Capitolo1: Prigioniero
Lentamente, con estrema cautela, provò ad aprire gli
occhi. Non ricordava nulla di ciò che gli era successo, si sentiva solo confuso.
L'unica cosa di cui era consapevole era il dolore che attraversava senza pietà
le sue membra, che lo faceva rabbrividire ed allo stesso tempo gli dava un lieve
senso di sollievo. Era ancora vivo, questo era certo, altrimenti non avrebbe
provato dolore. Quando finalmente, con non poche difficoltà,
riuscì a sollevare le palpebre pesanti, si rese conto che la sua testa
ciondolava inerte e che non riusciva in nessun modo a tirarsi su. Debolezza, e
dolore. Ma che cosa stava succedendo? Tutto ciò che riusciva a vedere era un
pavimento sudicio e scuro. Il luogo in cui si trovava era in penombra, un
pallido raggio argenteo rischiarava debolmente il pavimento, facendo leggermente
scintillare una macchia rossastra che a poco a poco sembrava divenire sempre più
grande. Harry non riusciva a capire che cosa fosse quella macchia, vedeva tutto
molto sfocato, come se fosse stato circondato da una sottile nebbiolina. Si rese
conto di non avere più addosso gli occhiali, ma capì che con ogni probabilità,
anche se li avesse avuti, non sarebbe riuscito ugualmente a focalizzare lo
sguardo, dato che si sentiva completamente vinto da quella debolezza che
aumentava di minuto in minuto. Sentì qualcosa di freddo e duro sotto di sé, e
capì di essere seduto sul pavimento. Provò a muovere le braccia, che, chissà
perché, erano sollevate sopra la sua testa e appoggiate alla parete alle sue
spalle, ma sentì un cigolio e qualcosa di rigido stringersi dolorosamente
attorno ai suoi polsi, togliendogli completamente il controllo dei propri arti
superiori. Ansimando per lo sforzo, riuscì ad inclinare la testa quanto bastava
per vedere le catene che trattenevano le sue braccia. Diede un altro debole
strattone, e dovette mordersi le labbra per non urlare dal dolore. Evidentemente
le catene erano stregate, e il metallo freddo si stringeva
attorno alla carne se essa si agitava troppo. Harry vide che anche attorno ai
suoi piedi erano strettamente avvolte delle catene magiche. Ma come aveva fatto
a cacciarsi in una situazione del genere? Chi era che lo teneva prigioniero? Si
guardò intorno. La debole luce che penetrava nella cella fredda proveniva da una
stretta feritoia nella parete alla sua sinistra, mentre alla sua destra vi era
una pesante e spessa porta di legno, ed Harry riuscì a percepire alcune voci
aldilà di essa. Si concentrò al massimo, lottò contro la debolezza che gli stava
quasi facendo perdere i sensi, e si sforzò di ascoltare. Una voce fredda e
strascicata risuonò nelle sue orecchie, trapassando la sua mente come una lama
affilata:
"Ero certo che non potesse essere così difficile
catturare un ragazzino di diciassette anni. Pensa a come mi ricompenserà il
Signore Oscuro! D'ora in avanti ci saranno solo onore e gloria per Lucius
Malfoy, che ha messo a tacere per sempre il famoso Harry
Potter!".
Lucius Malfoy. Harry non riusciva a credere di essere
stato catturato dal mangiamorte. Ma come era potuto accadere? La sua mente era
ancora così confusa, non ricordava nulla. Riportò lo sguardo sul pavimento, su
quella macchia rossastra rischiarata dalla pallida luce lunare, e con un brivido
di orrore si rese conto che si trattava del suo stesso sangue, che gocciolava
sul pavimento da un profondo squarcio sul suo fianco. Ecco spiegato il motivo di
quella debolezza, il suo corpo si stava lentamente dissanguando. La sua maglia
era lacera e sporca, e sulla ferita non era stato messo nemmeno un tampone.
Harry pensò con rabbia che Malfoy era stato davvero uno stupido a ferirlo in
quel modo. Se non si affrettava a consegnarlo a Voldemort avrebbe tolto al suo
signore il piacere di uccidere il suo acerrimo nemico, che in quelle condizioni
non avrebbe resistito a lungo e sarebbe morto per la perdita di sangue.
