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Autore: Dreamer91    12/08/2012    6 recensioni
Una persona, per quanto forte e all'apparenza indistruttibile, ha sempre bisogno di sfogarsi con qualcuno. Ha bisogno di parlare, di esternare i propri sentimenti senza vergogna, di dire anche basta. E di non avere paura delle lacrime, perché quelle arrivano comunque.. e ricordarsi che tanto, prima o poi... sarebbe successo...
Dalla storia:
(...)
"Non ce la faccio più, Chris!" soffiò direttamente nel mio orecchio, la voce strisciata, quasi fosse un lamento. Mi irrigidii contro il suo corpo e smisi perfino di accarezzarlo. Dio, si avvertiva il tormento perfino nella sua meravigliosa voce. Cosa era successo per arrivare a scuoterlo tanto, in maniera così profonda?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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os Oh ehm... salve a tutti... me essere nuova in questa sezione, anche se da sempre ne sono lettrice affezionata. Diciamo che ho voluto provare a portare a termine un esperimento, spero ne sia valsa la pena. Preferirei non dire altro in questa nota iniziale ma lasciarvi alla lettura e dirvi soltanto... Enjoy ^^ Ci vediamo sotto per eventuali chiarimenti.
p.s. Sono qualcosa come 7900 parole... quindi una cosa immane ^^ e... preparati i fazzoletti.. a me sono serviti, perché c'è un mix perfetto tra Angst e Fluff e quando questi due lavorano insieme, beh... si salvi chi può ç___ç





Erano da poco passate le nove ed io me ne stavo comodamente seduto sul tappeto del mio salotto a mangiare spaghetti con i gamberetti in scatola e a guardare distrattamente una replica di Gray's Anatomy. Ero ridotto proprio male, me ne rendevo perfettamente conto: avevo soltanto ventidue anni - benché me ne sentissi addosso il triplo nell'ultimo periodo - eppure facevo cose estremamente noiose e banali, tipiche dei migliori pensionati. Possibile che un ragazzo della mia età preferisse di gran lunga trascorrere una serata in maniera così tranquilla, piuttosto che uscire e divertirsi con i suoi coetanei? Forse non ci avevo ancora del tutto fatto l'abitudine all'idea di avere così tanti amici - maschi soprattutto - e che quindi avessi un'alternativa all'idea di rimanere a casa ogni sera. Scossi la testa divertito. No, la verità era un'altra: a me andava bene così, altrimenti uno sforzo lo avrei anche fatto.
Con un sospiro misi la scatolina ormai vuota, sul tavolino basso di fronte a me e tirai su le ginocchia, per stringerle al petto. In quel preciso momento, proprio mentre Meredith e il Dottor Stranamore si giuravano per l'ennesima volta amore profondo ed eterno, facendomi sospirare adorante, il mio cellulare emise un leggero bip, avvertendomi dell'arrivo di un messaggio. Stranito lanciai un'occhiata allo schermo del televisore per controllare l'orario. Erano le nove e trentasei... chi diavolo era a quell'ora?
Mi allungai un pò per recuperare il mio Blackberry sul divano ed aprii il messaggio, arrossendo appena, nel leggerne il mittente
*Sei ancora sveglio?*
Mi morsi un labbro, nascondendo un sorriso, ed avvertii la chiara, abituale e piacevole morsa allo stomaco. Dio, ci avrei mai fatto l'abitudine? Mi affrettai a rispondere, scorrendo freneticamente sui piccoli tasti
*No, Darren... sto dormendo come un ghiro... ma che domande fai! Tu piuttosto? Non dovresti essere ad una cena? Nella California del Nord non è maleducazione usare il cellulare a tavola?*
Ed inviai. Erano ormai due giorni che era via. Era tornato a San Francisco per un paio di interviste ed aveva approfittato della pausa dal set per tornare un pò a casa dai suoi genitori. A me mancava, tanto, ma ormai ci avevo fatto l'abitudine: non riusciva a stare fermo nella stessa città per più di un mese consecutivo e l'inizio delle riprese della quarta stagione lo avevano costretto a Los Angeles per un tempo a dir poco sconsiderevole per lui. Avrei tanto voluto seguirlo ma... se per caso qualcuno ci avesse visti viaggiare insieme per andare a trovare i suoi genitori, sarebbe scoppiato un caos mediatico di proporzioni galattiche: già me le immaginavo, le fan sulla rete ad impazzire, fare ipotesi e a dire "Ecco, lo sapevamo che quei due stavano assieme ed eccone la prova!". E per quanto avessero ragione - in tutto, tutto quello che scrivevano sui vari siti o blog - noi non potevamo permetterci di esporci troppo.
I nostri agenti erano stati chiari: "Discrezione, ragazzi.. è l'unica cosa che vi chiediamo. La vostra relazione poi ve la gestite nel privato come meglio credete. Ma davanti ai riflettori siete due grandi amici, niente di più!" e noi, forse un pò sollevati da questa decisione, ci eravamo sempre andati cauti.
Così a malincuore ero rimasto a casa. Ci avrebbero pensato Meredith e il dottor Shepherd a farmi compagnia.
La sua risposta arrivò con qualche secondo di ritardo rispetto ai suoi soliti standard. Che diavolo stava combinando? Come mai ci metteva tanto?
Ah già.. la cena...
*Nella California del Nord mi sento solo... e mi manchi da impazzire*
Oh...
