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Autore: Isidora Anadiomene    10/08/2012    11 recensioni
Momenti legati alla coppia Sirius/Marlene.
«La pioggia era cessata, nell’aria c’era ancora un forte odore di umidità. Marlene si toccò il punto in cui lui l’aveva baciata. In fondo, andava bene anche così.»
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marlene McKinnon, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ricordi spezzati, illuminati



Timori - 1° anno
 
Marlene si guardò attorno spaesata. Espirò, cercando di calmarsi. “Andrà tutto bene, vedrai” le sussurrò suo padre incoraggiante.
Sua madre le stampò un bacio sulla fronte. “Il capello magico sa sempre quello che fa, Marlene. Non sbaglierà.”
Sorrise incerta e salì sul treno.
 
“McKinnon Marlene!”. Udito il proprio nome dalla professoressa McGranitt, Marlene si diresse timidamente verso lo sgabello.
Si sedette tesa ed impaurita. Sarebbe stata smistata a Tassorosso per la fifoneria, ne era certa.
“Non finirai in Tassorosso, cara, hai coraggio da vendere! Ed anche un’intelligenza di gran lunga superiore alla norma. Dove ti colloco? Noto una notevole forza di volontà, un certo rispetto per le regole e una grande sensibilità. Corvonero o Grifondoro?” sussurrò una vocina nella sua testa. Si morse un labbro.
Grifondoro!” urlò il capello magico.

 

Sguardi – 2° anno
 

Marlene aveva un ricordo confuso di quando, il primo settembre dell’anno, precedente aveva visto un ragazzino smilzo dagli occhi di un blu quasi tendente al nero.
Si era subito premurata di conoscerne il nome, sicura che, allo smistamento con tutti i nuovi arrivati, non ce ne sarebbe stato il tempo.
Si sbagliava. Sirius Black, dal primo giorno in cui aveva messo piede ad Hogwarts, era diventato leggenda.
Seduta sulla poltrona della Sala Comune davanti al camino, Marlene guardava passare distrattamente tutti i Grifondoro frenetici di quella sera. Ed eccolo: Sirius camminava disinvolto con James verso il ritratto.
Marlene lo seguì con lo sguardo e, quando sfortunatamente incontrò quegli occhi, si sentì morire. Le aveva fatto l’occhiolino.

 

Venti di primavera - 3° anno
 

Quel giorno, il vento sospirava forte, portando un leggero profumo di fiori.
Seduta sotto l’albero del giardino di Hogwarts, Marlene osservava assorta l’acqua del Lago Nero riflettere il cielo terso.
Si inumidì le labbra e si concentrò nuovamente sul tomo di Trasfigurazione.
“Ehi McKinnon, sempre a studiare?” il tono canzonatorio di Sirius Black le fece alzare lo sguardo e arrossire – rovinosamente, pensò.
Le si sedette accanto e le prese il libro. “Trasfigurazione, eh? Io e James dobbiamo ancora finire il tema!”.
“Sempre i soliti” ridacchiò con voce sommessa Marlene. Si guardarono negli occhi per un istante che le sembrò infinito.
“Hai dei begl’occhi, McKinnon” sussurrò Sirius, per una volta, senza pensare.
Marlene mormorò un flebile “grazie” e si ritrovò ad aggiungere, senza che lo volesse, un “anche tu”.
“Sirius, muoviti!”. Si voltarono entrambi, trovandosi di fronte Remus Lupin e James Potter.
“Ciao Marlene!” James la salutò baldanzoso come sempre. Remus si limitò a sorriderle candidamente.
Marlene rivolse loro il suo solito sorriso timido.
Vide James e Remus avviarsi per raggiungere quel ragazzino pauroso e paffuto di Peter Minus, e Sirius alzarsi lentamente e fissarla.
“Io… vado. Ci si vede in Sala Grande più tardi, McKinnon!” le sorrise spavaldo.
Marlene annuì e pensò che Sirius non fosse davvero niente male.
 

