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Autore: vul95    10/08/2012    2 recensioni
Sentiva ancora le sue mani, fredde come al solito, sulle braccia, sul viso, sul petto. Le percepiva ancora scivolare sulla pelle. La sensazione dell'umido delle sue labbra non abbandonava la sua bocca, il suo collo. Era come se ancora scendessero pericolosamente verso il basso, avide.
Kirino era stato tremendamente avido.
[Kirino/ Kariya]
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non vivo più senza te Non vivo più senza te


Non vivo più senza te,
anche se, anche se
con la vacanza in Salento prendo tempo dentro me.

Non vivo più senza te,

anche se, anche se
una signora per bene ignora le mie lacrime.

Se ne stava seduto sul letto, le ginocchia al petto, e guardava fuori dalla finestra. Continuava a mordicchiarsi le labbra, nervoso.
Perso nei suoi pensieri, si accorse di Midorikawa solo quando la porta battè contro la parete.
Sussultò e si voltò, sgranando gli occhi ambrati.
Il ragazzo dai capelli verdi inclinò il capo di lato -Masaki, noi stiamo uscendo.- avvertì con un sorriso.
Il più piccolo mugugnò un -Mhn.- affermativo in risposta, e poi tornò a fissare lo sguardo sul vetro della finestra.
L'altro aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse ed aggrottò le sopracciglia, guardando la schiena di Masaki. Aggiunse un timido -Allora ci vediamo dopo.- ed uscì dalla stanza.
Ma Kariya non l'aveva nemmeno ascoltato; aveva altro a cui pensare.
Decisamente.

E le mie mani, le mie mani, le mie mani van su,
la sua bocca, la sua bocca punta sempre più a sud.
La mia testa, la mia testa, la mia testa fa

Kirino lo aveva preso del tutto alla sprovvista. Giusto perchè non era mai stato una persona normale, e questo Masaki lo sapeva benissimo. Era il primo a sostenerlo, e non perdeva occasione per farlo sapere al mondo, tra l'altro.
Ma quella volta. Quella volta. Quella volta aveva esagerato.
Senza preavviso, senza il minimo avvertimento. Dopo gli allenamenti, nello spogliatoio vuoto, gli si era avvicinato e l'aveva baciato. Piano, labbra contro labbra. E poi, da uscire di senno, non si era fermato, il senpai. Da pelle d'oca per quanto era stato... Così dannatamente...
Aveva esagerato comunque.
Sentiva ancora le sue mani, fredde come al solito, sulle braccia, sul viso, sul petto. Le percepiva ancora scivolare sulla pelle. La sensazione dell'umido delle sue labbra non abbandonava la sua bocca, il suo collo. Era come se ancora scendessero pericolosamente verso il basso, avide.
Kirino era stato tremendamente avido.

No signora no

E lui, Kariya Masaki, ovviamente, si era allontanato.


(Mi piaci)

Ed era stato un bello sforzo.

No signora no

Ci aveva messo circa cinque minuti ad imporsi di divincolarsi dalla presa del suo senpai.

(Mi piaci)

La presa di Kirino era stata delicata, però, questo doveva ammetterlo.

No signora no

Ma non avrebbe dovuto farlo. Non c'era assolutamente niente che poteva far presupporre una sua collaborazione alla cosa. Che difatti non c'era stata, come doveva essere.
E il senpai non aveva fatto una piega, infatti. Quando lo aveva visto sfuggire alla sua presa e scappare lontano da lui, Kirino non l'aveva seguito.

(Ti prego)

Il cretino non l'aveva mica seguito.

Non vivo più senza te
anche se, anche se
tanti papaveri rossi come il sangue inebriano.
Non vivo più senza te
anche se, anche se
la luce cala puntuale sulla vecchia torre al mare.

Il campanello che suonava riportò Masaki con i piedi per terra. Si accorse con una smorfia di essere arrossito e sentì di avere stampata in faccia un'espressione inebedita del tutto ridicola. Si passò le mani sul viso, cercando di tornare in sè.
La voce di Hiroto gli arrivò confusa alle orecchie. Parlava con qualcuno. Anche Midorikawa si unì alla breve discussione. Poi un -Masaki, usciamo! Qui c'è un tuo compagno di scuola!- gli traforò il timpano.
Mentre sbiancava e diventava paonazzo subito dopo, per qualche motivo certo di chi fosse la persona al piano di sotto, la porta di casa si richiuse con un tonfo.
A parte maledire Hiroto e Midorikawa per la loro malsana abitudine di aprire la porta di casa a chiunque, non fece niente.
L'istinto era quello di nascondersi, o buttarsi dalla finestra, o praticare seppuku col taglierino, ma rimase fermo.

Sarà che il vino cala forte più veloce del sole,
sarà che sono come un dolce che non riesci a evitare,
sarà che ballano sta pizzica, sta pizzica!

Kirino non ci mise molto a trovare la strada per la sua camera. Arrivò che ansimava.
Il cretino si era fatto le scale di corsa.
Il solo vederlo, lì impalato in mezzo alla camera che se lo fissava con quegli occhi azzurri, mandò a Masaki, oltre ad una scarica di brividi che continuava ad autoconvincersi fossero di paura, un'assurda carrellata di immagini.
Kirino che lo bacia.
Kirino che passa la mano aperta sul suo petto.
Kirino che gli slaccia piano la camicia della divisa.
Erano ancora incredibilmente vivide, incredibilmente desiderabili.
Storse le labbra in una smorfia mentre tornava ad avvampare, e nascose il volto tra le braccia, stringendosi ancora di più su sè stesso.

