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Autore: MedusaNoir    11/08/2012    20 recensioni
Pansy, l’unica ragazza che ogni Serpeverde sano di mente non avrebbe mai invitato.
Parlava di moda e vestiti come Daphne.
Aveva il volto schiacciato e i lineamenti irregolari come Tracey.
Era rozza e volgare come Millicent.
Ma era anche
assillante, chiacchierona ed estremamente insopportabile. Tuttavia, era anche l’unica Serpeverde che sembrava avere ceduto al “fascino dei Malfoy”, per cui gli conveniva tenersela buona.
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- Però dovresti cambiare fiori ogni tanto, il viola non sta bene con le pareti della tua stanza…
- Asteria, tesoro -. La tranquillità con cui lo disse lo fece rabbrividire, ma la sua fidanzata non parve accorgersi del suo cambiamento di voce. – Sono i miei fiori preferiti: non importa se stonano con tutto il resto.

Prima classificata al "Come, dove, quanto e perché" Contest di Tefnut.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Guarda attentamente nel mio sguardo consapevole,

mentre scivola il presente tra le nostre gelide mani,

che ora sfiorano nell’amore,

ora nel feroce turbine del dolore.

 

Panta rei, Follow The Mad

 

- Allora, mi ci porti o no, al ballo?

Draco alzò lo sguardo al soffitto, rimproverandosi di non avere chiesto a nessuna delle sue compagne di Serpeverde di accompagnarlo al Ballo del Ceppo prima che Pansy pretendesse di essere la sua dama.

Daphne sarebbe andata bene, era sicuramente la più carina del suo anno e a Draco non dispiaceva affatto la sfumatura di rosso che avevano i suoi capelli, però Blaise aveva deciso di farsi avanti prima: - Vieni al ballo con me, Daphne. Vedi di metterti qualcosa di decente -. Daphne si era stretta nelle spalle e aveva annuito in silenzio, mostrando che il suo “invito” era stato accettato – non che solitamente Blaise considerasse l’esistenza di alternative.

Draco avrebbe allora potuto ripiegare su Tracey, beandosi della timidezza della ragazza per non dover passare tutta la serata a sentirla ciarlare sulle band del momento, cosa che invece avrebbe dovuto sopportare Blaise.

Perfino Millicent sarebbe andata bene, non importava se gli avrebbe pestato i piedi durante tutte le danze.

Qualunque ragazza sarebbe andata bene, anche più piccola, anche di Corvonero – Purosangue, ovviamente –, ma la pigrizia aveva avuto la meglio su Draco, che era rimasto seduto sulla sua poltrona preferita della Sala Comune finché Pansy non aveva fatto la sua comparsa. Pansy, l’unica ragazza che ogni Serpeverde sano di mente non avrebbe mai invitato.

Parlava di moda e vestiti come Daphne.

Aveva il volto schiacciato e i lineamenti irregolari come Tracey.

Era rozza e volgare come Millicent.

Ma era anche assillante, chiacchierona ed estremamente insopportabile. Tuttavia, era anche l’unica Serpeverde che sembrava avere ceduto al “fascino dei Malfoy”, per cui gli conveniva tenersela buona.

Perché – era risaputo – Draco Malfoy era il ragazzo più vanitoso e pieno di sé che avesse varcato la soglia della Sala Comune dei Serpeverde dai tempi di suo padre.

- Certo, - rispose con un sorriso tirato, - stavo aspettando il momento migliore per chiedertelo, ma mi hai anticipato.

Pansy gonfiò il petto, lusingata dalle sue parole.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

- Draco!

Il ragazzo si voltò, sorridendo alla giovane che gli stava correndo incontro.

Asteria Greengrass aveva sette anni meno di lui e aveva appena concluso gli studi a Hogwarts; da lì a pochi giorni sarebbe diventata la nuova signora Malfoy.

- Draco! – ripeté, fermandosi di fronte al suo fidanzato. Trasportava, le mani giunte a formare una piccola conca, una manciata di fiori bianchi. – Guarda, sono margherite! Avresti mai creduto che potessero crescere ancora in estate?

Il sorriso che le illuminava il viso si era esteso fino agli occhi scuri, che emanavano ingenua felicità: sembrava una bambina che aveva appena scoperto un tesoro e non vedeva l’ora di mostrarlo con orgoglio a tutta la famiglia. Draco sorrise a sua volta, accarezzandole affettuosamente la testa mentre le guance rosse di Asteria si sollevavano verso l’alto per la gioia.

- Dove le hai trovate?

- Nel campo dietro la villa! Oltre la collina che si vede da qui, c’è un vastissimo prato che… Oh, ma che dico? Questa è casa tua, lo conoscerai bene! Tua madre mi ci ha portato, è stata molto gentile -. Asteria rivolse uno sguardo di ringraziamento a Narcissa, che si dirigeva verso il portico che fino a quel momento aveva ospitato Draco e Lucius – intenti a discutere delle ultime notizie riguardanti il Ministero – con più tranquillità rispetto alla corsa euforica della sua futura nuora.

- Le ho mostrato l’albero su cui ti arrampicavi da bambino, - disse la donna, poggiando il capello di paglia sul tavolino bianco del portico.

- È stata molto gentile, - commentò Asteria, regalando a Narcissa un sorriso che le addolcì il volto. – Dove posso mettere queste margherite? Non vorrei che appassissero… Il vaso che tieni sul comodino può andare bene?

- No, - rispose Draco con improvvisa durezza. – Quello è… già pieno, - si giustificò immediatamente, cercando una scusa.

- Però dovresti cambiare fiori ogni tanto, il viola non sta bene con le pareti della tua stanza…

- Asteria, tesoro -. La tranquillità con cui lo disse lo fece rabbrividire, ma la sua fidanzata non parve accorgersi del suo cambiamento di voce. – Sono i miei fiori preferiti: non importa se stonano con tutto il resto.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

- Siamo vicini a trovare il loro covo, me lo sento!

- Come fai a dirlo?

- Sento puzza di Mezzosangue.