 
Umido imbarazzo - 4° anno
 
Marlene osservò la fila di ragazzine sospirare al passaggio di Sirius e James.
Lily, al suo fianco, scoccò la lingua sul palato con disappunto. Lei non sopportava quei due, in particolare James che, dal primo anno, si divertiva ad innervosirla.
A Marlene, nonostante fossero molto sicuri di sé, erano sempre stati simpatici. La sua famiglia conosceva da anni i Potter.
Aveva passato molto tempo con James durante le vacanze e aveva avuto l’occasione di stare anche con Sirius e Remus, quando quell’estate erano venuti a trovarlo.
“James non è così male, Lily. Vuole solo fare lo spavaldo. Credimi, io e mio fratello siamo cresciuti con lui. È un bravo ragazzo!” le sussurrò Marlene.
“Marle ha ragione. Se tu lo conoscessi meglio…” Alice fu interrotta dall’arrivo di Frank Paciock, il ragazzo per cui da qualche mese aveva una cotta. Lily e Marlene si lanciarono un’occhiata, alzandosi e decidendo di lasciarli soli.
“Io devo vedermi con Severus, Marle. Ci vediamo dopo?” Marlene annuì con un sorriso.
Decise di fare un breve giro per i corridoi, non avendo nient’altro da fare.
“Ehi Lene, che ci fai qui?” si trovò di fronte suo fratello Adam. Come sempre non le diede neanche il tempo di rispondere che continuò:“Domani ci sono le selezioni per la squadra di Quidditch. Perché non provi quest’anno? Sei un’eccezionale cacciatrice! Anche papà dice che dovresti!”. “Scordatelo, Adam! Non ho le giuste capacità e…”
“Per fare cosa?” intervenne Sirius, comparso da chissà dove. Marlene arrossì, passando per tutte le sfumature del rosso e del bordeau.
“Marlene è un portento del Quidditch, è davvero un’ottima cacciatrice, ma non vuole fare le selezioni” spiegò Adam lapidario, guardandola trionfante. Marlene desiderò affatturarlo.
“Anche James me ne aveva parlato. Se domani non ti presenti alle cinque al campo, te la vedrai con me, McKinnon!” Sirius le sorrise malizioso. Marlene si limitò a balbettare qualcosa che non capì nemmeno lei. Lo vide allontanarsi e si voltò verso il fratello.
“Mi hai fatto fare una figuraccia con Sirius!” sibilò indispettita. Adam la guardò sospettoso e aggiunse:"Non è che ti piace, vero?”.
“Non dire stupidaggini!”. Si, certo, stupidaggini.
 
“Ehi Marlene, tua!” strepitò Frank Paciock, passandole la Pluffa.
Marlene volò spedita verso il portiere di Serpeverde, scartò abile Mulciber ed evitò per un pelo un bolide.
La pioggia era fitta e i giocatori di Serpeverde determinati a vincere come non mai. Lanciò la Pluffa con tutta la forza che aveva e… segnò.
Un boato si alzò dagli spalti di Grifondoro. Riconobbe tra la folla Lily ed Alice che si dimenavano e urlavano il suo nome.
Successe tutto in un attimo, James le sfrecciò davanti con Lucius Malfoy alle calcagna. Vide James allungare la mano e afferrare il boccino.
La voce di Xenophilius Lovegood risuonò per tutto il campo:”250 a 170 per Grifondoro!”.
Fu immediatamente coinvolta in un abbraccio di gruppo. Rise di gioia, nessuno avrebbe tolto loro la Coppa di Quidditch!
Dopo la partita, ansanti e fradici ma felici più che mai, si diressero negli spogliatoi.
“Sirius, ti aspetto dopo in Sala Grande?”. Sulla soglia dello spogliatoio comparve Jean Norton, una Corvonero del quinto anno, procace e un po’ troppo avvenente, che si allontanò ancheggiando.
“È quella di questa settimana, Felpato?” disse James ridendo. Sirius si limitò a lanciargli un occhiolino d’intesa.
Sirius era un donnaiolo, Marlene lo sapeva bene.
Uscita dalla doccia, Marlene notò che Sirius, ormai pronto, stava preparando il suo borsone.
Gli passò accanto ed iniziò a cercare la spazzola tra la sua roba. Sirius chiuse la borsa e le disse:“Bella partita, McKinnon”.
Le si avvicinò. La distanza tra loro era minima, il cuore di Marlene iniziò a palpitare forte.
Sirius dischiuse le labbra e le posò un bacio sulla guancia.
Le sue labbra erano morbide, il suo profumo le inebriava i sensi. Si sentì avvampare.
“Ci si vede ai festeggiamenti”. Le sorrise sghembo e si avviò verso il castello.
La pioggia era cessata, nell’aria c’era ancora un forte odore di umidità. Marlene si toccò il punto in cui lui l’aveva baciata.
In fondo, andava bene anche così.
 

