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Autore: mael_    11/08/2012    2 recensioni
Fece per chiudere la borsa sicura che fosse tutto apposto, finché non vide un blocco blu, con al centro lo stemma di Superman.
«Questo non è mio.» Sussurrò con fare stupito e sorpreso. Se non era suo, di chi poteva essere? Notò solo dopo la scritta in nero sul bordino rosso del logo del supereroe, c’era scritto “Sam Evans”.
«Sam cosa stavi cercando sopra?» Chiese subito la madre girandosi verso di lui, attirando l’attenzioni di tutti a tavola. «Sembra importante, è da quando sei tornato che non fai altro che mettere sottosopra la tua stanza.» Continuò.
«Cerco il mio quaderno, sai quello di superman...» Fece lui.
«In quel libro c’è disegnata la ragazza che piace a Sammy! L’ho vista!» Esclamò di punto in bianco Stacy.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rachel Berry, Sam Evans
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«All thanks to a design.»

«Rae, tesoro, è pronta la cena!»
«Arrivo papà!»  Esclamò di rimando la moretta.
Finì di scrivere l’appunto sul libro di geografia e lo chiuse, lasciandoci la matita dentro per tenere il segno. Scese dal letto, si legò i capelli in una cipolla veloce, indossò la vestaglia, le pantofole e scese le scale, raggiungendo la cucina. Sorrise ai papà e si sedette al suo solito posto.
«Cos’hai fatto oggi a scuola?» Chiese Leroy con un sorriso. «Cantato qualcosa al Glee?» Continuò poi.
Rachel ci pensò su, avrebbe voluto rispondere “niente”, ma non era da lei. Di solito raccontava tutto con entusiasmo, invece si sentiva triste, avrebbe tanto voluto filare di nuovo in camera a finire di studiare, o piangere sul cuscino. Inghiottì il boccone d’hamburger vegano, bevve un sorso d’acqua e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi falsi.
«Ho preso due A, Letteratura e Storia. Al glee, a dir la verità, non ho cantato. Non sono dell’umore ultimamente.» Sospirò abbassando lo sguardo, non poteva mentire ai suoi papà, dunque quel sorrisetto sparì.
«E’ per Finn, piccina?» Chiese Hiram, accarezzandole una guancia dolcemente.
Lei annuì e Leroy, sapendola triste, le riempì il bicchiere d’acqua, come faceva sempre. Non avevano mai visto la loro reginetta del dramma così giù di morale, ed era tutta colpa di quell’Hudson, che aveva preferito la perfetta cheerleader Quinn Fabray a lei, che senz’altro era molto più bella e talentuosa di quella lì.
«Non ci pensare tesoro, vai pure, non importa se non hai finito di mangiare.»
«Grazie, papà.» Li abbracciò entrambi e li baciò sulla guancia.
Salendo le scale si strinse nella vestaglia, abbassando lo sguardo. Se grazie allo studio era riuscita a dimenticarsi per un po’ di Finn Hudson, a causa dei suoi padri le era tornato in mente, e aveva di nuovo voglia di piangere a dirotto. Ma no, doveva smetterla. Lei era un’attrice nata, se dentro era a pezzi fuori doveva mostrarsi forte e sicura, non doveva far vedere che era affranta, doveva far credere a tutti che stava meglio di prima, e magari riusciva anche a far credere che si era liberata di un peso. Poteva farlo, lei era Rachel Berry, un giorno avrebbe sfondato a Broadway! Un giorno sarebbe stata sulle labbra di tutti, non doveva permettere ad un ragazzo di renderla fragile, o almeno non più di quanto già non lo fosse.
Non appena dentro la sua camera, si tolse le pantofole e si sedette sul letto, rannicchiandosi su se stessa. Cominciò a pensare all’indomani, avrebbe cantato al glee, sarebbe stata forte e non avrebbe permesso a nessuno di abbatterla. Sorrise e si sistemò a gambe incrociate, prese il libro di geografia, lo riaprì e ricominciò a studiare l’Argentina là dove era rimasta.
