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Autore: Esseacca    10/08/2012    3 recensioni
Ciao! Sono una quindicenne in preda alla scrittura. Non aggiungo niente, solo che mi chiamo Ilaria.
Scoprite e vivete questa storia, penso che non ci sia niente di più bello che immedesimarsi in un personaggio;
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Estate.
Mi ritrovavo ancora lì, nel mio letto come dieci giorni fa.
Mi ritrovavo lì ancora a piangere per un amore finito senza un motivo. Ero fragile, come un pezzo di porcellana. Mangiavo soltanto grazie a mia madre che me lo portava nella mia camera, altrimenti non mi sarei mai alzata da quell’unico amico che asciugava le mie lacrime e mi ascoltava in un silenzio profondo, inquietante : Il mio letto.
Forse può sembrare da pazzi ma in quel momento era l’unico che riusciva a capirmi.
E in quello stesso momento credevo che la morte sarebbe stata meno dolorosa e non mi avrebbe lasciato quel vuoto che avevo dentro, quel vuoto così profondo da non avere fine.
E così passavo le mie giornate, tra una lacrima e l’altra, imprigionata in quella stanzetta soffocante, buia.
Le tapparelle erano chiuse, non avevo il coraggio di aprirle per paura che il sole volesse darmi con la sua luce una nuova speranza di riniziare.
No , io non volevo riniziare senza lui, Gio. Quell’amore finito di cui parlavo prima.
Gio, la causa del mio immenso dolore. Aveva giocato con i miei sentimenti come si gioca con una palla.
Aveva approfittato di quella stupida che l’amava, che avrebbe fatto tutto per lui.
Si rese conto che gli potevo tornare utile e così, senza un motivo, si mise con me.
Rimpiango ancora adesso quei suoi immensi baci, quelle notti passate a zonzo per la città senza una meta in cui mi diceva che ovunque andavamo l’importante è che restavamo uniti.
E io ci credevo, vedevo in lui il mio futuro, vedevo in lui il mio presente.
Non c’era cosa peggiore che passare le giornate di vacanza in quel modo. Eppure pensando questo non avevo il coraggio di rialzarmi, di mettermi in piedi e far vedere quanto potevo essere forte ad affrontare questa situazione. Ma lì, dentro quell’ ignara stanza c’era lui, il mio traditore, il mio nemico più accanito, il telefonino.
Era lì sul comodino, sembrava che mi mandava occhiatacce e io mi giravo dall’altra parte per non guardarlo perché proprio dentro di lui erano nascosti i ricordi di quel falso amore.
Però almeno una volta al giorno dovevo leggere quei messaggi che non avrei eliminato per nulla al mondo. Forse dopo quello che mi aveva fatto dovevo dimenticarlo Gio, ma no, io lo amavo più di prima.
L’unica volta che mi alzai da quel letto fu per la zia. Dovevo sconsolatamente andare a trovarla, era una promessa che gli facevo tutti gli anni. Ma mai come quest’anno non volevo andarci.
Eppure dovevo, controvoglia o no, dovevo .
Mi alzai finalmente dal letto, ma subito caddi a terra.
Avevo le gambe addormentate, quelle gambe che non si muovevano da più di dieci giorni. Caddi sul tappeto che attutì la mia botta, cullandomi.
E rimasi lì a piangere di nuovo, senza avere la forza di muovere un altro passo. Avevo bisogno ora più che mai di un miglior amico. Lo avevo quando vivevo in Florida, ma adesso che mi ero trasferita non conoscevo quasi nessuno e tutti i miei segreti potevo soltanto raccontarli ad uno stupido pezzo di carta . Gattonando a terra raggiunsi il bagno.
Mi guardai nello specchio e vidi una figura, una strana figura, che non avevo mai visto o conosciuto. E invece mi sbagliavo, ero io. Io con la matita tutta sbafata che mi era arrivata fin sotto il mento. Con quei capelli spettinati pieni di nodi, che erano diventati cotonati. Avevo bisogno di una doccia fredda.