No signora no

Il senpai non dava cenno di volersi muovere.

(Mi piaci)

Perchè non si avvicinava?

No signora no

Meglio così. Che se ne andasse pure, a lui non interessava.

(Mi piaci)

Ma perchè diamine non si avvicinava?

No signora no

Meglio non parlare di tutta quella storia. Da quel giorno lo avrebbe ignorato e non ci sarebbero stati più problemi.

(Ti prego)

Perchè doveva essere così crudele? Lasciarlo lì, sul letto, ad aspettare?

E le mie mani, le mie mani, le mie mani van su,
la sua bocca, la sua bocca punta sempre più a sud.
La mia testa, la mia testa, la mia testa fa

Lo sentì muovere un passo, ed il suo cuore perse un battito.
Titubante, alzò lo sguardo, solo per riabassarlo quando si accorse che il senpai era solo a qualche centimetro da lui.
Strinse i denti.
-Kariya...- la voce di Kirino era esitante, nervosa. La sua mano sfiorò appena il braccio del più piccolo, che si ritrasse di scatto, appiattendosi alla parete vicino al letto, alzando la testa, costretto così ad incrociare di nuovo gli occhi con il ragazzo dai capelli rosa. Li sostenne per qualche secondo, poi si morse le labbra.
Dopo un attimo di sorpesa, Ranmaru strinse le labbra, un'espressione dispiaciuta sul volto. Ma si avvicinò ancora, in silenzio. E questa volta salì sul letto.
Kariya lo vide deglutire, ed ingoiò a sua volta, a disagio.
Sentiva il sangue affluirgli prepotentemente alle guance, mentre il più grande allungava le dita e tracciava una lieve linea immaginaria sulla sua guancia.
I loro volti erano vicini.
-No.- protestò con voce tremolante, senza cercare di risultare convincente.
Ma le labbra di Kirino erano già sulle sue.

No signora no

Le sentì muoversi sulle proprie, e con sorpresa si accorse di stare ricambiando, impacciatamente. Quando l'altro cercò di approfondire il contatto, si stacco e prese aria -No.- ribadì, stringendo la maglia di Kirino tra le mani, fissandola, non riuscendo a guardarlo in faccia.

(Mi piaci)

"Mi piaci."

No signora no

Ma quando Ranmaru poggiò la fronte sulla sua, esitante, indeciso se rispettare o meno la sua richiesta, fu proprio Masaki ad alzare il volto per far incontrare di nuovo le loro bocche.

(Mi piaci)

"Mi piaci."

No signora no

Sentiva la testa leggera, la lingua di Kirino intrecciarsi alla sua, le proprie mani tra i suoi capelli. Ranmaru si spinse verso di lui, ponendogli le mani sui fianchi. Li accarezzò appena, e Kariya rabbrividì di nuovo. Si staccarono, ansimanti -N-No.- rantolò, sentendo le labbra del senpai sul collo. Alzò una mano per allontanarlo, ma si arrese subito, socchiudendo gli occhi, abbandonandosi a lui.

(Ti prego)

"Ti prego."

Succedono, le cose poi succedono,
il mondo è un buco piccolo, ci si ritroverà.
Le mode, i tempi galoppano tra i vortici
e i sogni pettinandosi ritarderanno un pò...

E di nuovo i loro corpi si trovarono in contatto. Ma Kariya non aveva intenzione di allontanarsi come l'ultima volta. E poi il cretino pareva abbastanza preso.

Mi piaci

"Mi piaci."

Mi piaci

"Mi piaci."

Ti prego

"Ti prego..."

Non vivo più senza te,
anche se, anche se
con la vacanza in Salento ho fatto un giro dentro me.

Non vivo più senza te,
anche se, anche se
la solitudine è nera e non è sera,
la solitudine è sporca e ti divora,
la solitudine è suono che si sente senza te!

Un desiderio bruciante lo pervase da capo a piedi, mentre si rendeva conto di quanto avesse bisogno di sentire Kirino vicino a sè. Non se ne era mai accorto, ed era una constatazione che lo lasciava ancora di più senza fiato.
Ancora, di nuovo, come la volta precedente, le labbra di Kirino, dopo aver percorso ogni centimetro della pelle del volto, delle spalle e del petto di Kariya, scesero pericolosamente verso il basso -... No?- domandò fermandosi ad un certo punto, con un sospiro, la voce rotta.
Masaki socchiuse gli occhi e, paonazzo, in imbarazzo, dopo averlo insultato un paio di volte e avergli smollato uno scappellotto in testa come vendetta personale, si portò il polso alle labbra.
-Si.- biascicò.
E concordò con sè stesso che forse la malsana abitudine di Hiroto e Midorikawa di aprire la porta di casa a chiunque non fosse poi tanto male.

*

Buongiorno! Vi scrivo direttamente dalla nave!
Ebbene. La canzone da cui è uscita questa song fic è Non vivo più senza te di Biagio Antonacci. Non so cosa dire. E' che quando l'ho sentita mi sono venuti subito in mente Kirino e Kariya, e-- cacchio, quei due sono erotismo pur- scusatemi. E' che sono ancora in astinenza *coff*
In ogni caso, spero che la fic vi sia piaciuta <3 Scappo che il portatile sta per morire xDD
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito inserito tra le preferite/ ricordate la mia precedente fic Sogni del tutto innocenti <3 *porge biscotti*

Greta.
  
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