Una ventina di minuti dopo, i papà si affacciarono con il capo nella stanza di Rachel, osservandola.
«Noi andiamo a letto, Rae, buonanotte. Non fare tardi.» 
Le mandarono un bacio, lei fece finta di afferrarlo e metterselo in tasca, facendo loro un occhiolino.
«Notte notte.» Sorrise.
Quando furono usciti, si alzò dal letto e si avvicinò alla borsa con i libri che le servivano, gli altri erano a scuola nel suo armadietto. Ripose il libro di geografia e sistemò bene la borsa, mise a posto l’astuccio e lo infilò anch’esso all’interno. Fece per chiudere la borsa sicura che fosse tutto apposto, finché non vide un blocco blu, con al centro lo stemma di Superman.
«Questo non è mio.» Sussurrò con fare stupito e sorpreso.
Se non era suo, di chi poteva essere? Notò solo dopo la scritta in nero sul bordino rosso del logo del supereroe, c’era scritto “Sam Evans”. Inarcò un sopracciglio, com’era potuto finire lì dentro? Lo prese, dopodiché chiuse la borsa e si sistemo a letto, con l’abat-jour accesa. Esitò ad aprirlo, perché farsi gli affari del nuovo ragazzo, perché semplicemente non andare da lui e ridarglielo? Non aveva senso leggere o vedere quel che c’era all’interno di quel blocco, perché non era suo e lei non era un’impicciona. Beh, impicciona lo era, ma doveva darsi un contegno. Ma dai, sarà solo un quaderno di una materia e dentro non troverei altro che appunti si disse a mente, era inutile sbirciare, dunque lo posò sul comodino, spense la luce e chiuse gli occhi, addormentandosi poco dopo.
Fu verso le cinque del mattino che si sentì una folata di vento e un tonfo, leggero, niente di ché. Ma nel sogno di Rachel quel tonfo si moltiplicò tanto che si svegliò di soprassalto, spaventata. Si guardò attorno e si chiese cosa fosse caduto, cercando qualcosa per terra solo con la luce della luna. Stava per rassegnarsi quando si sporse dall’altra parte del letto, notando a terra il blocco di Sam, aperto.
Ora, conoscendo Rachel e la sua determinatezza nel fare le cose che si imponeva, se il quaderno fosse stato chiuso l’avrebbe preso, posato e si sarebbe rimessa a dormire tranquillamente, come deciso in precedenza e come se nulla fosse accaduto. Peccato che il blocco fosse aperto e la sua curiosità, che già era presente quando l’aveva trovato nella sua borsa, si era triplicata alla vista di quel che vi era all’interno. Scese dal letto, accese la lampadina e prese il quaderno da terra, rinfilandosi poi sotto le coperte.
Se avesse visto delle scritte, degli schemi o delle operazioni di matematica avrebbe sicuramente chiuso e lasciato perdere. Ma avanti ai suoi occhi sostava una ragazza bellissima, neanche Quinn Fabray poteva essere paragonata a tanta bellezza, era la perfezione, niente sembrava stonare su quel viso. Per un attimo la moretta fu sicura che il foglio fosse stampato e che non fosse opera di Sam, almeno finché non ci passò la mancina sopra, carezzando il foglio. Si sentiva che il ragazzo, disegnando, aveva calcato, avendo usato anche l’inchiostro per terminare il lavoro. Osservando meglio il disegno Rachel constatò che quella fosse la controparte femminile del supereroe Superman, dunque Superwoman, o Supergirl, avendo un top con la famosa S, come la copertina del quaderno. Ne rimase incantata, non faceva che osservare le linee così perfette che si estendevano sul foglio.
Si poteva dire che avesse saziato la sua curiosità, ora sapeva che nel blocco c’erano i disegni del ragazzo, dunque poteva chiudere e tornare a dormire, erano pur sempre le cinque del mattino. E invece no! Perché a Rachel Berry non importava se quel ragazzo avesse scritto segreti, oltre ad aver disegnato, a lei importava solo impicciarsi, non lo faceva apposta, era nella sua natura. Non deve per forza saperlo, giusto? pensò, perché dirglielo, bastava che alla domanda “L’hai aperto?”, lei rispondesse un semplice no, era un’attrice, anche quello era nella sua natura! Poteva farcela benissimo.