I membri della Squadra di Inquisizione scoppiarono a ridere alle parole di Pansy, mentre il volto di Draco si contraeva in un ghigno soddisfatto. Da un po’ di tempo aveva cominciato a sospettare che l’avversione che Pansy nutriva per i suoi stessi nemici fosse dovuta più al desiderio di avere qualcosa in comune con Draco piuttosto che da opinioni personali: ciò che gli aveva destato dei sospetti era il fatto che, quando Pansy non sapeva che lui fosse nelle vicinanze – dietro uno scaffale della biblioteca o sulle scale che portavano ai dormitori –, la ragazza parlava di tutt’altri argomenti; niente di strano in apparenza, però appena Pansy notava la presenza di Draco cambiava istantaneamente discorso per portarlo su “quegli schifosi Sanguesporco che insudiciavano la scuola”.

- Per stasera abbiamo terminato, - decretò Draco, sbadigliando. – Mi dispiace per i Purosangue che ancora una notte non potranno dormire sogni tranquilli, ma devo ancora finire il tema per quella vecchia megera della McGranitt.

- Ma non mi dire, - si finse sorpreso Blaise. – Lo straordinario Malfoy è indietro con i compiti?

Le guance di Draco si imporporarono, ma per fortuna nessuno poté notarlo nella semioscurità del corridoio; stava per ribattere a Blaise, quando la voce squillante di Pansy lo precedette.

- Non sono affari tuoi quello che fa Draco, - esclamò inviperita. – Se non ha potuto studiare ci sarà stato un motivo. Tu invece dove hai trovato il tempo per fare il tema, visto che sei sempre così occupato a raderti il petto?

Fu la volta di Blaise di avvampare, mentre Tiger, Goyle e perfino Theodore, da sempre amico di Blaise, sghignazzavano per il punteggio pieno ottenuto da Pansy; perfino alle flebili luci della bacchetta Draco poteva contemplare il volto soddisfatto della ragazza.

Ripresero a camminare in silenzio, lasciandosi andare a risate soffocate a intervalli di diversi minuti, Draco in testa con Pansy subito dietro e gli altri in coda.

- Prego, - la sentì bofonchiare delusa, a bassa voce, dopo un po’.

 

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Asteria bussò delicatamente alla porta di Draco, aspettando che lui la invitasse a entrare; tuttavia, non arrivò alcuna voce dall’interno, per cui decise di abbassare lentamente la maniglia e controllare se per caso il futuro marito non si fosse addormentato mentre la famiglia lo aspettava per cena. Lo trovò invece immerso nella lettura di un foglio, seduto sul letto, l’espressione sul volto non visibile a causa dell’angolazione.

- Draco? – provò a chiamarlo, capendo che doveva essere talmente preso dal contenuto del foglio di non essersi ancora accorto della sua presenza.

Il ragazzo sobbalzò, nascondendo istintivamente ciò che stava leggendo; quando però notò che l’intruso era la sua fidanzata, cercò di comportarsi in maniera naturale e si alzò, riponendo il foglio in un cassetto della scrivania. Asteria ebbe appena il tempo di vedere che si trattava di una lettera.

- Ero venuta a chiamarti per la cena… Brutte notizie? – gli chiese, incontrando il suo sguardo cupo.

Draco abbozzò un sorriso triste. – Ricordi del passato -.  Vide che Asteria aveva assunto un’espressione diversa dalla solita, quindi si affrettò a spiegare. – Era una delle lettere che Tiger mi aveva mandato durante le vacanze estive.

Asteria dischiuse le labbra rosse e a Draco sembrò che si stesse dando della stupida per avere sospettato di lui.

- Come… come mai la stavi leggendo?

- Ti sei appena diplomata e in questi giorni mi sono ritrovato a ricordare il mio ultimo anno a Hogwarts, - rispose Draco, avvicinandosi a lei e baciandole la fronte. – Sono un po’ nostalgico.

- È normale, era uno dei tuoi migliori amici.

Stavolta la smorfia sul volto di Draco apparve più simile a un sorriso naturale: chiunque avrebbe definito Tiger il suo “scagnozzo” o perfino “schiavo”, ma solo Asteria avrebbe potuto chiamarlo “migliore amico”; lei era l’unica ad averlo conosciuto dopo la Seconda Guerra dei Maghi. Aveva sette anni meno di lui, aveva cominciato a frequentare Hogwarts pochi mesi dopo la battaglia e non sapeva praticamente niente del ragazzo prima che sua sorella Daphne la portasse alla festa a Villa Malfoy il 31 dicembre 2002, quando aveva solo quindici anni. Lì aveva incontrato Draco; lui ricordava ancora con estrema perfezione il momento in cui Asteria lo aveva scoperto in un angolo nascosto del giardino, lontano dagli altri.

- Va’ avanti, vi raggiungo tra un po’, - le disse arruffandole affettuosamente i capelli neri. Aveva bisogno di restare da solo ancora un momento e sperava che lei lo avesse capito.

Asteria annuì e lo baciò sulle labbra, prima di uscire e chiudere la porta dietro di sé.

Quando fu rimasto solo, il ragazzo tornò verso la scrivania e aprì il cassetto per rimettere la lettera nella busta; i suoi occhi incontrarono il nome del mittente e Draco si affrettò a voltare la busta per non doverlo vedere.

Pansy Parkinson.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

- Dimmi che cosa ti sta succedendo!

Draco aveva il volto affondato nelle mani, mentre seduto sulla sua poltrona preferita della Sala Comune tremava quasi impercettibilmente; si sentì tirare un braccio prima ancora che una voce squillante potesse raggiungere le sue orecchie. Scoprì il volto scarno e pallido, gli occhi grigi privi del consueto orgoglio: era sfinito, ma ciò non gli impedì di notare le lacrime che scendevano copiose lungo le guance di Pansy.

- Pansy… - mormorò, senza riuscire a trovare la cosa giusta da dire.

Cosa voleva? Perché si stava interessando a lui? Perché da sempre si interessava a lui? La tensione e il terrore degli ultimi mesi lo spingevano sempre più spesso a porsi domande su se stesso, a chiedersi se tutto ciò che aveva pensato della sua famiglia, degli ideali e perfino di Draco Malfoy corrispondesse alla realtà. In quel momento, non riusciva a capire perché a Pansy stesse tanto a cuore, perché la sconvolgesse così tanto – al punto da tapparle il naso, da dipingerle la faccia di chiazze rosse contornate da lacrime e sudore – trovarlo in quella condizione deprimente.

