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Autore: Fedepex    11/08/2012    1 recensioni
A quattro anni di distanza dall'avventura a Villa DeAngelis, Sofia è cresciuta da ragazzina a donna. E frugando tra le carte e i diari della madre defunta, la sua intera vita viene messa in dubbio. E' stato davvero un'incidente stradale la causa della morte della madre?
Continuo della one-shot "Libro Aperto" ambientato a Torino! :)
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO

Non è colpa tua.. il problema sono io! è una delle frasi più utilizzate da una persona per scaricare il proprio/a partner.
La nostra Sofia non sapeva se usare quella, oppure Ti mollo perché non fai niente senza il permesso di tua madre.
In una calda giornata di giugno, i gradini della stazione della metro Porta Nuova, non era il luogo perfetto per lasciare il “ragazzo storico”. La gonna le si appiccicava alle cosce, il sole di mezzogiorno le accecava gli occhi e tutto ciò che voleva fare, realmente, era poltrire a casa con il ventilatore puntato sulla faccia.
“Giova… non ce la faccio più, è tutto così stressante. All’inizio andava bene, però tua madre non può controllare la nostra storia! Non ho una relazione con lei, ma con te! Anche quando siamo da soli,  ti metti a pensare a lei o addirittura a tuo padre! E’ raccapricciante!” Tutte quelle parole le uscivano dalla bocca in fretta.
Vediamo di finirla il prima possibile, questo sole mi sta scocciando..
“Ma lei non mi controlla te lo giuro… io..loro!” borbottò Giovanni torturandosi le mani quasi volesse pulirle maniacalmente.  Di solito con lei non si faceva mettere i piedi in testa così facilmente, lo faceva solo in presenza dei suoi genitori.
Non aveva scuse: i suoi lo tenevano al guinzaglio, come anche i suoi amici figli di papà con cui passava il tempo.
Quando Sofia voleva stare con lui, non c’era e in quelle sporadiche volte che iniziavano a far sesso lui si tirava indietro chiedendosi se i suoi genitori avrebbero fatto lo stesso.
Ancora non capisco come siamo riusciti a farlo la prima volta…
Vive sotto un ambiente molto conservativo, e il momento più intimo tra i suoi genitori è stato il concepimento di Giovanni, molto probabilmente.
All’inizio non era così, si erano conosciuti a sedici anni, si amavano di quell’amore a prima vista che colpisce di solito i ragazzi a quell’età. Tutte le tappe più importanti di una relazione le aveva passate con lui.
Ora, però, non poteva andare avanti.. Sofia aveva delle esigenze, fisiche e mentali. E sinceramente pensava di meritarsi di meglio.
“Senti” cercò di concludere lei “forse sarò anche io che non vado d’accordo con tua madre, ma anche tu non puoi difenderla per le carognate che mi dice alle spalle! Per me è una storia già conclusa da mesi…”
“AH! Già conclusa dici?!” sbottò lui.
Ecco il Giova che conosco.. ora spara qualche stronzata!
“Da questo già conclusa deduco che tu abbia subito trovato un sostituto! E sai che ti dico: bene! Meglio così! Magari il tizio nuovo riuscirà ad accettare la tua compulsiva propensione ad odiare le madri degl’altri solo perché la tua è crepata prima di allattarti e..”
Un pugno ben assestato sulla faccia non gli permise di finire la frase.
“Da tutto questo deduco che dopo tre anni che stiamo insieme, non sai proprio un cazzo di me e ancora meno di mia madre, stronzo!”
Mai aveva percorso così in fretta le scale della metropolitana, nemmeno quando era in ritardo per andare a scuola. Dalla rabbia quasi non cadde addosso ad un ragazzo. Chiese scusa e corse verso la metro, ma era troppo tardi. Le porte del vagone erano già chiuse.
“Cazzo!” sibilò attirando involontariamente l’attenzione di due vecchiette sedute sulle panchine.
Se prima aveva qualche dispiacere nel lasciare Giovanni, ora si malediceva per non averlo fatto prima. Non si doveva permettere di parlare a quel modo. Non oggi.
Esattamente dieci anni erano passati, da quando ricevette quella telefonata. Ma se lo ricorda come fosse ieri.
Il 18 giugno del 2002 pioveva a catinelle, di quella pioggia estiva che non faceva altro che procurare umidità.
