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Autore: albalau    10/08/2012    3 recensioni
Ok, adesso mi sono buttata su questa...
dal primo capitolo
...Era appena sceso dalla sua navicella. Camminava lento, ma deciso.
I guerrieri, che erano li ad attenderlo, si scostarono al suo passaggio. La sua figura gli incuteva timore.
Alto, possente, imperioso.
Nonostante lui appartenesse alla classe più bassa della loro specie, sapevano che gli era superiore. Notevolmente superiore....
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Va bene, il caldo mi fa male...........
Mi è venuta in mente questa storia, non sarà lunga, al massimo credo due o tre capitoli.
Che ci volete fare, sono impazzita!
Comunque spero vi piaccia un pochino!
 
 
 
 
 

Era appena sceso dalla sua navicella. Camminava lento, ma deciso.

I guerrieri, che erano li ad attenderlo, si scostarono al suo passaggio. La sua figura gli incuteva timore.

Alto, possente, imperioso.

Nonostante lui appartenesse alla classe più bassa della loro specie, sapevano che gli era superiore. Notevolmente superiore.

L'uomo li oltrepassò, non degnandoli di uno sguardo. Varcò le due porte di pesante acciaio, percorrendo il lungo corridoio.

Evitò la stanza della guarigione. Nonostante le varie ferite che gli ricoprivano il corpo, lui non ne aveva bisogno.

Entrò nella piccola camera, quasi uno sgabuzzino. Storse il naso, quando l'odore nauseabondo della stanza inondò le sue narici.

Erano circa quattro mesi che mancava e nessuno, immaginando o sperando nella sua dipartita, si era occupato dell'alloggio.

Poco male. Lui era un guerriero, un soldato e non badava molto a queste sottigliezze. Anche se, non gli sarebbe dispiaciuto annusare aria fresca, almeno mentre si riposava.

Fece qualche passo avanti. Si sentiva stanco, spossato.

L'ultima missione affidatagli era stata particolarmente impegnativa.

Il suo Re, gli aveva dato il compito di conquistare un remoto pianeta, chiamato Zinaue, nel punto più estremo della galassia dell'Ovest conosciuto.

I suoi abitanti era dei guerrieri, non al loro pari, ma pur sempre forti e decisi.

E valorosi.

Bardak, dopo essersi accuratamente informato, aveva accettato con gioia. Il “dolce” far niente, non faceva per lui.

Aveva selezionato personalmente i soldati che l'avrebbero accompagnato, cinque in tutto, ed era partito.

La missione si era rivelata più ardua del previsto.

Gli abitanti di Zinaue, avevano opposto una dura resistenza. Per quello la missione si era prolungata più del previsto, ma comunque erano riusciti ad imporsi.

Si riteneva soddisfatto. La sua brama di sangue era stata soddisfatta, il suo animo guerriero placato. Almeno fino al prossimo incarico.

Un rumore alle sue spalle, attirò la sua attenzione, ma non dovette voltarsi per sapere chi si era permesso di entrare nella stanza.

Con le braccia incrociate e le gambe divaricate, attese.

La figura gli girò attorno, senza toccarlo, poi si inginocchiò ai suoi piedi, col capo chino.

Con sguardo accigliato e contrariato, le parlò.

-Dovevi essere già qui, non farti aspettare.- le disse con voce dura.

-Perdonatemi, mio signore.- rispose in tono supplichevole e carico di timore.

Bardak la fissò, incollerito. Già, perché quella semplice frase di scuse non lo convinceva.

-Sai che non devi uscire da questa stanza, quando non ci sono. E invece, con mio disappunto, scopro che non hai perso tempo a svignartela, dopo la mia partenza.-

La donna, si perché di una donna si trattava, sussultò lievemente.

Conosceva bene le regole che il suo padrone gli aveva imposto, ma non era riuscita a sottrarsi a quell'ordine, impartito dal sovrano di quel pianeta.

