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Autore: Sunny_Blue    10/08/2012    10 recensioni
Elena non vuole nessun regalo per il suo compleanno. È stata chiara a riguardo. Come spesso accade tra loro, Damon ha fatto di testa sua. Ora è in piedi sulla porta della camera da letto di lei con in mano il suo dono non-dono. La osserva nello specchio che finisce di prepararsi. Bellissima. Vicina. Inaccessibile. In quel singolo sguardo vibrano dentro di lui sette peccati capitali.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno bambina
NdA:
 
La storia è stata scritta per il contest i 7 peccati capitali. Erano previste alcune limitazioni (nello specifico, delle parole da non utilizzare parlando dei diversi peccati). Guardate il bando alla pagina web che vi ho linkato per saperne di più. ^^

La storia è ambientata durante la 3x01. Damon osserva Elena che si prepara per la festa organizzata da Caroline contro il volere della ragazza. Ho immaginato i pensieri di Damon guardandola.
Le frasi o le parole in corsivo sono sottolineature, o battute di Damon tra sé e sé – penso si capisca bene dal contesto.
Il titolo della storia è quello di una canzone di Bennato (penso che ci stia bene :)
La citazione iniziale è presa da una canzone dei Modà.

 






Buon compleanno bambina



Dicono che non si può rinascere
Facile dirlo per chi non ha incontrato la tua pelle

[Urlo e non mi senti - Modà]



Fisso la porta accostata davanti a me, indugiando un momento prima di entrare.
So che lei si trova all'interno, anche da qui avverto il battito stabile del suo cuore.

Nessun regalo – la parola d'ordine di questa strana celebrazione del tempo che passa. La sola condizione che lei ha voluto dettare, lasciando per il resto carta bianca agli amici di sotto.
Sorrido tra me, sentendo il lieve peso dell'oggetto che nascondo nella tasca. Di fatto non le ho comprato alcunché - non potrà certo dire che sono venuto meno alla parola data. Congratulandomi con me stesso per la trovata che ho escogitato per aggirare lo stupido divieto di Elena sui presenti di compleanno, entro nella stanza. Senza fare rumore, silenzioso come un predatore.
Lei è lì.
Mi dà le spalle.
Nonostante il silenzio non sia stata incrinato da alcun suono, le bastano pochi secondi per percepire la presenza estranea. I suoi sensi umani devono essere stati acuiti dagli avvenimenti che si sono succeduti nella sua vita negli ultimi anni.
Alza gli occhi, leggermente turbata. Incontra i miei nel riflesso dello specchio e si rilassa quando vede che non ha niente da temere.
Così crede.
Io non ne sono troppo sicuro, in questo momento. Una volta di più mi sento vicino al predatore che possiede la mia anima molto più che all'uomo mansueto che lei crede di avere plasmato. Perché in questo contatto di sguardi, ghiaccio contro fuoco, mediato dalla fredda superficie di vetro, sento bruciare in me sette sfumature di peccato. Sette gradi di sentimento che guardarla mi provocano mi divorano da dentro...



Accidia


Il primo impulso è non fare niente. O meglio, smettere di fare qualsiasi cosa a fin di bene.
Mi pervade un'indolenza sorniona e profonda, un desiderio quasi atavico di sistemarmi in un angolo e osservare. Osservare semplicemente questi piccoli e insignificanti esseri umani che cercano di lottare contro forze che non possono controllare, che non possono capire.
Non sono mai stato un patito dell'azione, soprattutto se questa significava mettere in pericolo me stesso per un fine che non fosse la mia propria soddisfazione.
Nel fissare i suoi occhi dal colore così caldo, nel vederla qui davanti a me, eppure così irrimediabilmente lontana... mi pervade la voglia di tornare a non fare proprio niente. Di dismettere questo strano e insolito ruolo da cavalier servente che so di stare interpretando a causa sua – anche se a voce alta non oserei mai ammetterlo.
Cosa sono io per questa strana creatura, passionale e algida al contempo, che vedo riflessa nello specchio? Niente altro che un mostro da compagnia, qualcuno, qualcosa, da tenere alla catena in attesa del momento del bisogno.
Allora mi prende la noia, mi avvolge. E per un momento vorrei solo annegare nel nulla.