- Perché sei diventato così? – riprese a strillare Pansy, ma a Draco le sue parole arrivavano ovattate, come se tra loro ci fosse uno spesso muro invisibile. – Perché soffri e non vuoi confidarti con nessuno?!

Gli afferrò le spalle e lo scosse, provocandosi un attacco più forte di pianto quando si rese conto di quanto il ragazzo fosse debole: Draco dovette reggersi alla poltrona per non cadere, ma riuscì lentamente a tornare in sé.

- PARLAMI!

Avrebbe voluto gridarle di smetterla, di fare silenzio per non svegliare gli altri studenti di Serpeverde; lei continuava a piangere, però, e Draco si chiedeva ancora il motivo.

Perché piangeva per lui?

Di colpo si accorse che non avrebbe mai voluto condividere con Pansy il peso del proprio dolore: molto probabilmente la ragazza sarebbe corsa da Silente per tentare di ucciderlo nel modo più stupido possibile, rischiando di venire rinchiusa ad Azkaban per il resto dei suoi giorni. Non poteva permetterlo, come non poteva dirle quanto stesse rischiando.

Perché? Da quando Pansy era diventata così importante per lui?

La lasciava illudersi che si fosse affezionato alla sua presenza, le permetteva di toccargli i capelli e di prenderlo per mano, fingeva di ascoltare tutte le sue chiacchiere, ma lo faceva solo per avere accanto una persona che lo esaltasse, una ragazza a cui si illuminassero gli occhi ogni volta che Draco la salutava a colazione. E ora perché vederla piangere gli causava una fitta al cuore?

Non voleva più pensare: prima che Pansy potesse di nuovo aprire bocca, le afferrò debolmente la testa e la baciò per la prima volta. Avvertì il volto di Pansy rabbrividire per la sorpresa, mentre le lacrime e il sudore bagnavano anche le sue guance; la sentiva respirare con difficoltà, il naso chiuso per il pianto, e infine Pansy passò le braccia intorno al suo collo, stringendo Draco per permettergli di appoggiarsi a lei in tutti i modi che avrebbe voluto.

- Resta con me stanotte… - mormorò Draco non appena ebbe finito la forza per baciarla, appoggiando la fronte contro quella di lei. – Abbracciami e basta, ti prego.

Pansy gli prese il volto tra le mani e lo baciò di nuovo, castamente, assaggiando il sapore salato delle lacrime che erano rimaste sulle labbra di Draco.

- Sì, - assicurò guardandolo negli occhi e aiutandolo a sedersi sul divano. – Sì.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

- Hai smistato le risposte agli inviti?

- Sì.

- Hai controllato la disposizione dei tavoli?

- Sì.

- Hai ripetuto agli elfi cosa devono preparare?

- Asteria, calmati, - esclamò Draco con un sorriso, temendo che ridere apertamente dell’ansia della sua fidanzata non fosse molto adatto al momento. – È tutto pronto, i nostri genitori stanno facendo il possibile per rendere il matrimonio perfetto, noi dovremmo solo rilassarci…

- Mi rilasserò quando tutto sarà finito! – sbottò inizialmente Asteria, poi fece un respiro profondo e cercò di tornare calma. – Scusami, questi preparativi mi stanno facendo impazzire. Non capisco come fai a essere così calmo!

Draco si lasciò cadere sul divano, facendole segno di sedersi accanto a lui.

- Comunque vadano le nozze, quello che importa è che staremo insieme per sempre, no?

Asteria sorrise e si accoccolò tra le sue braccia, felice come non mai al pensiero della vita che la aspettava. – A meno che non compaia una pretendente all’ultimo momento!

- O un pretendente, - si finse preoccupato Draco. – Non è che mi hai nascosto un ex geloso e pronto a portarti via dall’altare?

- Considerando che stiamo insieme da quando avevo sedici anni… Uhm, mi spieghi quanti ragazzi potrei avere amato prima?

Draco stava per scoppiare a ridere, ma divenne immediatamente serio quando Asteria parlò di nuovo.

- Tu hai amato altre donne prima di me?

Sollevò la testa e guardò Asteria negli occhi, ma non sembrava che si stesse riferendo a una persona in particolare; come aveva sempre pensato, Daphne aveva evitato il discorso con la sorella.

- Non te l’avevo mai chiesto, - continuò Asteria. – So bene che prima di conoscermi potresti avere avuto altre ragazze, ma mi sentivo invadente a farmi gli affari tuoi. Solo che fra due giorni ci sposiamo e… vorrei conoscere ogni particolare della tua vita, ecco. Anche se tu odi parlare del passato. Non ho voluto chiedere nemmeno a Daphne, temevo che ti saresti arrabbiato.

Draco sospirò e non si accorse nemmeno di avere allontanato il braccio che circondava le spalle della sua fidanzata.

- Una sola.

- Ma appartiene al passato, lo so, - tentò di incoraggiarlo Asteria in modo che parlasse ancora. – Lei ti ricambiava?

- Credo che mi abbia amato fin da prima che io mi accorgessi di farlo -. Draco si stropicciò la fronte, cercando di mantenere la calma. – Sì, sicuramente ha iniziato lei.

- Per quanto tempo siete stati insieme?

- Mai. Voglio dire… Non c’è mai stato un momento preciso, in molti sospettavano solo della nostra relazione perché, beh, i suoi sentimenti erano abbastanza evidenti. Ma io avevo anche altro a cui pensare.

- Voldemort, - mormorò Asteria.

Draco si ritrovò a tremare appena: erano passati anni, non era più considerato un atto di coraggio chiamarlo per nome; tuttavia, per chi come lui aveva conosciuto di persona il Mago Oscuro ed era stato vittima delle sue minacce, il nome di Voldemort non smetteva di incutere una scintilla di terrore.

- Glielo hai mai detto?

- Cosa?

Asteria sorrise, inclinando la testa di lato e poggiandola sul pugno chiuso. – Che la amavi.

Draco rimase per qualche secondo in silenzio prima di rispondere. – Una volta.

