Anime & Manga > Magister Nagi Nagi
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Autore: ourevel    09/08/2012    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se alla fine del festival Chao non se ne fosse andata? Anzi, diciamo che ad andarsene ci prova pure, ma se il Cassiopea comincia a fare le bizze? Sono guai per tutti quelli attorno...
per riferimenti parte dal volume 18 di Negima, magister negi magi
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 – Il bagliore nelle tenebre.
 
Takamichi stava ansimando pesantemente mentre con la mano opposta si stringeva il braccio sinistro, là dove la camicia era macchiata di rosso.
Un tuono echeggiò in lontananza.
“Tutto... a posto, professore?” sentì una voce chiamare da dietro una grossa lapide.
“Sì. Sono come... scomparsi.” rispose l'uomo dopo essersi guardato attorno per l'ennesima volta.
Dei loro avversari non era rimasta letteralmente traccia, se non i segni evidenti delle loro asce e dei loro incanti sull'ambiente circostante.
Era accaduto tutto all'improvviso, a qualche minuto dalla comparsa dei maghi, che si stavano dimostrando avversari più che ostici per il docente e le ragazze.
Mentre però il gruppetto del Mahora stava per essere sopraffatto, i due si erano improvvisamente accasciati al suolo, senza un lamento, e sotto un improvviso cielo temporalesco si erano come dissolti in nere spire di fumo.
“Intendevo lei...” continuò Ako, facendo capolino da dietro il riparo “Mi sembrava fosse stato colpito...”.
Alla vista del sangue però, le parole le morirono in gola e la sua pelle prese un colorito molto pallido. Qualcuno la tirò indietro.
Spolverandosi i vestiti, Chisame si rialzò dal fianco della compagna, osservando cupa il cielo.
“E' impossibile! Erano qui fino ad un minuto fa!” borbottò scocciata.
Un lampo illuminò il cimitero.
Con un urlo di terrore, le ragazze nascoste e la net-idol scattarono fino a rifugiarsi di fianco al professore, che nonostante il suo sangue freddo temprato dalle battaglie, aveva anche lui percepito un brivido gelato scorrergli per la schiena: con la luce, su tutte le lapidi ed i loculi li attorno erano stati illuminati lugubri volti spettrali, deformi e giganteschi, con occhi vuoti e lattiginosi e dai tratti marciscenti.
“C-co-cos'erano?” domandò con voce quasi inudibile Nodoka.
“Nulla... tranquilla...” provò a rassicurarla Takamichi.
Un altro lampo.
Davanti al sorriso forzato del professore venne illuminato improvvisamente uno di quegli spaventosi volti, mentre altri stavano accerchiando interamente il gruppo.
A stento, il docente trattenne un grido di sorpresa.
“Forse... è meglio se entriamo pure noi.” consigliò allora alle ragazze, sempre più agitate.
Con un rombo assordante, una grossa saetta nera come la pece squarciò l'aria, schiantandosi sulla facciata della chiesetta, demolendola.
Un lugubre lamento s'innalzò tutt'attorno a loro, mentre il terreno tremava violentemente.
Tutti i volti erano ora chiaramente visibili e, come sotto l'effetto di un potente vento, crearono qualcosa di simile ad un grosso turbine, che venne risucchiato con forza all'interno dei resti della struttura romanica, le cui macerie lasciavano libera solo una piccola botola davanti all'altare.
“Uhhhh...” risuonò una voce all'orecchio di Takamichi “Ma qui ce ne sono altri! Venite! Venite dal Conte...” terminò scomparendo.
“Professore!” chiamò Yue, con le lacrime agli occhi “Ma che sta succedendo? Di chi era quella voce?”.
La studentessa si stava guardando freneticamente attorno.
“Éla se ména , to kápnisma exapáti̱si̱ . Synchýsei tous echthroús mou kai enstalázei trómo tous apó to vathý . Apateó̱nas míasma .” poterono tutti chiaramente udire.
Una densa nube di fumo verdastro fu esalata dal terreno, avvolgendo le studentesse.
La cortina impediva totalmente la vista alle ragazze, che intimorite si strinsero ancora di più.
 