Dunque tornò all’inizio del quaderno, alla prima pagina, dove non vi era altro che una scritta, in cicciotto, leggermente trasandata. “Me, my self and I.” poi, tra parentesi, il nome del ragazzo, anche se era illeggibile lei riusciva a capirlo. Passò alla seconda pagina, alla terza, alla quarta, alla quinta, e non si fermò più.
Passò disegni di supereroi, ritratti di attori e attrici, ritratti di personaggi di film come Avatar, ritratti dei fratellini, fino a quando non arrivo ad un ritratto di Quinn. Per quanto Rachel odiasse la ragazza per essersi presa Finn, sapeva che non poteva vincere contro di lei. Non aveva senso, lei era bella, bionda, aveva un naso perfetto e aveva una bella voce. Solo su quest’ultimo punto Rachel aveva delle speranze, ma su tutti gli altri, sul corpo, sulla fama o altro, lei perdeva, anzi, non c’era nemmeno competizione. Quinn Fabray riusciva ad avere ai suoi piedi i ragazzi più belli del McKinley, Finn, Noah e chissà quanti altri ragazzi che avevano una cotta per lei, magari anche sin dalle elementari. Perfino Sam era ai suoi piedi, per Rachel era un bel ragazzo, aveva anche una bella voce, e una mano molto artistica, dati quei disegni. Se fosse andata avanti cos’avrebbe trovato? Altri ritratti di Miss Perfezione? Sospirò e girò la pagina, trovando appunto altri ritratti della bionda, per una decina di pagine, poi girò e vide un disegno pasticciato con l’inchiostro. Evidentemente, al momento della rottura, lui aveva ancora quel disegno da finire e invece di lasciarlo così com’era aveva deciso di rovinarlo, per sfogarsi come meglio credeva. Rachel si portò una mano davanti alla bocca, rattristendosi. Non ci aveva pensato che non era l’unica che usciva sconfitta da quella storia, perché anche Sam era stato lasciato, proprio come lei, a favore della coppia Hudson-Fabray.
Dopo quel disegno il ragazzo aveva ripreso a disegnare supereroi e attori, e quando sorpassò il disegno di Supergirl visto all’inizio, Rachel vide un ritratto. Per un attimo chiuse gli occhi, li strizzò forte e li riaprì, credendo di aver visto male. Ma no. Non si sbagliava, era lei e stava sorridendo. Accarezzò il disegno notando quanto fosse bello e fatto bene, ma non capiva. Andò avanti e ne vide un altro, una Rachel a sguardo basso mentre camminava con i quaderni stretti al petto. Poi ancora, una Rachel stufa della lezione che si teneva la testa con le mani. Ancora, ancora e ancora disegni su di lei! Dopo un attimo di stupore sorrise arrossendo. Quando dopo un suo ritratto incompleto vide una pagina bianca, ancora da disegnare, chiuse di scatto il blocco e come se niente fosse lo poggiò sul comodino, spense la luce e si rimise a dormire.

«Dov’è? Dove sta? No, no, no!»
«Sammy, è pronta la cena.» La vocina adorabile che contrastava le lamentele del ragazzo era di Stacy, la sorellina di lui, che aveva infiltrato la testolina nella stanza.
«Hasey, hasey.» Fece lui passandosi una mano fra i capelli.
«Che?» Chiese la piccina arricciando il naso.
Lui sorrise, scosse la testa e le spiegò di aver detto che aveva fatto in Na’vi.
«Sammy come fai? Le ricordi tutte a meromia
Avvicinandosi la prese in braccio e uscì dalla stanza, andando verso la cucina. A lui quella lingua inventata piaceva, gli piaceva così tanto che in poco tempo era riuscito ad imparare tutto, facendo ricerche e andando in biblioteca, per confrontare il tutto. Ce l’aveva messa tutta ed ora poteva dire fieramente di saper parlare una lingua nuova, il Na’vi.
