Nota: Questa
storia si è classificata seconda al "Summer contest - Obbligo e
Tabù", indetto da Butterphil, CinziaBella1987, ElleSinclaire, Emily
Alexandre.
Le condizioni del contest erano queste:
Location: un museo famoso;
Personaggi: un uomo di settant'anni e una donna di sessanta, entrambi vedovi;
Obblighi: pesce rosso, condizionatori, bacio.
Spero che questo racconto delirante vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo! (:
Le condizioni del contest erano queste:
Location: un museo famoso;
Personaggi: un uomo di settant'anni e una donna di sessanta, entrambi vedovi;
Obblighi: pesce rosso, condizionatori, bacio.
Spero che questo racconto delirante vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverlo! (:
La promessa
Baudelaire
proponeva alla madre Caroline incontri
clandestini al Louvre: «Non c'è posto dove si possa chiacchierare
meglio; è riscaldato, si può rimanere in attesa senza annoiarsi, e
d'altra parte per una donna è il luogo d'incontro più decente».
(R.
Calasso, “La folie Baudelaire” - Lettera di C. Baudelaire a C.
Aupick, 16 Dicembre 1847)
Spesso,
quando sentiva il suo passo lento e pesante, si rammaricava della sua
vecchiezza.
Ora,
il giorno dopo la morte di Benedetta, le sale immense del museo
glielo ricordavano crudeli in mille echi.
Sospirò,
ma subito l'aria si incastrò nella sua gola e gli provocò un
attacco di tosse, come a rimarcare il suo accordo ai pavimenti,
all'impressione dei suoi passi. Si fermò e lo costrinse in un
fazzoletto elegante. Passò piuttosto in fretta, ma non abbastanza da
non lasciarlo più spossato di prima.
Aveva
sempre fumato, ma mai come negli ultimi vent’anni. Dopo la morte di
Alfredo aveva ardentemente desiderato di morire lui stesso, e
l'avrebbe fatto, se Rosa non l'avesse minacciato in quel suo modo
buffo e tremendo insieme, rammentandogli la promessa ancestrale del
loro rapporto. Il ricordo lo faceva sempre sorridere e non poteva
fare a meno di esserle sempre grato, non tanto per il gesto in sé,
quanto per l'affetto che sempre e da sempre nutriva per lui. Ripensò
ai loro primi giorni, alla spietata coincidenza in quel pub
malandato, a quella promessa sbagliata fatta da ubriachi e mai più
dimenticata. Oh, non sbagliata per lui, certo: l'aveva praticamente
salvato.
Sbagliata
per lei, che era ancora una ragazzina vorace di vita.
In
fin dei conti, Andrea sperava che Rosa fosse confortata dall'aver
avuto la sua dose di maledettismo, che, da giovane, tanto
ardentemente ricercava, con il suo cianciare intorno a Baudelaire.
Gli sembrò strano, perché si parlava della maledizione insita
nell'individuo stesso, nell'amore, ma mai in un'amicizia. Forse la
loro era stata la prima amicizia maledetta della storia.
La
trovò dove si aspettava, ritta accanto alla porta, davanti a quel
quadro semi-sconosciuto che ogni volta la rapiva e le rinnovava il
ricordo della bassezza dell'umanità, dell'avidità umana.
Per
un momento gli mancò il respiro.
Sembrava
che il suo corpo fosse fatto apposta per la vecchiaia. Piccola e
ritta com'era sempre stata, nei suoi sessant'anni perdeva ogni
ridicolo e acquistava una nuova dignità, con la sua energia ridotta
ben rinchiusa nel corpicino. Dopotutto, pensò Andrea, aveva sempre
avuto il carattere di una vecchia bisbetica: ora ne aveva l'attributo
principale.
“Come
hai fatto a trovarmi?” chiese lei, senza neppure voltarsi.
Andrea
rifletté che la sua voce era diventata più scura, graffiante e
ricordò che le sue parole erano sempre state di carta vetrata,
quando lei l'aveva desiderato.
“Conosco la tua ossessione per Baudelaire, e so che non ami gli Uffizi.” rispose lui, “Quanto al fatto che fossi a Firenze, tua nipote l'aveva scritto su Facebook.” mentì.
“Conosco la tua ossessione per Baudelaire, e so che non ami gli Uffizi.” rispose lui, “Quanto al fatto che fossi a Firenze, tua nipote l'aveva scritto su Facebook.” mentì.