 

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Pansy seguiva Gazza, incaricato di portare fuori dal castello i Serpeverde, gli studenti minorenni e coloro che non desideravano combattere, ma i suoi occhi saettavano in continuazione da una parte all’altra del corridoio come se stesse cercando qualcuno. Draco la osservò di nascosto per qualche momento, aspettando che il custode fosse lontano da lei prima di avvicinarsi.

- Pansy, - sussurrò, afferrandole un braccio.

La ragazza sobbalzò e spalancò le labbra per gridare il suo nome, ma Draco le tappò la bocca con il palmo della mano.

- Non urlare, - le ordinò prima di liberarla.

- Dov’eri finito? – chiese Pansy moderando il tono di voce. – Non riuscivo a trovarti, mi hai fatta preoccupare!

- Senti, Pan… -. Draco socchiuse gli occhi e fece un respiro profondo: come convincerla a lasciare la scuola senza di lui? Avrebbe dovuto restare nascosto, ma non aveva resistito all’impulso di parlarle, sapendo che sarebbe potuto essere l’ultima volta. – Hai fatto una cavolata in Sala Grande, - la sgridò, arrabbiato. – Se ti fossi stata zitta, molti Serpeverde sarebbero potuti rimanere qui a combattere per il Signore Oscuro!

Pansy sgranò gli occhi. – Che cosa…? Ho solo detto di catturare Potter, era lì davanti a tutti!

- Ma avresti dovuto sapere che avrebbero reagito così!

- Quindi avrei sbagliato, eh? Non importa: è meglio andarsene da qui. Non voglio battermi per lui.

- Io sì.

L’espressione sul volto di Pansy divenne ancora più confusa. – Cosa? Vorresti… vorresti rischiare la vita dopo tutto ciò che ti ha fatto passare? – sibilò. – Hai dimenticato l’anno scorso? E l’umiliazione che voi Malfoy avete ricevuto? Hai dimenticato tutto?

- Per vincere a volte bisogna soffrire, Pansy, - rispose risolutamente Draco. – Troverò Potter e lo consegnerò al Signore Oscuro, così riscuoterò l’onore della mia famiglia.

- Sei impazzito? – esclamò Pansy con un grido acuto. – Non puoi farlo!

- E tu non puoi impedirmelo.

- Va bene, allora verrò con te.

- Hai detto di non volerti battere per lui!

- Lo so -. Si avvicinò a Draco e gli mise una mano sulla guancia. – Voglio battermi per te.

Ancora una volta Draco avvertì una fitta nel petto. Avrebbe voluto afferrare le dita di Pansy e poggiarle con più forza sulla sua pelle, abbassare le palpebre e godere di quel tocco, sentirsi amato e ricambiarla, lasciare il campo di battaglia e fuggire con lei.

Non poteva: se il Signore Oscuro avesse vinto, avrebbe sicuramente cercato ogni disertore per punirlo. Li avrebbe scovati.

Allontanò la mano di Pansy con uno schiaffo. – Smettila, di essere così cretina. Non mi importa niente di te, lo vuoi capire?

Il volto di Pansy si indurì, sembrava che la ragazza avesse intuito il suo piano; Draco doveva trovare le parole giuste per farla desistere.

- Hai accettato la mia compagnia.

- Certo, perché eri disposta a osannarmi come nessun altro! Qualunque cosa facessi era stupenda per te, ti sembravo un eroe!

- Mi hai baciata…

- Oh, andiamo, c’eri solo tu in quel momento! Se Daphne fosse stata disponibile quanto te, avrei baciato lei.

Pansy rabbrividì, ribattendo con meno convinzione di pochi secondi prima. – Mi hai baciata anche altre volte…

- Non ti sei mai chiesta perché non abbia rivelato la nostra relazione a nessuno? Perché non c’era alcuna relazione: quando avevo voglia di baciare qualcuno, venivo da te. Non rappresenti niente di più.

Vedeva gli occhi di Pansy inumidirsi, ma continuò a stringere i pugni, sapendo che non poteva rimangiarsi ciò che aveva detto. Pansy aveva un briciolo di orgoglio? Draco sperava che avrebbe scelto di manifestarlo proprio in quel momento.

- Bene, - esclamò, la voce tremante. – Non ho intenzione di restare qui. – Senza aspettare che Draco dicesse altro, si diresse verso l’entrata della Stanza delle Necessità, dove Gazza stava indirizzando gli studenti e dove Daphne, Blaise e gli altri Serpeverde del suo anno stavano osservando la scena. Si voltò un’ultima volta, colta da un improvviso bisogno di parlare. – Io… -. Si interruppe e chinò la testa.

- Anch’io.

Fu una debolezza: stava andando tutto alla perfezione, Draco l’aveva trattata male e ora avrebbe potuto cercare Potter senza doversi preoccupare per l’incolumità di Pansy. Ancora una volta, però, aveva sentito l’impulso di dirle ciò che teneva da tempo per sé, sapendo che sarebbe potuto morire quella notte.

Pansy aprì la bocca e si mosse per correre verso di lui, ma Draco lanciò un rapido sguardo a Blaise e Theodore, che la afferrarono in tempo, costringendola a seguirli nella fuga.

- NO! Nooo! – gridò Pansy, allungando un braccio nella direzione di Draco. – No, lasciatemi andare! Draco! DRACO!

Draco represse le lacrime e le diede in fretta alle spalle, facendo segno a Tiger e Goyle di andare con lui.

 

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Caro Draco,

non sai quanto mi abbia fatta felice ricevere la tua lettera! Non mi aspettavo di sentirti tanto presto (ma l’ho sperato), anche se, devo dirti la verità, i miei mi avevano già raccontato che tuo padre non finirà ad Azkaban. Però non sapevano ancora perché lo avessero lasciato andare, hai fatto bene a scrivermelo: che dire, non mi sarei aspettata una tale “galanteria” da Potter! Niente “quel cretino di”, oggi, perché ha fatto una cosa davvero giusta.

Tuttavia, ero preoccupata che le cose non andassero comunque molto bene, viste le notizie che mi arrivano questi giorni. Sai che hanno teso un agguato a Mordil, quello che andava dietro a Daphne? Solo perché è Serpeverde lo hanno accusato di essere un Mangiamorte ancora in libertà! È veramente assurdo, come diamine si sono permessi?! Tutti a difendere i Sangue Sporco, e poi sono peggio dei Mangiamorte! La guerra è finita, gente, datevi una calmata!