Avidità

Ma l'attimo dopo sono già preda di un altro impulso. Del tutto in contrasto con quello precedente. L'opposto.
Agire, subito, senza perdere un solo istante. Agire, adesso che tutti hanno le difese abbassate e non si aspettano niente del genere. Agire.
Strapparla da questa casa festante e portarla via con me.
Rapirla.
Non per un impulso altruistico di salvarle la vita, per allontanarla da tutto questo male che sembra seguirla come la più maledetta delle ombre. Non per lei.
Per me. Per me solo.
Sottrarla al mondo per soddisfare il mio bisogno insano di possesso. Per placare la mia sete di controllo e di dominio.
Rapirla. Perché nessuno possa più bearsi della sua vista, senza il mio permesso.
Perché nessuno possa portarmela via, mai.
Sono sempre stato geloso delle mie cose, delle mie conquiste.
'Condividere' è una parola che suona estranea e velenosa alle mie orecchie.



Gola

Nello stesso istante in cui formulo il pensiero, so che è del tutto irreale.
Non potrei mai farlo.
Allora la mia voglia si dirotta su altro. Un desiderio possibile, qualcosa di praticabile...
Sentire il suo sapore in bocca.
Niente altro che bere il suo sangue scarlatto, come fosse il nettare degli dei. Placare la mia sete eterna. Avere l'illusione di placarla per un attimo, almeno.
La voglia di assaggiarla è forte come non mai. I pochi passi che ci separano non bastano a smorzare il battito del suo cuore alle mie orecchie sensibili. Sento il sangue che scorre nelle vene, sento la vita che si muove impetuosa attraverso il suo corpo. Arriva a ogni estremità di lei, vivifica. Sento questo fiume di liquido paradisiaco che mi scorre accanto e desidero abbeverarmi come un assetato nel deserto.
Sarei in grado di dire basta? Di fermarmi in tempo, prima di prosciugare da lei ogni palpito di vita? Non so dirlo con certezza.
La sete è la nostra più grande maledizione. Non si placa mai del tutto. Anche se col tempo puoi imparare a controllarla, a zittirla per qualche momento... è solo un'illusione. È un cancro che ci divora dall'interno. Sempre. Per sempre. È qualcosa che fa parte di noi e lotta per distruggerci.
Ma mai come in questo momento, negli anni che ho passato da vampiro, mai ho desiderato con tale intensità saziarmi di qualcuno.
Mai ho sentito così forte il richiamo della gola.



Invidia

Anche questo impulso ferino di nutrirmi si smorza.
Ora la guardo e sapere che altri hanno sfiorato la sua pelle, che hanno potuto godere del suo corpo e anche solo della sua compagnia... mi dilania dentro.
Invidio dal profondo ogni essere che ha incrociato il suo cammino. Invidio ogni occhio che si è posato su di lei, ogni mano che l'ha sfiorata anche solo per caso o di passaggio.
Invidio mio fratello più di tutti, per il tempo che ha passato con lei.
Non pensavo potesse capitare di nuovo. Mi ero ripromesso che mai, mai nel presente senza fine che si apriva per noi, mai nell'eternità di tenebra che ci attendeva, mai sarei stato di nuovo il secondo di Stefan. Avevo giurato... e una ragazzina fin troppo umana, una ragazzina con fin troppi principi, ma una ragazzina che somiglia troppo sinistramente a lei mi ha fatto capitolare.
Dovevo aspettarmelo.
Per la seconda volta non sono che il secondo arrivato. Il non-scelto, quello a cui non resta altro che vedere e bramare la felicità altrui. Una felicità preclusa.
Invidio la tua felicità, Elena. Invidio quello che hai condiviso con Stefan, con Matt, o con chiunque altro. Lo invidio... anche se questo mi rende pericolosamente umano e instabile.