 
Attimi rubati - 5° anno
 

Marlene si incamminò per i corridoi, diretta in biblioteca. Emmeline Vance le corse incontro.
“Marlene, ti va di fare insieme il tema di Pozioni?” Marlene annuì.
Emmeline leggeva da un tomo di Pozioni che Madame Prince aveva dato loro.
Marlene fissava distrattamente il suo rotolo di pergamena, le mancava soltanto una conclusione per finire il tema.
Vide Emmeline scrivere le ultime righe del suo tema e arrotolare la pergamena soddisfatta.
“Grazie mille per il tuo aiuto, Marlene! Sei sempre così gentile!” il sorriso sincero di Emmeline sembrò riscaldarla.
“Figurati, è stato un piacere!” le disse, carezzandole una mano. “Mi manca ancora la conclusione e vorrei finire di rivederlo. Avviati in Sala Comune. Mi dispiace che tu mi debba aspettare, Emmeline. Sono un po’ incerta su alcuni punti, ci metterei un po’…”
Emmeline le sorrise. “Non voglio disturbarti ancora, Marlene. Ci vediamo dopo e non fare troppo tardi! Ti aspetto in Sala Comune!”.
Marlene annuì, con un piccolo sorriso. Si concentrò nuovamente sul tema, pensando ad una qualsiasi frase per completarlo.
Scrisse una semplice conclusione e rilesse il rotolo più e più volte, per essere sicura che andasse bene.
“Che fai?” Marlene sobbalzò con il cuore in gola, trovandosi Sirius Black a pochi centimetri dal volto, seduto accanto a lei.
“Scusa, non volevo spaventarti” disse Sirius ridacchiando.
Rise anche lei. “Finivo il tema di Pozioni. Ero con Emmeline, prima”. Sirius la guardò intensamente, con quei suoi occhi imperscrutabili e limpidi. Le metteva soggezione, troppa. Le scostò una ciocca di capelli mogano, sfuggiti alla coda tirata.
“Sirius!” squittì Peter Minus. “Sbrigati, James e Remus ci stanno aspettando!”.
Madame Prince lo guardò malevola, Marlene giurò che volesse schiantarlo.
Sirius lo guardò annoiato, si voltò verso di lei. “Purtroppo esigono la mia presenza, Marlene! Ci vediamo dopo a cena, si?”.
L’aveva chiamata Marlene.
Forse era il caso di ammetterlo: era più che innamorata.
 

 
Verità, richieste ed estati - 6° anno
 

Sirius guardò Marlene, intenta a prendere appunti di Storia della Magia.
La piuma scorreva veloce sul rotolo di pergamena, l’espressione concentrata faceva risaltare i lineamenti delicati, i capelli lisci color mogano erano lucenti, quegl’occhi di cioccolato, profondi ed espressivi, guardano fissi il foglio. Era bella, Marlene, si ritrovò a pensare.
Bella quando arrossiva, bella quando giocava a Quidditch, bella quando sorrideva, bella quando rideva alle sue battute.
Marlene era diversa dalle ragazze che sospiravano al suo passaggio. Non si metteva in mostra, non aveva atteggiamenti volgari o esagerati, non ancheggiava e non gli lanciava occhiate languide e provocanti. Era così pura, dolce e sempre disponibile.
Forse James aveva ragione, nessuna ragazza gli era mai piaciuta così.
 