Bene cos'è che stavo dicendo? Ah sì, discrezione! Certo, sarebbe stato tutto più facile se al posto di Darren Criss, mi fossi trovato un ragazzo meno... più... oh al diavolo, lui era perfetto così com'era, ed io non lo avrei cambiato per nulla al mondo. Ma una strana forza magnetica, tutte le volte che se ne usciva con frasi di quel tipo, mi attirava verso di lui. Ed era incontrollabile.
*Quando torni?*
Gli domandai, perché scrivere altro, avrebbe comportato scoppiare a piangere come una ragazzina. Sentivo un groppo in gola pulsare inesorabile e per questo provai a deglutire un paio di volte per scacciarlo, ma fu quasi del tutto inutile. Così, con il telefono stretto al petto, quasi fosse un tesoro prezioso, mi alzai e mi diressi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Maledetto ragazzo... possibile mi facesse quell'effetto anche a seicento chilometri di distanza? Un altro bip, un'altra risposta
*In realtà...*
Sgranai gli occhi, sbattendo il bicchiere con forza sulla credenza e affrettandomi a rispondere. Lo sapevo... me lo sentivo. Stava per dirmi che si sarebbe trattenuto più del previsto a San Francisco ed io cominciavo a non sopportare più la distanza. Mi sentivo vuoto e assolutamente inutilizzabile
*No, Darren... ti supplico! Non dirmelo...*
Rimasi in attesa, in trepidazione e senza quasi respirare. Quanti giorni ancora saremmo dovuti stare separati? Lo avrei sopportato? Perché il destino si accaniva così tanto contro di noi? E perché diavolo ci metteva così tanto a rispondermi? Voleva farmi morire?
Quasi mi scappo il telefono dalle mani quando un leggero bip mi avvertì dell'arrivo di un altro suo messaggio. Con il battito cardiaco accelerato, che avvertivo chiaramente perfino nelle orecchie, premetti il pulsante per leggere
*Avrei tante di quelle cose da dirti... ma molte di queste non ti piacerebbero...*
Ecco, come temevo. Doveva darmi la brutta notizia ma non sapeva come fare. Ed io, francamente, non sapevo neanche come avrei reagito. Male, molto male. Chiusi gli occhi con un sospiro frustrato e mi preparai mentalmente a rispondergli, quando nello stresso istante accaddero due cose contemporaneamente: il mio cellulare emise un altro leggero bip ed il campanello di casa suonò brevemente. Confuso lanciai un'occhiata verso la porta, chiedendomi chi mai potesse essere a quell'ora. Nel mio condominio c'era il portiere al pianterreno, quindi chiunque avesse bussato, avrebbe dovuto essere qualcuno che conoscevo altrimenti lui non lo avrebbe mai fatto salire. Ma non so per quale motivo, volli dare la precedenza a Darren e al suo secondo messaggio in meno di un minuto.
*Ora però, vorrei iniziare da quelle belle... quindi... apri la porta!*
Oh cazzo...
Con uno scatto fulmineo, quasi lanciai il cellulare sul tavolo e corsi ad aprire. Il cuore che pompava sangue senza controllo e il respiro di nuovo assente. E quasi in apnea spalancai la porta ritrovandomi un paio di magnifici occhi dorati che mi osservavano con un'intensità disarmante. Deglutii a vuoto un paio di volte, incapace di staccare gli occhi dai suoi che si allargarono appena.
"Ciao!" sussurrò senza staccare gli occhi dai miei.
Dio, la sua voce...
"C-ciao" balbettai in un soffio, con un tono non del tutto stabile. Era perché stavo per mettermi a piangere? Oppure dipendeva dal fatto che il mio ragazzo, quello che doveva trovarsi dall'altra parte della California, quello che mi faceva tremare le gambe con un semplice messaggio, quello che amavo più della mia stessa vita, si trovava esattamente lì davanti a me, sulla mia porta, a meno di mezzo metro di distanza?
Non seppi dire con esattezza chi dei due fece la prima mossa: forse io perché ormai non sopportavo più di vederlo così vicino e di non poterlo toccare, o forse lui che sembrava fremere sul posto incapace di stare fermo, o probabilmente era stato un trovarci esattamente a metà strada. L'unica cosa che sapevo era che le sue braccia si trovavano strette attorno al mio corpo, esattamente dove avrebbero dovuto essere, dove io avevo sognato per due giorni interi che fossero. Lo strinsi forte, più forte del solito, più forte di quanto potessi, affondando la testa nella sua spalla ed inspirando avidamente il suo odore.
Mi ricorda come sempre il calore, l'amore, la passione.. tutto ciò che di bello è riuscito a regalarmi da quando lo conosco...
Sentivo gli occhi lucidi, ma me ne infischiavo. Darren era lì, con me, sulla soglia del mio appartamento e mi stava abbracciando come se fosse l'ultima cosa da fare prima di morire. E pensare che avrebbe dovuto essere a San Francisco per quanto ne sapevo io.
Aspetta un attimo..
Mi scostai appena per poterlo guardare negli occhi e mi sorpresi nel trovarli leggermente e stranamente lucidi. E poi il sentimentale della coppia ero io.