Nonostante quello, era felice: era finita la scuola, le vacanze erano finalmente arrivate. Da tre giorni lei e i suoi genitori si erano trasferiti nella casa in campagna, come ogni fine giugno. Passava il tempo a guardare alla televisione Bud Spencer e Terence Hill fare a gara di chi mangiava più salsicce e birra. Mentre la madre era uscita per fare la spesa, suo padre stava in garage a perfezionare l’altra “bambina” giapponese, una Yamaha del ’77.
Solo una cosa poteva dividerlo dal suo lavoro: una telefonata.
Suo padre corse dal garage fino al salotto bagnato fradicio a causa della pioggia per rispondere.
Da quel momento tutto cambiò.
L’arrivo della metropolitana la riscosse dai suoi pensieri facendola sobbalzare.
Mentre stava aspettando che le persone uscissero dal vagone, vide scendere dalle scale e dirigersi verso di lei, Giovanni. Incurante di tutto e tutti, Sofia entrò nella metro poco prima del chiudersi delle porte per evitare che la raggiungesse.
C’è mancato poco… pensò mentre prese posto a sedere.
Stava stretta a causa di una signora abbastanza imponente che occupava quasi due posti. La mano di Sofia era bloccata tra la sua coscia e il corpo della “donna cannone”, rischiando di farle addormentare il braccio e di procurarle quel formicolio insopportabile.
Cercando di non attirare l’attenzione, provo a liberarsi da quella stretta mortale.
Peggio di un boa maledizione!
Dopo molti tentativi riuscì finalmente a liberarsi, attirando purtroppo l’attenzione della signora grassa che cambiò immediatamente posto.
Una lieve risata proveniente dal posto davanti al suo attirò la sua attenzione.
Un uomo pelato dall’aria benevola vestito in modo anonimo, aveva assistito con divertimento a tutta la scena. Teneva lo sguardo abbassato, cercando di non incrociare gli occhi di Sofia.
Bene, picchiare il mio ex in un luogo pubblico, scansare una vecchia signora grassa e il tutto coronato da un pelato che mi ride in faccia! Perfetto!
E il tizio pelato continuava a ridere, sempre più forte, e ancora e ancora!!
Lo stava guardando ridere a crepapelle da diversi minuti, quando poi si accorse che era l’unica a fissarlo. L’unica che sembrava essere disturbata dalla sua risata rumorosa. Nessuno lo sentiva, nessuno si rese conto della sua presenza.
Sconcertata dalla noncuranza della folla, ritornò a guardare l’uomo pelato. Era intenzionata a dirgli di smetterla una volta per tutte.
Ma quando lo guardò dritto negl’occhi ebbe paura.
Con un balzo felino, saltò dal suo posto in preda al panico, salendo sul sedile con i piedi dallo spavento. Tutto il vagone si girò a guardarla.  Mancava ancora una fermata prima di scendere e passò tutta la durata del tragitto stando attaccata al muro e alla sedia, fissando l’uomo pelato, impietrita. Quando finalmente si aprirono le porte, balzò fuori seguita dallo sguardo dei passeggeri increduli.
Correndo non le ci volle molto ad arrivare a casa dalla stazione della metro. Arrivata davanti al portone, la sua mano tremolante cercò invano le chiavi nella tracolla. Si arrese quando dopo averle recuperate le caddero di nuovo nella borsa.
Provò a suonare al citofono sperando che suo padre non fosse in officina. Il signore anziano del terzo piano fu più veloce di lui e le aprì la porta dall’interno.
Sofia ringraziò e si diresse verso le scale. Non era certo un comodità un appartamento all’ultimo piano senza ascensore. Sorprendendo anche se stessa fece quelle rampe di scale a tre a tre. Arrivata alla porta provò di nuovo a suonare il campanello.
Sono in quel momento suo padre aprì la porta.
“Scusa tesoro! Ero sotto la doccia, non mi ero accorto che tu avessi suonato finché non ho visto il gatto graffiare la porta.. Ma non hai le chiavi?” disse suo padre con i capelli brizzolati ancora bagnati fradici.
“Le ho dimenticate scusa papà..Hai finito in bagno? Vorrei farmi anche io una doccia..” rispose meccanicamente Sofia.
“Sì certo tesoro vai pure..”. Con un tonfo fece cadere la borsa davanti all’ingresso e si catapultò in bagno.
Si tolse i vestiti in fretta e si buttò nella doccia facendo scorrere l’acqua fredda per togliere dalla mente quella brutta esperienza.
Non me lo sono immaginato ma.. è veramente possibile?
Dubitando delle sue facoltà mentali, uscì dalla doccia infagottata nell’asciugamano ed andò a cambiarsi in camera sua.