«Si dice memoria, Stacy.» La corresse lui. «E sì le ricordo tutte a memoria perché le ho studiate e imparate!»
Arrivato in cucina sistemò sulla sedia la sorella e poi si mise seduto.
«Sam cosa stavi cercando sopra?» Chiese subito la madre girandosi verso di lui, attirando l’attenzioni di tutti a tavola. «Sembra importante, è da quando sei tornato che non fai altro che mettere sottosopra la tua stanza.» Continuò.
«Cerco il mio quaderno, sai quello di superman...» Fece lui.
«Forse l’hai lasciato a scuola!» Commentò il padre.
Era ragionevole, probabilmente s’era distratto e invece di metterselo in borsa l’aveva lasciato nel suo armadietto. Dunque non c’era problema! E invece no, il problema c’era, perché nonostante l’averlo lasciato nell’armadietto era probabile, lui temeva che qualcuno l’avesse preso. E se era successo allora stava a significare che qualcuno era a conoscenza di tutto ciò che gli piaceva. Beh no, lui era preoccupato che quel qualcuno potesse scoprire la sua cotta per Rachel Berry. Non che se ne vergognasse, però a scuola nessuno teneva la bocca chiusa e sarebbe stato sulla bocca di tutti presto, e poi l’avrebbe saputo anche lei stessa. E dopotutto lui era il nuovo, quale migliore occasione per deriderlo mostrando a tutti i suoi disegni!
«Sì, sarà così...» Sospirò lui, giocherellando con la pasta nel piatto, smuovendola.
«In quel libro c’è disegnata la ragazza che piace a Sammy! L’ho vista!» Esclamò di punto in bianco Stacy.
«Zitta!» Il ragazzo strabuzzò gli occhi incredulo e guardò male la sorella, che invece ridacchiava insieme a Steve, e dopo poco si aggiunsero anche i suoi genitori.
«Che c’è di male, ti piace una ragazza non c’è problema, è un bene che tu abbia dimenticato Quinn dopo quel che è successo.» Fece il padre, dandogli una pacca sulla spalla.
Non voleva che i genitori gli facessero una predica sul come comportarsi. Continuava a giocherellare con la pasta, prendendone un boccone di tanto in tanto.
«Già.» Mormorò.
Cominciò a mangiare più velocemente, voleva solo andarsene a letto, così che il giorno dopo potesse finalmente prendere il suo blocco dall’armadietto, perché era lì che l’aveva lasciato, no? Beh no, ma lui questo non lo sapeva.
«Stacy, Steve, cos’avete fatto a scuola oggi?»
Fortunatamente cambiarono discorso, e a Sam non restava che sorbirsi le chiacchiere dei fratellini che raccontavano di come avessero imbrattato un foglio di mani colorate, avendole intinte nella pittura. Neanche dovette per forza ascoltare, dunque finì in fretta di mangiare, bevve l’acqua e poi chiese di poter andare. Ricevuto il consenso si avviò subito verso la stanza, preparò le cose per l’indomani mattina, mise a posto ciò che aveva scombussolato per cercare il suo quaderno e si mise a letto dopo aver preso un fumetto, Ranma ½. Prese a leggerlo con la lampadina accesa, fino a quando non si addormentò con ancora il libricino in mano.

