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Autore: neverlandinme    08/08/2012    10 recensioni
Per sempre ed oltre. Due amici. Ma loro sono più di questo. E' il loro destino. saranno pronti ad accettarlo? L'amore è amore a tutte le età... Ma chi sa, forse un giorno, dopo che un destino crudele li si era rivoltato contro, riusciranno a ritrovarsi? Vi starete chiedendo di chi parlo. Be', di... Ma, no, non vi rovino la sorpresa: LEGGETE PER SCOPRIRLO.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi alla storia mi piacerebbe chiedervi se potreste per favore fermarvi poi alle note finali.

Always and Forever – Per sempre ed oltre

 
La bambina sedeva tristemente sull’altalena.
Un bambino le si avvicinò.
- Ciao, come ti chiami?-
- Mirjam – rispose la piccola, con sguardo vitreo.
- E perché sei così triste, Mirjam?– le domandò.
- Mi ero avvicinata a quei bimbi per giocare un po’, ma mi hanno mandata via, hanno detto che non gli serviva nessun altro per giocare; e poi, non trovo più la mia mamma- e una lacrima le solcò il viso per la paura di essere stata lasciata sola, abbandonata.
Subito sentì un dolce dondolare. Quel bel bambino la stava spingendo. Le paure della bambina sembrarono prendere il volo con l’altalena.
Quando si fermò, il piccolo le porse la mano.
- Vieni, ti aiuto a cercare la tua mamma- e sebbene all’inizio fosse un po’ incerta, poi Mirjam afferrò saldamente quella mano che le sembrava un’ancora di salvezza.
Passarono tutto il pomeriggio a passeggiare mano nella mano, sotto lo sguardo sempre vigile della mamma di lui.
Cercarono per tutto il tempo la mamma di lei. Poi, videro una donna che tutta trafelata correva verso di loro.
- Piccola mia, finalmente ti ho ritrovata, dove ti eri cacciata?- e cominciò a riempire il viso della bambina di baci.
- Ero con il mio eroe, mi stava aiutando a cercarti- rispose con sguardo pieno di orgoglio e ammirazione per il suo nuovo compagno di giochi.
- E dov’è la tua mamma?- gli chiese la donna. Il piccolo le indicò una signora seduta su una panchina in fondo al parco, sotto la grande quercia. La donna le si avvicinò e cominciarono a parlare. I bambini, felici, tornarono alle loro occupazioni.
La dolce brezza autunnale si infrangeva contro i loro volti.
Il parco era tutto ricoperto dalle mille e mille foglie, che colorate, volteggiavano sopra le loro teste.
La piccola raccolse una delle tante foglie colorate del prato e la mostrò al suo compagno.
- Guarda è rossa, rossa come il cielo in questo momento- gli disse, sottolineando l’ovvietà con un ampio gesto della mano. 
- Sai, la mia mamma dice che anche l’amore è rosso, quindi è come il tramonto- le rispose l’altro.
- Ma il tramonto è bello, quindi è bello anche l’amore- affermò convinta Mirjam. Poi si presero per mano e si sedettero sull’erba ad osservare il tramonto. Non c’era niente di più bello. Il cielo si tingeva di tante sfumature di rosso e, il sole sembrava trovare nell’orizzonte una perfetta culla per lasciarsi andare.
- Anche tu sei bella- disse il bambino ad un tratto, mentre osservavano il sole che spariva dietro l’orizzonte e lasciava spazio alla luna.
Le guance della piccola si tinsero di rosso.
- E anche tu ti tingi di rosso, allora è proprio vero- continuò convinto – sei proprio bella-
- Anche tu sei tanto bello- disse con innocenza la bambina- Ti voglio bene-
- Anch’io-
Poi, sempre con quelle mani intrecciate, come se fossero per entrambi l’appiglio per rimanere a galla in quel mondo, si incamminarono sul sentiero di ciottoli e ghiaia raggiungendo la panchina delle mamme, che intanto avevano trovato l’una nell’altra delle ottime amiche.