"Che diavolo ci fai tu qui? Non dovresti essere seduto al tavolo di un ristorante di San Francisco?" gli domandai, riacquistando lentamente la voce e la ragione. Lui sbatté le palpebre sorpreso, per poi scuotere la testa e accennare un sorriso
"Fa piacere anche a me rivederti, Christopher!" mi scimmiottò facendomi alzare gli occhi al cielo
"Sai a cosa mi riferisco, idiota!" borbottai, non riuscendo a trattenere un sorriso. Perché, Dio... lui era lì a casa mia ed io non lo avevo ancora fatto entrare. Mi scostai dalla porta, afferrandogli una mano e stringendogliela, lo portai dentro. Lui mi seguì senza dire nulla fino al divano, dove ci accomodammo, l'uno di fronte all'altro. Mi presi qualche istante per contemplare il suo viso, perché ingenuamente avevo creduto che in soli due giorni potesse cambiare. E in effetti era cambiato: era ancora più bello. Tuttavia, ora che lo osservavo meglio c'era qualcosa di strano... qualcosa che normalmente sul suo viso non avevo mai trovato ma che in quel momento mi fece aggrottare la fronte e chiedere
"Tutto bene?" lui spalancò appena gli occhi, sorpreso per poi annuire lentamente
"Certo!" mormorò. Che strano, eppure sembrava...
Non ebbi modo di contemplarlo ulteriormente perché all'improvviso mi ritrovai le sue labbra sulle mie, in un disperato quanto inaspettato bacio. E lì ne ebbi la conferma: quello non era il solito Darren. Mai prima di allora mi aveva baciato con tale urgenza - neanche nei momenti più passionali - e neppure con le mani tremanti. Si era avvicinato a me, disperato e mi aveva passato una mano dietro la nuca per stringermi maggiormente. Per un attimo quella intraprendenza mi aveva fatto mancare il respiro, ma mi ci era voluto relativamente poco a riprendere il controllo del mio corpo e a rispondere al suo bacio, proprio mentre la sua lingua si intrufolava tra le mie labbra, alla ricerca della mia. Era tormento quello che avvertivo nel suo tocco? Era... bisogno?
A fatica riuscii a staccarmi qualche istante dopo, spingendolo appena per le spalle e deglutii in cerca di ossigeno e parole da dirgli. Il fatto che immediatamente dopo si fosse leccato spudoratamente le labbra e mi avesse guardato con ardore e desiderio, fu davvero un pessimo incentivo per migliorare la situazione
"Darren... cosa ti prende?" gli domandai con il fiato corto. Lui rimase qualche istante fermo, senza quasi respirare, per poi stringere appena gli occhi
"Niente.. cosa vuoi che mi prenda? Non posso più baciare il mio ragazzo?" domandò a sua volta quasi offeso. Ma c'era dell'altro. Continuava ad esserci dell'altro
"Certo che puoi farlo ma... aspetta un secondo, ok? Ho bisogno di... capire prima!" mormorai incerto. Lui si incupì, abbassando appena le spalle
"Cosa vuoi capire?"
"Beh, per cominciare... non mi hai ancora spiegato come mai sei qui, mentre dovresti essere da tutt'altra parte!" gli feci presente, osservandolo con attenzione. La luce nei suoi occhi, quella con cui ero abituato a convivere da quando lo conoscevo, sembrava essere inspiegabilmente fioca mentre mi guardava. E, cosa assai più assurda, mi accorsi in quel momento che, da quando avevo aperto la porta di casa, Darren non mi aveva rivolto neanche uno dei suoi straordinari sorrisi mozzafiato. Quelli che gli facevano formare le fossette sulle guance, quelli che gli illuminavano gli occhi di una luce nuova, quelli che - io credevo fermamente - lo rendevano ancora più bello e che mi aveva sempre detto di riservare solo per me.
Cosa ti turba, amore mio?...
Lui sospirò pesantemente, sistemandosi meglio sul divano
"Avevo voglia di vederti! Te l'ho detto... mi mancavi!" mormorò guardandosi le mani. Ignorai volutamente il battito martellante del mio cuore nel petto, di nuovo emozionato nel sentire una frase del genere - dal vivo, poi, era tutto un altro effetto - e provai a capire se dietro le sue parole ci fosse dell'altro.
"D'accordo, ti mancavo..." gli concessi con un sorriso "E la tua cena di lavoro? Credevo fosse una cosa importante!" lo vidi chiudere gli occhi per un istante e deglutire velocemente
"Lo era infatti!" ammise in un sussurro che faticai quasi a sentire. Sempre più curioso mi avvicinai maggiormente, posando un braccio sullo schienale del divano, dietro le sue spalle, portando le gambe sotto il sedere
"É stata rimandata?" provai esitante. Lui scosse la testa, arricciando le labbra
"No!"
"E allora perché... non sei rimasto? Saresti potuto partire subito dopo, oppure domani mattina. Io ti avrei aspettato comunque, lo sai!" lo rassicurai dolcemente "Oppure.. la mia mancanza era diventata talmente tanto insopportabile da non farti resistere un giorno di più?" gli domandai divertito, accarezzandogli i riccioli della nuca. Mi sarei aspettato quanto meno un sorriso in risposta, uno dei suoi soliti. Insomma, una reazione alla Darren Criss. Ma quello che ottenni fu solo un altro sospiro e i suoi occhi che tornavano lentamente a chiudersi, quella volta per più tempo. E la cosa mi spiazzò. Che diavolo stava succedendo? Perché non parlava? Perché non sorrideva? Perché non gli si illuminavano gli occhi? Che fine aveva fatto il mio Darren?