Immediatamente,
Rosa si voltò e tornò ad avere vent'anni: “Quella ha bisogno di
una bella lavata di capo! Le piace troppo burlarsi della nonna che
prende l'aereo Ryanair da sola per andare dall'amica morta!”
proruppe d'un fiato.
Andrea
rimase a guardarla, estasiato.
“Non
sei cambiata per niente in questi vent'anni.”
“Non
dire sciocchezze! Ho più rughe di quante ne aveva mia nonna a
novanta.”
Andrea
tentò di ridere, ma la risata si trasformò ben presto in un attacco
di tosse. Un brivido d'allarme scosse lo sguardo di Rosa, mentre lei
gli si avvicinava e gli poneva una mano sulla schiena.
“Se
continui così, sputerai i polmoni.” disse, con un tono fintamente
indifferente, evitando di guardarlo.
Lui
si coprì la bocca con il fazzoletto, chiuse gli occhi e, sforzandosi
di respirare normalmente, si raddrizzò e si ricompose, mentre Rosa
toglieva in fretta la mano dalla sua schiena.
Solo
allora, si azzardò a parlare: “Sempre la solita gentile!”
“Sempre
il solito ingenuo, che si aspetta che io lo sia!”
“Non
sei cambiata per niente.” ripeté lui, facendosi serio.
“Non
fare il sentimentale.”
“No,
sul serio: non so proprio dove tu prenda tutta quell'energia, alla
tua età.”
“Certo che non lo sai: tu, di energia, non ne avevi nemmeno a trent'anni.”
“Certo che non lo sai: tu, di energia, non ne avevi nemmeno a trent'anni.”
“Touché,
hai ragione.”
“Oh, ecco che fine hanno fatto i corsi di Francese di tua moglie!” scherzò lei, ma subito la voce le si spense, e il suo sguardo si perse nel vuoto.
“Oh, ecco che fine hanno fatto i corsi di Francese di tua moglie!” scherzò lei, ma subito la voce le si spense, e il suo sguardo si perse nel vuoto.
“Sai
cosa odiavo di più di Benedetta?” fece Andrea, dopo una lunga
pausa, “I suoi baci. Immagino che fosse la stessa sensazione che si
prova nel baciare un pesce rosso: se ne stava lì, con gli occhi
spalancati e le labbra tirate in fuori, in attesa che tu facessi il
lavoro sporco.”
Rosa
rise, incerta, ma si rabbuiò subito.
“Avrei
dovuto baciarla io, per prima, così avrei cambiato idea sull'intera
faccenda.” parlava sottovoce, come se ogni parola che fuggiva via
le costasse uno sforzo immenso.
Andrea
rimase ad osservarla in un silenzio attonito: non l'aveva mai sentita
parlare così, pur conoscendola da una vita.
“La
vecchiaia ha reso sentimentale anche te, vecchia mia.”
Lei
sbuffò controvoglia un sorriso, poi parlò con voce più tenue.
“Te
lo ricordi, il giorno in cui è iniziato tutto?”
“Secondo
te, potrei mai dimenticarlo?”
“Sei
vecchio, potresti avere l'Alzheimer.”
“D'accordo,
dammi tregua. Sì, me lo ricordo ancora.”
“E
cosa ti ricordi?”
“Non l'orario. So solo che era notte, ma i troppi alcolici mi avevano obnubilato la mente. Ricordo che il posto era sporco e squallido, pieno di gente losca, pronta ad ammazzarti per poche lire. È per questo che ero lì. È per questo che tu eri lì. Alternavi pianti a racconti fitti a risate folli e, quando ti arrivai vicino, mi prendesti per il collo e dicesti: 'Questo è il mio amico della sera!'”
“Non l'orario. So solo che era notte, ma i troppi alcolici mi avevano obnubilato la mente. Ricordo che il posto era sporco e squallido, pieno di gente losca, pronta ad ammazzarti per poche lire. È per questo che ero lì. È per questo che tu eri lì. Alternavi pianti a racconti fitti a risate folli e, quando ti arrivai vicino, mi prendesti per il collo e dicesti: 'Questo è il mio amico della sera!'”
“Avevo
ragione, resti il sentimentale di sempre.” commentò lei, ma la sua
voce era incrinata.
“E
tu ami, come sempre, sentirmi raccontare storie che già conosci.”
“È
vero.” ammise lei, tornando a guardare il dipinto. “Continua.”