Probabilmente sarebbe stato molto meglio così, meno doloroso. Harry si riscosse
e si rimproverò mentalmente. Non poteva lasciarsi andare in questo modo! Doveva
assolutamente reagire, non riusciva a sopportare l'idea di essere nelle mani di
quel mostro di Lucius Malfoy, ma non aveva idea di cosa fare. Era incatenato,
rinchiuso dentro una cella, gravemente ferito e disarmato. Prigioniero. il
semplice suono della parola gli metteva i brividi. Si sentiva inerme e indifeso,
e non vedeva via d'uscita. Harry cercò di calmarsi, respirando profondamente, e
chiuse gli occhi per concentrarsi sui propri ricordi e comprendere che cosa gli
fosse successo. E a poco a poco, rivisse nella propria mente quei terribili
momenti.
.
Era solo, il
vento fischiava nelle sue orecchie e gli scompigliava i capelli già
incredibilmente disordinati. Il profumo dell'erba gli riempiva le narici,
mischiato al lezzo dei fiori marci e appassiti abbandonati presso le lapidi
attorno a lui. Le lapidi che aveva davanti agli occhi, invece, erano completamente
disadorne, ricoperte di polvere e
terriccio e di tutto ciò che il vento aveva potuto depositare su di esse negli anni. Era evidente che quelle
due tombe non erano state la meta di visitatori per molto tempo. Harry biasimò
se stesso per non aver portato nemmeno un fiore, dopotutto aveva progettato a
lungo di recarsi lì, come aveva potuto trascurare un particolare così
importante? Allungò una mano verso una delle due lapidi, e con un lembo del
mantello ripulì l'incisione nera
che spiccava sul marmo bianco. Lily Evans in Potter. Lo stesso fece con
l'incisione sulla tomba del padre, quindi rimase immobile, inginocchiato
sull'erba, e si permise di fare quello che per tanto tempo aveva accuratamente
evitato. Lasciò scivolare lacrime silenziose lungo le sue guance, che non si
curò nemmeno di asciugare. Aveva fatto proprio bene a convincere Ron ed Hermione
a rimanere in albergo e a non accompagnarlo al cimitero di Godric's Hollow.
Quella era una cosa che doveva fare da solo, aveva detto ai suoi due migliori
amici. A nulla erano servite le suppliche di Hermione e le minacce di Ron, Harry
era stato irremovibile. Aveva permesso ai due Grifondoro di accompagnarlo, non
senza una certa riluttanza, in quel viaggio colmo di pericoli, sapeva che i suoi
amici non avrebbero mai desistito dal desiderio di aiutarlo. Ma il dolore che avrebbe
provato in quel cimitero, doveva affrontarlo da solo.
Adesso,
immerso nel silenzio del cimitero, sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Perlomeno poteva piangere senza imbarazzo, dato che nessuno avrebbe visto quelle
lacrime tranne due blocchi freddi di muto marmo. Harry si lasciò andare al suo
dolore, che pur era molto composto. Il suo pianto era silenzioso, inframmezzato
da lievi sospiri. Era una malinconia particolare che non aveva mai sperimentato
prima, ben diversa dal dolore rabbioso che aveva fatto seguito alla morte di
Sirius, poco più di un anno prima. Era strano piangere per qualcuno di cui non si avevano
ricordi.
Un rumore di
ramo spezzato catturò la sua attenzione, ed Harry si voltò di scatto, mentre la
mano destra scattava sotto le vesti in cerca della bacchetta. L'aveva appena
afferrata, quando se la sentì scappare tra le dita. Di fronte a lui, la
bacchetta levata e il volto ghignante, Lucius Malfoy.
Il mangiamorte
aveva disarmato Harry tramite un incantesimo non verbale, e adesso si godeva la
propria supremazia sul ragazzino che lentamente si rimetteva in piedi. "Non
dirmi che non ti avevo avvertito, Potter. Qualche anno fa ti avevo detto che un
giorno avresti fatto la stessa brutta fine dei tuoi genitori. Molto astuto da
parte tua venire a piangere sulle loro tombe senza portarti dietro una bella
scorta di Auror. Ti sei praticamente messo nelle mie mani. Era da tempo che
sorvegliavo questo posto, ero certo che prima o poi saresti venuto. Una scena
davvero commovente, il povero piccolo orfano Potter in lacrime. Ma sono certo
che il Signore Oscuro sarà clemente con te e ti permetterà di rivedere presto i
tuoi genitori".