- Che ne dite, bambini, di andare a vedere il mare prima di tornare a casa?- chiesero le due donne.
I due piccoli annuirono felici. Il tragitto durò poco.
Ora, seduti sulla scogliera osservavano il mare, che quel giorno sembrava immerso in una quiete sovrannaturale così come il paesaggio che lo circondava. Tutto sembrava immobile, fuori dal tempo e da ogni preoccupazione. Poi il bambino alzò gli occhi al cielo e domandò alla sua amica
- Secondo te quante sono le stelle?- nel mentre si erano sdraiati, la testa di lei sul petto di lui.
- Non lo so- disse quella sinceramente.
- Vedi quella stella,- disse lui indicandogliela – La più luminosa? Te la regalo, sarà per sempre la tua stella-
- La NOSTRA stella- ribatté lei, calcando sull’aggettivo possessivo.
- Un giorno potremmo abitarci- disse scherzando lui – Ti voglio bene- terminò poi in modo serio.
- Anch’io- rispose la bambina.
- Louis, Louis- sentì la mamma chiamarlo – Dobbiamo andare-
Con imbarazzo i due bambini si accorsero di non essersi presentati per bene. Poi Louis, prendendo la parola disse
-La mia mamma dice che, per conoscere veramente una persona, non è importante conoscerne prima di tutto il nome, ma per prima cosa bisogna conoscere il suo cuore- e terminò il suo discorso tendendole la mano – Piacere, Louis – lei l’afferrò e lo attirò a sé abbracciandolo- Piacere, Mirjam – disse, e scoppiarono a ridere.
Poi, prima di andare, Louis raccolse una conchiglia.
Continuarono a vedersi quasi tutte le settimane, finché con l’arrivo del Natale, non arrivò anche quella pessima notizia.
Mirjam doveva trasferirsi, il padre aveva ottenuto un’importante proposta di lavoro. A nulla valsero tutte le sue lacrime, che non sembravano ottenere l’effetto sperato. Poi arrivò anche lui: quello fu il pomeriggio degli addii.
- Ti voglio bene- continuava a dire Mirjam a Louis.
- Anch’io, te ne vorrò per sempre- continuava a rispondere lui –Tieni- disse poi il bambino, porgendole una collanina con una conchiglia – Questa è quella che ho raccolto il giorno che ci siamo conosciuti. Buon Natale in anticipo-
- Anch’io ho qualcosa per te- e la bambina gli porse un braccialetto d’argento con incise le lettere M ed L- così ti ricorderai per sempre di tutti quei bei momenti che abbiamo passato insieme. Buon Natale!- poi dalla tasca trasse una foto e gliela porse.
- Ce l’ha fatta la mia mamma, un giorno, mentre mi spingevi sull’altalena. Ne ho una anche io, spero la porterai sempre con te-
- Certo- le rispose Louis.
- Fammi una promessa- disse lei – Sarai per sempre il mio principe?-
- Naturalmente, ti vorrò bene per sempre. Non dubitarne mai-
- Anch’io. Per sempre ed oltre- ribatté lei.
- Addio- le disse lui, con gli occhi che cominciavano a riempirsi di lacrime.
- Arrivederci- rettificò lei- Un giorno potremmo rincontrarci- finì, seppure anche in cuor suo dubitava di ciò.
Il piccolo Louis le diede un bacio sulla guancia, poi lei salì in macchina e scomparì. Lei, dal canto suo, continuò a salutare il suo amico, dalla vettura, finché non le fu impossibile vederlo.
 
Aveva da un po’ cominciato a frequentare Eleanor, ma, quella sera, prima dell’ennesimo concerto della sua band, tutto era precipitato. La ragazza non sopportava che lui si aggrappasse al ricordo di un passato ormai lontano, di cui faceva parte una bambina che aveva fatto breccia nel suo cuore, in cui aveva occupato un posto che non avrebbe mai più perduto.