"Ehi..." lo richiamai accarezzandogli con un tocco leggero dell'indice il contorno della guancia e lui riaprì gli occhi e li puntò nei miei. Qualcosa mi trafisse da parte a parte: non avevo mai visto un'espressione così straziata nei suoi occhi caramellati. Mai prima d'ora. Era capitato qualche volta che lo trovassi arrabbiato o amareggiato - e fortunatamente non era mai dipeso da me - ma in quel momento, su quel divano, i suoi occhi sembravano pieni di qualcosa di inspiegabile: tristezza, ansia, nostalgia, e autentica e palpabile sofferenza. Darren stava davvero soffrendo? Chi era stato a fargli male? Ma soprattutto... perché lo aveva fatto?
"Darren..."
"Sono scappato!" sentenziò in un sussurro roco che mi fece bloccare il respiro in gola. Scappato?
"P-Perché?" domandai a mia volta, con la voce tremante ed impalpabile. Lui abbassò gli occhi sulla mia mano, ferma all'altezza del suo avambraccio e deglutì di nuovo, a fatica
"Io non..." iniziò ma si bloccò quasi subito mordendosi con forza il labbro e spostando lo sguardo verso il televisore, muto ma ancora ricco di immagini. In quel momento stavano trasmettendo una puntata speciale di Project Runway ed in un'altra occasione avrei fatto il diavolo a quattro per vederla o quanto meno registrarla. Ma mentre Darren fissava con lo sguardo vuoto lo schermo piatto del televisore, sentii chiaramente nascere in me la repulsione per qualsiasi altra cosa non fosse stata lui. Il mio ragazzo, il mio Darren. Perché ormai era chiaro come il sole che stesse soffrendo per qualcosa e che non riuscisse a trovare le parole esatte per dirmela - se mai avesse voluto davvero farlo! - ed io avrei messo da parte qualunque cosa per ascoltarlo ed essergli accanto, di qualsiasi cosa avesse voluto parlarmi.
Così, senza più aspettare, gli afferrai una mano e la strinsi forte, sorprendendomi ancora una volta di quanto fosse calda e liscia e di quanto bene si adattasse alla mia. Mi concessi un momento per osservare le nostre mani legate assieme e quasi mi venne da sorridere nel vedere quanto il colore delle pelli fosse in contrasto. La mia chiarissima, la sua ambrata. Eppure, sembrava fossero perfette. Mi accorsi con la coda dell'occhio che anche lui si era preso un istante per osservarle e quasi subito iniziai ad accarezzare il dorso della sua mano con il pollice, nella speranza che quel gesto potesse infondergli la forza necessaria per confidarsi con me. Il fatto che i suoi occhi, però, avessero abbandonato i miei, continuava a provocarmi un certo malessere. Non poterlo guardare, non poter annegare nel mio personale mare dorato, mi faceva sentire vuoto e maledettamente a disagio.
Con molto coraggio avvicinai l'altra mano al suo viso contratto, per accarezzargli la mascella e sollevargli la testa fino a che i suoi occhi non ritrovarono i miei. Ma me ne pentii all'istante: qualsiasi cosa sarebbe stata meglio, piuttosto che trovare gli occhi del proprio ragazzo, pieni di lacrime. Dio Santo, non poteva essere. Darren stava... piangendo? In più di due anni che ci conoscevamo mai lo avevo visto piangere. E dovevo ammettere che era la visione più straziante che avessi mai visto. Non solo perché io in generale non riuscissi a rimanere impassibile di fronte alle lacrime altrui, ma proprio non riuscivo ad associare la parola lacrima al volto di Darren: lui che esalava gioia e spensieratezza da ogni riccio che aveva in testa - ed erano davvero tanti - lui che mi aveva detto in più di ogni occasione che nessuno al mondo si meritava le mie lacrime e che rivolgere un sorriso, perfino al peggiore dei nemici, sarebbe stata una vendetta ben più salata da servire. Lui che era sempre stato così forte, in quel momento, mi si stava sgretolando tra le mani. Ed io non sapevo ancora perché.
Così mi sporsi verso di lui, abbracciandolo forte e chiusi gli occhi, concentrandomi sul suo respiro irregolare e spezzato da singhiozzi sempre più forti e frequenti. In un attimo accadde l'impensabile: Darren si aggrappò a me con una forza inaudita, affondando la testa nella mia spalla e scoppiò in un pianto disperato. Mi tremavano le labbra, ero letteralmente sconvolto e disarmato. Non sapevo il perché, non sapevo cosa fare, non sapevo nulla. Riuscivo solo a stringere più forte la presa e a ricacciare in dentro le maledette lacrime che premevano per uscire.
No, io devo essere forte... non devo piangere... non devo...
Presi ad accarezzargli lentamente la schiena, su e giù, mentre il suo petto schiacciato contro il mio, tremava paurosamente per via dei singhiozzi. La sua presa si fece appena più forte, quasi aumentasse in base all'intensità del suo pianto. Ed io non riuscii a non provare dolore: non quello fisico perché mi stesse quasi soffocando tra le braccia, più che altro quello emotivo... vederlo così distrutto ed esposto, mi devastava profondamente e non sapere cosa fare per gestire quella situazione, mi dava il colpo di grazia. Possibile fossi tanto disarmato? Possibile non riuscissi a trovare una soluzione, mentre il mio ragazzo continuava a piangere senza sosta? Forse dipendeva dal fatto che, non avendolo mai visto in quello stato, e pensando che mai si sarebbe potuto ridurre così, non mi ero mai potuto psicologicamente preparare per una tale situazione. Ero senza... vie di uscita. Spiazzato e disorientato e la cosa che mi spaventava più di tutto era che avrei dovuto ritrovare la giusta rotta per entrambi. Ne sarei stato capace?