“Quando
sedetti vicino a te, cambiasti completamente tono. Non so se fosse
perché ero palesemente triste e omosessuale e da me non temevi
nulla, o perché mi sentivi simile a te. Forse, eri semplicemente
stanca e, quasi tornata lucida, mi raccontasti nei dettagli la tua
storia d'amore non ricambiato. Io bevvi, per restare in tema, dalla
prima all'ultima parola. Poi, in onore alla straordinaria
coincidenza, ricambiai raccontandoti la mia storia. Tu l'ascoltasti
per un po'; poi, non riuscisti più a trattenerti e scoppiasti a
ridere.”
Andrea
si mosse e le si avvicinò di più, fino a toccarle la spalla con la
sua, come a offrirle un sostegno discreto, più emotivo che fisico.
“Ci
pensi mai” soggiunse infine, “a come questa coincidenza ha
cambiato le nostre vite?”
“Negli
ultimi tempi? Tutti i giorni. Da quando è morto mio marito, il tuo
Alfredo, mi sono resa conto di avere davvero solo te. Lui, sposato
per caso, è sempre stato un marito modello. Oh, naturalmente anch'io
sono stata una moglie modello, non avrei potuto fare altrimenti... Ma
lui era commovente, e realmente tutte le mattine ti sono stata grata
come di solito la gente è grata a Dio, per avermi donato un marito
così. Sai che non l'ho mai amato, ma tra gli uomini che non avrei
mai amato lui era uno dei migliori, dei più giusti per me.”
“Lo
so, mia cara. Lo seppi non appena ti vidi. Pensai che dovevo
impegnarmi molto nella mia missione, perché la tua sarebbe stata per
te una passeggiata. D'altra parte, sappiamo entrambi che la donna di
cui tu ti eri innamorata aveva un carattere assai più difficile. Non
è stato facile convivere con Benedetta per quasi quarant'anni:
passavo da momenti di affetto, di sopportazione, a giorni di odio
profondo. E l'intimità era sempre così complicata! Ma simulavo
amore, sapevo farlo molto bene. Lo dovevo a te, perché mi avevi
affidato la persona più importante per te; ad Alfredo, perché ho
sempre ritenuto di dovere qualsiasi cosa a lui, quasi che la vita me
l'avesse donata lui; lo dovevo a Benedetta stessa, che, per qualche
ragione, mi amava.”
“Già,
era maniacale. Mi ricordo quando venne ad annunciarmi che vi sareste
trasferiti qui a Firenze, facendomi intendere che aveva scoperto che
io e te avevamo una tresca, che tu la tradivi da un po’. Io ero
tanto incredula per il paradosso della situazione, che scoppiai a
ridere. Lei, allora, gonfiò le labbra e gli occhi in quel suo modo
peculiare – hai ragione, era molto simile ad un pesce rosso – e
strillò che mai e poi mai si sarebbe aspettata un comportamento
simile da me. Se non avessi già smesso di amarla da tempo, l'avrei
fatto in quel momento. A pensarci ora, credo che l'amassi per quel
mio desiderio di dannazione. Cosa c'era di amabile, in Benedetta?
Guardava alla vita come un pesce rosso, girando e rigirando nella sua
bolla di rancori stupidi e periodicamente decideva di infrangerla,
trasformandosi in urlante mostro marino. Era fondamentalmente stupida
e capricciosa. Certo, era bella, e forse questo a vent'anni mi
bastò.”
“E
quand'è che cominciasti ad odiare me?”
“Circa
cinque minuti dopo che se ne fu andata. Tu non eri obbligato, pensai,
a seguirla così, senza dir nulla. Ad abbandonarmi, sola con una
figlia adolescente e il trauma della morte di mio marito ancora
troppo fresco. Avevo sempre pensato che ci saremmo salvati insieme,
curati l'un l'altro per la perdita, e invece tu andavi via, al Nord,
con tua moglie...”
“Ma
era il patto, Rosa. Non potevo lasciarla, non potevo farla soffrire.
È stato terribile sacrificare te al posto suo, ma glielo
dovevo.”
“Lo so, ora lo so. Ma allora vidi solo un abisso immenso che mi divorava. Più tardi mi rallegrai di avere una figlia, perché, in realtà, non fui mai sola, mai. Oriana cresceva bella e forte, all'altezza di suo padre. Credo che la prima volta che piangemmo insieme si instaurò tra noi un legame indissolubile, più forte di ogni altro. Fu grazie a lei che, alla fine, riuscii a perdonarti.”