Tutto sommato, però, Louis era riuscito a restarle amico.
Si guardò il braccialetto e, dopo una rapida occhiata, ripose anche la foto nel portafoglio, il suo portafortuna, e fu pronto per andare in scena. Fu un concerto fantastico, come tutti del resto, ma quella volta si respirava un’aria diversa. Ma forse si stava facendo suggestionare.
Vide una ragazza che si faceva largo tra la folla e, quando fu sotto il naso di lui chiese
- Puoi firmarmi questa?- e gli porse una foto.
Louis non capiva il senso di tutto ciò, ma come la prese dalle mani di lei e la guardò restò pietrificato.
- Sei tu- disse in un sussurro. E, sebbene non ci fosse realmente bisogno di una risposta, lei disse
- Sì, sono io-
Louis alzò lo sguardo: portava ancora la collana che le aveva fatto e poi regalato. Era diventata una ragazza molto bella. I capelli di un biondo-castano le ricadevano in morbidi boccoli fino alla vita; gli occhi castani, tendenti al verde autunnale, che avevano fatto breccia già da bambini nel suo cuore, ora tornavano ad ipnotizzarlo; la bocca piccola, ma perfetta; il suo solito nasino all’insù; le gambe snelle e il ventre piatto: era semplicemente perfetta agli occhi del ragazzo, molto più bella di come aveva provato ad immaginarla più e più volte.
E, mentre l’immagine di lei, anche se una lei un po’ diversa da come la ricordava, tornava ad impossessarsi prepotente del suo cuore,  lui allungò una mano per farle una carezza ed assicurarsi non fosse tutto solo un sogno. Mirjam si lasciò andare al suo tocco e le lacrime cominciarono a solcare il suo volto. Anche il volto di lui era rigato da quelle piccole gocce di cristallo, come amavano chiamarle da bambini.
- Mi sei mancato- disse lei.
- Anche tu- rispose il ritrovato compagni di giochi - Vieni, ti presento gli altri- le disse poi il ragazzo prendendola per mano come quel pomeriggio di tanti anni prima.
- Ragazzi, vi presento Mirjam-
- Chi?- risposero gli altri ragazzi in coro.
- Vi spiegherò in seguito- poi rivolgendosi a lei – Ho custodito gelosamente il tuo ricordo- dopo sorrise.
- Sapevo, da quando ti ho afferrato quella mano, che avresti stravolto la mia vita, nonostante fossi semplicemente una bimbetta di cinque anni- ed era vero, seppur bambini, avevano trovato già da allora chi sapeva come prendersi cura del proprio cuore.
- Ed io ero solo un bimbetto di sei anni. Dai, vieni- le disse poi Louis ridendo.
E con quelle mani intrecciate, ormai di nuovo al loro posto come pezzi perfetti di un puzzle, arrivarono in un parco vicino a dove si era tenuto il concerto.
Si andarono a sedere su un’altalena, lei in braccio a lui.
- Te la ricordi? Quella è la nostra stella- le disse Louis, osservando il cielo ormai scuro.
- Avevi promesso anche che ci saremmo andati a vivere- fece eco lei – Ma, dato che ora sei una “stella” anche tu, mi basta questo- e si mise a ridere.
- Ah, è così?- disse lui e prese a farle il solletico mentre lei annuiva.
- Basta, ti prego, basta- lo pregò con le lacrime agli occhi per il troppo ridere - Ehi, ma non c’era un’altra promessa?- domandò poi lei alludendo a qualcosa.
- Sì, sarei stato per sempre il tuo principe- disse mentre faceva finta di sguainare una spada da un fodero che non c’era e la puntava al cielo.
I capelli di lei si muovevano in morbide onde mentre scuoteva la testa in segno di disapprovazione, con cipiglio divertito.
