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Autore: Mrs C    10/08/2012    11 recensioni
Non c’è mai stato sesso, fra loro. O un bacio. Niente di tutto questo, a malapena si sono sfiorati. Sorprendendo se stesso, John è arrivato a cogliere il concetto di “coppia” nel suo significato più ampio, che non si limita alla sola scopata e a tenersi per mano in pubblico. Coppia è quando il nome dell’uno è associato direttamente al nome dell’altro, in un intreccio inseparabile. John ha assimilato l’informazione durante i suoi sogni con lui, accettando il fatto che Sherlock fosse l’altra metà. Ma Sherlock è morto e John non potrà più dirglielo. E questo non riesce proprio a perdonarselo.
[Pre-slash] [Johnlock]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aquaforte

Acquaforte


Quando la gente li chiamava “coppia”, John storceva sempre il naso. Non sono gay, brontolava, lasciando poi cadere il discorso con non poco imbarazzo. Col senno di poi, e una certa dose di obiettività in più, avrebbe potuto capire da solo che, in realtà, una coppia lo erano davvero. E che lui non aveva mai realmente smentito la cosa.


18. Argo (inerte)

La prima volta che John sogna Sherlock - non coperto di sangue o sdraiato sull’asfalto - è una giornata afosa di settembre. Ha preso la brutta abitudine di addormentarsi sul divano, accucciato contro i cuscini come un bambino spaurito, e la cervicale inizia a diventare la sua peggior nemica. Ha comprato una bottiglia di Jack Daniel’s tornando dall’ambulatorio e, lo ammette con vergogna, ha bevuto decisamente un po’ troppo, collassando davanti al televisore che ancora trasmette Shark. Sherlock avrebbe capito dopo mezzo secondo che, in questa puntata, è stato Stark a organizzare tutto dal risvolto della sua camicia o dal colletto della giacca*.

Sherlock è seduto per terra, avvolto dal suo immancabile lenzuolo bianco. L’aria che lo avvolge è rarefatta, e John fa fatica a respirare. E’ più pallido, nota il Dottore, e i suoi capelli sono più corti e chiari di quanto li ricordasse. Le pagliuzze verdognole dei suoi occhi danzano alla ricerca di quelli blu di John.
- Sei in ritardo, - dice, storcendo appena il naso - lo sai che mi annoio ad aspettare.
Questa prima volta, John non riesce a dire niente. Riesce solo a piangere, creando ai suoi piedi una pozza di sangue vermiglio.


66. Disprosio (difficile da arrivarci)

Passano mesi prima che Sherlock compaia di nuovo in sogno a John. Questa seconda volta è dicembre. John ha lasciato da poco il suo lavoro all’ambulatorio, accettando invece un impiego precario al pronto soccorso del Bart’s. Greg gli ha chiesto se non sarebbe stato meglio un altro ospedale - qualunque altro - e se ce l’avrebbe fatta. Se non sarebbe stato troppo per lui.
Ce la faccio, Greg aveva risposto non è un problema.
John non gli avrebbe mai spiegato di aver scelto il Bart’s di proposito perché, salvare qualcuno lì dentro, sarebbe stato illudersi di riuscire a salvare Sherlock e, crogiolandosi in questo limbo, John procede così per un po’. Finché non perde uno dei suoi pazienti. Si chiama David, ed è un avvocato di New York**, a Londra per un viaggio d’affari. Emorragia interna, troppo estesa per essere fermata. Ma John ci ha provato. In tutti i modi possibili, ha provato a salvarlo. Gli occhi chiari di David sono un abisso e in quell’abisso, c’è Sherlock che lo trascina giù con sé.

