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Autore: Cee4    10/08/2012    3 recensioni
Un altro divano. Un' ennesima conversazione senza senso tra Matt e Dom.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A M. e S. che mi hanno insegnato tanto.

" Perché lo so benissimo anch’io, come lo sai tu, che giocare è una cosa seria. La cosa più seria che esista al mondo."





Altri due risicati noiosi minuti.

Sto invocando da almeno mezz'ora la pausa.


Che nervi.


Quasi fin dall'inizio ho capito che si sarebbe trattata di una lenta agonia.

Quando Bells mi mantiene il microfono e si strofina il mento è una tortura preannunciata.


E' quello il segno.

Le mani inquiete di Matt presagiscono cose poco rassicuranti, sempre.


E sì che la tortura in questione ha una pelle abbronzata, capelli castani lisci e profumati, un paio di occhi celesti.
No, quelle sono lenti a contatto.

Potevano trovare, però, qualcuno di gran lunga migliore per questa intervista.
Ci sarebbe voluto davvero poco ad affibbiarci qualcosa che superasse di poco una papera starnazzante, la solita, sulla carta esperta di comunicazione e musica e in pratica di qualcosa d'altro.


Ammicca verso la mia direzione.
Ha  molto mascara.

Tanto bella quanto piatta, e non solo a livello cerebrale.
Preferisco quelle con le tette grosse.
Mi dispiace.

In definitiva bella ma non appetibile.
Non ora, almeno.


Mi chiede se sono single.
Confermo sottotono.


Matt è abbastanza divertito.


Seriamente che te ne frega.

E' un'intervista promozionale per il prossimo album mica una puntata di "Chi scopa chi".

Davvero non capisco questa reale preoccupazione di appiopparmi  un'altra anima.

Chris ha una famiglia, Matt anche, ma non vedo quale sia il punto.

Io sto bene così.
 
Cara, ci ritroviamo in questo salotto per discutere di note, suoni, se questo qui  prossimamente mi scaraventerà una chitarra in piena fronte dopo avermi distrutto tutto l'armamentario.
Comprendi?

E Matt ancora se la ride.
E' annoiato e devo rispondere io.
Come al solito.
Infame.
Stronzo.

Piuttosto sarebbe meglio iniziare ad interrogarsi sui titoli delle canzoni.

Stavolta sono abbastanza improbabili, nati direttamente da un incontro non meglio chiarito con la fisica.


Bells sa farti sentire un completo idiota, proprio lì nel profondo.

Lui, la sua schifosa pressante curiosità e il fatto che alla domanda "Perché?" se ne esca il più delle volte con un "A me piace".


"Se dimostrassi questa applicazione quasi devota alle ordinali materie scolastiche..." iniziava  sua nonna quando, dopo le prove in qualche buco accaparrato grazie alle conoscenze di Chris, tornava a casa e le si avvicinava per un bacio sulla guancia. Di solito la destra.

La madre della signora Marilyn scherzava evidentemente.

Ci ha sostenuto fin dall'inizio, ma odiava lo spreco.

Di qualsiasi tipo.
Persino di materia grigia.


Se Bells si fosse applicato ora non sarebbe qui con me o forse sì, ma non in certi termini.
Credo.


Dunque, dicevo, davvero improbabili questi titoli.


'Che tempo di merda' penso guardando attraverso la finestra.


Bene.

Pausa.


La ragazza si alza.

I due della troupe la seguono.


Visto che ci tenete, portatemi questo caffè.
Su!


Un leggero scricchiolio della mandibola.
Odio quando mi succede.
Fa pure male.


Bells distende le braccia.

E' accanto a me.


Siamo seduti su uno scivolosissimo e freddo divano in pelle marrone.
Mi piace.

Guardo il pavimento.




" Ne vuoi una Dom? ".




" Lascia stare quelle caramelle. Quietati! ".

Non mi ascolta e dimezza il contenuto di una coppa di cristallo che è proprio a portata del suo braccio, al centro di un tavolino in legno massiccio.




" Se sono lì in bella mostra, sono fatte per essere prese ".




A volte compare in lui della logica spicciola.

" Fanno parte dell'arredamento dell' hotel. Cretino ".




" Dici? ".




" Dico. Ok, dammene un po' ".




" Al volo ".




Mi ha centrato in pieno naso. Per un soffio non mi rendeva cieco. " Lo sai che schifo la liquirizia ".




" Ti fa bene ".




"Perché non la mangi anche tu, allora? Dammi uno di quei giuggioli gommosi e colorati ".




" Quali? ".




" Quelli che ti sei messo in tasca ".




" Sono per Bing ".




" Come no ".




" Per Kate ".




"Certo".




"Uff! Me ne vuoi privare, eh? Non ne mangiavo da tanto ".




" Hai trentaquattro anni, forse? ".




" Che significa? ".




" Niente ".




" Abbiamo finito con la ragazza  per oggi? ".




" Manca qualche foto. Anche un paio di altre domande ".




" Servizio completo ".




" Si ".




" Uhm ".




Infilo in bocca un orsetto gommoso arancione.
Bells fa lo stesso scegliendone uno verde.

C'è silenzio.

Quel caffè non mi va più.

Matt dondola il piede sinistro.
Dondola il piede sinistro contro il mio stinco.

Ha l'abilità di rompere fragorosamente le scatole.
E di questo ne va orgoglioso.

" Smettila ".




Si ferma.
Prende il mio viso tra le mani.


Ci guardiamo ostinatamente.

Era da un po' che non succedeva.

Di questa cosa, del mandarsi a cagare vicendevolmente ed essere poi culo e camicia  vorrei poter fare a meno.
Magari. 
Riuscirci?
Impossibile.