Rachel, arrivata a scuola, si guardava attorno mordicchiandosi il labbro inferiore. Stava cercando il suo compagno, così che potesse ridargli il blocco mentendo spudoratamente alla domanda che sarebbe sicuramente arrivata dalle grandi labbra del ragazzo. Come una cantilena si ripeteva a mente non l’ho aperto, non l’ho aperto sperando di convincere perfino se stessa. Ma a chi la dava a bere, poteva anche essere la regina del dramma, un’attrice perfetta e quel che voleva ma non poteva mentire su una cosa del genere. Aveva visto quei disegni, tutti li aveva visti e, sebbene fossero splendidi, erano sbagliati! Del tutto sbagliati! Come poteva dirgli che non li aveva visti, se ancora ne era scioccata e gratificata allo stesso tempo?!  Si sentiva speciale, qualcuno l’aveva disegnata su ben più di quindici pagine di un quaderno, ma quel qualcuno era Sam Evans, quarterback, ex ragazzo della capo cheerleader, era un ragazzo bello e uno come lui non poteva interessarsi a Rachel Barbra Berry. Certo, era più o meno la stessa storia con Finn, ma quest’ultimo era diverso. O forse no?
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che Sam era passato accanto a lei, praticamente correndo verso il suo armadietto per poter finalmente essere sicuro che nessuno aveva preso per sbaglio il suo quaderno. Mise in fretta la combinazione, aprì l’armadietto e il sorriso che teneva sulle labbra sparì. No, no, no! pensò spostando tutto all’interno, scoprendo che non c’era. Continuò a cercarlo, e per sicurezza lo ricercò anche nello zaino.
«Cerchi questo?»
Sorrise felice vedendo che il suo quaderno gli era appena apparso davanti, ma quando riconobbe la mano che lo teneva e ripensò alla voce che aveva parlato, il sorriso sparì nuovamente. Deglutì e prese in mano il blocco che gli porgeva Rachel, abbassando lo sguardo.
«Grazie, ehm, dove l’hai trovato?» Chiese sperando che la ragazza l’avesse trovato poco prima, e non che l’avesse avuto per tutto il tempo.
«Era nella mia borsa, evidentemente mi sono sbagliata a lezione di Letteratura e l’ho preso.» Fece spallucce lei, stringendosi al petto i libri che aveva appena preso, sfoggiando un sorriso.
Lei cercava di non essere fredda con lui, per quel che aveva scoperto, e lui cercava di non sembrare un tipo che nascondeva qualcosa.
«E... L’ha-’hai...» Deglutì e schiarì la voce, prima di continuare: «mh, l’hai aperto?» concluse alzando lo sguardo su di lei, come speranzoso.
«Perché, c’è qualcosa di scandaloso?» Fece lei ancora sorridendo.
Lui espirò l’aria che aveva trattenuto per almeno cinque secondi, sollevato che lei, con quella domanda, aveva ammesso di non averlo aperto. Non poteva sapere che la moretta, invece, stesse cercando di fargli dire la verità o magari di farlo dichiarare. Dichiarare? No, non voglio farlo dichiarare, non importa se Sam Evans è innamorato di me, io amo Finn pensò. Eppure il cuore le batteva, perché sperava che lui le dicesse qualcosa. Abbassò anche lo sguardo, mentre il sorriso si ammosciava un po’.
«Beh c’è un segreto che non voglio che le persone sappiano, non l’ho detto neanche a Quinn.» Fece lui arricciando il naso. «Beh, grazie per avermelo riportato, Rachel, ci vediamo al glee!»
«Ciao, Samuel.» Sorrise lei.
Stupida, stupida, stupida! Doveva dirgli che l’aveva visto, perché mentire? Perché farlo illudere? Avrebbe dovuto dirgli che lei non provava nulla per lui, che avrebbe dovuto cercarsi una ragazza più adatta, che potesse amarlo a dovere, come meritava.
E stupido lui, che non le aveva detto cosa c’era all’interno che non voleva che vedesse. Doveva mostrarglielo e dichiararsi, male che fosse andata ci sarebbe passato sopra. Magari da solo, senza adoperare la teoria del “Chiodo scaccia chiodo”. Nì’awtu, da solo.