Tutto era cominciato quando...

 

Bardak era appena partito con la sua navicella.

Deiana, questo era il suo nome, era la sua schiava personale, da molto tempo. Era stato il guerriero in persona a sceglierla, dopo la conquista del suo pianeta. Non apparteneva a chi sa che nobiltà, ma il saiyan, una volta posati gli occhi su di lei, aveva deciso la sua sorte.

Forse perché i suoi capelli erano chiari come i raggi di luna, o forse per i suoi occhi, smeraldi lucenti, o chissà per quale altro motivo...

Ma forse, probabilmente, anzi, sicuramente, per farle capire chi era il più forte.

Quando la scelta era stata effettuata, se di scelta si poteva parlare, l'uomo l'aveva trascinata nella sua stanza. Una volta chiusa la porta, le strappo la veste, già lacera, studiando il suo corpo.

Con occhi famelici la scrutava. Era da parecchio tempo che non possedeva una donna, da quando la sua sposa, la saiyan che gli aveva generato suo figlio, era morta di parto. Facendo i conti...quasi un anno.

Ma come aveva fatto! Non che dovesse occuparsi del moccioso, di lui, francamente, importava poco. Il motivo era molto più semplice. Voleva continuare a combattere, esaltare il suo ego di guerriero. Solo che, dopo qualche tempo, aveva cominciato a capire che quello non gli bastava, O, si, la lotta lo inorgogliva, molto. Ma non placava il calore che certe notti si impadroniva di lui. Doveva avere assolutamente una femmina, sfogare i suoi primitivi istinti. Non per generare una vita, ma solo per avere un momento, della durata di un fiato, di pace.

Però, nonostante il suo bisogno, non voleva che la femmina in questione fosse scialba. Anche colei che gli aveva dato Radish, pur guerriera, era una saiyan di tutto rispetto, forse la migliore delle terze classi in circolazione. Capelli lunghi, fluenti e occhi neri, più delle oscure profondità dell'universo.

Tornò con lo sguardo sulla sua nuova conquista. Tutto sommato, era bella. Non solo per i suoi strani colori, ma anche il corpo gli sembrava ben tornito. Seni generosi, che si alzavano grazie al suo respiro accelerato, fianchi morbidi, gambe snelle.

Si, poteva andare. Anzi, era perfetta.

Cercò i suoi occhi e li vide intrisi di paura, terrore. Sorrise sadicamente.

Andava bene, così doveva essere. Dal tronde, lui poteva aver benissimo massacrato i suoi cari, coloro che amava e poco gliene sarebbe importato.

Si era avvicinato a lei, con passo calmo, fin troppo, calcolando la voglia che aveva di sprofondare nel suo corpo.

-Spogliami.- le ordinò.

Deiana non riusciva a muoversi, troppo spaventata da quello che, sapeva, l'aspettava.

Bardak la fissò nuovamente, mentre lei teneva gli occhi bassi. Sapeva di doverla prendere, la voleva, solo che...

Stranamente, diversamente da come facevano gli altri guerrieri, non voleva usarle violenza allo stato puro, solo per soddisfarsi. No, voleva che lei fosse partecipe.

Aveva scoperto queste nuove sensazioni una volta che la compagna, approfittando di un suo momento di debolezza dovuta all'alcool, era riuscita a “dominarlo”. Non in tutto, ma lei era riuscita ugualmente a fare del suo corpo quello che più gli aggradava, facendo provare a lui sensazioni incredibili. Non era più riuscito a dimenticarle.

Forse, quello era un altro motivo per cui non aveva mai voluto accoppiarsi come un animale, contro la sua stessa natura.

-Spogliamo.- ripeté a voce bassa, suadente.

La prigioniera aveva, finalmente, alzato gli occhi su di lui e ciò che vide, l'angosciò ancora di più.