Con quel caldo dei pantaloncini e una canotta leggera erano d’obbligo. Si puntò il ventilatore sulla faccia, mise un CD dei Prodigy e cercò di leggere un libro. “Cercò” perché non ci riuscì.
Dovrei… dirlo a papà? No, mi prenderebbe per pazza! Di certo devo prenotare una visita dall’oculista!
Senza fare complimenti suo padre entrò in camera proprio in quell’istante.
“E se fossi stata nuda papà? Si bussa sai?” disse Sofia un po’ sorpresa un po’ sollevata.
Voltando gli occhi al cielo seccato, suo padre fece un passo indietro chiudendo la porta, bussò e disse “Comunicazione di servizio: tuo padre vorrebbe entrare in camera tua! Sei nuda per caso?”
“Ma che vecchietto diligente!“ rispose la figlia ridendo.
“Volevo dirti che la cena è pronta. E  anche riportarti questa…” disse posando la borsa tracolla sul suo letto. “Oh… grazie!” sussurrò Sofia.
“Ho notato che quando l’hai buttata per terra sono uscite le chiavi di casa che avevi dimenticato.”
Si sentì come una bambina sorpresa a mettere le mani dentro il barattolo della Nutella.
“Ok, va bene! Non le avevo dimenticate!! Non riuscivo a prenderle perché ero scossa e il vecchio del terzo piano mi ha aperto..contento?” disse seccata.
“Si, e tu hai ancora molto da imparare, novellina. Non solo non sei riuscita ad inventare una balla come ‘credevo di averle lasciate a casa!’. Mi hai anche detto troppo. Un padre normale non c’avrebbe fatto caso, ma io si.”
Per un attimo non capì cosa volesse dire. Poi ricordò le parole pronunciate un attimo prima.
Merda.
“Vero. Perché tu non sei un padre normale.”disse lei guardandolo da sotto il ciuffo di capelli ricci.
“Già, e proprio per questo non ti chiederò il perché del tuo scombussolamento emotivo..” un sorriso benevolo apparve sul suo volto contagiando anche Sofia.
“Dai muoviti che ho fame!” disse suo padre correndo in cucina.
Grazie papà..
“Che cosa hai preparato di buono oggi?” gli chiese prendendo due lattine di birra dal freezer.
“Pizza d’asporto” rispose noncurante.
“Altro che Master Chef!” ridacchiò Sofia.
Si misero comodi sul divano con i cartoni della pizza bevendo birra a poco prezzo. E per Sofia non c’era niente di meglio. Facendo zapping alla televisione, apparve un vecchio film di Bud Spencer e Terence Hill.
Sofia cambiò subito canale. Non tanto per lei, ma per suo padre.
“Se vuoi vederlo, fai pure”disse lui un po’ titubante.
“Sicuro? Insomma.. è l’anniversario..”
“E quale miglior modo per onorare la mamma? Lei li adorava!” replicò sorridendo.
Dopo aver finito il film si presero il tempo per una “sigaretta del dopo cena”.
“Non dovresti sai? Hai solo diciotto anni…”
“Appunto per questo non è più affar tuo.. piuttosto pensa ai tuoi di polmoni, fumi da più tempo di me!”.
Si scambiavano queste battute ogni volta, eppure nessuno dei due ha mai pensato di smettere con il tabacco.
“Giovanni ed io ci siamo lasciati.”disse Sofia noncurante, sorprendendo il padre.
“Beh.. ehm ecco.. mi dispiace tesoro. Lo sospettavo, prima che tu arrivassi a casa ha chiamato.. Non volevo domandarti niente per non farmi i fatti tuoi ma sono contento che tu me l’abbia detto di tua spontanea volontà..”
“Papà l’ho lasciato io, non c’è bisogno di parlare così non c’è stata nessuna delusione per me!”rispose lei divertita dall’evidente farsa del padre.
“Ooh grazie al cielo!! Finalmente, lo sapevo che prima o poi l’avresti fatto, era un tale cretino quel figlio di papà!”
Sapeva da tempo che a suo padre non andava a genio Giovanni, ma non si è mai lamentato. Attendeva in silenzio l’arrivo di questo giorno.
“E quindi.. era questo che ti ha un po’ scombussolata?” chiese infine.
Sofia doveva stare più attenta alle doti intuitive e alla memoria del padre. Ciò che ci si deve aspettare da un investigatore privato come si deve.
“Si.. diciamo che non sono più abituata a non essere sessualmente attiva come prima, se sai cosa intendo.”
“Dimmi che stai scherzando.”rispose di getto il padre.