Era arrivato il week-and di quella stancante settimana. Rachel era a letto, al computer, cercando video di suoi idoli per non pensare ad altro. Anzi, non pensare a lui. Da martedì che gli aveva riportato il blocco, a venerdì che era finita la settimana, non aveva fatto altro che guardarlo, spiarlo quando poteva, osservarlo a lezione, sperare sempre di vederlo in ogni minuto e quando ci riusciva il cuore cominciava a battere. Finn? No, Sam Evans. Da quando aveva scoperto quei disegni non faceva altro che pensarci. E quando riusciva a pensare ad altro, lui la guardava e i loro occhi si incontravano. A quel punto lei sprofondava, avvampava e abbassava lo sguardo meravigliata da quei suoi occhi blu oceano.
Lui non era da meno, stava iniziando un altro disegno, a casa, ritraendo perfettamente il momento in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli di lui. Sorrideva mentre la sua mano scorreva veloce, quel disegno poteva ultimarlo anche ad occhi chiusi per quanto ricordasse bene quel preciso istante. Beh, era innamorato! Si poteva capire, sentiva le farfalle nello stomaco quando lei lo salutava, sorrideva come un ebete e Santana Lopez, accanto a lui al glee club, poteva giurare di averlo visto con la bocca aperta mentre Rachel cantava, e forse anche con la bava. «Se non chiudi quella bocca giuro che ti ci ficco delle palle da tennis un giorno, così rispondiamo finalmente a Puck e alle sue domande idiote. Vale*?» gli aveva detto, e lui l’aveva chiusa immediatamente spaventato dall’ira dell’ispanica.

Aveva deciso, salì in macchina con sguardo sicuro e si avviò a casa Evans. Non ci avrebbe girato intorno, l’avrebbe fatto davvero. Sarebbe andato da lui e gli avrebbe detto tutto quanto, tutto quel che pensava, tutto quel che non gli aveva detto quando avrebbe dovuto. Si era convinta, se non riusciva a togliersi dalla testa quel biondino un motivo c’era e l’avrebbe rivelato proprio a lui.
Quando arrivò scese dalla macchina stirandosi la gonnellina marrone, fece un passo e poi si girò tornando verso l’auto credendo di non poterci riuscire. Posso farcela, posso farcela si ripeté prima di girarsi di nuovo e andare verso la porta. Respirò ed espirò, prese coraggio e poi suonò il campanello. Però tutta la fermezza che aveva racimolato cedette a due mani che si torturavano fra loro dietro il corpo esile della Berry e un labbro morsicato insistentemente pur di non pensare di fare figuracce.
La porta si aprì e comparvero due bambini sorridenti, con qualche dentino dondolante, che fecero sorridere Rachel e la tranquillizzarono.
«Tu sei la ragazza che ho visto nei disegni di Sammy!!» Sorrise Stacy indicandola col ditino della mancina.
Rachel stava per chiedere di poter entrare, ma la bimba fece prima, infatti la prese per mano e la trascinò dentro sotto lo sguardo della madre.
«Sa-Salve signora Evans. Ecco, io... potrei parlare con Sam?» Fece Rachel con ancora la manina della bimba nella sua.
«Certo, Sam è di sopra, vieni ti accompagno. Stacy, Steve, andate da papà forza, non date fastidio a...»
«Rachel Berry, signora, piacere.»
Allungò la mano sorridendo e la donna la strinse, per poi accompagnarla su per le scale. Era contenta di non essere stata accolta da Sam, altrimenti sarebbe diventata all’improvviso balbuziente.
La donna bussò alla porta della camera del ragazzo. Quest’ultimo chiuse di scatto il quaderno, lo ripose sotto il cuscino e si sdraiò sul letto, facendo finta di leggere.
«
Sam, c’è un’amica che vuole vederti.»
«Va bene!»
La porta si aprì e Rachel, dopo aver ringraziato la donna, entrò chiudendosi la porta alle spalle. Sam s’era messo seduto osservandola, con un sopracciglio inarcato.
«Ehm, ciao, Sam. Scusami se non ti ho detto nulla del mio arrivo, ma è stata una decisione presa all’ultimo momento... ecco io, devo parlarti.» Fece tutto d’un fiato.
Il ragazzo le fece cenno di sedersi accanto a lui e lei lo fece, sistemandosi in modo da poterlo guardare negli occhi. Giunse le mani sulla gonnellina e guardò in basso, prese tutto il coraggio che potesse avere e poi alzò lo sguardo verso di lui.