- E’ morto per un’emorragia. E cos’è successo dopo?
Così, John l’ha sognato. Di nuovo. Questa volta, però, Sherlock è seduto sul divano. Ha ancora il suo lenzuolo bianco, certo, e l’aria è ancora rarefatta però c’è un divano - lo stesso di Baker Street, noterà dopo John.
- Mh. Ho urlato, credo - finge un colpo di tosse, ricacciando indietro l’emozione di vedere e sentire Sherlock, ancora una volta - sì, ho decisamente urlato.
- Il mio nome.
John s’irriggidisce appena.
- Hai urlato il mio nome.
- I-io non...
Sherlock lo tocca. Ha le mani fredde e gli occhi caldi, quando si avvicina al viso del Dottore.
- Aspettami, - gli dice, sfiorando la sua fronte con le labbra - John, aspettami.
John vorrebbe dirgli un sacco di cose. Sempre, tra le altre, ogni giorno e comunque. Invece la sua gola è chiusa e ha di nuovo voglia di piangere. Allunga le mani per toccarlo a sua volta, per sentire la carne di Sherlock sotto le sue dita, perché se deve illudersi che il suo migliore amico sia ancora vivo, vuole farlo fino ad annientare se stesso. Totalmente.
- John.
Ma questo è troppo. E il cuore del Dottore batte lento e sanguina, con la spina della morte che s’infiltra nel suo animo approfittando dello spiraglio che John stesso ha riaperto. Non può toccarlo, non può stringerlo, non può sentire la sua pelle fresca contro la sua, bollente. Non può.
La sofferenza negli occhi di Sherlock - e il riflesso del dolore nei suoi - lo convincono a chiedere un altro miracolo: se esisti, Dio, fammi rimanere con lui. A costo di non tornare più indietro.


57. Lantanio (sono nascosto)

John se lo ricorda appena ma qualcuno una volta disse che un codardo muore migliaia di volte, un soldato muore una volta sola***. Il Dottore vorrebbe conoscere chi ha detto questa stronzata e poi fargli vedere i suoi occhi: le iridi di un uomo, morto tre volte: in Afghanistan, dopo la caduta**** e adesso, che non riesce più a vedere Sherlock. John non si è mai illuso del fatto che questi sogni significassero qualcosa, ma il vederlo - vivo e annoiato - aveva impedito al suo cuore di impazzire e al cervello di bruciare. Scottato dal fatto di averlo perso per la seconda volta, John ha lasciato il lavoro, ignora le chiamate degli amici e si rinchiude nella sua bolla di solitudine, aggrappato con le unghie al ricordo dell’unica persona che ha saputo donargli la vita e così strappargliela di nuovo.
Il telefono squilla, per l’ennesima volta in quella giornata. John legge Harry sullo schermo che lampeggia con insistenza ma non si degna neanche di rispondere: spegne il cellulare, lasciando agonizzare le ultime note della suoneria sul pavimento dell’appartamento.
Stayin Alive, John. Che macabra ironia.
Il silenzio torna sovrano a Baker Street, finché il suono del campanello non fa grugnire John di disappunto. Non c’è pace per lui e, con tagliente sarcasmo, dice a se stesso che probabilmente tutte le cose si adattano come una naturale conseguenza del suo animo.
Si tira a sedere, dalla posizione rannicchiata che ha assunto, strofinandosi gli occhi assonnati e cerchiati di viola, sentendo dei passi pesanti sui diciassette gradini che portano al 221 B. John ringrazia mentalmente la sua padrona di casa che gli ha almeno evitato la fatica di dover aprire il portone principale e- stop.
- John.