All'improvviso, proprio quando meno me lo aspettavo, la sua voce roca e sporcata da quelle maledette lacrime, tornò a farsi sentire
"Non ce la faccio più, Chris!" soffiò direttamente nel mio orecchio, la voce strisciata, quasi fosse un lamento. Mi irrigidii contro il suo corpo e smisi perfino di accarezzarlo. Dio, si avvertiva il tormento perfino nella sua meravigliosa voce. Cosa era successo per arrivare a scuoterlo tanto, in maniera così profonda?
"Di cosa... stai parlando?" gli domandai esitante, con la voce ridotta ad un insulso tremolio. Quella era la prova concreta di quanto anche io fossi prossimo alle lacrime, nonostante mi sforzassi di trattenerle
"Di tutto... di tutto quanto!" rispose singhiozzando. Mi mancò il fiato ed emisi uno strano verso strozzato. Non ce la faceva più... di tutto? Anche...
"Parli... di me e te?" chiesi con un filo di voce, appendendomi con maggior forza alla stoffa della sua maglia, in preda al panico. Una lacrima mi scivolò incontrollabile sulla guancia e si perse nei meandri del nulla, così come il battito del mio cuore. Era solo un'eco lontana e per niente distinguibile. Forse perché i suoi singhiozzi erano davvero troppo forti per concentrarsi su altro. Darren in quell'istante strinse maggiormente la presa, le spalle che iniziavano seriamente a far male
"No, no, certo che no!" rispose con voce più sicura, leggermente più stabile ed io sospirai platealmente, egoisticamente sollevato. Non sarei riuscito a sopportare l'idea di perderlo. Di perdere l'amore della mia vita. Sarebbe stata una sofferenza troppo grande da sopportare per una singola persona, soprattutto se quest'ultima fosse stata tanto fragile come me.
"Parlo di me... di... tutto quello che.. faccio!" aggiunse in un mormorio più fioco, soffiando direttamente sul mio collo e facendomi rabbrividire.
Di quello che fa?...
La situazione iniziava a diventare seriamente complicata e più andavamo avanti e più faticavo a comprenderlo. Avevo bisogno di guardarlo negli occhi, e di capire. Ne sentivo un bisogno viscerale ormai e non avrei trovato pace finché anche l'ultima lacrima versata dai suoi fantastici occhi dorati non avesse trovato la giusta motivazione.
Così, prendendo un lungo respiro di aria nuova, mi allontanai lentamente da lui, per quanto facessi difficoltà per via della sua stretta ferrea: si era attaccato a me con tale forza - una forza che contrastava di netto con la fragilità scivolata fuori dai suoi occhi attraverso le lacrime salate - quasi avesse paura di cadere e farsi male. Ma come poteva, una persona tanto forte, avere paura?
Non appena i suoi occhi furono di nuovo nei miei, una stretta dolorosa mi strinse lo stomaco, contorcendolo e il respiro si spezzò malamente. I suoi occhi erano come uno specchio: lucidi e riflettenti, colmi di lacrime ancora trattenute, ma rossi e gonfi e soprattutto profondamente smarriti. Le guance erano bagnate e una delle due, quella che aveva poggiato con così tanta forza al mio collo, era arrossata. Era ancora scosso dai singhiozzi ma sembrava essersi appena calmato. Sembrava, appunto. Poteva ugualmente trovarsi sull'orlo di un nuovo precipizio e rischiare di cadervici all'improvviso. Sotto i miei occhi impotenti.
Con la mano tremante gli accarezzai una guancia, quella arrossata, e lui chiuse istintivamente gli occhi, facendo rotolare di conseguenza altre lacrime, alcune delle quali si scontrarono direttamente con le mie dita. Con un gesto morbido gliele asciugai, fino ad accarezzargli con delicatezza le ciglia folte e bagnate, per poi scendere nuovamente verso la mascella, quella volta con un leggero tocco di nocche. Lui seguì il movimento della mia mano, stringendo le labbra quasi con violenza tra i denti e tremando, ancora scosso dai singhiozzi. Non riuscivo più a sopportare di vederlo ridotto in quello stato.
Così mi feci coraggio per parlare nuovamente e nel farlo avvertii la mia stessa voce tremare di paura ed insicurezza
"Perché piangi?" gli domandai. Lui scosse appena la testa e senza aprire gli occhi rispose
"Sono stanco!" era stanco? Stanco perché aveva viaggiato per sei ore da San Francisco a Los Angeles senza riposare? Era stanco di parlare? Era stanco di piangere?