Dopo circa un minuto il fumo si diradò con una folata.
Yue aveva il cuore in gola. Non riusciva a capire ciò che le stava accadendo intorno, e questo la spaventava più di quanto lasciava trasparire.
“Cos'è successo?” chiese voltandosi.
Come lo fece però, notò che nessuno era in grado di rispondergli anzi, non c'era proprio nessuno dietro di lei. Era sola.
Iniziò a tremare.
“Ragazze...” chiamò debolmente.
Fece un timido passo indietro.
Squatch.
Qualcosa di caldo le schizzò sulla gamba, una sensazione di bagnato le risalì dal piede.
Un brivido le percorse la schiena.
Con timore, la ragazza abbassò lentamente lo sguardo: aveva messo il piede in una larga pozza tinta di un denso rosso scuro, che si estendeva per buona parte del selciato.
Un oggetto tondeggiante le sbatté ai piedi, dopo aver rotolato per alcuni metri.
-Non può essere vero! Non può essere vero! Non può essere ve...- iniziò a dirsi ossessivamente con lacrime di terrore agli occhi.
Raccogliendo i suoi ultimi residui di coraggio, Yue si abbassò a raccogliere l'oggetto. Come però ne osservò la natura, lo scagliò con uno scatto il più lontano possibile da lei, utilizzando tutta la sua forza, cadendo all'indietro e allontanandosi freneticamente dalla pozza, ansimando.
“Povera Ako... vero?” sentì una voce che ben conosceva sussurrarle da dietro “Ma non preoccuparti per lei...” qualcosa di freddo le punse un lato del collo “La raggiungerai presto!”.
 
* * *
 
Setsuna inspirò profondamente. Quel fumo le metteva un'inquietudine che mai aveva provato prima, amplificata dal fatto di non essere in grado di vedere i suoi compagni.
Neanche le fiamme del professore o di Kotaro riuscivano ad illuminare più di tanto.
Sentì dei passi alla sua destra.
“Chi va là?” chiese nervosa, mettendosi in guardia.
Nessuna risposta.
Un'ombra passò in mezzo alla nebbia, seguita da una bassa risata gorgogliante.
-Trovato!- pensò con un mezzo sorriso.
Silenziosamente avanzò dietro l'ombra, finché non la scorse a circa un metro da lei.
In un attimo, caricò il ki nel suo corpo e svuotò la mente: avrebbe posto fine a tutto in un sol colpo.
“Whaaa!” con un urlo improvviso, la spadaccina shinmei scattò verso il bersaglio, allungando la spada verso l'ombra e rilasciando tutta l'energia accumulata.
L'impatto fu violentissimo: la lama si fece strada nelle carni come fossero burro, per poi sfilarsi senza un rumore quando il corpo volò dopo il colpo, quando Setsuna si fermò ansimante.
Solo un gemito sorpreso accompagnò il tutto.
-Ce l'ho... fatta?- si domandò sorpresa dopo qualche secondo -E' morto?-.
“Professore!” chiamò a gran voce, alzando le braccia per farsi edere meglio “Profes...”.
La voce le si spense però quando vide la sua spada. Essa era infatti tinta di un intenso rosso rubino, che lentamente stava gocciolando ai suoi piedi, congiungendo il liquido accumulato con una pozza poco distante.
“Aspetta! Ma il vampiro non aveva il sangue nero?” si accigliò.
Un forte senso di ansia le attanagliò il petto, insinuando nella sua mente un terribile sospetto.
“No... non può essere...” si disse con una risata che rasentava l'isteria “E' semplicemente impossibile!”.
Ma il dubbio rimaneva. Un dubbio che la stava divorando.
Poi c'era quella nebbia, quella maledettissima nebbia.
Senza di lei sarebbe stata sicura.
Prese a tremare, intorno a lei tutto taceva.
Timorosa, fece un passo avanti: l'ombra giaceva a ridosso di una parete.
Ancora un passo. La vista si schiarì un po'.
Con impressionante lentezza, coprì gli ultimi passi che la separavano dal corpo ad occhi chiusi.
Come fu certa di esserci di fronte, si fece coraggio e li aprì.
 