“Lo so, ora lo so. Ma allora vidi solo un abisso immenso che mi divorava. Più tardi mi rallegrai di avere una figlia, perché, in realtà, non fui mai sola, mai. Oriana cresceva bella e forte, all'altezza di suo padre. Credo che la prima volta che piangemmo insieme si instaurò tra noi un legame indissolubile, più forte di ogni altro. Fu grazie a lei che, alla fine, riuscii a perdonarti.”
“...
e mi mandasti quella lettera.”
“Non sorridere in quel modo: sembri scemo!”
“Non sorridere in quel modo: sembri scemo!”
“Credo
sia stata una delle dichiarazioni di affetto più dolci che abbia mai
ricevuto da te. La conservo ancora nel portafogli, vedi?”
“Oh, come sei melenso!”
“Oh, come sei melenso!”
“Su,
Rosa, non ti è mai piaciuto essere tanto ripetitiva! Eccola. Caro
Andrea, ero indecisa se firmare con un nome falso per sventare le
paranoie di tua moglie. Ma non ti illudere: ti scrivo solo perché mi
si è rotto per la terza volta il condizionatore, e i tecnici sono
drammaticamente incompetenti. Ora, benché io mi giudichi piuttosto
intelligente, temo che una guida via lettera non basterebbe (il
libretto delle istruzioni non è bastato), e neppure un consulto
telefonico. Dunque, se per le tue vecchie ossa non è troppo
faticoso, dovresti venire qui e darci un'occhiata. Naturalmente, ti
rimborserei le spese di viaggio, che saranno comunque molto più
basse dei costi di questi ragazzini incompetenti. Fammi sapere,
Rosa.”
“Io
non capisco proprio cosa ci trovi di dolce nei condizionatori. Ci
dev'essere qualcosa di maniacale in te.”
“Di
dolce ci trovo che era pieno inverno.”
“Mi
preparavo per l'estate.”
“Mentre
leggevo quella lettera, pensavo: 'Come ho fatto a stare quasi cinque
anni senza di lei?'.”
“Oh,
sì, mi ricordo la tua lagna, quando arrivasti.”
“E
io mi ricordo tua figlia, quell'incrocio perfetto tra Alfredo e te,
che mi diceva: 'Non preoccuparti, le piace fare la dura!'. E,
guardando Oriana, mi chiedevo ancora: 'Come ho fatto a vivere quasi
cinque anni senza di loro?'. È come se voi foste sempre state la mia
vera famiglia, il dono e la responsabilità che il mio amore mi ha
lasciato.”
“A
volte ti ammiro, per questo tuo amore imperituro e infinito. Pensi
ancora a lui, dopo tutti questi anni! Senza rimorsi, senza pena,
senza biasimo...”
“Oho!
La vecchia bisbetica che dice questo a me! Quale onore!”
“Non
ti esaltare troppo, vecchio! Lo dico solo perché so che presto lo
dimenticherai!”
“Io
sono sempre stato un romantico. Questo era il mio fascino, ma anche
il mio limite. Sono sempre stato il tipo da 'amore o morte'. Forse,
semplicemente non so andare al di là di questo amore, ho paura che
dopo ci sia solo morte.”
“Ma
ora è tempo di andare, Andrea. Tutto ciò che ti ancorava a
quell'amore è morto.”
“Io
non sono morto.”
Rosa
tornò a guardare il dipinto davanti al quale si era fermata, senza
realmente vederlo. Ascoltava il respiro pesante, stanco di Andrea e
la sua ultima frase le riecheggiava nella mente, in un'eco continua.
“Ti
ricordi?” disse infine, con voce impalpabile, “Quella sera eri
così ubriaco che non riuscivi nemmeno a dire 'suggello'.”
“Ora
è la fine, vero?”
“Allooora,
io prometto solennemente di sposare Alfredo, di farlo sentire sempre
amato ma di non amarlo mai, di non tradirlo, di non lasciarlo e di
dargli una vita felice. Ora tocca a te.”
“Io prometto solennemente di sposare Benedetta, di farla sentire sempre amata... com'era poi?”
“... di non amarla mai. Te l'ho scritto qui, capra!
“Hai ragione. Dunque, prometto di non amarla mai, di non tradirla, di non lasciarla e di... cos'è che hai scritto qui?”
“Ma allora sei proprio tardo!”
“Sei tu che scrivi da cani!”