"Darren ti scongiuro... aiutami a capire!" lo implorai, afferrandogli il viso con entrambe le mani per sollevarlo un pò. Eravamo estremamente vicini e in un'altra occasione probabilmente, ne avrei perfino approfittato, fiondandomi sulle sue labbra perfette. Ma mi trattenni e provai, per quanto mi fosse possibile, a rimanere lucido e presente. Ma ammetto di aver vacillato appena un pò, quando i suoi occhi si erano lentamente aperti e fissati nei miei, sofferenti ed imploranti. Una muta richiesta di aiuto
"Apriti con me, amore mio... aiutami a trovare il modo per aiutarti... permettimi di capire cosa ti sta succedendo! Io non... riesco a sopportare di vederti così! Il mio cuore potrebbe non reggere, capisci?" gli dissi lentamente, guardandolo diritto negli occhi. Il suo sguardo si addolcì ed una specie di piccolo sorriso gli stirò le labbra; ma fu solo un attimo e non potei giurare di averlo seriamente visto. Probabilmente era una smorfia di dolore, l'ennesima.
Gli accarezzai le guance con i pollici, asciugando ancora un paio di grosse lacrime ribelli. Una cosa, però, dovevo ammetterla: Darren Criss era di una bellezza sconvolgente anche disfatto dalle lacrime e con l'espressione sofferente. Faceva male al cuore vederlo così, certo, ma per un solo istante provai un senso di orgoglio verso quel magnifico ragazzo
Perché lui è mio e ha detto che non è di me che è stanco...
"Non ce la faccio più, Chris... non riesco più a... sopportare questo ritmo!" mormorò finalmente in risposta alla mia richiesta disperata, facendomi sgranare gli occhi: non solo perché la sua confessione era arrivata prima del previsto, ma soprattutto l'aveva detto con talmente tanto sconforto nella voce, da stupirmi. Sbattei gli occhi incredulo ma provai a metabolizzare velocemente: aveva detto che non riusciva più a sopportare quel ritmo... ma a quale ritmo si riferiva?
"Di cosa stai parlando?" gli domandai cauto e come un fiume in piena, lui finalmente straripò
"Della mia vita, Chris, sono stanco della mia fottutissima vita! Sempre a sbattere da una parte all'altra degli Stati Uniti, sempre pronto a cantare, a dire qualcosa durante l'ennesimo ed insulso show televisivo di turno. Sono stanco di incontrare gente in adorazione per me che si aspetta chissà cosa, di vedere come mi comporto, che espressioni o che gesti faccio, cosa dico ad un microfono... sono lì, in agguato, pronti a saltarmi addosso al primo sbaglio, alla prima nota stonata e non mi danno più la possibilità di vivere la mia vita in pace! Chris, i-io non... riesco più neanche a respirare! Non ce la faccio, sono... oppresso dagli impegni, dalle aspettative, da delle priorità che non sono mai state veramente mie! Ho bisogno d'aria, ho bisogno di riscoprire il Darren spensierato che c'è in me, quello che si svegliava con.. il sorriso sulle labbra e la voglia di creare qualcosa di buono... adesso, invece, ogni volta che mi alzo dal letto e penso alla marea di cose che ho da fare... mi sento... soffocare. Non ho più un briciolo di libertà, di scelta... nessuna alternativa! Sono un ragazzo di venticinque anni e addosso me ne sento quasi quaranta... e mi sembra di chiedere la luna se soltanto provo a dire che voglio comportarmi come tale! Rivoglio la mia vita.. i miei amici, la mia... famiglia. Dio, non puoi immaginare quanto mi manchi mia madre ogni singolo giorno e mi fa incazzare il sapere di essere stato nella sua stessa città e non essere riuscito in due giorni interi a farle una misera visita!" disse tutto d'un fiato, disperato e scosso da una nuova ondata di lacrime.
Qualche parola perfino saltata per via dei singhiozzi, ma io, nonostante lo shock e il respiro pesante, riuscii a comprendere ogni singola sillaba e di conseguenza a stupirmi per ognuna di esse.
Non riuscivo a crederci, a metabolizzare ogni parola che aveva appena tirato fuori, perché ero ancora troppo sconvolto. L'unica cosa che riuscii vagamente a recepire fu che quello era solo l'inizio, perché la bomba era stata appena sganciata.
"Sono circondato, da ogni fronte e prima... mentre mi preparavo per andare a quella stupida cena io... non ce l'ho fatta. Mi sono guardato allo specchio e mi sono sentito... impazzire. Ho preso le chiavi della macchina e ho guidato fino a qui!" mi spiegò mordendosi il labbro.
Ok, andiamo con ordine...
"Eri a San Francisco... a casa tua... perché... perché non sei andato dai tuoi genitori? Hai guidato in questo stato... e..." ma mi bloccò scuotendo la testa con convinzione
"Avevo bisogno di te!" mormorò facendomi morire in gola il respiro. Aveva bisogno di me. Era in quello stato ed aveva attraversato tutta la California perché... aveva bisogno di me
"Io volevo che..." ma si interruppe stringendo gli occhi, ancora lucidi, e qualche pensiero improvviso gli fece scuotere la testa di nuovo "Non lo so neanche io cosa volevo esattamente!" mise su una strana espressione contrita, per poi lanciarmi un'occhiata amareggiata e spostare il volto, fino a sfuggire dalla mia presa
"Scusami... forse ho fatto una cazzata a venire fin qui... avrei dovuto chiamare e non posso pretendere di rovinarti la serata con le mie stupidaggini... io non..." quella volta fui io a bloccare lui perché davvero doveva smetterla di dire assurdità di quel genere. Gli riafferrai il viso con entrambe le mani e lo avvicinai a me, e, nonostante la voce tremante, riuscii a dire
"Ascoltami bene Darren Criss... le tue non sono stupidaggini... e tu non rovini proprio niente. Sei qui, sul mio divano perché questo è esattamente il posto in cui dovresti essere in questo preciso momento e dove io voglio che tu sia. Quindi non osare mai più pensare un'assurdità del genere. Io ti amo e, credimi, quando ti dico che non posso vederti in questo stato... quindi gradirei che tu mi spiegassi per bene cosa ti succede!" gli dissi lentamente, con una forza che quasi non immaginavo di avere. Lui sbatté le palpebre, colpito, e rimase a fissarmi per lunghissimi istanti, in totale silenzio. Mi sentii arrossire sotto l'intensità di quello sguardo, ma provai ad ignorare.
