ora. Un vecchio stanco, un vecchio privo di attrattive.
Così mi vedete voi.
Ma non sapete quanto vi sbagliate.
Quando ero giovane, molto più bello di adesso, molto più vitale di adesso, ho avuto la fortuna di incontrare una dea. L'ho tenuta tra le braccia, ho assaggiato il suo sapore.
Avrei potuto averla per sempre... Ma l'uomo è debole, la mortalità ci permea tutti.
L'ho persa. È scivolata via tra le mia dita come acqua piovana.


So che lei non me ne ha fatto una colpa. Mai. È la nostra natura di mortali.



7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'°7'



NdA

Il nome Aliya l'ho preso da una ginnasta russa delle Olimpiadi - Aliya Mustafina per l'appunto.

La storia della dea e del mortale (o del dio e della mortale) si trova spesso nella mitologia (greca e non solo). In particolare questa storia fa pensare a quella di Dioniso e Semele o di Amore e Psiche. In entrambi i casi, i due dei impongono alle rispettive amate di non fare qualcosa... e loro naturalmente vengono meno alla parola data, e perdono tutto. E' la maledizione della natura umana. Ho voluto darne la mia versione.

Per quello che riguarda il periodo in cui si svolge la storia, io pensavo a inizio 1900, non oggi - ma poi ognuno può collocarla dove preferisce. Diciamo che è un'avventura che sarebbe potuta capitare al babbo della mia nonna paterna (da cui ho preso il nome del protagonista, Pietro). 
Per l'ambientazione, avevo in mente le colline di casa mia quando scrivevo. Le colline del Chianti, vicino a Siena (Castelnuovo è un borgo medievale molto caratteristico). Sono davvero la Terra di Mezzo, per me. ^^

   
 
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