Finita la doccia mi sentivo rinata, fresca , pulita.
Ma comunque non riuscivo a non pensare a quello stupido che mi ha fatto morire dentro. Si , una morta vivente potevo considerarmi. Tuttavia dovevo un attimo buttare nel fuoco quegli orribili pensieri e organizzarmi perché mancavano si e no un paio di ore per partire ma ancora dovevo preparami la valigia e asciugarmi. Nella valigia misi lo stretto indispensabile, tutto ciò di cui avevo bisogno per un viaggio di due settimane. Quelle due settimane che le avevo proiettate come le più brutte della mia vita, quelle due settimane che invece mi fecero credere di nuovo in me stessa.
‘’Un libro, qualcosa da indossare, il necessario per il bagno e l’agendina rossa’’. Ecco ciò che avevo preparato. A me non serve portarmi tutta casa dietro come qualcuno, a me serve soltanto quello che mi fa star bene, o non proprio. L’agendina rossa. Quella maledetta agendina rossa.


Maledetta si. Maledetta perché dentro c’è scritta tutta la mia vita, Gio . Maledetta perché ogni volta me lo voleva ricordare, maledetta perché parlava soltanto di lui. Sarebbe stato il suo regalo di San Valentino, quel San Valentino in cui mi aveva promesso di andare al Lago di Garda. Quel San Valentino che adesso non ricordo con un sorriso ma con una lacrima incisa nel cuore.

Presi tutto, ero pronta per partire. Dovevo prendere l’aereo da sola, avevo paura. Paura di sbagliare tutto, ma non so cosa. Durante il viaggio lessi per l’ennesima volta quell’agendina. Era come stare nelle favole, tutto rose e fiori. Baci di qua, carezze di là . In quel momento mi venne un rigurgito per quanto potevo essere stata sciocca, stupida, idiota. Gio aveva scoperto un parte di me che nessuno fino ad ora aveva visto, la dolcezza. No non ero tipo da romanticherie.
Non ho mai detto un ti voglio bene, ma l’ho sempre dimostrato. Penso che questo si debba fare. Forse è anche per questo mio carattere che avevo così pochi amici che si potevano contare sulle dita. Meglio pochi ma buoni.

Continuavo a leggere un po’ euforica come un bimbo quando gli viene narrata una fiaba. L’ultima pagina interruppe quella bella vita a colori. Ecco cosa avevo scritto :

‘’ Giò mi è sembrato come quei bambini che appena conoscono una parola nuova la usano sempre pure non sapendo cosa significa. Lui diceva ‘’ Ti Amo’’. Ipocrita’’.

L’avevo definito così,ma non perché ero in preda alla rabbia ma perché lo pensavo davvero.
D'altronde era uno dei più fighi della scuola e non poteva perder tempo con me, quella solitaria e isterica ragazzina. Così mi definivano tutti, ma io non ci facevo più caso, d'altronde loro di me sapevano soltanto che mi chiamavo Chiara.
Non sapevano cosa provavo io realmente al di fuori di quello che dimostravo. Ero una tipa riservata, mai nessuno ha saputo tutti i miei grandi segreti tranne Rob, l’unico che davvero mi ha dimostrato qualcosa e che ancora mi dimostra.


Ecco la mia cara Florida, ero arrivata, ero di nuovo a casa.
Riposi con cura quell’agendina come un tesoro di miliardi di dollari.
Presi un taxi per raggiungere casa della zia. Devo ammettere che non mi è simpatica, non lo è mai stata .
Così in quelle due settimane decisi di abbozzare un sorriso per farmi vedere contenta, felice.
Non avrei mai voluto che sapesse la verità su di me. Mai.
So che tutta la Florida l’avrebbe saputo, purtroppo uno dei suoi più grandi difetti è proprio di essere un po’ parlantina.











Commento d'autore


Ciao! Come avete capito ci troviamo in una situazione un pò complicata dove la protagonista è Chiara, una ragazza quasi diciottenne che ha avuto una grande delusione sul piano amoroso. Vediamo poi che Chiara dovrà trasferirsi dalla zia in Florida per due settimane .. Ma cosa succederà in queste due settimane? Ringrazio chiunque mi metterà tra gli autori preferiti, chi recensirà la storia e la metterà tra le preferite

To be continued.

Grazie dell'attenzione!

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