Non era una sprovveduta in materia sessuale e sapeva che, quando un uomo ti guardava e parlava in quella maniera, voleva non solo averti, ma farti desiderare di averlo in te.

Comunque, non poteva disubbidire o sarebbe morta, all'istante.

Con le mani che continuavano a tremare, gli tolse la corazza dalle spalle, per poi scendere ad eliminarle dalle braccia. In seguito, inginocchiandosi, levò le protezioni del bacino e delle gambe. Bardak osservava ogni suo movimento. Le sue mani affusolate percorrevano, seppur con un minimo contatto, il suo possente corpo e questo già lo eccitava oltre ogni dire. Già immaginava, quelle sue dita affusolate, strette intorno al suo membro indurito.

Quando la schiava finì, la alzò da terra, prendendola per le braccia. Si accorse che bastava una piccolissima pressione per spezzargliele.

Ma no, non sarebbe arrivato a tanto. Lei gli serviva incolume. E servizievole.

La sbatté sul letto e pensò da se a togliersi i restanti indumenti.

Deiana si ranicchiò su se stessa, ma non senza prima aver guardato il suo aguzzino. Sapeva che i saiyan, sul lato fisico, erano davvero ben sviluppati, ma quel guerriero era superbo.

Tremava, continuava a tremare comunque.

Bardak si avvicinò a lei, scostandole le braccia dal corpo. Doveva vederla ancora e, si rese conto, contemplarla.

Portò le sue mani sul cuscino, le fece allungare le gambe. La ragazza era inerme, sapeva che ribellarsi non sarebbe servito a niente. Lui, in ogni caso, avrebbe fatto quello che più gli piaceva. Strinse gli occhi, aspettando il dolore che certamente sarebbe giunto, quando lui la stupì.

-Tu sei la mia schiava, mi appartieni. Non mi interessa avere una bambola, ne avrei potute avere milioni. Proverai piacere e ne farai provare a me. E ricorda. Fino a che mi obbedirai, resterai viva.-

Anche se quelle parole potevano sembrare crude e irrisorie per il suo stato di essere, in qualche modo l'avevano calmata.

Lui non voleva violenza in quell'atto, ma solo quello che la maggior parte delle persone agoniava.

Piacere. Un piacere estremo.

Da quel giorno erano passati tre anni e lei era sempre rimasta al suo fianco. Ogni volta che partiva, ogni volta che tornava, lei era li. A soddisfarlo, a dare quello che voleva, ma col passare del tempo, si era resa conto che anche lei lo voleva.

E, si rese anche conto di un'altra cosa, che la spaventava ancora di più.

Lei aveva cominciato ad amarlo.

Era conscia che il suo sarebbe stato un sentimento a senso unico, lui l'avrebbe disprezzata per quello. Ma quello che più la tormentava e che le faceva paura, era di essere allontanata, se l'avesse scoperta. Non sarebbe riuscita a sopportarlo.

In un certo senso, lui era diverso. Non nel combattimento o nel modo di pensare, ma come si comportava con lei. La faceva sentire quasi importante.

Stava riordinando la piccola stanza del guerriero. Rientrava nei compiti da lui affidatigli, quando la porta, improvvisamente si aprì.

Un soldato, che lei riconobbe appartenente alla guardia reale, per via dello stemma sulla corazza, era entrato.

-Il mio Re chiede di te. Seguimi.- le ordinò.

La giovane fu stupita da questa richiesta. Solo in due occasioni aveva visto il sovrano dei saiyan e da lontano. Ignorava perfino che lui sapesse di lei. Non poteva esimersi dall'ubbidire.

Il soldato la scortò nei lunghi corridoi della paste più bassa della città, fino a giungere alle porte del palazzo reale. Entrarono e continuarono il loro cammino. Mentre avanzavano, Deiana rimase molto stupita dal lusso che apparteneva a quel luogo, mai visto niente di simile.

Giunsero davanti ad una porta di legno scuro, con diversi intarsi.

