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Autore: Francibella    09/08/2012    1 recensioni
"La camera è avvolta nel silenzio, l’unico rumore appena udibile è quello della spazzola che scorre sui miei capelli. Le piccole mani di Alex si muovono esperte tra i fili dorati che mi hanno sempre caratterizzata. Non riesco a svuotare la mia mente, vorrei smettere di pensare, ma non riesco. Tutto quello che cerco di allontanare, ritorna, prepotentemente. rose, quello splendido mazzo di rose che ho portato al cimitero. L’ho deposto sulla tomba di una delle persone che ho stimato di più. "
Daphne Greengrass è un personaggio spesso ignorato, ho voluto aprire uno spiraglio su quello che secondo me è il suo futuro e l'ho ritratta in un giorno un po' triste, dopo la perdita di una persona a cui era molto affezionata.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Clausole : Obbligo di inserire Minerva McGranitt, Divieto di descrivere una lezione, Rosa e Anello.
- Prompt: Innamoramento
- Personaggi Scelti: Daphne Greengrass



 

Persa nei miei pensieri

 
La camera è avvolta nel silenzio, l’unico rumore a mala pens udibile è quello della spazzola che scorre sui miei capelli. Le piccole mani di Alex si muovono esperte tra i fili dorati che mi hanno sempre caratterizzata.
Sono un po’ triste, non posso fingere, Alex lo ha capito e mi pettina per questo. Crede che possa tirarmi su il morale. E probabilmente ha ragione. Non riesco a svuotare la mia mente, vorrei smettere di pensare, ma non riesco. Tutto quello che cerco di allontanare, ritorna prepotentemente.
Anche adesso, lascio semplicemente vagare lo sguardo fuori dalla finestra, sperando che i miei occhi si perdano nel verde della campagna inglese. Invece, non è così. Basta che scorga il mio roseto, il mio piccolo orgoglio personale e penso a quel mazzo di rose, quello splendido mazzo di rose che ho portato al cimitero. L’ho deposto sulla tomba di una delle persone che ho stimato di più. Sulla tomba di una donna che per me – e per molti altri – è stata un faro in un’epoca buia. Ho deposto un mazzo di bellissime rose rosse colte nel mio giardino sulla tomba di Minerva McGranitt.
Sembra impossibile, vero? Perché io sono Daphne Greengrass, Serpeverde, Purosangue, figlia di una nobile casata inglese. Perché mia sorella ha sposato Draco Malfoy. Perché non sono certo una moderna Andromeda Black che si è alzata e ha urlato contro le ingiustizie e i pregiudizi.
Ero una ragazza molto semplice, chiusa, silenziosa, al limite del banale. Ero bella, sì, molto bella, ma dopo un episodio poco piacevole avevo cominciato a nascondere la mia bellezza. Avevo cominciato a nascondermi del tutto, in realtà. A mia discolpa posso dire che non ho mai davvero appoggiato le idee dei miei genitori, dei miei compagni di Casa, dei Mangiamorte o di Voldemort. Semplicemente, credevo che non fosse affar mio. Pensavo – da sciocca quale ero – che non mi toccasse, che fosse un’inutile  disputa. Come se fosse una discussione sul Puddlemore United o sui Cannoni di Chudley. Mi ci è voluto un po’ per capire che quella contrapposizione era molto di più. Era una lotta che avrebbe determinato le sorti del mondo. Mondo nel quale avrei vissuto anch’io. Quando l’ho capito, mi sono trovata davanti a una scelta. Nel complesso, sono contenta della mia scelta. Era adatta a me.
Non stavo parlando di questo, però. Ah, già. La McGranitt. Al quinto anno, quando quella donna dal dubbio senso estetico tiranneggiava a Hogwarts, io sono andata al colloquio orientativo con il professor Piton. Avrei voluto morire, in quel momento. Fondamentalmente, ti dava due tipi di consigli. Tutto dipendeva dalla prima domanda. Ti piace Pozioni e credi di volerne continuare le studio? Sì, ok, parliamone. No, quella è la porta. A me Pozioni non dispiaceva, ero anche abbastanza brava, ma ho avuto voglia di contraddirlo. Ho detto no.

«Allora, Greengrass, vuoi approfondire lo studio di Pozioni?» Sapevo che nemmeno a lui piaceva davvero Pozioni. Avrebbe preferito Difesa Contro le Arti Oscure, ma non volevano dargli quella cattedra. E poi non poteva certo chiedere agli alunni se amassero le Arti Oscure (senza Difesa, mi raccomando).
«Sinceramente, non credo.»
«Non hai dei brutti voti. Non capisco perché no.»
«Sì, lo so, voglio studiarla ancora come materia, magari, ma non voglio che sia quello il mio futuro.»
«E cosa vorresti fare, Greengrass?» Non so cosa mi prese, non so perché avessi voglia di contraddirlo.
«Trasfigurazione credo che sarebbe una materia più adatta a me.» In quel momento aveva avuto una leggera reazione. Non se lo aspettava.
«Bene. Sono certo che la professoressa McGranitt saprà darti dei consigli migliori dei miei.»