Data la situazione, ho avuto paura che fosse successo qualcosa anche a te, credevo vivessi recluso a Villa Malfoy; perciò mi ha sollevata sapere che Potter abbia intenzione di rilasciare un’intervista alla Gazzetta sul ruolo che tua madre ha avuto nella vicenda.

E ora passiamo al resto della lettera. Draco… Mi dispiace di averti creduto. Avrei voluto restare con te quella notte, ma visto come sono andate le cose credo sia stato meglio così. Ho pensato solo a te in questi mesi, avevo paura di scriverti e non ho fatto altro che piangere dalla mattina alla sera. Daphne mi ha dato dell’egoista, dice che dopo quello che è successo a Tiger non avrei dovuto soffrire per altro. Ma non capisce? Io ho sofferto per lui (e so che anche tu lo stai facendo, forse è anche per sfogarti che mi hai chiesto di vederci sabato) e il solo pensiero di rischiare di perdere anche te… No, non riesco a dirlo. Non sarei mai riuscita ad andare avanti. Ora mi dirai che sono una scema e che faccio troppo la tragica, ma lo penso veramente.

Non so bene perché ti stia scrivendo queste cose, dato che fra pochi giorni finalmente ci vedremo. Avrei potuto risponderti solo che andavano bene l’ora e il posto (casa tua è il posto più sicuro per te adesso), però… Oh, ma chi voglio prendere in giro? Certo che lo so: non farmi sentire per mesi e poi risponderti con un semplice “Ok”? Non sarebbe stato giusto. E ho un sacco di cose da dirti, ma credo che lo farò sabato.

Sarà più bello spiegarti con un abbraccio quanto mi sei mancato.

Per sempre tua (che tu lo voglia o meno),

Pansy

 

Draco passò un dito sulla firma di Pansy, accarezzando il suo nome; cercò di ripassare il segno dell’inchiostro, lentamente, seguendo il percorso fatto dalla penna. Infine piegò con cura la lettera e la ripose nella busta, attento a non rovinare minimamente la carta.

Doveva scendere in giardino, gli invitati al matrimonio lo stavano aspettando.

 

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

 

Pansy era morta.

Quella era l’ultima lettera che Draco aveva ricevuto da lei, quel lontano sabato era stata l’ultima – e l’unica – notte che avevano passato insieme. Aveva potuto piangere tra le sua braccia la morte di Tiger, mentre anche lei si lasciava andare alle lacrime, le aveva accarezzato i capelli che le solleticavano il volto poggiato sul cuscino, aveva baciato le sue labbra fino a consumarle. Si era illuso di potersi costruire una vita con lei, da capo. Forse la settimana seguente, dopo l’uscita dell’articolo sulla Gazzetta del Profeta, sarebbe andato a prenderla direttamente a casa sua, tendendole le mano per presentarsi e facendola scoppiare a ridere; forse lei gli avrebbe dato dello scemo proprio mentre si aggrappava alle sue spalle, fuori di sé dalla felicità di potersi vedere anche lontano da Villa Malfoy, senza che nessuno provasse ad attentare alla vita del ragazzo; forse avrebbero fatto per la prima volta una passeggiata, tenendosi per mano anche quando le dita avrebbero iniziato a scivolare per il sudore e cercando di essere una vera coppia.

Pansy era stata uccisa appena fuori del Paiolo Magico, presa di mira dal padre di uno degli studenti che avevano combattuto contro il Signore Oscuro la notte del 2 maggio e che avevano perso la vita: Pansy temeva per Draco, ma non aveva mai dato peso alla pericolosità delle sue parole nella Sala Grande. Una Maledizione Senza Perdono davanti a tutti, mentre Pansy raccontava a Daphne della notte precedente, dei baci di Draco, delle sue carezze; un lampo verde e il mago era fuggito in preda al panico, finendo sotto le auto che correvano lungo la strada. Draco non aveva potuto nemmeno avere vendetta, l’uomo era morto sul colpo.

Era caduto in depressione, rifiutando la compagnia di amici e familiari; i suoi genitori cercavano in ogni modo di scuoterlo e, nonostante la disfatta in battaglia della loro fazione avesse gravato sulle finanze familiari, avevano usato quasi tutto l’oro che tenevano alla Gringott per organizzare feste a Villa Malfoy, sperando che la presenza continua di gente potesse riportare il sorriso – anche se solo accennato, anche se inizialmente forzato – sul volto di Draco.

Avevano gioito quando, la notte dell’ultimo dell’anno, avevano visto il loro amato figlio tornare nella villa insieme ad Asteria Greengrass, accettando accanto a sé la presenza di un’altra persona. Forse Asteria era la ragazza più adatta a fargli dimenticare il passato, forse a Draco serviva qualcuno che non gli ricordasse niente.

Ma Lucius e Narcissa Malfoy non sapevano cosa fosse successo nel giardino quella notte.

 

Draco era inginocchiato a terra, le mani chiuse sui pantaloni neri e gli occhi fissi davanti a sé: centinaia di viole del pensiero erano state piantate in un angolo remoto della proprietà dei Malfoy, nell’unica zona in cui i suoi genitori non osavano avvicinarsi, consci che, ogni volta che Draco si recava lì, desiderava unicamente restare solo con i propri ricordi per un po’. La luna piena splendeva sopra di lui, illuminando con delicatezza i petali dei fiori.

Il rumore di un ramoscello spezzato attirò la sua attenzione; si voltò e vide una donna.

Non era bellissima: aveva il naso schiacciato e gli zigomi bassi, i capelli le ricadevano a caschetto sotto le orecchie. Indossava un vestito viola, della stessa intensità dei fiori che circondavano Draco.

Il ragazzo scattò in piedi, preso alla sprovvista, e solo in quel momento si accorse che l’aveva guardata male, che i suoi lineamenti erano più delicati e le braccia meno piene di quanto gli fossero sembrati; il caschetto continuava a esserci e anche il colore nero dei suoi occhi.

- Mi dispiace,  non volevo disturbarti… - si scusò la ragazza, ma non aveva la voce squillante e fastidiosa che Draco si era immaginato. – Ho visto che in questa zona del giardino non c’era traccia di neve e volevo sapere perché ci fosse stato fatto un incantesimo… Ma forse ora è meglio che vada, credo di averti interrotto.