Sirius deglutì, realmente agitato, per una volta. Mise su la sua solita espressione sicura e si diresse a passi veloci verso Marlene, seduta su una poltrona a leggere.
“Ehi Marlene”. Marlene alzò lo sguardo. “Ciao Sirius” disse con un sorriso.
Vai Felpato, datti una mossa! – sentì stranamente la voce di James risuonare nella sua testa.
“Hai da fare domani?” Che domanda sciocca. Era domenica, ovvio che avesse da fare.
“No, non ho impegni” disse Marlene timidamente. “Mi chiedevo se avessi voglia di studiare con me, nel pomeriggio”.
Sirius la guardò attentamente, sembrava perplessa. “Se non ti va, non preoccuparti, davvero Marlene!”.
Marlene si riscosse. “No, affatto. Mi farebbe piacere. A che ora ci vediamo?”
“Alle cinque?” Si morse il labbro, dubbioso. “Si, certo”. Le sorrise, avvicinando pericolosamente i loro volti.
Poteva concedersi qualcosa in più, no? “Allora a domani, Marlene” le sussurrò con voce suadente.
La vide arrossire deliziosamente e si voltò per andarsene.
Ora non restava che raccontare tutto a James, Remus e Peter.
 
La risata cristallina di Marlene riecheggiò per il bosco. Sirius la guardò. Aveva le gote rosse, gli occhi le brillavano e un sorriso divertito aleggiava sulle sue labbra. “Se ti prendo…” le disse con una luce maliziosa negli occhi. Marlene iniziò a correre.
Dopo neanche qualche passo, Sirius l’afferrò per la vita e caddero sull’erba ridendo. Era sopra di lei.
Alcune gocce caddero dai capelli umidi di Sirius, bagnandole il collo. Si guardarono negli occhi e Marlene arrossì.
Era così bello. Il fisico asciutto, gli occhi intensi, la carnagione chiara e quella distratta eleganza in qualunque gesto compisse.
Desiderò baciarlo. Sirius ridusse la distanza dei loro volti e soffiò con voce roca: “Non credere di passarla liscia, Marlene”.
Iniziò a farle il solletico sui fianchi e Marlene si dimenò ridendo, cercando inutilmente di sfuggire a quella tortura.
“Smettila, Sirius…” riuscì a dire tra le risate. Sirius si fermò di colpo, guardandola intensamente. “Sei bellissima” le sussurrò rapito.
“Marlene, Sirius! Dove siete finiti?” udirono la voce di James che veniva verso di loro.
Si staccarono veloci. “Siamo qui, Ramoso, ora veniamo!” urlò Sirius alzandosi e tendendole una mano per aiutarla.
Marlene la prese e si rialzò. Lo abbracciò di slancio, senza pensare. “Sono felice che tu abbia deciso di scappare di casa e venire da James. Ormai fai parte della comitiva Potter-McKinnon a tutti gli effetti” mormorò, inspirando il suo buon odore.
Sirius la strinse maggiormente a sé, affondando il viso in quei capelli mogano e sospirando un “anche io”, per la prima volta davvero felice, come lo era con James, Remus e Peter… forse anche di più.
 

