Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Sigyn    12/08/2012    1 recensioni
C'è un estraneo, in casa Braginsky.
[Male!Ucraina, Fem!Russia, Male!Bielorussia - vaghi accenni Fem!Generale Inverno/Fem!Russia e onesided!Male!Bielorussia/Fem!Russia]
[Può essere letta indipendentemente da How I Met My Boyfriend, ma fa parte dello stesso 'verse]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Russia/Ivan Braginski, Ucraina
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Boys will be Girls and Girls will be Boys '
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Holding Hands

 


La prima volta che lo vede, Ippolite ha nove anni.


L’altro bambino è più piccolo di lui, più piccolo persino di Yelena. Se ne sta in silenzio davanti alla forma alta e massiccia del padre di Ippolite, l’espressione smarrita, diffidente. A sua sorella non piace, lo legge chiaramente nel mondo in cui la sua mano tozza e paffuta stringe la sua, quasi fino a fargli male.

Ma Lena è ancora piccola, e non capisce perché un estraneo all’improvviso debba venire a vivere con loro. Lo sa da mesi, ma sapere non significa comprendere, né abituarsi ad un'idea.

Anche Ippolite vorrebbe ancora che i suoi genitori ci ripensassero, che si potesse trovare un’altra soluzione. La sua famiglia è perfetta così com’è, e adesso niente sarà più come prima. Ma lo sguardo incerto e speranzoso degli occhi chiari e tristi di sua madre, ancora sulla soglia della porta, gli fa capire che la situazione non cambierà.

Per un attimo, la voce profonda e calma di suo padre gli riecheggia nella mente, e per la prima volta le sue parole suonano dolorose, terrificanti.

Cercate di diventare suoi amici. Per vostra madre è molto importante: la mamma di Anatol era una delle sue migliori amiche, anche se vivendo lontane non potevano più stare insieme come un tempo. E poi, non sarebbe bello, avere un nuovo fratellino?

Ippolite non vuole deludere la mamma, e gli dispiace per ciò che è accaduto all’altro bambino. Ma il ricordo di quanto era geloso di Lena una volta, per quanto vago e riportato alla sua mente solo dalle occasionali battute e storie di suo padre, è ancora dentro di lui, nascosto in qualche ricordo nebuloso e immagine sfocata. Non vuole che anche sua sorella si senta così, pensa lanciando un rapido sguardo alla bambina bassa e rotondetta al suo fianco.

Non vuole essere geloso di nuovo. Non vuole che tutto sia rovinato da qualcuno che non è nemmeno veramente un suo parente.

Ma poi guarda di nuovo l’altro bambino, lo straniero dalla vecchia terra di sua madre.  Anatol Arlovsky, che ha perso i suoi genitori e non ha una sorellina da proteggere né un fratellone che lo protegga da tutto ciò che il mondo gli ha riversato addosso.

Anatol, piccolo ed esile, che non osa avvicinarsi troppo né a loro né al suo nuovo padre, con un aria perfino più spaventata di Yelena e gli occhi chiari che fissano insistentemente il pavimento di legno chiaro.

La mano destra di Ippolite è ancora stretta in quella di sua sorella, ma la sinistra adesso è tesa verso suo fratello.

 

Anni dopo, quando Ippolite li guarda entrambi, quasi non li riconosce.

Yelena – perché adesso Lena è solo un vecchio soprannome da bambina, una delle tante cose che hanno riposto nelle scatole dei vecchi giocattoli in soffitta, tra una trottola dai colori vivaci e una bambola di pezza – è una ragazza splendida: alta, pallida, con lunghi capelli chiari e occhi da cerbiatta così blu da tendere al viola. Ama sempre troppo i dolci per essere magra, ma le sue forme sono morbide e prosperose, più quelle di una bellezza mediterranea che di una ragazza dell’Est. Eppure, tutti si limitano ad ammirarla da lontano, e nessuno osa avvicinarla.

C’è qualcosa di troppo zuccheroso nel suo sorriso, di troppo autoritario nella sua voce dolce, di troppo malinconico nei suoi occhi. Qualcosa che Ippolite non sa, che intuisce soltanto – qualcosa che riguarda la vecchia signora dai lunghi capelli bianchi che una volta era la loro vicina di casa, ma che lui non riesce a riconoscere.

