IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE

Era notte fonda, il vento soffiava forte contro le finestre promettendo un temporale violento; Harry Potter si mise seduto sul letto svegliato dal tremolio dei vetri e tastò il materasso per assicurarsi che Ginny fosse ancora lì, vicino a lui.

Accese un lume che aleggiò incantevole sopra il letto. Il ragazzo posò gli occhi verdi sul volto addormentato della sua donna... di sua moglie... era trascorso un anno dal loro matrimonio e ancora non si capacitava di come una donna così splendida avesse potuto scegliere lui. Osservò la fiamma balenare tra i capelli rossi della ragazza addormentata e illuminarle gli zigomi alti e le labbra socchiuse. Lo prese un'improvvisa voglia di baciarla e chinandosi su di lei le accarezzò la seta della camicia da notte, tesa sul pancione... il loro bambino sarebbe nato di lì a due mesi e un'improvvisa ansia coglieva il giovane Grifondoro ogni volta che ci pensava.

Eppure non era mai stato così felice.

Ginny e il suo sorriso lo rendevano una persona migliore e facevano si che tutte le mattine uscisse di casa con gli occhi che ridevano.

Ginny. Il suo primo amore. Il suo unico amore.

Ricordava alla perfezione il giorno in cui, preso dall'esaltazione per la vittoria della coppia di Quidditch, l'aveva baciata di fronte a un Ron sconvolto e un'Hermione sorridente... il solo pensarci gli riportava alla mente il sapore delle labbra rosee di lei e il profumo dei suoi capelli rossi.

Ricordava alla perfezione il giorno in cui avevano fatto l'amore per la prima volta: l'aveva spogliata con la delicatezza di un principe e il desiderio di un adolescente; l'aveva presa sul baldacchino del dormitorio femminile, con delicatezza, paura e tutto l'amore del mondo.

Ricordava il dolore dell'allontanamento forzato a causa della guerra, delle notti passate a cercare ricordi che gli straziavano l'anima, nella consapevolezza che forse non avrebbe più rivisto il suo viso d'angelo.

Ricordava la gioia che aveva provato nel rivederla dopo la sconfitta di Voldemort, una felicità così forte da fargli male al cuore.

Ricordava alla perfezione il giorno in cui l'aveva ricevuta all'altare: accompagnata da un signor Weasleay lacrimante, brillava nel suo vestito bianco.

E poi ricordava il giorno in cui si era presentata al dipartimento Auror del ministero, con il viso scarlatto, gli occhi lucidi e le labbra piegate in un sorriso, e aveva sospirato nel suo orecchio tre parole che gli avevano cambiato la vita: “aspettiamo un bambino!”

Harry si chinò a dare un bacio sulla pancia tesa del suo amore e si riaddormentò consapevole che il meglio doveva ancora venire.