 
Un nuovo anno - 7° anno
 

Sirius guardò contrariato la scena che gli si presentava davanti: Marlene chiacchierava amabilmente con Marcus Hopkins.
Si sporse verso James, chiedendogli sospettoso:“Ad Hopkins piace Marlene?”. James sembrò incerto se dirglielo o meno, si morse il labbro. Remus optò per la verità, intervenendo lapidario:“Purtroppo si, amico. Ieri hanno anche studiato insieme”.
Sirius ebbe la sgradevole sensazione di un pugno nello stomaco. “Come lo sapete?” chiese con un sospiro.
James gli lanciò uno sguardo di scuse. “Ce lo ha detto Lily. Hopkins glielo ha confidato, sperando che potesse dirgli chi interessa a Marlene” proseguì Remus. Seguì un attimo di silenzio, durante il quale James e Remus lo guardarono preoccupati.
“Quanto detesto quell’Hopkins! È un idiota!” sbottò all’improvviso Sirius irato, battendo una mano sul bracciolo della poltrona dove era seduto. I due amici lo fissarono, in attesa. “Che diamine volete?! Smettetela di guardarmi in quel modo! Me la devo togliere dalla testa, tutto qui! Perché… Oh, credete che sia innamorato di lei?” il suo tono si era fatto via via più rassegnato.
James e Remus si lanciarono un’occhiata. James disse deciso:“No, Felpato, tu la ami proprio”.
 
Sirius si diresse a grandi passi verso Lily, seduta al tavolo di Grifondoro. Accanto a lei c’era James che mangiava tranquillamente il suo pudding. Lily guardò James divertita e gli scoccò un bacio sulla guancia.
Sirius si sedette e disse scherzoso:“Vi divertirete più tardi, piccioncini!”. James sospirò deluso, ritornando alla sua colazione, Lily rise dei suoi soliti modi. “Cosa ti serve?” gli chiese con un sorrisino. “Volevo sapere… a Marlene interessa qualcuno? Che so… Hopkins?”.
Sirius sentì lo stomaco aggrovigliarsi. Lily lo fissò interdetta per qualche secondo. “Ti piace Marlene?” gli chiese sbalordita.
“Era questo quello che volevo dirti l’altro giorno prima che Alice e Frank ci interrompessero, Lily!” intervenne James con la bocca piena. “Non è che mi piaccia…” iniziò Sirius diplomatico. “La ama!” disse Remus, spuntato dal nulla.
Sirius incrociò le braccia al petto, per nulla divertito da quella situazione. “Devi dirglielo! E io che credevo fossi un donnaiolo senza cuore!” disse Lily abbracciandolo. “Grazie Lily, è bello sapere quale alta concezione avessi di me!” esclamò Sirius sarcastico.
Tutti risero. “Allora, glielo dirai?” chiese James speranzoso. Sirius lo guardò sorridente, battendogli una mano sulla spalla.
“Si, certo, quando sarò pronto per un rifiuto!”. Lily sospirò e sussurrò:“Marlene è innamorata di…” Sirius si fece improvvisamente più attento, sembrò tendesse le orecchie come un cane. “di… qualcuno. Possiamo dire più che innamorata”.
Sirius la fissò, inarcando un sopracciglio. “Chi è?”. “Non posso dirtelo, però sappi che sarebbe carino se le confidassi quello che provi”, Lily gli accarezzò la mano con un sorriso. James e Remus si lanciavano occhiate furtive.
“Non perseguiterò Marlene, come James ha fatto con te per sette anni, Lily. Figuratevi se io…”.
Marlene gli si sedette accanto ed esclamò sorridente:“Di che state parlando?”.
Ognuno si sedette al proprio posto e James disse:“Parlavamo della squadra. Sirius non vuole fare gli allenamenti. Tu che ne dici, Marlene?”
 