Harry strinse
i denti, mentre un crescente senso di panico prendeva il sopravvento su pensieri
più razionali. Solo adesso si rendeva conto di essere stato uno sciocco ad
andare da solo. Si era messo in trappola da solo, e adesso sarebbe stato davvero difficile
uscirne. Sapeva che Malfoy era fuggito da Azkaban qualche mese prima, ma cercò
di prendere tempo. Inoltre desiderava con tutte le forze che il mangiamorte la smettesse di parlare dei suoi
genitori.
"Lei dovrebbe
essere ad Azkaban".
Lucius rise:
"Quel posto, privato dei dissennatori, non vale niente. Ho aspettato il momento
giusto per fuggire a lungo, e dopo la morte di Silente non c'era più motivo di
restarmene lì. Senza di lui, l'Ordine della Fenice non ha alcuna speranza di
vincere, o anche solo di combattere ad armi pari, contro le forze del Signore
Oscuro. Chi guida l'Ordine adesso? Tu? Un ragazzino di diciassette anni che non
sa nemmeno badare a se stesso? Hai avuto molta fortuna in questi anni, ma adesso
è finita, non c'è nessuno ad aiutarti".
Harry strinse
i denti e cercò di pensare in fretta ad una via di scampo. La bacchetta era
finita poco lontano, doveva cercare di distrarre Malfoy se voleva tentare di
recuperarla.
"E Voldemort
non è arrabbiato con lei per il fiasco al Ministero dell'anno scorso? Non credo
proprio che l'abbia riaccolta a braccia aperte".
Malfoy
rabbrividì al suono del nome del suo signore, e mentre stava per rispondere,
Harry decise di tentare il tutto per tutto, anche perché in quel momento non
poteva fare altro. Si tuffò a terra verso la bacchetta, e stava quasi per
raggiungerla, quando fu colto da un dolore lancinante e iniziò a contorcersi al
suolo.
"Avevi già sperimentato
Le parole di
Malfoy arrivavano alle orecchie di Harry come da una distanza infinita,
infrangendo la barriera creata dal dolore. Quell'uomo era spietato, non esitava
nemmeno per un attimo a fare del male a un ragazzo della stessa età di suo
figlio. Ma probabilmente non avrebbe esitato nemmeno se si fosse trattato di suo
figlio stesso. Il dolore cessò improvvisamente, mentre la risata di Lucius, in
piedi accanto al corpo inerme di Harry, riecheggiava per il cimitero
silenzioso.
"Sono molto
colpito, Potter, hai imparato a non urlare dal dolore. L'ultima volta che ti ho
visto sotto Cruciatus hai quasi rischiato di risvegliare i morti. Che strana
coincidenza, anche allora ci trovavamo in un cimitero. Dev'essere senz'altro un
segno, è il cimitero il tuo posto, ragazzino. Magari l'Ordine ti costruirà una
bella lapide accanto a quelle dei tuoi genitori".
Con uno sforzo
immane, Harry si rimise in piedi, e prima di riuscire a comprendere quello che
faceva, vinto dalla rabbia, colpì Malfoy con un pugno dritto nell'addome. L'uomo
si lasciò cogliere di sorpresa ma si riprese immediatamente e sollevò la
bacchetta. Spinse nuovamente il ragazzo, ancora dolorante per
"Adesso ti
conviene non opporre resistenza,
Potter".
Harry cercò
disperatamente di liberarsi dalla stretta ferrea dell'uomo, che per tutta
risposta lo strattonò con maggiore violenza facendolo cadere in
ginocchio.
"Smettila di
agitarti ragazzino, stai macchiando tutti i miei vestiti del tuo lurido sangue
sporco".
Puntò la bacchetta nuovamente contro il ragazzo indifeso, e per Harry divenne tutto buio.
continua...
Nota dell'autrice: spero vi sia piaciuto questo inizio, se vorrete lasciarmi dei commenti sarò felicissima di rispondervi alla fine del prossimo capitolo, nel quale inoltre entrerà in scena Piton. Salvo imprevisti, aggiornerò la storia sabato. Questa è la mia prima fanfic di Harry Potter, finora mi sono dedicata soltanto al fandom di Dragon Ball, spero davvero che vi piaccia. Non sarà molto lunga, credo quattro capitoli in tutto. Al prossimo capitolo!Sonsimo.
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