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Autore: blessedwithacourse    09/08/2012    1 recensioni
Penso sia la cosa più stupida che abbia mai fatto, forse anche peggio del darmi all’alcol.
Almeno quello appaga.
Ti svuota, ti libera, ti fa interrompere la connessione con la realtà.
Invece le oche rompono.
Rompono e basta.
Perchè Haymitch alleva oche? Con questa breve OS esprimerò la mia idea, spero vi piaccia.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oche
 

Prendo il cibo per le oche e vado a dare da mangiare a quelle povere creature che allevo.
Oche.
Mi chiedo come mi sia venuto in mente di allevare oche.
Penso sia la cosa più stupida che abbia mai fatto, forseanche peggio del darmi all’alcol.
Almeno quello appaga.
Ti svuota, ti libera, ti fa interrompere la connessione con la realtà.
Invece le oche rompono.
Rompono e basta.
Rompono i recinti che mettevo per non farle scappare.
Si rompono le ali cercando di scappare.
Infine rompono a me e a tutto il villaggio dei vincitori, con il loro incessante starnazzare dalla mattina alla sera
e poi ancora per tutta la notte.
Sanno solo rompere e non danno soddisfazioni.
Certo, quando le vedi crescere e ti rendi conto chealmeno una cosa nella vita ti è riuscita, forse allora una soddisfazione te la danno, ma per il resto no.
Tutta colpa di quel dannato liquore bianco, che mi ha dato dipendenza.
Quando finisce devo pur fare qualcosa, allora curo le oche.
Sarebbe stato tutto più facile con un veterinario vicino, ma dopo Prim, non ci sono più stati veterinari nel 12.
Sarebbe stato più facile senza Katniss e Peeta che chiedo continuamente delle oche e non fanno che innervosirmi.
Sarebbe stato più facile senza Sae La Zozza che vuole provare una nuova specialità con le mie ochee che viene ad assillarmi un giorno si e l’altro pure.
Sarebbe stato più facile senza Effie perché, diciamocelo, era tutta colpa sua.




Iniziò tutto quello stupido giorno di marzo.
Ero seduto sul mio divano, nella mia casa senza pensare a niente, tranne che al liquore bianco.
Da quando avevano chiuso il Forno non avevo più rifornimenti interni al Distretto e dovevo aspettare il treno di Capitol che arrivava proprio quel giorno.
Ero molto stanco quindi mi addormentai.
Quando mi svegliai trovai una bella donna davanti a me.
Superava il metro e settanta con i tacchi.
Aveva dei lunghi capelli biondi e mossi.
Occhi azzurri che mi scrutavano come se avessi compiuto un delitto.
Uno sguardo di rimprovero che avevo già visto da qualche parte le faceva inarcare leggermente le sopracciglia e corrucciare la bocca.
Quest’ultima era fine e coperta da uno strato di rossetto rosa tenue, anche gli occhi erano truccati lievemente dello stesso colore.
Indossava una gonna che arrivava sopra il ginocchio della stessa tinta del rossetto e portava una camicetta bianca di cui i primi due bottoni erano slacciati.
Le scarpe, infine, erano dei sandali bianchi con un tacco che la elevava, difatti non sembrava essere molto alta senza i sandali.
“Ti sei persa, dolcezza?” chiesi con la voce ancora impastata dal sonno.
“Haymitch perché dovrei essermi persa?” rispose lei. La squadrai ancora una volta. Non poteva essere lei, però quella voce… era sicuramente lei.
“Effie?!” chiesi tra il sorpreso e lo scioccato.
“Si Haymitch, sono io.” Rispose tranquillamente lei sedendosi sul divano affianco a me che mi ero spostato per lasciarle dello spazio.
“Come va?” disse subito dopo con la sua voce squillante.
“Bene, c’era del liquore sul treno?” chiesi sbadigliando e stiracchiandomi le braccia.
“No Haymitch, qualche problema di produzione ma niente di che” rispose lei con voce indignata. Probabilmente si era offesa perché non le avevo chiesto della sua salute. Sospirai, ero ancora senza liquore e prima o poi sarei finito in crisi, forse c’ero già.
Forse lei capì il mio stato d’animo perché disse prontamente: “Haymitch, penso che tu debba… mmm.. fare qualcosa, ecco” concluse guardandomi negli occhi.
“Qualcosa in che senso?” chiesi senza staccare gli occhi dai suoi.
“Un passatempo diverso dall’alcol” rispose con un sorriso a trentadue denti e compiacendosi dell’idea geniale che aveva avuto.
“Un passatempo?” chiesi ancora.
“Già, come… come…” disse facendo vagare gli occhi per la stanza finché non incontrò qualcosa. Seguii il suo sguardo. Guardava un quadro di Peeta.
“Oche” disse semplicemente e balzò in piedi saltellando come una bambina in un negozio di giocattoli.
“Oche?” chiesi io che non avevo seguito il filo del discorso, che a quanto pare seguiva solo lei.
“vieni dai” disse lei prendendomi per il polso e correndo fuori di casa. Mentre correvamo verso una destinazione sconosciuta mi chiesi come poteva correre su quei tacchi che non ispiravano per niente stabilità.
Arrivammo davanti alla stazione. “Oche” disse ancora lei. In quel momento pensai seriamente che fosse uscita di senno. Poi sentii lo starnazzare gracchiante che ora mi fa da ninna nanna e notai un gruppo di oche in un recinto.
“Cosa dovrei farne? Cucinarle?” le chiesi mentre lei tutta eccitata saltellava di qua e di là.
“Ma no sciocchino- e lì mi tirò un buffetto sul braccio- devi allevarle!” disse tutta contenta.
Provai a farle capire che non le avrei mai allevate ma mezz’ora dopo mi ritrovai a casa ben venti oche starnazzanti, 21 contando Effie.




 
Si, era tutta colpa di Effie. Mentre finivo di dare da mangiare a quelle dannate oche starnazzanti suonò il campanello.
Andai di corsa ad aprire la porta. “Haymitch!” urlò Effie con la solita vocina squillante e corse ad abbracciarmi, ma mi mancò per andare ad abbracciare le oche.
Tipico di Effie. “Come state mie belle ochette?!” chiese lei alle oche che continuavano a starnazzare e le tiravano i capelli biondi senza che lei dicesse niente.
“Sono in salute” risposi io. “E tu Haymitch” chiese lei alzandosi e avvicinandosi a me. “Mmm, solito” risposi noncurante.
“Certo certo” rispose abbassando leggermente il tono di voce.
“Che ci fai qui?” le chiesi dolcemente perdendomi, ehm nella scollatura della sua maglietta.
“Sono solo di passaggio” disse sventolando una mano.
“Riparto tra- in quel momento si guardò l’orologio che teneva al polso- tra 10 minuti! Diamine Haymitch!” urlò lei scattando in piedi. “Alla prossima Haymitch!” urlò quando era oramai al limitare del prato. Scossi lievemente la testa, i tempi erano cambiati ma nessuno dei due sarebbe mai cambiato.
 
 

 

Angolo autrice

 
Oook. Passiamo oltre che è meglio. Mi sono sempre chiesta cosa ci facevano delle oche a casa di Haymitch e questa sera ho illuminato il mondo partorendo questo obbrobrio. LOL
Spero ci sia almeno una persona che apprezzi ‘sti scleri come me se no mi sento proprio #ForeverAlone
Cooomunque, vi lascio
Bacione
G. 

  
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