Vide il guerriero bussare e poi scomparire.

L'aveva lasciata li, da sola, in attesa di ancora non sapeva cosa. Dopo alcuni minuti, sentì la serratura scattare e l'uscio socchiudersi.

-Entra.- una voce profonda la raggiunse.

Non aveva capito di chi si trattava, ma avvertiva che quello che sarebbe accaduto, da quel momento in poi, non le sarebbe piaciuto.

Con la mani tremanti lo scostò ancora, avanzando nella stanza, che era in penombra.

-Chiudi la porta.-

Ubbidì e poi si voltò e rimase immobile.

La figura che aveva parlato se ne stava davanti alla vetrata, dandole le spalle. Non lo riconosceva, ma sentiva che era molto pericoloso.

-E così, tu sei la schiava di Bardak. Sei ancora meglio di quello che credevo.- nel dire ciò, si voltò e Deiana rimase sconvolta.

Era lui, in persona. Il feroce Re Vegeta.

Si sbrigò ad inginocchiarsi, fino a toccare con la fronte il pavimento. Restò in silenzio, ben sapendo che poteva parlare solo se lui lo avesse richiesto.

I passi del Re si facevano sempre più vicini, fino a fermarsi davanti a lei.

-Alzati.-

Un brivido le percorse la schiena. La sua voce era si profonda, ma fredda come il ghiaccio. Si rialzò, tenendo sempre la testa bassa.

Re Vegeta, invece, la scrutava attentamente. I racconti che gli erano giunti sulla sua bellezza, non le facevano onore. I suoi capelli chiari, la sua pelle lattea, i suoi occhi verdi...Avrebbe dovuto portarla via a quella terza classe molto tempo prima. Lei era troppo per lui.

Con una mano le afferrò il mento.

-Guardami.-

La schiava sollevò gli occhi, cercando di trattenere le lacrime. Quella stretta le faceva male. Il sovrano se ne accorse e lesse in lei la paura e il dolore che stava provando.

Ne era compiaciuto. Così doveva essere.

Avvicinò la bocca al suo orecchio.

-Da questo momento e fino a quando lo vorrò, tu sarai mia.-

Lo fissò con sgomento e orrore. No, non poteva! Lei apparteneva già a qualcuno, però, si rese conto, nemmeno lui poteva far nulla. Era lontano, per chissà quanto tempo e, se mai fosse tornato, quello era il suo Re. Niente e nessuno gli si opponeva.

Annuì col capo.

-Bene. E adesso spogliati.- le ordinò.

Con le mani che non avevano smesso un attimo di tremare, sciolse la veste, che cadde leggera sul pavimento. Lui non le disse niente, si limitò a scaraventarla sul letto, senza curarsi di poterle far male. Lo vide liberarsi dei suoi abiti. Cercò di allontanarsi più che poteva, ma sapeva che era inutile. Infatti, il sovrano si avventò su di lei e , senza prepararla in alcun modo, la penetrò. Con foga, con violenza.

Deiana sentiva le lacrime scendere, il dolore che le stava procurando, ma si impose di non gridare. Voleva mostrarsi forte, ma dentro si sentiva morire. Chiuse gli occhi e l'immagine di Badak le apparve nella mente. Perché era partito, perché l'aveva lasciata sola. Nonostante la trattasse male, era la sua schiava dopo tutto, quando la prendeva, era sempre stato in qualche modo dolce. La portava all'estasi con piacere, traendone anche lui e mai una volta era stato violento.

Quella tortura durò parecchie ore, nelle quali Vegeta aveva profanato in tutti i modi possibili il suo corpo. Poi l'aveva lasciata così, inerme su quel letto.

Lo sentì rivestirsi, ma prima di uscire, le rivolse nuovamente la parola.

-Resterai in questa stanza, senza uscire.- detto questo, se ne andò.