 
 
“NOOOOOOOO!”.
“Setsuna!” scattò Negi, voltandosi in direzione del grido.
Quei fitti fumi gli impedivano di capire cosa fosse successo alla sua allieva.
Scuotendo l'ascia di piatto provò a disperdere alcune spire, ma senza successo.
“Vado io!” sentì Asuna poco distante.
Negi si sentì rincuorato dalla presenza dell'amica. Dio solo sapeva quanto le era mancata. Come tutte le altre sue allieve, naturalmente.
Rimase in attesa per circa un minuto, nel quale si sforzò di cercare le altre o rintracciare il mostro, che pareva essersi volatilizzato.
“Negi!” sentì nuovamente chiamare la coinquilina “Non la trovo! No... aspetta...” si sentirono come dei passi sul bagnato.
“Oh mio Dio! Ku!” sentì la voce disperata di Asuna dopo qualche attimo.
Il mago si sentì morire. Col cuore in gola corse nella direzione della voce, circondato da quella nebbia molesta.
All'improvviso sbatté contro qualcuno: era Asuna.
Con le lacrime agli occhi e le mani sulla bocca stava osservando qualcosa poco più in là.
Negi volse lo sguardo seguendo quello della ragazza.
In una larga pozza di sangue giaceva il corpo straziato della cinese, con profondi squarci aperti dappertutto.
“Cos...?” iniziò a balbettare facendo un passo avanti, ma un gemito gorgogliante dietro di lui lo fece voltare di scatto.
Asuna era sollevata da terra di mezzo metro abbondante, sostenuta da un grosso sperone nero che le perforava il petto.
Lo sguardo era vitreo ed il mento gocciolava gocce rubino sul terreno.
Dietro di lei, la grossa figura sghignazzante del conte.
“Asuna...” sussurrò Negi disperato “ASUNA!” gridò subito dopo, con voce pervasa da rinnovata furia.
“MALEDETTOOOO!” un forte vortice di vento lo circondò, facendo sferzare le fiamme dell'armatura.
Con un ruggito, si gettò sul vampiro.
 
 
 
“Negi! Fermati!” gridò per l'ennesima volta Asuna, schivando il colpo d'ascia che le mancò la testa di pochi centimetri.
Il professore cambiò improvvisamente la direzione dell'arma, voltando la lama verso il collo della ragazza ed abbassandola con forza.
La spadaccina riuscì a schivare nuovamente per un pelo, buttandosi a terra.
“Setsuna! Aiutami!” chiamò. Ma la ragazza non parve sentirla, impegnata com'era a piangere davanti ad un braciere rovesciato.
“Maledizione!” esclamò quando vide che stava estraendo un pugnale e se lo stava poggiando allo stomaco.
Con uno scatto si buttò addosso all'amica, appena in tempo per evitare un affondo del professore.
La shinmei la guardò con aria stupita, gli occhi erano rossi per il pianto.
“A-Asuna? Ma che...?” iniziò a chiedere, sbattendo gli occhi mentre l'altra le gettava via il pugnale dalle mani.
“Dopo!” rispose la ragazza coi codini spingendola indietro, e facendo così mangiare il vuoto alla lama fiammeggiante di Negi.
Stupita e spaventata, Setsuna osservò il punto da lei occupato fino ad un'istante prima, ora occupato dalla grossa arma “Cos...?”.
“Maledizione Negi!” venne sovrastata da Asuna, che rifilò un potente colpo di piatto con la sua grossa spada al ragazzo in armatura “Ti vuoi svegliare?”.
Il professore volò a terra, mandando un forte clangore metallico.
“Uff!” la ragazza sia asciugò il sudore sulla fronte, rialzandosi “Ma che è? Siete impazziti tutti?” chiese rivolta a Setsuna.
“Eh? Perché? E dov'è la Signorina? Era ai miei piedi e io... io...” chiese questa ricominciando a singhiozzare.
“Konoka? Sta bene, guarda! E' lì con Eva” rispose Asuna indicandole.
La biondina, le altre ragazze e Kotaro erano a ridosso di una parete, che stavano discutendo. Tutti sembravano alquanto scossi.
“Dopo che il vampiro ha recitato l'incantesimo avete iniziato a comportarvi in modo assurdo! Urlavate, piangevate e altro! Quell'idiota di Negi ad un certo punto a iniziato a provare di ammazzarmi!”.
“Ahioooo...” si udì debolmente la voce del professore da terra.
Lentamente si rialzò tenendosi la testa “Ma che è successo? Perché mi hai colpito?” chiese alla compagna.
“Lascia perdere...” gli rispose stizzita “A proposito... dov'è finito quel bastardo di un vampiro?”.
Negi si guardò incuriosito in giro “Io... non ne ho idea.”.
Mentre finiva di parlare, le ragazze lo videro portarsi le mani alla testa ed emettere un basso gemito.
“No-Nodoka... Yue...” mormorò riprendendosi “Presto! Sono state attaccate!”.
 