“Ovviamente! Ora la tua bambina vergine e pura va a dormire nel suo lettuccio, notte pa’!” e dopo un bacio sulla guancia, Sofia di diresse verso la sua stanza seguita da un “..buona notte e non dimenticarti la tua cintura di castità!!”
Dopo aver messo il pigiama, si mise a letto, accese la televisione lasciando muto il volume e chiuse gli occhi. Questo l’aiutava ad addormentarsi, anche se le sembrava un’impresa difficile dopo una giornata come quella. Nonostante il rumoroso ventilatore che non poteva spegnere a causa del caldo, l’incessante russare del padre e i vicini che si divertivano fin troppo, cercò di rilassare ogni muscolo del suo corpo. Partì dalla punta delle dita delle mani, fino ad arrivare alle spalle, al busto e alle gambe.
E proprio in quel momento, qualcosa le arpionò la gamba.
Aprì gli occhi in preda al panico, pronta a picchiare l’aggressore. Ma quando vide che Felix, il gatto, si stava facendo posto nel suo letto per dormire con lei, capì che aveva bisogno di qualcosa di più forte dello yoga dormire in pace.
Scocciata si diresse in bagno, aprì lo sportello sopra il lavandino e prese i suoi migliori amici. Valium e bicchiere d’acqua.
Due gocce andranno bene..forse tre.
Gliele aveva prescritte il dottore dopo la morte della mamma. A tredici anni smise di prenderle, fino a quella sera.
Mise quelle tre gocce di oblio istantaneo nell’acqua e la bevve tutta d’un sorso. Mentre posò il bicchiere e la boccetta di Valium ebbe un ultimo momento di paranoia.
Ci manca solo che ora chiudo lo sportello del bagno e mi appare riflesso nello specchio Ghostface.
Sfidando il bagno, chiuse con forza l’armadietto. Ovviamente non c’era nessuno.
Ridacchiando penso Troppo prevedibile, aspetterà che il Valium faccia effetto per spuntarmi da sotto il letto!
Si mise per l’ultima volta sotto le coperte, aspettando che quel tanto desiderato nettare faccia effetto.
E prima di cadere nelle braccia del sonno lo rivide.
Quell’uomo. Quegl’occhi: dalla pupilla, all’estremità del bulbo oculare.
Erano neri.



L’ANGOLO DI PEX
Dopo varie vicissitudini e drammi per scrivere tre righe su Microsoft Word (il computer è morto al terzo capitolo di una storia bellissima ç_ç) ECCOMI QUA!
*palla di fieno che rotola*
Sì… Bentornata a me e a voi lettori malcapitati in questa storia! LOL
Spero vi sia piaciuto questo primo capitolo di “Dandelion”!!
Vi avverto, non sono ne una persona puntuale, ne una persona che scrive “a comando”. Potrei pubblicare il secondo capitolo tra un mese (spero di no! >.<) se non trovo l’ispirazione e/o il risultato non mi soddisfa. Questo perché non solo scrivere una storia deve essere una cosa divertente per me. Deve soprattutto essere piacevole PER VOI leggere il prodotto finito! :D
Come avrete capito la storia è il proseguimento di una one-shot scritta tempo fa.
Se non l’avevate capito, prego! LOL
Tornando seri, la sua lettura non è fondamentale per capire “Dandelion”! Quindi non siete costretti a leggerla! xD
Non so esattamente quanti capitoli partorirà la mia triste mente malata, ma spero che, nonostante la scuola (me essere studentessa prossima al quinto anno di liceo ç_ç), lo sport e la vita sociale, questa storia possa continuare e concludersi nel modo giusto (non dico “nel migliore dei modi” perché non si sa mai! LOL).
Voglio mettercela tutta per portare avanti questo progetto e condividerlo con voi!
E vi starete chiedendo “Cosa possiamo fare per portare avanti questo progetto insieme a questa stolta?”
E io vi rispondo “Fate domande, datemi dei suggerimenti, perché il vostro pensiero è fondamentale per aiutarmi a crescere come scrittrice e come lettrice. E spero che questa storia possa farci crescere insieme!”
*modalità Melevisione attivata! <3*
Se vi è piaciuta la storia, grazie per averla letta e recensite, se volete! Se vi sentite proprio in vena di fare una buona azione, aggiungetela ai preferiti! xD
Se non vi è piaciuta… vi consiglio di leggere la storia dell’autrice/autore sotto di me, perché merita davvero! (che bello fare la pubblicità agli sconosciuti! LOL)
Al prossimo capitolo miei piccoli, stolti lettori! <3

Fedepex

  
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