Da quel giorno, trascorsero quattro mesi, mesi nei quali era stata costretta a subire le angherie del sovrano. Ormai era giunta al limite, il suo corpo si rifiutava di muoversi. A volte aveva anche sperato di morire sotto uno degli assalti del Re, ma sfortunatamente, lui dosava sempre le forze.

Ma la voglia di resistere, improvvisamente, le era tornata proprio quel giorno.

Era seduta sul letto, con le mani in grembo, aspettando che Vegeta arrivasse. Si, perché lui arrivava sempre.

Non si sbagliava, infatti la sua voce, anche se non proprio distinta, le arrivò dal di fuori della porta. Si stava già preparando per accoglierlo, quando sentì una frase. Per lei la frase.

Bardak era tornato. Il suo vero padrone, il suo amore.

Per un attimo, la paura prese, però, possesso di lei. Che importava se fosse li. Lei ormai era del Re. Scosse la testa a quel pensiero. No, doveva trovare il modo di andarsene, arrivare fino a lui, parlargli e, sopratutto, dirgli addio.

Un piano le si formò nella mente, si poteva funzionare. Ma prima, ancora una volta, doveva sottostare a Vegeta.

Infatti entrò, ma, stranamente, non le ordinò di spogliarsi, bensì stette in silenzio ad osservarla.

In verità, il sovrano, anche se mai l'avrebbe ammesso, ammirava il suo guerriero. Era leale, potente e riusciva sempre in tutto con una facilità estrema. Più di una volta si era sorpreso che fosse solo una misera terza classe.

La oltrepassò e giunse la mani dietro la schiena.

Comunque, quella schiava era pur sempre troppo per lui. Inoltre, si accorse con orrore, se ne era invaghito. Non osava pensare innamorato.

Prese una decisione, ma prima...

-Spogliati.- le ordinò, come sempre.

Deiana ubbidì anche questa volta, non poteva esimersi. Solo che...ora aveva un motivo in più per resistere.

Quando Vegeta la raggiunse, la stupì. Si aspettava il solito trattamento, invece quella volta...

Incominciò ad accarezzarla, quasi con dolcezza. Esplorò ogni parte del suo corpo, lentamente. Poi la stese, senza fretta, sul letto. E fece ciò che non aveva mai fatto. La baciò. Un bacio profondo, intenso, passionale.

Deiana non capiva più niente, che stava succedendo al sovrano?

Ma inconsciamente, rispose. Gli lasciò toccare ogni parte di se, facendosi coinvolgere, per la prima volta. I respiri di entrambi iniziarono a farsi più ansanti.

Senza possibilità di controllarsi, anche la donna iniziò ad esplorare quel corpo, possente e muscoloso.

Dapprima, Vegeta si sentì stordito da quelle carezze, mai provate. Poi, si lasciò andare come mai prima di allora.

Quella volta fu diverso. Riuscirono entrambi a darsi e a provare piacere.

Una volta che tutto fu finito, Vegeta non se ne andò come al solito, m rimase steso al suo fianco. Sapeva che era necessario, ma sapeva anche che lei doveva tornare. Come lo sapeva lei.

-Quello che diventa mio, rimane mio per sempre.- le disse.

Deiana si alzò a sedere di scatto, girandosi a guardarlo. Non capiva, adesso.

Vegeta la imitò, dandole le spalle.

-Tu sei mia adesso. Va da lui e digli addio.-

-Mio...mio signore...- balbettò.

Le stava dando il permesso di uscire, ma le imponeva anche di tornare. Non doveva scappare, ma doveva tornare.

Non disse altro, si limitò a rivestirsi e a lasciare la stanza.

La schiava raccolse il suo abito, era ancora sconcertata. Che gli stava succedendo? Che avesse iniziato a tenere a lei, in qualche modo?

Ma non le importava più di tanto. Stava per rivedere Bardak, solo questo le premeva.

Ma...doveva dirglielo, anche.

Come avrebbe reagito?

  
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