Me ne andai. Senza aggiungere niente, senza scusarmi. Sinceramente, non ne avrei avuto motivo. Me ne andai e mi diressi subito nell’ufficio della Vice Preside. Appena arrivata, quasi mi scontrai con Hermione Granger, che usciva trafelata. Come al solito. Era sempre di corsa, nessuno le aveva insegnato che non è carino che una ragazza corra? Sorrisi e bussai.

«So di non essere una Grifondoro, ma mi ha mandata il professor Piton.» Lo sguardo era scettico, ma mi fece accomodare. Di fianco alla cattedra, c’era seduta la vecchietta con il pessimo gusto nel vestirsi, alias Dolores Umbridge. Salutai anche lei e mi sedetti, cominciando a raccontare il motivo della mia visita.
«E cosa credi di fare dopo? Non dopo Hogwarts. Dopo che avrai studiato Trasfigurazione e sarai diventata un Animagus.» Sapevo benissimo cosa avrei fatto. Mi sarei sposata e avrei fatto la moglie, forse le madre, però non volevo dirglielo.
«Beh, sinceramente non lo so. Pensavo potesse darmi dei consigli. Insomma, essere un Animagus è difficile, no? Quindi se io riuscissi a diventarlo sarebbe qualcosa di… raro.»
«Potresti insegnare.» Non sapevo cosa dire, non ci avevo mai pensato. Non avevo mai nemmeno pensato di poter diventare un Animagus. «Non ti piacerebbe?»
«Non credo che sarei una buona insegnante. Non sono paziente.»
«Nemmeno io.»
«Non mi piace parlare troppo. Preferisco rimanere in silenzio, se non ho niente da dire.»
«Anch’io.»
«Mi irrito se le persone non capiscono quello che cerco di dire.»
«Anch’io.» Ero perplessa. Dove voleva arrivare? «Pensi che io sia una cattiva insegnante?» Sentii la Umbridge ridere.
«Certo che no!»
«Bene. Pensaci. Se l’anno prossimo sarai ancora di questa idea e avrei passato i G.U.F.O. potremmo prendere in considerazione l’idea di lezione suppletive.»

Se fosse finita lì, se io avessi cambiato idea, forse sarebbe stato meglio. Se fossi uscita da quell’aula convinta della pazzia della McGranitt, ci avrei guadagnato, probabilmente; ma non andò così.  La verità è che mentre Draco aveva il compito di uccidere Silente e quest’ultimo insegnava a Harry Potter come uccidere Voldemort – sono un po’ isolata dal mondo, ma c’ero anch’io quando Potter dichiarò queste cose –  io prendevo ripetizioni dalla McGranitt. Eravamo solo io e lei. Non parlavamo mai, lei dava delle istruzioni e io eseguivo. Ci vedevamo raramente, perché io lavoravo molto anche da sola. Una volta al mese,di solito. Voleva vedere eventuali progressi o regressioni. Osservava tutto con il solito cipiglio severo e non diceva nulla. C’erano due argomenti tabù, fondamentalmente. Quello che accadeva là fuori e il futuro che i miei genitori avevano deciso per me. Mi sono chiesta spesso cosa provasse lei in quei momenti. Avrebbe potuto essere intenta ad addestrare il nemico. Dopotutto io ero figlia dei suoi nemici, che senso aveva darmi una mano? Anni dopo mi avrebbe detto che sperava di fare la differenza. Sperava di salvare una persona in più dal suo destino.
Il mio settimo anno fu duro, non lo nego. Piton era Preside e io cominciai a ragionare in maniera critica sulla situazione. Draco, mio grandissimo amico fino ad allora, era scomparso. Cioè, era presente, ma sempre con la testa da qualche altra parte. Spesso, poi, si assentava e stava via per intere settimane. Tutti sapevano dove fosse. Non era un mistero che Voldemort fosse accampato a Malfoy Manor. La guerra che imperversava fuori, era presente anche dentro di me. Blaise Zabini era il mio ragazzo, lo amavo sinceramente, ma stava diventando troppo fanatico. Cominciavo ad avere paura di lui, a volte. Mi sentivo sola, senza il mio migliore amico e il mio ragazzo. La McGranitt era un valido sostegno. Ci esercitavamo, sì, ma eravamo entrambe disilluse. Che futuro ci aspettava? Non potevo far pesare anche i miei problemi sulle sue esili spalle. Così, scoprii Theodore Nott. Era molto amico di Draco, ma a Blaise non piaceva. Diceva che era troppo silenzioso, riflessivo e – probabilmente – era troppo intelligente per Blaise. Lo trovai un pomeriggio seduto, con lo sguardo perso nel vuoto. Cominciammo a parlare, lo trovai subito simpatico. Lui fu certamente ciò che mi aiutò ad andare avanti quell’anno. Il problema era che cominciai a provare dei sentimenti molto forti per lui, ma non potevo lasciare Blaise per Nott. Temevo la razione del mio ragazzo. Così, facevo violenza su di me per non mostrare i miei sentimenti o per non vedere i suoi, le rare volte in cui mi pareva si manifestassero. Andammo avanti così per tutto l’anno. Ogni momento con la McGranitt o con Nott mi sembravano un peccato che avrei dovuto scontare, prima o poi. Piano piano scoprivo Minerva dietro la McGranitt e Theodore dietro a Nott.
Preferisco non pensare al giorno della battaglia. Ricordo solo due episodi, il resto ho tentato di cancellarlo.
La McGranitt, di fianco alla signora Weasley, risveglia le statue di pietra per proteggere Hogwarts e mentre lo fa sorride, perché sa che potrebbe morire, ma non le interessa. Sa che sta facendo la cosa giusta, sta combattendo per ciò in cui crede. I suoi studenti.
Io non avrei dovuto essere lì, ci avevano mandati a casa e io non avevo mai davvero pensato di combattere. Né con gli uni né con gli altri. Mi chiesi se mio padre alla fine sarebbe venuto alla battaglia. Forse sarebbe riuscito a evitarlo, o forse no, forse desiderava combattere. Non volevo pensarci, ma non potevo andare a casa, perché sapevo che Theo sarebbe rimasto lì. E anche Blaise. Da parti opposte, però. Qualche mese prima, Theodore aveva preso contatti con Neville, dicendogli che lui e un altro paio di ragazzi volevano dare una mano all’Ordine, una mano all’Esercito di Silente, una mano a Harry Potter.
Theodore avrebbe combattuto, forse anche contro suo padre, non gl’interessava.
Blaise avrebbe combattuto, forse anche contro i suoi compagni, non gl’interessava.

