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Autore: Fanny Lestrange    10/08/2012    5 recensioni
E' il mago che sceglie la bacchetta o la bacchetta che sceglie il mago? Chi è, dei due, a compiere gli incantesimi?
Un'immaginaria introspezione nella bacchetta di Bellatrix Lestrange durante la sua permanenza a Villa Malfoy, nel settimo libro, in attesa che il suo Signore le affidasse una missione da compiere.
Perchè nessun mago, senza bacchetta, potrebbe definirsi tale.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tic. Tac. Tic. Tac.
Il grande orologio a pendolo sul muro non cessa mai di battere i suoi rintocchi. Inizialmente mi innervosiva, ma ora non vi faccio neanche più caso.
Il tempo scorre, inesorabile.
Sono giorni, settimane, forse, che non vengo utilizzata. Dimenticata, abbandonata nel cassetto di un mobile.
In fondo, però, so che non è così. La mia padrona presto avrà nuovamente bisogno di me, e allora tornerò a servirla.
Ho sempre compiuto in maniera impeccabile il mio dovere; raramente l’ho delusa.
Sono anche bella da vedere: liscia, spessa, lunga e resistente, forgiata in legno di noce, pura come il sangue della mia padrona.
Amo quando mi prende in mano e mi accarezza delicatamente; mi fissa con quei suoi occhi scuri, quasi volesse rassicurarmi sull’importanza che rivesto per lei. Non me l’ha mai detto apertamente, è troppo orgogliosa per farlo, ma io so che è così.
Cosa sarebbe senza di me, senza la sua bacchetta?
E soprattutto, cosa sarei io senza di lei?
Un semplice bastoncino in legno, privo di qualsiasi utilità. Insieme, invece, formiamo una vera e propria squadra.
 
Non credo di sopravvalutarmi affermando che io la conosco meglio di chiunque altro.
Sono stata io la prima ad intuire le sue capacità, ad instaurare un legame, a capire che eravamo fatte l’una per l’altra.
E lei, naturalmente, non mi ha delusa.
Mi sembrava ieri quando si esercitava a far levitare oggetti; o meglio, quando io, ad un suo ordine, sollevavo piume, libri e quant’altro desiderasse.
Crescendo, si cimentava in incantesimi sempre più complessi e pericolosi; fu allora che iniziai ad avere paura. Paura che ci separassero, che mi strappassero via da lei; paura di perderla.
Al contempo, ammiravo la mia padrona ed ero fiera di lei, dell’uso che faceva di me.
Non scorderò mai quella sensazione di potere ed ebbrezza che esaltava entrambe; la forza impetuosa che scaturiva dalla nostra fusione.
Insieme abbiamo compiuto meraviglie, ci siamo spinte dove solo pochi altri avevano osato prima.
Era una soddisfazione costante vederla sprigionare, grazie a me, tutta la sua violenza devastatrice, la sua ira feroce, il suo odio selvaggio. Guardarla torturare, uccidere, duellare e trionfare, alla fine. Sapere di aver contribuito in maniera determinante alla sua vittoria, di aver dato una lezione agli illusi che avevano osato sfidarla.
Più di tutto, mi dava gioia essere parte fondamentale di un’alleanza straordinaria che, sebbene nel corso degli anni ci abbiano effettivamente separate, non è mai venuta meno, non ha mai fallito.
 
Nulla è cambiato, siamo sempre io e lei, crudeli e invincibili, ma un pericolo ci minaccia. Un pericolo che, purtroppo, temo la mia padrona abbia sottovalutato.
Non so come andrà a finire; certo è, però, che combatteremo insieme, fino alla fine.
Intanto il tempo scorre, inesorabile.
Io rimango qui. E aspetto. La aspetto.
 
 
 
Note:
In origine questo racconto doveva essere solo un esperimento di scrittura creativa per la scuola... Poi è diventato di più, e ha preso la forma di qualcosa che somiglia, pur se lontanamente, ad una fanfiction.
Grazie a chiunque vorrà farmi sapere cosa ne pensa…
Baci,
Fanny
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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