* * *
 
Chacahmaru fece partire un'altra raffica dal suo braccio sinistro, trasformatosi in una grossa mitraglia, che nuovamente fu schivata dall'essere fuoriuscito dai resti della chiesetta.
Preoccupata, gettò lo sguardo al porticato dove aveva nascosto le sue compagne ed il professore, dopo che erano come impazziti a causa di quella nebbia di chiara origine magica.
Le due bibliotecarie si stavano al momento concentrando poggiate ad una colonna, con le loro carte schiacciate sulla fronte.
Le altre ragazze si stavano ancora riprendendo dagli effetti dell'incantesimo, aiutate da Takamichi, che era stato il primo a riprendersi.
Un ringhio le fece riportare l'attenzione su quello che supponeva essere Herbert von Shulter.
Sicuramente aveva visto giorni migliori: era ricoperto di piccole ferite, la pelle era annerita in più punti. Addirittura gli mancava un braccio.
Ma il fuoco che gli ardeva negli occhi era tutto un altro discorso.
Era uno sguardo di pura follia, miscelata con un odio profondo e una furia a stento contenuta.
Con uno scatto Herbert azzerò la distanza dall'androide, che non poté fare altro che guardarlo sorpresa.
Sull'avambraccio del conte si formò rapido un grosso sperone nero, che con egual velocità trafisse Chachamaru dove un normale umano avrebbe avuto il cuore.
Con una serie di scintille, il generatore principale della ragazza si spense, facendola accasciare inerme e priva di energia al suolo.
Senza voltarsi, il conte terminò la sua corsa, fino a trovarsi di fronte alle altre ragazze, terrorizzate.
Takamichi provò ad attaccare l'essere con un'incalzante serie di pugni, ma questi o li schivava o li parava senza accennare il minimo sforzo.
“Petáxte .” pronunciò secco il mostro, e sferrò un poderoso colpo in petto al professore, facendolo volare per diversi metri.
“Kai tó̱ra eímai dipsasménos ...” sogghignò osservando le sue nuove prede, incapaci di muoversi.
Giusto Nagase tentò di lanciare degli shuriken, ma questi rimbalzarono sulla pelle del vampiro, il cui ghigno si fece ancora più ampio e diabolico.
Quasi come avesse a disposizione tutto il tempo del mondo, inspirò profondamente, emettendo un verso di soddisfazione.
“Tha!” dichiarò, allungando una mano verso Ako.
Questa prese ad allontanarsi strisciando indietro, ma il braccio dell'essere fù più lesto.
Afferrandola per una spalla, le piantò gli artigli nella carne, facendola urlare di dolore, e la alzò da terra, portandosela di fronte al viso.
Ako tremava violentemente mentre a fatica inspirava le zaffate putrescienti di alito del mostro.
Un secondo dopo, sentì qualcosa perforarle il collo, e le forze iniziarono a venirle rapidamente meno.
Poi tutto si fece buio.
 
Chao era letteralmente paralizzata dal terrore. Mai le era capitato in vita sua di provare una paura così viscerale.
Quell'essere risvegliava in lei, con la sua sola presenza, un senso di pericolo che nemmeno un cannone puntatole al viso dal suo più acerrimo nemico le provocava. Non che le piacesse neppure quello, ma di certo lo avrebbe preferito, in quel momento.
E quella magia di prima l'aveva scossa troppo per permetterle di agire con prontezza.
Nulla poté quindi fare quando Herbert affondò i lunghi canini nel collo della sua amica, se non guardare impotente.
Si sentì malissimo nel non agire, stava provando in tutti i modi a convincere i suoi muscoli a muoversi, ma questi erano letteralmente bloccati.
“LASCIALA. SUBITO. ANDARE!” urlò con voce potente qualcuno alle spalle del conte.
Un forte bagliore illuminò il porticato, mentre Kotaro le si fermava affianco, risplendendo nella sua armatura.
Chao si sentì scaldare il cuore alla vista di quelle fiamme blu, che scacciavano quelle ombre opprimenti che l'avevano fino ad allora circondata.
“Kotaro?” si stupì ad alta voce vedendo il volto dall'elmo aperto.
“Dopo le spiegazioni. Ora venite con me. Qui la faccenda si sta per scaldare!” detto questo prese su di peso le ragazze e le allontanò dalla loggia.
 