“Maledetta me che insisto nell'avere a che fare con gli ubriachi! Darle una vita felice, diamine!”
“Sì, di darle una vita felice. Sì, prometto tutto.”
“Finalmente! Ora ci serve un suggello ed è fatta!”
“Un... cosa?”
“Un gesto, un segno che sancisca il patto!”
“...”
“...”
“Ce l'ho! Ce l'ho! È un patto d'amore, quindi il... coso non può essere altro che...”
“Io prometto solennemente di sposare Benedetta, di farla sentire sempre amata... com'era poi?”
“... di non amarla mai. Te l'ho scritto qui, capra!
“Hai ragione. Dunque, prometto di non amarla mai, di non tradirla, di non lasciarla e di... cos'è che hai scritto qui?”
“Ma allora sei proprio tardo!”
“Sei tu che scrivi da cani!”
“Maledetta me che insisto nell'avere a che fare con gli ubriachi! Darle una vita felice, diamine!”
“Sì, di darle una vita felice. Sì, prometto tutto.”
“Finalmente! Ora ci serve un suggello ed è fatta!”
“Un... cosa?”
“Un gesto, un segno che sancisca il patto!”
“...”
“...”
“Ce l'ho! Ce l'ho! È un patto d'amore, quindi il... coso non può essere altro che...”
“Quindi
che si dice in questi casi?”
“Idiota: non esistono casi come questo!”
“Idiota: non esistono casi come questo!”
“Dunque,
può andar bene 'Io, Andrea, libero te, Rosa...'?”
“Direi
di sì.”
“Io,
Andrea, libero te, Rosa, dal patto contratto quarant'anni or sono, e
ti invito a tornare a vivere la tua vita!”
“Sapevo
che mi sarebbe toccata una chiusa tanto melensa! D'accordo: io, Rosa,
libero te, Andrea, dal patto contratto quarant'anni or sono, e ti
invito a tornare a vivere la tua vita. Ammesso che tu ne abbia ancora
una, ad attenderti.”
“Come
sei cattiva!”
“Poche
chiacchiere! Ora zitto e dissuggellami!”
“Avrai
sempre vent'anni, eh?”
Andrea
si chinò a fatica, per posizionare il suo volto all'altezza di
quello di Rosa. Poi, avanzò deciso verso il viso di lei e posò le
labbra sulle sue. Erano molto più rugose e segnate dell'ultima
volta, ma Andrea si stupì di nuovo nel constatare la loro
morbidezza, quasi intatta sotto la scorza rigida dell'età, dopo
tutti quegli anni, quei dolori.
Fuggì
una lacrima dall'occhio destro di Andrea, mentre le sue mani,
leggerissime, accarezzavano piano i capelli di Rosa.
In
quel momento, lei si sentì un oggetto sacro e, come in un istinto
folgorante, ricordò quanto aveva perso e, oltre tutte le illusioni
possibili, non avrebbe mai più riavuto.
Gli
pose esitante le mani sulle spalle e, in un modo del tutto ignoto, le
lasciò scivolare verso il centro della sua schiena, per stringerlo
dolcemente a sé. Si stupì nel sentirlo così rigido, così vecchio,
come se si potesse sgretolare tra le sue braccia da un momento
all'altro.
Sentiva
su di sé lo sguardo avido della donna che lasciava scorrere le
monete nella mano paffuta di suo figlio, e pensò che era stato
sempre Andrea a preservarla dallo squallore del mondo.
E
ora lui correva incontro alla morte, e niente l'avrebbe salvato, e
nessuno avrebbe salvato lei.
Il
mondo vorticava intorno ai due vecchi, in forma di folla anonima, li
additava e li giudicava ridicoli e romantici insieme, fermi davanti a
un quadro squallido, sconosciuto, accanto a una porta, quasi fossero
pronti a fuggire via.
Il
nonnetto settantenne, quando interruppe il bacio, piangeva e tossiva
insieme, portandosi al viso un fazzoletto ricamato, d'altri tempi. La
sua amante sessantenne si guardava intorno, orgogliosa ma a disagio,
sotto il flash di qualche ragazzina, consapevole che il giorno stesso
il loro bacio sarebbe stato su Facebook, accompagnato da qualche nota
sull'amore eterno.
Infine,
aiutò il vecchio a raddrizzarsi e, lenti, insieme, si mossero verso
l'uscita del museo, scomparendo alla vista del pubblico.