Ippolite non chiede, e quando trova abbastanza coraggio per farlo sua sorella sorride e non risponde.

Forse Anatol capisce – questo spiegherebbe il suo ossessivo desiderio di proteggere Yelena e starle sempre accanto, almeno – ma nemmeno lui ne parla.

Lui non sorride, e a volte Ippolite si domanda se lo abbia mai fatto. Lo ricorda, certo, ma quelle memorie sono sbiadite, nebulose, come fotografie ingiallite in un vecchio album di famiglia che si ripromette sempre di cercare ma che forse, in realtà, è perso per sempre – e ora l’espressione più frequente sul volto di Anatol è quasi quella del suo primo giorno a casa Braginsky.

Quasi, perché se la diffidenza è rimasta, lo smarrimento e la paura sono stati sostituiti da una nuova, severa durezza, più adulta della sua età. È cambiato così tanto, è così lontano dal bambino impaurito che Ippolite una volta aveva voluto proteggere ...

Adesso Anatol si protegge da solo, con quella violenta freddezza che è così tipica del suo carattere, a costo di allontanarsi sempre di più da chi gli sta intorno. Compensa i buoni voti con le risse con gli altri ragazzi, suo fratello, e non lascia che nessuno gli si avvicini.

Nessuno, nemmeno suo fratello. Nessuno, tranne Yelena, che rifugge il suo contatto come chiunque altro.

A volte, quando Yelena lo abbandona con una delle sue scuse inverosimili, Ippolite lo guarda fissare il vuoto, perso nei propri pensieri. In quei momenti, gli sembra che ad Anatol non importi tanto di loro sorella, quanto di avere qualcuno accanto.

I loro genitori si chiedono cosa abbiano sbagliato, Ippolite lo sa.

Ma sa anche che in realtà è tutta colpa sua. Perché non sa come proteggere i suoi fratelli, perché non sa come capirli, perché non è il buon fratello maggiore che ha sempre voluto essere.

Eppure, pensa Ippolite a volte, sarebbe così semplice prendere di nuovo per mano i suoi fratelli, esattamente come quella volta.

 

 

 

Note finali:

Riguardo ai nomi, che a prima vista possono sembrare strani e inusuali rispetto a quelli Canon e a quelli usati generalmente nel Fandom, me la cavo con una citazione dalla mia AU Male!Ungheria/Male!Bielorussia, How I Met My Boyfriend:

“Per Anatol, invece, entra in gioco il mio senso dell’umorismo contorto e nerd. In Guerra e Pace di Tolstoj, i due figli del principe Vasilij sono Ippolite e Anatol’: “un imbecille tranquillo” e “un imbecille irrequieto”. A parte le mie immagini mentali di Fem!Russia che descrive i suoi fratelli in questo modo, Anatol’ è il minore e (come viene detto fin dal prologo) il meno raccomandabile dei due. Loro sorella è la bellissima quanto immorale Hélène, che secondo certi pettegolezzi avrebbe una relazione con Anatol’: l’autore non smentisce né conferma mai apertamente queste dicerie ma l’incesto è, piuttosto, intuibile da alcuni particolari”.

Per Fem!Russia, ho scelto il nome Yelena perché Hélène alle mie orecchie suonava fin troppo francese, mentre Elena mi sembrava troppo italiano, o comunque mediterraneo, e ... beh, diciamo solo che creerebbe un bizzarro caso di omonimia, per me.

Questa versione russa, invece, non solo mi dà l’impressione di essere più elegante, ma ha anche una bella assonanza con Yekaterina, nome abbastanza popolare per Ucraina.

Ecco, ora lo sapete. Adesso, potete trovare le mie scelte strane e inusuali.

Infine, una piccola dedica a yanyan: perché la conosco (virtualmente parlando) da pochissimo tempo e già condivide tutti i miei scleri e la mia insensatezza generale, e perché la Rodelind-centric prima o poi arriverà – devo solo convincere Gilda a non ostacolarmi troppo con le sue arie da primadonna.     

 
  
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