Dopo quella che parve un'eternità, finalmente annuì e portò entrambe le mani sulle mie, ai lati del suo viso. Le afferrò e le strinse forte
"Vorrei saperlo anche io cosa mi succede!" sussurrò con un sospiro
"Credi sia successo qualcosa che... in particolare ti abbia fatto reagire così?" gli domandai mentre le mie mani scendevano lentamente, strette nelle sue. Lui si strinse nelle spalle
"Non saprei... immagino sia stato un insieme di cose. É un pò che... mi sento così oppresso!" rispose spostando lo sguardo sul suo grembo dove aveva preso ad accarezzarmi il dorso delle mie mani. Sgranai gli occhi sorpreso
"E tu me ne parli solo ora?" domandai quasi sconvolto. Lui, probabilmente colto alla sprovvista dal mio tono leggermente indignato, fece scattare la testa e riportò gli occhi nei miei
"Mi dispiace.." mormorò con un soffio "Io non... immaginavo fosse così... grave?" mormorò leggermente interrogativo, sollevando un sopracciglio. Scossi la testa
"Non è grave, Darren.. è semplicemente... normale. Prima o poi sarebbe successo!" sollevai le spalle perché forse iniziavo lentamente a capire cosa gli stava succedendo. E di conseguenza non riuscii più a provare paura ma solo un pacifico senso di sollievo. Lui mi guardò stranito e provò ad aprire la bocca per dire qualcosa ma la richiuse, confuso. Alla fine riuscì a borbottare
"Nor-male?" io annuii con mezzo sorriso
"Già..." annuii
"Cosa c'è di normale in quello che ho fatto o in quello che ti ho detto?" domandò confuso. Quella volta riuscii perfino a ridacchiare e dopo aver liberato una mano dalla sua dolce stretta, gli accarezzai la fronte spostandogli qualche riccio ribelle
"Tutto, tesoro mio... tutto quanto quello che dici o fai è normale. Anzi... soprattutto quello che hai detto e fatto nell'ultima mezz'ora lo è!" lo guardai teneramente mentre lui ancora confuso, si grattava distrattamente la guancia con una mano
"Adesso sono io a non capire te!" mormorò arricciando le labbra e facendomi sorridere più apertamente
"Prometto che tutto ti sarà più chiaro, però... prima voglio che tu ti calmi e provi lentamente a spiegarmi cosa senti davvero!" gli dissi pacato. Lui sospirò e si affrettò ad asciugarsi le ultime lacrime rimaste, per poi annuire
"D'accordo... ci posso provare!" disse scrutando il mio viso sorridente
"Bravo... ed io sarò qui ad ascoltarti, promesso!" lo rassicurai. Sospirò ancora, più profondamente e provò a trovare un pò del coraggio necessario nella stretta della mia mano
"Mi sento strano.. ho una inspiegabile ansia che mi opprime... la sento qui, al centro del petto!" e si portò la mano libera sul cuore "Ed è come se spingesse per schiacciarmi... come se volesse stringermi in una morsa e farmi male!" spiegò con calma. Io annuii facendogli capire che lo stavo ascoltando anche senza parlare. Doveva farlo lui, era necessario che tirasse fuori tutto quello che provava e pensava e forse solo dopo, avremmo potuto parlare di ciò che gli stava succedendo per permettergli di capire ciò che io avevo già compreso
"É come se... non avessi più voglia di fare nulla... come se quello che faccio mi pesasse come un macigno sulla testa e mi costasse il doppio della fatica. É un pò di tempo che non riesco più neppure a trovare il piacere che provavo un tempo nel cantare, nello stare a contatto con la gente. Mi sento costantemente... infastidito, ecco!" annuì forse finalmente aveva trovato la parola adatta per spiegare cosa provava ed io gli strinsi la mano con maggior vigore
"Ed è esattamente quello che ho provato un momento prima di scappare dall'albergo di San Francisco... solo che questa volta era tutto molto più... forte. E non ce l'ho fatta a resistere!" mormorò scoraggiato "Non mi sono mai sentito così... e, ti confesso che mi sono... parecchio spaventato!" aggiunse in un sussurro, arrossendo appena in maniera adorabile. E lì non riuscii più a trattenermi. Scoppiai a ridere, finalmente libero di tutta l'angoscia che avevo provato fino a qualche istante prima. Perché avevo capito che nulla di grave minacciava la salute mentale e fisica del mio ragazzo e che quello che gli stava succedendo era perfettamente normale.