- Aspetta, - la richiamò Draco, la voce rauca per la mancanza di allenamento. – Chi sei?

Era consapevole di apparire pallido e incredulo come se avesse appena visto un fantasma, ma non gli importava.

- Asteria Greengrass, - rispose la ragazza, afferrando i lembi del vestito viola e facendo un leggero inchino.

- Draco Malfoy.

Asteria sgranò gli occhi. – Ah, sei tu il figlio dei Malfoy! Non ti avevo visto da nessuna parte, ero curiosa di conoscerti.

- Non ti hanno parlato di me?

- So che andavi a scuola con Daphne -. Rimase un attimo in silenzio, osservando il prato privo di neve su cui si trovava Draco. – Cosa stavi facendo?

- Ora sto tornando alla villa, - si limitò a liquidare la domanda Draco. – Vieni con me?

 

- Draco! – chiamò Narcissa, affacciandosi sulle scale con il vestito verde che aveva indossato per l’occasione. – Ti stanno aspettando tutti, non si è mai visto lo sposo arrivare in ritardo!

- Scendo, mamma.

Con il tempo la presenza solare di Asteria aveva restituito il sorriso a Draco, riportandolo alla vita. Il ragazzo aveva accettato finalmente l’invito dei suoi ex compagni di scuola di vedersi ogni tanto, uscendo per Londra o cenando in qualche ristorante gestito da maghi; ben presto aveva dichiarato ad Asteria i sentimenti che provava per lei, che subito aveva confessato di ricambiarlo. Si erano messi insieme, Draco le aveva fatto la proposta il Natale precedente e avevano deciso di sposarsi il prima possibile, troppo impazienti per aspettare ancora.

Tutti i loro amici comuni avrebbero potuto dire che Draco fosse cambiato rispetto al passato: era diventato meno presuntuoso, meno attento all’onore della famiglia, ma qualche volta dava ancora sfogo al carattere che loro conoscevano bene. Asteria lo aveva cambiato, salvandolo dalla solitudine e fornendogli un motivo per riprendere a vivere.

Mentre attraversava il giardino che la sua futura moglie aveva addobbato di viole del pensiero – sulle panchine bianche, intorno all’arco nuziale, lungo il tappeto che avrebbero percorso –, Draco sorrise ai suoi amici, stringendo loro le mani e accettando le pacche di congratulazioni sulle spalle. Daphne e Blaise, che avrebbero fatto da testimoni alla sposa, sedevano momentaneamente sulle ultime panchine e chiacchieravano con Goyle e Millicent, testimoni dello sposo, delle ultime novità; nessuno di loro, però, riusciva ad allontanare lo sguardo per più di qualche secondo dai petali viola che ricoprivano il prato. Daphne aveva cominciato a giocare con un fiore appeso alla panchina, accarezzandolo e sorridendo malinconica.

- Di chi è stata l’idea dei fiori? – chiese Blaise, la persona con meno tatto del gruppo: Draco stava per sposare Asteria, le viole del pensiero non avevano nulla a che fare con quella giornata.

- Di Asteria, - rispose. – Sa che sono i miei preferiti.

Nessuno replicò, nemmeno Daphne, che continuò a far scivolare le dita su un petalo viola.

Un’ora dopo tutti gli invitati erano ai loro posti, i testimoni in prima fila e lo sposo in attesa accanto all’arco. Asteria apparve dal portico con la bellezza dei suoi diciotto anni, il volto non ancora segnato dal dolore, ma solo raggiante dalla felicità di quel giorno; il vestito bianco le fasciava lo splendido fisico, il piccolo seno e la vita sottile, mentre i capelli erano stati lasciati nella solita acconciatura a caschetto che Draco aveva una volta dichiarato di amare. Percorse lentamente il tappeto bianco disseminato di petali viola, accompagnata dal signor Greengrass che, come lei, non riusciva a smettere di sorridere. Teneva lo sguardo fisso su Draco, non avrebbe potuto notare altro.

Non appena raggiunse il suo futuro sposo, allungò una mano verso l’arco e strappò una viola del pensiero per mettersela fra i capelli.

- Vieni con me? – sussurrò, sapendo che Draco avrebbe colto il nesso tra il fiore e le parole, ricordi del loro primo incontro.

Asteria non sapeva. Non sapeva che Draco quella notte l’aveva scambiata per il fantasma di Pansy, non sapeva che le accarezzava con amore i capelli neri perché gli ricordavano quelli della ragazza, non sapeva che ogni volta che la baciava chiudeva gli occhi per immaginare che altre labbra fossero premute sulle sue. Labbra bagnate dalle lacrime, labbra screpolate e spesso sanguinanti per i morsi che la loro proprietaria si dava quando era nervosa.

Asteria non aveva mai sospettato che Draco l’avesse scelta perché sotto alcuni aspetti somigliava a Pansy – i capelli a caschetto, gli occhi neri, il modo con cui mostrava di essere oltre ogni concepibile felicità quando Draco era con lei. Non lo sapeva, ma tutti gli altri sì.

Con la coda dell’occhio Draco vide Daphne trattenere a stento le lacrime e poi lasciarle andare, forse sperando che agli altri invitati sarebbero parse lacrime di gioia per la sorella; vide suo marito prenderle la mano, vide dietro di loro Tracey allontanarsi dal proprio posto.

Doveva togliere il fiore dai capelli di Asteria: non era giusto che lui l’amasse solo per quello che nella sua mente rappresentava, non poteva sposare una donna che avrebbe dedicato tutta la sua vita a lui e costringerla a essere la personificazione di un ricordo.

Allungò una mano verso la viola, poi i contorni del volto di Asteria divennero sfocati e di fronte a lui c’era Pansy. Lasciò che le dita si spostassero per accarezzare i capelli neri della sposa, mentre un sorriso illuminava il proprio volto.



Beh, beh, che c'è da dire? Che amo questa storia. È la prima one-shot su HP di cui sono completamente soddisfatta.

Probabilmente chi segue le mie Dransy sarà rimasto stupito da un piccolo, quasi invisibile particolare: Asteria non è una "bitch". Al contrario, è quasi carina e coccolosa! Beh... lasciamo questo particolare da parte e torniamo a odiarla tutti insieme appassionatamente?