Mi parla con gli occhi, con le braccia, con la voce.
Mi chiama offrendomi ciò che gli passa per la mente: storie divertenti, spiegazioni bizzarre e sorprendenti teorie.



Sono felice.


Matt, sono felice di non essere capace di staccarmi  da ciò che abbiamo costruito con gli altri, di non essermi staccato da te.

La musica,  la sincerità, le birre, la  pazienza, le sigarette.

E' andata bene.


Ci sono così tante cose da riporre e, tu lo sai, mi sono impigrito.


E' sempre stato più facile e più naturale buttarmi nella vita dei giorni con te.



Mi lascia andare e scoppia a ridere.
Un'occhiata obliqua e un sorriso ambiguo.
Sta architettando qualcosa.
Spero di uscirne vivo o, almeno, con poche ossa spezzate.
Sì, certo.




.........................................................................................................................................





Per un attimo ho sentito Dominic tremare.
Lo vedo.
E' terrorizzato.
Non ne ha motivo.
Non per le prossime quindici ore.

" Per oggi niente piani noiosi. Scegli tu cosa fare. Noi ti seguiremo a ruota ".




" Perché questi buoni sentimenti tutti in una volta? ".




" Ogni tanto ci sta variare la solita routine, no? ".




" Sì. Come no! ".




" Magari viene anche lei se non ha altri impegni ".




" Cosa? Chi? La giornalista? ".




" Ci sta provando dall'inizio con te. Una possibilità gliela devi dare ".




" Perché? ".




" Non ti piace?".




"Forse, ma perché? ".




" Perché cosa? ".




" Matt,  vaffanculo ".




" Scusa ", gli dico mettendogli un braccio dietro il collo, " Dom, sono proprio un disastro. Vero? ".




" Si ".




Howard, era una domanda retorica.
Si suppone che tu risponda " No, ma che dici ".

Squilla, vibra, si muove qualcosa.
E' l' iPhone.
Il mio.

Mi alzo a stento.

Casella messaggi.

Leggo e clicco per rispondere.

Ah, merda di touch screen!


" Dom mi aiuti? ".




" Ma che ho fatto di male". 

Rotea gli occhi ma mi viene vicino.




" Questo coso è poco collaborativo ".




" Matt, è un aggeggio che risponde solo a ciò che fai tu. Se compi un'azione sbagliata ottieni  di rimando un'operazione sbagliata. Non è una persona ".




"Io premo sempre  'p' ma mi esce 'o'. Fai tu ".




" Fatto ".




" E poi Tom mi fa i suoi bei discorsi su tutte le applicazioni che potrei e dovrei  usare. Tsk! Quel sistema odia i miei polpastrelli ".




" Uhm ".




" Dom, vuoi vedere? ", gli chiedo  mettendo a poco meno di due centimetri di distanza dai suoi occhi il cellulare.




" Vediamo".




Gli  mostro una foto di un paio di giorni fa.
Notti fa, a dire il vero.
L'ho scattata prima di partire per questo breve tour promozionale.
Mio figlio finalmente addormentato che stringe un pupazzo.
Quello color nocciola  con un nastro verde intorno al collo, quello un po' brutto, un mezzo incrocio tra un orsetto e un coniglio, comprato in un duty-free  all'ultimo minuto da Dominic.




" Visto che gli è piaciuto. Ma guardalo. Quelle guanciotte, quel nasino, quella boccuccia. Fortunatamente non ha preso da te ".




" Spiritoso ".




" Matt ".




" Uhm? ".




" Puzzi di talco per bambini ".




" A dire il vero, talco per bambini alla vaniglia e caramello ".




" Fammi capire", si interrompe, " Seriamente? Perchè? ".




" A me piace. E' buono. Senti ".




"Ahahahhahahahhah". Dominic incrocia le braccia sullo stomaco e si piega.




" Dom ".
 



" Ahahahahahahah ".




" Dommeh, ti senti bene? ".




" Matt sei comico!".




" Uhm? ".




" E strano  ".




" Mmm ".




"  E questo profumo piace pure a me. Un po'. Sa di buono. Mi ricorda le torte di mele di Winnie Collins ".




" Ho capito. Alle ultime domande rispondo io ".




" Bravo ".




" Howard sei un manipolatore oltre che uno stalker ".




" Io? ".




" Mi stai quasi sempre appiccicato e mi controlli. Mi rimproveri sempre ". E mi tranquillizzi, come hai fatto stamattina.


Mancavano diciassette minuti alle cinque.
Mi sono svegliato.
Non è stato proprio un incubo, ma un sogno angosciante.

Sono sceso nella hall dell'albergo.
Eri seduto su una poltrona.
Mi hai sorriso e mi hai intimato di tornare in stanza perché " E' troppo presto e non ho intenzione di tenere accanto uno zombie con la palpebra calante per tutto il giorno".
Ti ho girato le spalle lasciandoti lì.

L'angoscia è passata.
L'hai fatta andare via in un momento o due.

Howard, la fatina dello xanax vocale!




" Io correggo i tuoi comportamenti deviati ".




" Grazie ".




" Non credere che ... Lo faccio esclusivamente per abitudine ".




" Comunque grazie. Vuoi un altro giuggiolo? ".


Prendiamo entrambi una caramella rossa.
Simultaneamente.


Con tutto quello che ci è capitato siamo stati davvero fortunati.

L'offerta non è mai stata un granché, vero?
Sono riuscito, però, a trattenerti con me, Dom.
In ogni modo.

Sono stato fortunato.


"



....................................................................................................





I Muse e il loro 'entourage' non hanno nulla a che fare con i fatti esposti in questa storia, etc. etc
Questa breve shot si colloca idealmente come una continuazione di "A night".
Se vi va, lasciate un segno del vostro passaggio.
Ciao.

Ange.
 




   
 
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