All'udire la voce, Herbert si girò, lasciando cadere il corpo esanime di Ako.
Negi stava ansimando davanti alla chiesetta, usando l'ascia come appoggio per sostenersi.
Il conte si ripulì il sangue residuo sulle labbra con l'avambraccio “Eíste enochli̱tikó koutsoúvelo. Estremamente irritante.” disse passando all'inglese.
Con un vortice, le ombre che circondavano il vampiro si condensarono attorno al suo moncherino, andando a formare un nuovo arto, di colore completamente nero.
“Arketá . La finiremo qui. Ora.” riprese, con voce roca.
“Sì.” concordò il ragazzo “Ragazze... via di qui. Ora.” disse in un tono che non ammetteva repliche alle altre sue allieve alle sue spalle.
“Negi...” iniziò Asuna, preoccupata “Va bene!” si interruppe poi, annuendo.
Insieme a Setsuna recuperò i corpi delle loro compagne a terra e si allontanarono.
“Non fare stupidaggini!” sussurrò all'insegnante, quando gli passò affianco.
Lui le accennò un sorriso tirato.
“A noi!” disse poi risoluto, rivolto ad Herbert.
Come lo disse, questi scattò, pronto a piantare un artiglio nel ventre del ragazzo.
Negi rapidamente spostò la testa dell'ascia per utilizzarla a mo' di scudo, parando il colpo del vampiro, per poi sfruttare la leva generata per sferrargli un veloce colpo con l'asta direttamente sulle gambe.
Il conte incespicò in avanti, ma con una torsione del busto provò ad arrivare un pugno nella schiena del mago.
Questa volta il professore non riuscì a schivarlo, ma per fortuna la piastra dorsale assorbì la maggior parte dell'impatto, seppur accompagnandolo con rumori poco rassicuranti.
Il colpo lasciò Negi senza fiato, ma lui non poteva permettersi di star fermo.
Con agilità cambiò l'impugnatura dell'arma, poi facendosi perno sul piede destro compì mezza rotazione del busto tenendo tesa l'arma.
Il vampiro si accorse all'ultimo dell'attacco in arrivo, ma con uno scatto felino riuscì a cavarsela solo con un taglio sulla schiena.
I due presero distanza e si studiarono per alcuni attimi. Poi fu la volta di Negi di attaccare.
Tenendo la lama rasoterra caricò l'essere azzerando in un attimo le loro distanze.
Come fu di fronte all'avversario s'inchiodò ed alzò l'ascia in un potente montante, sfruttando l'inerzia della lama per aumentare la velocità del colpo.
Herbert, che aveva atteso il ragazzo pronto a colpirlo con un destro munito di uncino, si vide costretto ad indietreggiare per evitare il colpo.
“...Skoupíste makriá ta empódia brostá mou . katastrépsei af̱tó pou eímai antíthetos ! Skiá tou ekkremoús!” pronunciò rapido il conte, rimettendosi in guardia.
Una grossa colonna di fumo comparve dinanzi a lui, larga circa un metro e alta sino alle nubi. Con un semplice gesto del vampiro, essa iniziò a muoversi sempre più velocemente, distruggendo tutto ciò che incrociava il suo cammino.
Negi lo schivò semplicemente facendosi di lato, per poi fiondarsi addosso al conte, ancora concentrato a mantenere l'incanto. Come gli saltò addosso però, questi si dissolse in una nube di fumo verdastro.
Interdetto, il professore si osservò intorno alla ricerca del suo avversario.
Solo allora notò che la colonna si stava dirigendo a gran velocità verso di lui.
Questa volta fu decisamente più difficile da schivare.
Mentre Negi si toglieva dalla traiettoria dell'incantesimo, dall'interno d quest'ultimo si catapultò fuori il conte, mirando all'avversario.
Con uno shundo, il ragazzo si proiettò diversi metri avanti, facendo cadere Herbert a terra, senza nulla tra le grinfie.
 