La storia è costruita su salti temporali (ma va?): quelli con Pansy sono relativi al quarto-quinto-sesto-settimo anno, quelli con Asteria ai giorni prima delle nozze.

Quando Draco bacia per la prima volta Pansy, mi è sembrato giusto non descriverla nell’atto di saltellare felice per la stanza: Pansy è davvero innamorata di lui e dentro di sé sta esultando non tanto per il bacio, quanto per il fatto che Draco abbia deciso di “aggrapparsi” a lei; sa quindi che non sarebbe giusto mettersi a sorridere dalla felicità, perché è disposta a condividere il suo dolore in quel momento. Non ho potuto scrivere queste cose perché la storia è dal punto di vista di Draco, mi ci tenevo a precisarle.

Non credo ci sia molto da dire sulle viole del pensiero ♥ A parte che, significando tra l’altro “viltà”, non possono che riferirsi anche al comportamento di Draco nei confronti di Asteria (il matrimonio è il punto massimo del suo essere vile).

Titolo e citazione da Panta rei dei FTM ♥ #QuestastoriasostieneiFollowTheMadnelmondo

 

Ringrazio il triplo di quanto ringrazi per le altro storie chi ha letto questa one-shot, perché ci tengo davvero molto. Grazie :) E ringrazio anche Tef per la splendida valutazione! ♥

Medusa



PRIMA CLASSIFICATA - "Conosci il gelido scorrere degli eventi?" di MedusaNoir




Ma sarà che devi iniziare la storia con una citazione dei Follow The Mad?!

Sintassi e grammatica: 9,4/10
Allora, Vittorio Sgarbi direbbe che sei una capra, ma io non sono Vittorio Sgarbi (a dire il vero sono molto peggio, ma al momento sono sotto copertura, capiscimi), perciò mi limito ad osservare che è una storia senza troppi errori grammaticali, i quali sono catalogabili per lo più come sviste. Qui sotto!
1) “Mostrando che il suo “invito” era stata accettato”: stato accettato.
2) “Draco sorrise a sua volta, accarezzandola affettuosamente la testa”: ancora battitura. Accarezzandole.
3) “Il ragazzo tornò verso la scrivania e aprì al cassetto”: no, io credo che apra il cassetto.
4) “Tutti a difendere i Sangue Sporco”: la forma corretta è “Sanguesporco”.
5) L’ultimo errore è nel finale: “Non appena raggiunge il suo futuro sposo”. Raggiunse.

Forma e stile: 9/10
Oh, non credere che io non mi stia compiacendo di aver privato di un punto Miss “Ammetto che scrivo piuttosto bene, sapete, io non credo nella modestia e dico le cose come stanno”. Okay, ti sto facendo il verso, ma sai che ti voglio bene, tsk! Ora non m’insultare davanti al mio esteso pubblico di quattro persone o dovrò segnalarti per scortesia!
Ad ogni modo, sai che amo il tuo stile e tutto ciò che ne deriva e si attorciglia formando storie da magone per giorni (il famoso Angst di Med), il punteggio non pieno è dovuto al fatto che non condivido alcune forme scelte da te e che ora passo a spiegarti. Insomma, se il giudizio non fosse personale resterei anonima, no? Quindi…
1) “Il sorriso che le illuminava il viso si era esteso”: ora che ho letto la frase ad alta voce, ho anche notato una rima scemotta tra sorriso e viso! Comunque la mia obiezione è al verbo “estendere”, che non mi piace riferito a sorriso.
2) “Le guance di Draco si imporporarono”: mah, non credere che ti abbia tolto molto per questa, semplicemente mi irrita la cacofonia delle “i” consecutive, cui si rimedia con un “s’imporporarono”.
3) “Vide che Asteria aveva assunto un’espressione diversa dalla solita, per cui si affrettò a spiegare”: il “per cui” è eccessivamente colloquiale, non mi piace. Bastava un “quindi”.
4) “In quel momento, non riusciva a capire perché a Pansy stesse tanto a cuore, perché la sconvolgesse così tanto”: la virgola dopo “momento” spezza la frase nel punto sbagliato, è come se ti costringesse ad inciampare in una lettura altrimenti lineare.
5) “Mormorò Draco non appena ebbe finito la forza”: ecco, qui forse è un’osservazione del tutto personale, ma il verbo “finire” con “forza” rende poco l’idea. Secondo me dovresti sostituirlo con “esaurire”.
6) “Lo baciò di nuovo, castamente”: so che tu intendevi dire proprio “castamente” e che ora vorresti picchiarmi, ma “castamente” come avverbio mi irrita moltissimo e suona anche abbastanza male. Insomma, non intendo modificare l’idea che vuoi dare, è la scelta di interpellare la castità sotto forma di avverbio che non mi quadra.
7) “Asteria lo aveva cambiato, salvandolo dalla solitudine e fornendogli un motivo per riprendere a vivere”: per una dichiarazione così pesante, trovo il verbo “fornire” poco poetico, inappropriato.
8) il vestito bianco le incorniciava lo splendido fisico, il piccolo seno e la vita sottile: ecco, io direi che il vestito (a proposito, meglio dire “abito”) fascia, non “incornicia”. Effettivamente, un vestito non incornicia, altrimenti la cicciacocca sarebbe logicamente nuda. :D
9) Ultimo, giuro! “Labbra bagnate dalle lacrime, labbra screpolate e spesso sanguinanti per i morsi che la loro proprietaria amava darsi quando era nervosa”: ecco, qui dovresti scegliere una forma verbale che indichi quanto il gesto sia abitudinario, magari ‘soleva’, perché non credo che qualcuno ami mordersi fino a sanguinare.
Mamma mia, sono noiosissima. Me la pianto, giuro.
Per il resto, lo stile favoloso – mai eccessivo né semplicistico, semplicemente ogni parola al posto giusto – tipico della tua narrativa permette di entrare a fondo in ogni tua frase e vivere tutta la storia accanto ai protagonisti. Ottimo lavoro!