«Daphne, non ti preoccupare andrà tutto bene.» Non piango, perché lo faccio raramente. Cerco sempre di mantenere un contegno. «Morirò per una buona causa, è una bella cosa.»
«Non lo è. Morire non è una mai una bella cosa.»
«Ma morirò felice. Ho avuto la possibilità di conoscere la ragazza di cui sono innamorato dal secondo anno. E so che lei sarà al sicuro, perché ora andrà a casa. Sono felice.» Ora è difficile non piangere, ma non voglio peggiorare la situazione, anche perché non sa che io non andrò a casa. «Tieni» mi mette un oggetto di metallo sul palmo della mano: l’anello dei Nott «se morirò, voglio che ti rimanga qualcosa di mio. Se non dovessi morire, allora… spero che vorrai darmi una possibilità.» Arrossisce, sta per andare a morire, non piange, ma arrossisce, perché mi ha chiesto di uscire. Lo bacio timidamente e sorrido, poi lascio che mi stringa a sé. Quando se ne va, faccio uscire le lacrime, ma decido di combattere.

Non so quanto il mio contributo sia stato fondamentale, sinceramente. Harry Potter o il ministro Shacklebolt, uno dei due, non ricordo chi, in un discorso disse: “Non è mai una sola persona a vincere una guerra. Sono tutti coloro che hanno fatto di tutto per farla smettere ad aver vinto”. Quindi, in un certo senso anch’io. Non posso raccontarvi molto di quel giorno, perché davvero ho cancellato tutto. Ora che la donna che ha cambiato radicalmente la mia vita è morta, sento qualcosa riaffiorare, ma ci vorrà molto perché io rielabori i miei ricordi.
«Ops. Ti ho fatto male?» Torno al presente. Alex mi sta ancora pettinando i capelli. Deve avermi tirato una ciocca, o qualcosa del genere, ma non ho sentito nulla.
«Non ti preoccupare, non ho sentito nulla.»
«Bene. Ho quasi finito, comunque. Se vuoi perderti ancora un po’ nei tuoi pensieri, puoi farlo.» Sorrido, così giovane e così perspicace.
«Perdermi nei miei pensieri?»
«Sì, lo dici anche tu, ogni tanto.» è vero, lo dico spesso, ma sono stupita che se lo ricordi.
«Come vanno i capelli?»
«Bene! Sono proprio belli, vorrei averli anch’io così.» Scuoto la testa, anche i suoi sono bellissimi, e lo sa.
Dieci minuti dopo mi porge uno specchio, lo faccio volare dietro di me e guardo la lunga treccia bionda che mi scende sulla schiena.
«Bravissima, Alex!» Sorride e arrossisce. È contenta quando le faccio dei complimenti, perché non lo faccio abbastanza spesso.
«Grazie, mamma.» Si siede sulle mie ginocchia e l’abbraccio forte. È così bella, la mia bambina. E poi è intelligente e… Sì, mi rendo conto che per ogni mamma la propria figlia sia la migliore. Alex appoggia la testa sulla mia spalla e si lascia accarezzare. Sembra pensierosa, chissà se il funerale l’ha turbata. Forse non avrei dovuto portarla.
«Che cosa c’è, Alex?»
«Niente. Non è niente in confronto a…» alla morte della McGranitt, termino io per lei nella mia mente. Non voglio dirlo e lei lo sa. Sorrido e la incoraggio ad andare avanti. «Mi sa che mi sono innamorata, mamma.» La stringo di più. Io a dodici anni non pensavo davvero all’amore. Ma lei lo ha detto con una serietà tale che… è proprio figlia di suo padre. «Quando lo vedo… Io vorrei essere più bella, più interessante. Penso a cosa potrei fare per piacergli, ma mi sembra sempre tutto inutile.»