 
“Felpato, questa storia deve finire!” proclamò James. Sirius, Remus e Peter lo guardarono perplessi.
“Di che storia stai parlando?” chiese Sirius. “Persino io e Lily ci siamo fidanzati! Ora tocca a te, devi dire a Marlene quello che provi!”. “Scordatelo, Ramoso” disse tagliente. James lo guardò accigliato, chiedendo poi aiuto con lo sguardo a Remus, affinché lo sostenesse.
Remus e Peter, però, ebbero la brillante idea di defilarsi con una scusa qualunque e lasciarlo solo.
L’ultima volta che l’argomento era stato toccato, Sirius, per zittire James, aveva preferito affatturarlo direttamente.
Ramoso sospirò rassegnato. “Te lo ha detto anche Lily! La pensano come noi anche Frank, Alice, Emmeline e Mary!”.
“Che significa che la pensate tutti così? Lo hai detto a tutti?!”. Sirius era un maschera di rabbia e James si pentì di averglielo detto.
Deglutì ansioso. “Veramente se ne sono accorti da soli. Ogni volta che la vedi ti illumini e cerchi sempre occasioni per parlarle, persino durante gli allenamenti! Se vedi qualcuno parlarle ti allarmi pensando che le piaccia!”.
Sirius si imbronciò improvvisamente. “Sono così palese?” chiese disperato, mettendosi la testa fra le mani.
James gli mise una mano sulla spalla, fraterno. “Lily mi ha detto che Marlene non sospetta nulla, ma non ha voluto dirmi altro. Davvero, Felpato, devi dirglielo!”. Sirius si alzò di colpo e disse con fare teatrale: ”E come le dico?! Ehi Marlene, sai che ti amo? È dal primo anno che ti penso continuamente e mi porto a letto un sacco di ragazze solo per dimenticarti!”.
James lo guardò intensamente. “Forse un po’ meno diretto…”.
Sirius desiderò profondamente picchiarlo, ma si sedette sconfitto accanto a lui. “Bel casino…” mormorò afflitto.
 
Marlene ascoltava Lily ed Alice parlarle di James e Frank. Sorrise sincera per la loro felicità.
“Marlene, posso parlarti un momento?”. Sirius era di fronte a lei. Gli occhi blu scuro la fissavano intensamente.
Annuì timidamente. Il cuore le scoppiava in petto e sentiva un fastidiosissimo calore attraversarle il corpo. Sirius le prese la mano, conducendola fuori dalla Sala Comune. La sua mano era calda e rassicurante, le dita affusolate stringevano delicatamente le sue.
Entrarono in una aula vuota. Sirius chiuse la porta e si voltò verso di lei. Le si avvicinò e Marlene, d’istinto, indietreggiò.
Sentì il muro dietro la schiena e vi si appiattì. Sirius appoggiò le mani al muro, facendo incontrare i loro corpi.
Marlene poteva sentire il suo respiro regolare, così diverso dal suo, affannato. Era bellissimo: alcune ciocche di capelli gli cadevano distrattamente sulla fronte, gli occhi erano profondi e penetranti, il naso diritto, la pelle del viso così liscia.
Ridusse la distanza tra i loro visi al minimo, bastava poco perché le loro labbra si incontrassero. “Ti amo” le sussurrò roco.
Marlene si sentì morire, non poteva essere vero. “Ti amo” le ripeté, accarezzandole con il pollice prima lo zigomo e poi le labbra, così rosse e invitanti. La baciò con delicatezza, desiderandolo con tutto se stesso. Premette le sue labbra contro quelle di lei.
Le leccò il labbro inferiore. Marlene dischiuse le labbra, chiudendo gli occhi. Si beò di quel bacio così dolce e del sapore di Sirius che la mandava in estasi. Sirius si staccò piano, allontanandosi con studiata lentezza. Marlene non ce la fece più.
Gli gettò le braccia al collo, piangendo di gioia. Si accasciarono a terra. Sirius la strinse come se volesse inglobarla dentro di sé.
“Ti amo anche io, Sirius” gli sussurrò felice.

 
 