Ira

E all'invidia segue l'odio. Immediato. Il desiderio folle e irrazionale di distruggere ogni ostacolo che si frapponga tra di noi. Il desiderio di smembrare chiunque abbia anche solo osato guardarla.
È un delirio di sensazioni, e nessuna sembra portare a un finale positivo.
Detesto mio fratello, una volta di più, per averla tenuta tanto vicina, per averla avuta per sé.
Detesto i patetici umani di sotto – amici? - che si frappongono tra noi in mille modi diversi, ricordandole quando anche lei se ne dimenticasse per un secondo, che io non sono e non potrò mai essere Stefan.
Arrivo persino a odiare lei, Elena, la dea crudele che mi ha rubato il cuore dopo cento anni di anestetica solitudine e malinconia.
L'hai fatto, sì, ragazzina, ma senza alcuna intenzione. Senza proposito.
O forse peggio, l'ha fatto volontariamente?
Non riesco a trovare una risposta a questo interrogativo che mi lacera. Quello che so è che, in un caso o nell'altro, non vuole farne nulla di quel cuore, ora che lo possiedo. 
E per questo la disprezzo. Per questo il mio furore si indirizza anche e soprattutto verso di lei.
Perché è lei la mia carnefice più vera e spietata.




Lussuria

E allora sento il desiderio di averla bruciare come fiamma. Una voglia animale di scoprire il suo corpo mi pervade tutto.
Voglia di vederla per la prima volta davvero nuda, senza nessun filtro a proteggere dal mio sguardo predatore il profilo delle sue forme.
Voglia di averla indifesa, alla mia mercé. Voglia di farle tutto quello che mi passa per la testa.
Accarezzare quella pelle così dolce e delicata.
Baciarla fino a imprimerle a fuoco nella memoria il mio sapore e la consistenza delle mie labbra.
E dopo (i miei desideri virano verso il violento, lo so bene)...
Morderla e lasciare il segno su quel corpo che mi ossessiona da mesi. Morderla e lasciare una traccia del mio passaggio che non possa in nessun modo venire obliata.
Possederla, completamente, fino in fondo.
Possederla, anche contro la sua volontà?
Possederla, per sentire il suo calore avvolgente e palpitante intorno alla mia freddezza di non-essere. Possederla, per sentire la sua morbidezza di donna, di viva, contro la mia durezza che sa di morte. Perdermi in quel contatto. Perdermi e sprofondare... fino a non sapere più dove finisce il mio corpo e inizia il suo. Fino a essere uno, uno soltanto.



Superbia

Scuoto la testa. Non potrei mai abbassarmi a prenderla contro il suo volere. Sono un mostro e un assassino, ho fatto di peggio che violentare una ragazza nella mia lunga seconda vita.
Ma in questo caso sarebbe diverso.
Sono troppo integro per arrivare a tanto. Per arrivare a tanto, con lei.
Essere costretto a ricorrere alla violenza, alla coercizione, sarebbe uno smacco personale. Non essere riuscito a conquistarla in altro modo, una sconfitta per il mio ego. Sono troppo superbo, troppo convinto di me e delle mie doti di seduttore per arrivare a tanto.
Dovrò trovare un altro modo per averla... Un altro modo per estinguere questo bisogno e questa sete di lei, che mi assale in molte forme diverse.
Ma è sempre la stessa cosa.
Si presenta sotto sette nomi, ma tutto torna come un vortice infinito verso il centro.
Ed è Elena l'unico centro.


* * * * * * *



Questi pensieri durano in realtà lo spazio di un battito di ciglia.
Ma ho come l'impressione di avere viaggiato per mondi lontani, per molto, molto tempo. Eppure non mi sono mosso di un centimetro. Eppure sto ancora guardando il riflesso nello specchio di una ragazza che me ne ricorda tristemente un'altra, ma che con questa, di fatto, non ha proprio niente a che spartire. Una bella conclusione.
Mi riscuoto e torno in me, in questa stanza, in questa vita. Mi riscuoto e torno a distinguere i suoi occhi nocciola nello specchio.
Lei così vicina.
Lei così desiderabile.
Lei così irraggiungibile.

Mi avvicino senza interrompere il contatto e le passo intorno al collo la collana che ho ritrovato, la collana delle streghe.
Lei sorride.
Non sembra troppo infastidita del regalo non richiesto. Forse mi risparmierà la ramanzina. Forse si limiterà a guardarmi con quegli occhi complici eppure distanti.
Forse si limiterà, come sempre, a guardarmi senza ammettere niente.


Buon compleanno, Elena.


* * * * * * * * * * * * * * *

   
 
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