«I maschi maturano dopo, hanno bisogno di più tempo.» Mi guarda scettica. In fondo, sappiamo entrambe che non è del tutto vero. Voglio sapere chi è lui, ma non voglio chiederglielo.
«Sai, lui è sempre così gentile, con tutti, ma lo è anche con me, sebbene io sia una Serpeverde.»
«E lui cos’è?»
«Grifondoro» lo dice piano, come se fosse una cosa brutta.
«Allora è un Grifondoro intelligente, devo dire.»
«Molto intelligente! È bravissimo a scuola, ha tutti voti alti, a volte mi aiuta anche a fare i compiti.»
«Èbello?»
«Sì.» Arrossisce un bel po’, mi ricorda – anche qui – suo padre, ma qualcosa da me lo avrà preso o no? «Cioè è un po’ basso, ma crescerà. Quando mi guarda, io abbasso lo sguardo perché… ho paura di perdermi nei suoi occhi.» L’ultima frase è solo un sussurro, ma io la sento bene. E sento il nome che stava tentando di dirmi. La stringo forte e la rassicuro. «E se non dovessi piacergli mai? Ma proprio mai, intendo!»
«Oh, Alex, non dire sciocchezze.»
«Tu sei bella, mamma, per te è facile.»
«Alex, non voglio più sentirti queste cose! Sei una bellissima ragazzina e anche lui se ne accorgerà presto.» Alex sorride titubante e si perde anche lei nei suoi pensieri. Nei quali, probabilmente, è  Alexandra Nott in Potter.
In ogni caso, stasera scrivo a Ginny, penso che ci prenderemo un the uno di questi giorni, le chiederò qualcosa in più sul suo Albus e su questi occhi in cui si rischia di perdersi.



Questa storia si è classificata terza al contest "Amore immortale" indetto da SlytherinGirl sul forum di EFP.





TERZA CLASSIFICATA.


Persa nei miei pensieri 
di 
Francibella



Giudizio 
• Grammatica : Ottima. Scrivi in modo molto corretto e scorrevole. Voto: 8,5/10 
• Stile : Ottimo. Scrittura lineare e chiara. Voto : 8,5/10 
• Caratterizzazione dei personaggi: E’ descritto tutto molto bene. Hai affrontato la caratterizzazione di Daphne in modo corretto e soprattutto approfondito. Inoltre le altre figure citate , la McGranitt , Thedore Nott e la piccola Alex sono ben descritte, pur se con poche parole. Molto brava! Voto : 9/ 10 
• Originalità : Il personaggio di Daphne Greengrass non è molto frequente nelle fan fiction, o se lo è la figura della bionda Slytherin non è descritta in modo particolarmente ‘felice’. Credo che tu invece l’abbia resa molto bene, e in modo particolare. Il rapporto con la McGranitt è il tocco assolutamente originale. 
Voto: 9,5 /10 
• Gradimento personale: 
- Slytheringirl: Questa storia mi ha davvero colpito. E’ scritta bene, con stile, coerente e ti confesso che la lettura è stata tremendamente piacevole, fino all’ultima parola. Non posso far altro che complimentarmi con te per la scelta dei personaggi, per la storia , per l’uso che hai fatto dei prompt, dei divieti ecc … Questo lavoro non può che meritare un pieno 9 da parte mia! 
- Etincelle: Come hai potuto vedere hai vinto il premio della critica! Non posso che non darti il mio voto più alto. La storia mi ha preso molto! Complimenti ancora! l mio voto è 10 
- Media gradimento personale: 9,5 

Voto finale : 45 / 50 
   
 
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