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Autore: Wkb    09/08/2012    4 recensioni
"...e non me ne frega niente di quello che hai pensato
di quello che stai pensando
di quello che penserai di me
l'importante è che sappi che
ti amo... "
10 righe
Blind Fool Love
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una vita perfetta la mia, il destino era stato generoso con me donandomi genitori meravigliosi, una buona intelligenza e un aspetto non pessimo. Ero laureata in economia e commercio, avevo un buon posto di lavoro in banca, una bella casa di proprietà, una macchina, amici splendidi una vita splendida. Avevo tutto, ma soprattutto avevo Samuele.

Lui era il centro del mio mondo, il mio tutto, l’altra metà della mia anima.

Ci conoscemmo alle superiori attraverso amicizie in comune, lo ricordo come fosse ieri, lui con quei capelli così scuri e ricci, il suo sorriso sghembo e aperto, i suoi denti bianchi e perfetti, gli occhi mutevoli nei quali ti potevi perdere. Fu amore a prima vista. Fu un amore sereno e sincero, leale e affettuoso e, con il tempo, sfociò in un’altrettanto serena convivenza. Tutti i giorni ci risvegliavamo vicini e sorridenti, consapevoli che, ovunque fossimo stati durante la giornata, la sera ci saremmo addormentati abbracciati.

Signori, non saprei dire quando tutto questo sia cambiato, forse la colpa è mia che non ho dato peso a certi segnali, forse ho minimizzato i problemi, pensando scioccamente che fossero solo momenti di stanchezza per la monotonia delle nostre vite, i classici “bassi” che tutte le coppie vivono. So solo che una mattina non lo vidi sorridere, che rifiutò con una scusa il bacio del buon giorno e l’implicito invito al fare l’amore che conteneva. Ci rimasi un po’ male ma, nonostante ciò, mi alzai e cominciai la solita routine giornaliera preparando la moka mentre lui era in bagno. La suoneria che annunciava l’arrivo di un sms sul suo cellulare risuonò in maniera minacciosa nel silenzio innaturale dell’appartamento o forse solo nella mia testa, chissà, comunque l’eco di quel metallico BIP risuonava ancora nelle mie orecchie, facendomi contorcere le viscere e sudare freddo. O signori miei, che cos’è il tarlo del sospetto! In sette anni signori, mai e poi mai mi ero permessa di leggere gli sms del mio Amore, eppure, chiamatelo sesto senso se volete, quella volta lo feci. Era un sms inviato da una certa Sara, non so neanche se sia presente oggi, diceva soltanto “Le hai detto tutto?”. Immaginate signori, cosa avreste pensato al posto mio? Rimisi il cellulare al suo posto, dirigendomi meccanicamente alla moka, spegnendola e versando due tazze di caffè che quel giorno nessuno avrebbe bevuto, mentre lui già vestito entrava in cucina intascando con aria colpevole il telefonino, guardandomi con due occhi tristi che laceravano il mio cuore e sembravano accusare me per il suo tradimento. Lui uscì ed io piansi.

Non andai al lavoro, non avvertii neanche, è vero, ma no signori, non premeditai nulla, rimasi solo a piangere sul cuscino, immaginando braccia non mie intorno al suo collo, labbra sconosciute di una donna senza volto che esploravano la sua bocca, sussurri e risatine complici a me estranee. Piansi tutte le lacrime del mondo, ne sono sicura, inzuppai le lenzuola in disordine perdendo la cognizione del tempo, forse mi addormentai. Mi svegliai di soprassalto sentendolo rientrare, e ancora confusa per il dolore e il sonno afferrai il coltello che tenevo nel cassetto per paura dei ladri. Lui entrò, mi guardò, si sedette sul letto dicendomi le solite banalità che si dicono quando finisce una storia, dicendomi che non era colpa mia ma sua, che era lui “sbagliato”. O signori, lo amavo così tanto! Non so cos’è successo esattamente poi, so solo che ha cercato di abbracciarmi, so che odorava di quella puttana, scusate il termine, so solo che lo odiavo e che lo amavo e che per questo lo odiavo più forte. Il coltello che scorreva nella sua carne senza particolari resistenze, io che lo penetravo come tante volte lui aveva fatto con me, lo uccidevo nel corpo come lui aveva ucciso il mio cuore, sentivo il suo sangue che mi scorreva sulle mani inzuppando il letto. Quel letto che ora è bagnato di lacrime e sangue.

Signori della giuria, non invoco clemenza, quello che ho fatto è stato un atto terribile. Non saprei che farmene della libertà come non so che farmene della vita. Quello che chiedo signori miei è la comprensione e una condanna anche per lui, anche se non c’è più. Lui è colpevole quanto me.

Signori, io lo amavo così tanto…

  
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