- Basta fare il cretino- gli disse – Ti voglio bene- terminò abbracciandolo, mentre in lontananza si sentivano i fischi degli altri ragazzi che li stavano spiando. Louis scosse la testa, mentre affondava il viso nei capelli di lei, certo che gliel’avrebbe fatta pagare a quei quattro con uno dei suoi insuperabili scherzi, solo per aver rovinato, anche se solamente per un secondo, quel momento magico.
- Non è il caso di dire ti amo, ormai?- le chiese lui, bloccando poi con una mano ciò che lei stava per dire: doveva finire il suo discorso- Quando sono con te mi sembra di essere al mio posto nel mondo, già da bambino con te mi trovavo meglio che con chiunque altro, poi, negli anni ho maturato che la nostra non era una semplice amicizia, ma ciò che ci legava era qualcosa di più profondo, eravamo destinati a qualcosa di più. Ma tu non c’eri più- e un singhiozzo proruppe dal suo petto- Il tuo ricordo era sempre vivo in me, ma dovevo provare ad andare avanti, da quel che sapevo, tu potevi anche non tornare. Ma nessuna ragazza sopportava che fossi legato al ricordo di una bambina, ed io, ero stufo di cercare e non trovare nulla di te in loro. Tu sei unica e unicamente bellissima, e sei mia- terminò.
- Quando ti guardo sento le farfalle nello stomaco- disse lei cominciando, con la voce che le tremava per l’emozione, il suo discorso- i tuoi occhi brillano come le stelle del firmamento quando siamo insieme ed un arcobaleno si dipinge all’orizzonte se ci teniamo per mano. E, in questo momento, il mio cuore sembra voler uscire dal petto per unirsi al tuo in un solo battito. Io non sono riuscita mai ad andare veramente avanti senza di te. Mancava il tassello più importante della mia vita. Sei incantevolmente unico. Ti amo anch’io e sono stata una stupida a capirlo solo ora-
-Lo so- rispose semplicemente lui.
- Che sono stupida o che ti amo?- chiese lei con un sopracciglio alzato e le mani ai fianchi.
- Entrambi- e, dopo essersi beccato uno scappellotto- Ti amo- disse.
- Ruffiano- lo riprese lei- Ti amo anch’io- terminò.
- Per sempre ed oltre- le fece eco lui, rubandole una battuta di anni addietro.
E sigillarono quel accordo con un casto sfioramento di labbra. Poi si sorrisero e tornarono l’uno sulle labbra dell’altra, ormai approfondendo quel contatto. E, mentre le loro labbra si cercavano fameliche e le loro lingue si rincorrevano in una danza senza fine, mentre i loro respiri si infrangevano affannosi nell’aria ed erano entrambi presi dal bisogno irrefrenabile di sentirsi di nuovo parte l’uno della vita dell’altra, con dolcezza, Louis, mentre le sue labbra erano bagnate dalle lacrime di gioia di lei, cominciò a far dondolare l’altalena sotto di loro.
- Always and Forever- fu l’ultima frase che soffiarono l’uno sulle labbra dell’altra, prima di lasciarsi cullare dall’altalena e godersi quel “per sempre felici e contenti”, che avevano sempre inconsciamente desiderato. E, al chiaro della luna piena di quella sera, tutto ricominciava: all’altalena tutto era cominciato e all’altalena tutto aveva un nuovo inizio che sarebbe durato per sempre ed oltre.
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È stato veramente molto difficile per me riuscire a scrivere questa storia: Eleanor e Louis sono una coppia perfetta e non è stato affatto facile per me trovare un modo di far avere a Louis un “felici e contenti” di cui la coprotagonista non era Eleanor. Mi piacerebbe molto un vostro parere per sapere se sono riuscita nel mio intento ed è scientificamente provato che recensire fa bene alla salute. Grazie.
Mii xx
  
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