«Ti ho mentito.»
La mente di Sam si rabbuiò cercando di ricordare in quale possibile circostanza lei avrebbe potuto mentirgli, non pensava minimamente che fosse per il quaderno, l’aveva superato ed era così sicuro che lei gli avesse detto la verità che scartò subito l’opzione. Forse aveva mentito quando gli aveva spiegato la Rivoluzione Francese, quando lui non l’aveva capita bene? Oppure aveva mentito sul luogo della morte di Pablo Picasso quando l’aveva chiesta per il compito in classe? Erano quelle le lezioni che avevano insieme ed erano quelli gli argomenti di cui parlavano ultimamente, dato che prima della restituzione del blocco non s’erano mai parlati a dovere. Quindi non capiva su cosa lei potesse avergli mentito.
«Su cosa?» Chiese dunque.
«Sul quaderno!»
Lo sguardo di Sam si incupì.
«E’ successo per caso, mi sono svegliata di soprassalto per un rumore e ho trovato il blocco aperto su un disegno. Curiosa l’ho sfogliato tutto, fino all’ultimo disegno. Non fare così... Ti ho mentito perché non volevo ferirti dicendoti che non provavo nulla per te, e una parte di me desiderava che mi raccontassi tu cosa ci fosse all’interno. Forse c’era bisogno che io vedessi quel quaderno per rendermi conto che» Si bloccò di colpo.
Le mani di Sam s’erano insinuate fra i suoi capelli e le sue labbra s’erano avvicinate così velocemente che non terminò la frase, incantata da quegli occhi che la fissavano poco prima di chiuderli. Il cuore di entrambi prese a martellare velocemente. Rachel circondò il suo collo con le braccia e si avvicinò, così da riuscire ad assaporare meglio quelle meravigliose labbra su cui fantasticava da una settimana.
«mi sono innamorata di te.» Concluse non appena si allontanarono un poco.
Sam fu così felice di quel che udirono le sue orecchie, che rise facendo sfiorare i loro nasi con un moto lento ed estremamente dolce, che fece sorridere Rachel.
«Mamma mamma si sono baciati!» Urlò scappando Stacy.
Non s’erano accorti della testolina bionda che li spiava da un po’.
I due ragazzi si girarono verso la porta e scoppiarono a ridere.

Quattro mesi dopo.
«Kaltzì!» Fece una Rachel sorridente, andando ad abbracciare il suo ragazzo che era apparso sulla soglia di casa Berry.
Non aveva detto altro che “ciao”, in Na’vi, che aveva chiesto espressamente di farsi insegnare dopo essersi innamorata del film Avatar, che non era assolutamente un musical.
«Vedo che impari in fretta!» Rise lui, lasciandole un piccolo bacio sbrigativo sul collo, prima che arrivassero i papà della moretta.
«Ho un buon professore.» Disse lei facendo spallucce.

«Allora eccoti un’altra lezioncina. Oel ngati kameie.» Sussurrò Sam. «Significa. “Io vedo dentro te”, o se preferisci... Ti amo.»
Sorrisero entrambi, sfiorandosi con le labbra.
«Oh beh, allora Oel ngati kameie anche io.»



*Va bene?



{Autrice.
D: TITOLO ORRIBILE LASCIATELO PERDERE NON SAPEVO CHE CAVOLO SCRIVERCI. XD
Oh, sono quattro giorni che ci lavoro sopra e spero che non sia uscita una cagata assurda. Q-Q Ci ho messo il cuore, davvero, non vedevo l’ora di postarla questa OneShot e spero davvero che vi piaccia. *w* L'ho messa OOC anche se non sembra che sia uscita tanto fuori dal personaggio, però per sicurezza. XD
Oh, citiamo
Kathlyn per i nomi dei bambini, sembra stupido ma non si sa mai. è.é adoro come scrive. :3
xoxo,
Elena.

  
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