“Ormai è al limite.” disse Eva, mentre osservava il combattimento dalla cima del muretto dove l'aveva depositata Kotaro.
“Devo andare ad aiutarlo!” si divincolò Asuna, trattenuta dalle forti braccia del suo amato Takamichi.
“Non essere sciocca, ragazzina! Anche la tua mente da primate arriva a capire che quell'essere è troppo forte per te.”.
“Ma...” incominciò a replicare.
“Saresti solo d'intralcio!” rimarcò duramente la piccola vampira “La cosa più utile che potresti fare al momento è disattivare il pactio, per risparmiargli energie.”.
La ragazza provò a liberarsi un'ultima volta, poi cedette con un sospiro alle parole di Evangeline e fece scomparire il suo equipaggiamento.
“Maledizione!” esclamò frustrata tirando un forte pugno al muretto, crepandolo.
“Uhhh... Eva... qui c'è un problema!” si sentì chiamare la piccola vampira da Konoka, accucciata poco più in la, sul corpo di Ako.
“Ecco... io ho provato con tutte le magie che conosco... ma non si sveglia!”.
Il tono della ragazza era decisamente preoccupato “E' pallida... e respira a malapena...”.
Eva gettò un'occhiata alla compagna stesa.
“Se la caverà, non ti preoccupare. Lasciala solo riposare.” non ebbe il coraggio di dirgli la verità, decisamente peggiore.
Forse perché neppure lei voleva riconoscere in qualcun altro la sua stessa sorte, forse perché in cuor suo provava una gran pena per quella giovane vita rovinata da quel folle vampiro.
Anche Setsuna, come le altre viaggiatrici temporali, parevano aver intuito la bugia.
Lo si poteva capire dai loro volti scuri, dalle loro espressioni via via più consapevoli.
“Io vado!” ringhiò Kotaro, fremendo d'ira “Questa non gliela perdono!”.
Le fiamme risplendettero con rinnovato vigore, mentre il ragazzo correva verso la mischia.
 
La fatica stava iniziando a farsi sentire. Negi stava arrancando sempre di più per mantenere la stessa velocità del vampiro, ed i suoi colpi erano sempre meno precisi e potenti.
Una scarica di magia lo rinvigorì improvvisamente: sentì che le ragazze avevano disattivato i pactio.
Con l'ascia deviò l'ennesimo colpo del conte.
Lui non sembrava per niente affaticato, anzi: la furia e la forza che metteva nei suoi attacchi faceva sempre più trasparire la loro differenza di livello.
Quando però un potente diretto di Herbert passò le sue difese, capì che era finita.
Chiuse gli occhi e si preparò all'impatto, che però non arrivò.
Come aprì le palpebre vide il pugno nero del conte bloccato a due mani da Kotaro, che stava facendo un'evidente sforzo per tenerlo fermo lì.
“Cosa stai aspettando? Ora Negi!” gli gridò l'amico.
“Sì!” ringraziando mentalmente il cielo e l'amico per l'occasione, con un rapidissimo movimento estrasse da sotto una piastra un foglietto con sopra disegnato un complesso pentacolo, e tramite una piccola lama di luce comparsa gli in mano, lo piantò nel pugno chiuso del vampiro, che emise un lungo e rabbioso verso d'agonia.
Con uno shundo, i due ragazzi si allontanarono, mentre Negi recitava:
“Raster Maskir Magister... Spiritus Temporis, invoco te! Commoda viribus ad punire qui offendisse! Privatelodierum, cassari eius voluntatem! Agnoscere cogitur eius spiritus ante! Damnaret temporis!”.
Un basso rombo risuonò per il cimitero.
Il conte si era bloccato, come intento ad ascoltare qualcosa.
Poi, un fulmine porpora squarciò l'aria, schiantandosi ai piedi della creatura.
Incurante, questa continuò nel suo far nulla.
Improvvisamente, spalancò gli occhi ed iniziò a toccarsi dappertutto lanciando un basso lamento, di sempre maggiore intensità, finché esso non sovrastò l'ululato del forte vento che si era alzato dal nulla.
A vista d'occhio, la pelle del conte iniziò a seccarsi e rattrappirsi, per poi sgretolarsi al solo tocco delle folate.
La sua figura s'ingobbì, le ossa, rimaste esposte, velocemente si polverizzarono.
Ma l'urlo continuò. Un grido di disperazione, dolore e odio. Un odio assoluto.
In pochi attimi tutto era finito. Di Herbert von Shulter, o qualunque fosse stato il vero nome di quell'antica creatura, non era rimasto nulla, se non la distruzione da lui causata.
Il petto del giovane mago fu come alleggerito da un gravoso fardello, rimpiazzato da una gratificante sensazione di pace. Ce l'aveva fatta.
Si sentiva stanchissimo e dolorante, le palpebre gli si erano fatte pesantissime. Aveva anche freddo, ma non gliene importava.
Sentì sciogliersi l'incantesimo dell'ordine, e le sue ginocchia, seguite dal resto del suo corpo toccarono pesantemente terra.
Qualcuno lo chiamò.
-Solo il tempo di riprendere fiato...- pensò di rispondergli, prima di chiudere gli occhi.
  
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