81. Tallio (germoglio verde)

Non c’è mai stato sesso, fra loro. O un bacio. Niente di tutto questo, a malapena si sono sfiorati. Sorprendendo se stesso, John è arrivato a cogliere il concetto di “coppia” nel suo significato più ampio, che non si limita alla sola scopata e a tenersi per mano in pubblico. Coppia è quando il nome dell’uno è associato direttamente al nome dell’altro, in un intreccio inseparabile. John ha assimilato l’informazione durante i suoi sogni con lui, accettando il fatto che Sherlock fosse l’altra metà. Ma Sherlock è morto e John non potrà più dirglielo. E questo non riesce proprio a perdonarselo.
- John, ascoltami-
Ma Sherlock è anche lì davanti a lui, adesso. Con i suoi capelli spettinati, gli occhi brillanti e un cappotto nero che gli arriva alle caviglie. John non è sicuro se mettersi a urlare o buttarlo giù dalle scale con una spinta.
- No. Stammi lontano.
Decide invece di farsi indietro. Di rintanarsi nel suo angolo buio, fisicamente e mentalmente, convinto che la sua testa gli stia facendo uno scherzo macabro anche se troppo realistico. Sta cercando di salvarsi, John, perché è già morto tre volte e alla quarta non è sicuro di riuscire a riprendersi.
- John-
- Sta zitto!
Il 221 B sembra così stretto, questa notte. Un profondo buco nero. Come gli occhi di David. E John non vuole caderci dentro di nuovo.
- Se mi lasciassi spiegare-
- Sei morto, cosa c’è da spiegare?
La voce di John è così strozzata che esce in un rantolo. Sherlock è lì, a pochi passi da lui, con le sopracciglia agrottate e le labbra strette fra i denti. Vorrebbe dire tante cose, John lo sa, ma è anche convinto che se lo lascerà parlare poi sparirà come ha già fatto altre volte, e come l’ultima. E non glielo permetterà mai più.
- John, guardami.
No.
- No.
Sherlock lo raggiunge con un paio di falcate e John si fa di nuovo indietro, sbattendo contro la scrivania e muovendo le braccia a scatti, come se volesse liberarsi di una presenza visibile solo a lui.
- John! Ho detto di guardarmi!
Il Dottore trasalisce appena quando le mani di Sherlock lo toccano. Gli stringono le spalle, poi scendono in una lieve carezza sulle braccia scoperte e gli avvolgono la testa con forza e dolcezza, costringendolo a guardare le sue iridi di colore indefinibile. Ha le mani fredde e gli occhi caldi, anche adesso. Solo che questa volta, quando John allunga le proprie con timidezza e paura, Sherlock non svanisce. Sotto le dita, il respiro leggero di Sherlock s’infrange contro la sua pelle e il suo profumo gli invade i polmoni. E John piange, di nuovo. Solo che, almeno per oggi, non ci sarà nessuna pozza di sangue ai suoi piedi.




Ps. I’m a Serial Addicted

Questa è senza dubbio la cosa più strana che io abbia mai scritto o_o cioè... non la ritengo proprio brutta brutta (anche se in principio mi faceva cagare) ma è... non so. Definirla, intendo. Non ci riesco. Passo a spiegarvi alcuni punti:

- I numeri che ci sono sopra i paragrafi sono i numeri atomici degli elementi scritti accanto e poi, tra parentesi, il loro significato (in greco e latino, sia santo google che il primo non l’ho mai studiato e il secondo non l’ho mai capito e_e). Non so. Da quando ho scritto quel pezzo sui nomi indissolubili mi sono tornati in mente gli elementi chimici e volevo metterci qualcosa di particolare così sono andata a fare una piccola ricerca e ne è venuta fuori ‘sta cosa.

* Tributo a una delle mie serie tv preferite, ultimo episodio della prima stagione. Se non l’avete visto, vedetelo, è epico.

** Altro tributo all’ultimo libro di John Grisham, I Contendenti, che ho amato sopra ogni cosa, David è infatti uno dei protagonisti.

*** Citazione di Tupac Shakur.

**** Citazione e tributo di Post Fata Resurgo della mia amatissima Ermete. Se non l’avete letta, leggetela, è epica. [auto-cit]

Che altro dire? A parte che i personaggi e tutto il resto blabla non sono miei? La fanfiction in questione è nata dopo aver visto questa fanart di Yuri che a sua volta è tratta dalla fanfiction di IvyBlossom, The Quiet Man. OVVIAMENTE, non è a quei livelli, ma oh, volevo solo dire che non è solo colpa mia *corre urlando*

Solo che spero non vi faccia troppo schifo. Come al solito vi ringrazio per tutte le recensioni, per tutte le splendide parole e gli incoraggiamenti (specialmente nell'ultimo capitolo della raccolta, ho molto apprezzato) che mi avete rivolto. Con amore sconfinato per voi, vi smollo questa cagatina e ci vediamo al prossimo aggiornamento u_u

ps. Per il titolo vi do una spiegazione - stupida - al volo: "la tecnica dell'acquaforte era nota fin dai tempi antichi e veniva impiegata per incidere decorazioni sulle armi". Non so perché ma ho fatto associazione mentale: arma=John, decorazione=Sherlock. Sempre per il discorso dell'"indissolubile", di prima. Lo so che mi devo far curare.

Jess

   
 
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