Gennaio - 1979


Sirius le accarezzò con un dito il ventre scoperto. Le baciò il neo, sotto il seno. Marlene emise un piccolo mugolio.
“Buongiorno” mormorò, ancora assonnata, con un sorriso. Sirius si mise sopra di lei e soffiò, baciandole il naso:“Buongiorno, dormigliona”. Marlene gli fece la linguaccia, ridendo.
“Stasera tocca a noi fare la ronda” si stiracchiò, gettandogli le braccia al collo. Sirius annuì, mordendole il collo niveo e inebriandosi dell’odore delicato dei capelli di Marlene.
“Mi sembra inutile ricordarti che ti fermerai anche stasera” le disse, continuando a baciarle il collo e scendendo verso il seno.
Marlene affondò le mani nei suoi capelli, sospirando.
“Si, è un po’ inutile” ridacchiò spensierata. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò.
“Ora, però, devo davvero andare. Lily deve scegliere l’abito e ha bisogno di me ed Alice” gli sussurrò, posandogli teneri baci sulla guancie e sul naso. Sirius si scostò, permettendole di alzarsi. Marlene rimase seduta sul letto, cercando con lo sguardo i suoi vestiti, finiti chissà dove. Sirius le sfiorò il braccio e le poggiò il mento su una spalla. “Sposami” le disse.
Fu come se una scarica elettrica avesse pervaso il corpo di Marlene. Si voltò stupita e lo fissò.
“Io… scusa non volevo metterti in difficoltà. Non avrei dovuto, scusa” sospirò Sirius, gli occhi blu incupiti e il volto scuro.
Marlene lo abbracciò, facendo cadere entrambi di nuovo sul letto. Le lacrime le inondavano il volto pulito.
“Si, si, si e si, stupido!” gli disse tra le lacrime. Sirius scoppiò a ridere, di una risata liberatoria e sincera, simile ad un latrato.
“Davvero?” le chiese quasi ingenuamente. “Davvero saresti disposta a sposare un cane rognoso, come me?” le ripeté incredulo, ma sorridente. Marlene lo fissò, dandogli un piccolo schiaffo sul collo. “Si, quante volte devo dirtelo?!” rise tra le lacrime. “Ancora una volta”, la strinse affondando il naso nei suoi capelli. “Voglio sposarti, cane rognoso, e passare il resto dei miei giorni a toglierti le pulci!” esclamò felice, le lacrime che ancora scorrevano.


 Dicembre 1995


Sirius fissò quella vecchia foto dell’Ordine. C’era Malocchio con un viso pulito libero dalle troppe cicatrici; c’era James con i capelli arruffati e il sorriso malandrino; c’era Lily che rideva serena e felice; c’erano Alice e Frank abbracciati e sorridenti.
E c’era… lei. Lei con quel sorriso bello e sincero, lei con quei capelli fluenti, lei con quegli occhi espressivi e profondi, lei con quel neo sotto lo zigomo destro. Marlene. La sua Marlene.
Erano morti tutti – sì, anche Alice e Frank, peggio che morti. Rimanevano solo lui e Remus.
Soli in quegli anni in cui erano stati lontani, soli con i loro ricordi.
Le sfiorò il viso, distrutto da quel dolore. Non gli restava nulla di lei, solo ricordi, i più bei ricordi.
Posò la foto sul tavolo e si mise la testa fra le mani. Pensava a tutti i loro momenti, quando facevano l’amore, quando si abbracciavano per donarsi calore e affrontare quella guerra che scoppiava fuori le finestre, quando sognavano di sposarsi e avere dei figli.
Ricordò la gioia di James e Lily, quando gli avevano detto che avrebbero voluto sposarsi appena ce ne sarebbe stato il tempo.
L’abbraccio in cui James l’aveva stretto e la risata felice di Lily.
Quei ricordi lo massacravano. Rinchiuso lì, in quella casa, era solo un vigliacco. Chissà cosa avrebbe pensato Marlene di lui.
Viveva solo nei suoi ricordi, Marlene. Solo nei suoi ricordi.
 

Maggio - 1996

Sirius cadde all’indietro. Vide di sfuggita i volti di Harry, Remus, Tonks che lo fissavano. Quell’attimo gli parve eterno.
La risata sgradevole di Bellatrix gli arrivò alle orecchie.
Un unico pensiero gli attraversò la mente: stava per raggiungerli. James, Lily… e lei.
Marlene, Marlene, Marlene… lei, finalmente.



Note dell'autrice:

E' la mia prima Sirius/Marlene, spero vi piaccia. Un raccolta di momenti di una coppia nata per caso.
I personaggi di Harry Potter non mi appartegono, appartengono allo straordinario intelletto di Joanne Rowling.
Non scrivo a scopi lucrativi, ma per semplice diletto :)


Anadiomene.}

  
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