Caratterizzazione: 10/10
Halleluja! Se non lo stai pensando, pensalo. Non ti ho mai dato punteggio pieno in una caratterizzazione, non quando mi hai spedito storie su Draco (quindi, ehm… sempre): oggi hai preso un bel 10, e non è perché sono diventata più elastica, fidati! Il tuo lavoro con questi personaggi è degno di lode, e non ti sto leccando i piedini!
Anche perché io non lecco mai i piedini.
Insomma, Draco è a tutti gli effetti il nostro stronzillo imbranatillo, che non piace a tutte (ma solo a Pansy, e ti ho amato per quell’osservazione sul fascino dei Malfoy) e invita una dama al Ballo del Ceppo per pigrizia. E ha questa tendenza ad interiorizzare tutto fino a farlo cicatrizzare, tendenza che – mi piace vederla così – ha assunto durante il suo sesto anno. Mi piace il modo in cui esterni i suoi veri pensieri e sentimenti con dei fiori (viole, ovviamente).
Potrei profondermi in un elogio del tuo Draco, ma rischierei di togliere spazio alla vera diva della tua storia: Pansy! Questa Pansy è una Pansy come non ne vedo da mai, giuro. Con la sua emotività fisica, che la soffoca e le tinge le guance di rosso, il suo sarcasmo con Blaise, l’ira che non riesce proprio a celare e che esplode in quel suo “PARLAMI!”, l’orgoglio che sfuma miseramente di fronte all’amore per Draco e per se stessa con lui. È una Pansy di una profondità d’animo – nonostante non si sbavi in chissà che aforismi filosofici – disarmante. Una Pansy che viene come sbattuta in faccia al lettore, una donna che non si riesce a dimenticare, tanto che non soltanto Draco – e ci mancherebbe – la ricorda, ma anche Astoria, mettendosi una viola tra i capelli, ricorda. Ed eccola qua: Astoria! Ma da te che Astoria mi sarei mai potuta aspettare? Beh, non questa. E questa è l’Astoria che volevo vedere (ah, sì, Asteria: beh, perdonami, ma l’abitudine è abitudine!); anzi, non è così, ne volevo vedere una bastarda e sfigata. Eppure la tua è talmente perfetta da farsi amare così, empatica e adorabile quale l’hai dipinta. Bellissimo lavoro, dico sul serio. Complimenti, cara Med!

Originalità: 4,5/5
È una storia improntata su un alternarsi di presente e flashback, e risulta perfetta nella sua atipicità. Non mi sentirei di importi corsivi per rilevare il passato e l’ora, anzi: l’impostazione è magnifica.
Certo, la storia delle viole è trita e ritrita – non posso non fartelo notare – così come il triangolo Draco/Pansy/Astoria, ma tu hai saputo reinventarli stupendomi ad ogni parola.

Svolgimento della trama: 9,9/10
La tua trama è perfetta, senza alcun difetto, magnifica e… e ha soltanto una piccolissima incongruenza: all’inizio scrivi che Astoria ha sei anni in meno di Draco, poi invece dici che ne ha sette in meno. Tutto qui! Per il resto, come ti ho già detto in mille modi… fa-vo-lo-so.

Gradimento personale: 5/5
Ah, ma dai. Non sarei credibile se osassi privarti anche soltanto di uno 0,01. Ho già descritto ampiamente cosa ho amato della tua storia, perciò ora ti riporto i passaggi che ho evidenziato in rosa, ovverosia quelli che ho amato selvaggiamente, selvaggiamente come soltanto io posso amare, ecco.
1) “Stavo aspettando il momento migliore per chiedertelo, ma mi hai anticipato”: questa è da annoverarsi in “stronzate di Draco Malfoy” insieme alla storia della pigrizia, condite dal “Pansy era l’unica ad aver subito il fascino dei Malfoy”. Epico!
2) “Sono i miei fiori preferiti: non importa se stonano con tutto il resto”. A parte lo spontaneo collegamento con Pansy – tanto che viene da pensare che anche lei stoni con tutto il resto – mi piace la calma ferma con cui Draco stronca le proteste di Astoria.
3) “Tu invece dove hai trovato il tempo per fare il tema, visto che sei sempre così occupato a raderti il petto?”: che Pansy!
4) “Al punto da tapparle il naso, da dipingerle la faccia di chiazze rosse contornate da lacrime e sudore”: mamma mia, quanto amo questo pezzo.
5) “- E tu non puoi impedirmelo.
- Va bene, allora verrò con te.”: questi sono quei momenti di dramma all’ennesima potenza che con Draco e Pansy non si possono mai evitare e che, tuttavia, ogni volta sono una novità. Sei stata brava a renderli ancora due innamorati strappalacrime, perché se non mi facevi lacrimare tu… chi avrebbe potuto?
6) L’intervista con cui Harry salva il culo a Narcissa e famiglia: è una trovata interessante e molto da Potty il supereroe. È soltanto nominato, ma spaventosamente IC.
7) “Per sempre tua (che tu lo voglia o meno)”: ancora forza Pansy, davvero. È una cosa allucinante, le dichiaro amore eterno.
8) Draco accarezza il nome di Pansy. LO ACCAREZZA! Meraviglioso.
9) “Una Maledizione Senza Perdono davanti a tutti, mentre Pansy raccontava a Daphne della notte precedente, dei baci di Draco, delle sue carezze; un lampo verde e il mago era fuggito in preda al panico, finendo sotto le auto che correvano lungo la strada. Draco non aveva potuto nemmeno avere vendetta, l’uomo era morto sul colpo.”: voglio piangere per ore e ore, diamine! Quando sono fatti bene, muoiono! Bastardissima bastarda di una Med, damn it!
10) La scelta di Asteria di infilare una viola del pensiero tra i capelli. Lo sai, mi ha fatta impazzire.
11) “Non lo sapeva, ma tutti gli altri sì.” E tu mi vuoi morta ora.
Ecco, credo di aver finito. Sei arrivata prima (non so come sia possibile, ma in un mio contest ancora non ti era successo) e hai letteralmente stracciato – lo dico senza remore né timore di offendere nessuno – le altre. Questa storia è di un altro pianeta, nulla da fare. Grazie per averla scritta e… sì, mi arrogo il merito di averti dato lo spunto con questo contest.
Insomma, personalmente, io la mia scelta l’ho fatta: I follow the Med.

Totale: 48,4/50
   
 
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