Ovviamente, ben poco normale, però, gli sembrò la mia reazione di fronte al suo sfogo perché si accigliò subito e mi guardò per qualche istante, quasi stesse fissando un pazzo isterico e non sapesse come comportarsi
"Stai... ridendo?" domandò in un misto tra lo scioccato e l'indignato, sollevando un sopracciglio. Mi morsi il labbro per provare a darmi un contegno ed annuii piano
"Suppongo di si!" mormorai in risposta, divertito. Mi guardò parecchio male, come era giusto che facesse
"Bene... immagino di dovermi sentire.. offeso!" borbottò ancora confuso. Io scossi la testa e in un impeto di euforia, gli circondai di nuovo il viso con le mie mani e lo avvicinai fino alle mie labbra per stampargli un sonoro ma morbido bacio e poi ridacchiai ancora, mentre lentamente con la lingua mi accarezzavo il labbro inferiore, per avvertire la consistenza del suo sapore
"Lo sai che ti amo da impazzire, vero?" gli domandai allegro a pochi centimetri dalla sua bocca, appena spalancata. Gli occhi si strinsero sempre più confusi ed un'ombra di panico gli passò nelle iridi. Come se stesse parlando con un pazzo
"Ehm... sì?" fece lui titubante ma qualcosa nel mio sorriso gioioso lo indusse ad aggiungere "Ti amo tanto anche io, Chris... anche se... devo ammettere che inizi a spaventarmi un pò!" e come se volesse sottolineare meglio il concetto, deglutì vistosamente facendomi divertire ancora di più
"Sta tranquillo.. non sono impazzito, anche se mi rendo conto di non sembrare del tutto normale al momento!" ammisi con un sorriso. Lui spalancò gli occhi ed annuì, quasi spaventato di un'altra reazione spropositata da parte mia. Io sospirai, incantato dal suo sguardo dorato e ancora un pò lucido, e gli accarezzai ancora i lati del viso con i pollici. Dopo un sospiro adorante mi decisi a mormorare
"Complimenti!" il suo sguardo, se possibile, si fece ancora più confuso e sgranato
"Complimenti... per cosa?" domandò. Io piegai la testa di lato e mi avvicinai appena per sfiorargli le labbra con le mie
"Per essere sopravvissuto.. al tuo primo attacco di panico!" annunciai sereno. Lui sbatté le palpebre ripetutamente, confuso. Immaginavo di spiazzarlo tanto
"Attacco... di... panico?" chiese quasi senza fiato
"Mmmh mmh!" annuii lasciandogli un bacio al lato delle labbra
"E tu credi che..." mormorò incerto, mentre con le labbra mi spostavo dall'altro lato per accarezzargli il profilo della mascella. Lo sentii deglutire e lasciarsi scappare un lungo sospiro
"Chris... potresti... per piacere! Sto cercando di capirci qualcosa... ti spiacerebbe evitare di fare qualunque cosa tu stia facendo... mi distrai!" mi ammonì con il respiro pesante e gli occhi socchiusi. Io ridacchiai lasciandogli un ultimo bacio veloce sulle labbra e mi allontanai finalmente, mettendo una giusta distanza tra me e lui. Lui mi guardò appena male
"Grazie!" borbottò con un leggero broncio ed io ricacciai indietro una risatella spensierata che stava per scapparmi dalla bocca. Meglio non farlo arrabbiare troppo
Lui prese aria e si sistemò meglio sul divano, girandosi completamente verso di me ed incrociando le gambe come un indiano
"Dunque tu credi che io abbia... avuto un attacco di panico?" mi domandò con calma ed io annuii subito. Arricciò le labbra confuso
"Ma... non mi è mai capitato prima!" ammise in un sussurro, quasi quello bastasse per ritenerlo impossibile. Io scrollai le spalle
"Darren, è una cosa più che normale. Il fatto che non ti sia mai capitato prima, non significa che non potesse mai succedere! Sei un essere umano come gli altri e in quanto tale puoi permetterti di essere fragile e di avere un momento di debolezza... evidentemente... in quest'ultimo periodo sei stato fin troppo stressato e questa cena o qualcos'altro in questi giorni, sono stati la goccia che hanno fatto traboccare il vaso e che ti hanno fatto esplodere. Credimi, a me succede in continuazione... la tua pazienza ha un limite ben preciso, fissato da qualche parte e questo limite oggi è stato superato. Ecco il perché dell'attacco di panico!" gli spiegai dolcemente, fissando gli occhi nei suoi, attenti. All'improvviso però, si abbassarono fino alle sue ginocchia
"Io non... capisco..."
"Darr, credimi... non c'è niente di cui tu debba vergognarti... come ti ho detto è una cosa normalissima e anzi, io mi sarei spaventato se invece non ti fosse mai successo!" lo rassicurai accarezzandogli un ginocchio. Lui fece una mezza smorfia
"Sarà anche normale ma... non è una bella sensazione!" mormorò sconfortato. Gli risollevai il viso con una mano sotto al mento e gli sorrisi teneramente
"Lo so, amore... ma devi avere la forza per riprenderti... per risollevarti e ripartire!" esclamai convinto "Tu sei forte, Darren, e quello che fai ogni giorno è grandioso. Hai ragione, hai soltanto venticinque anni e sei costretto a portarti addosso migliaia di responsabilità, soprattutto perché, so quanto ti è difficile dire di no e che vorresti sempre essere disponibile per ognuno. Ma devi anche imparare a dire basta, a fermarti, a prenderti il tuo tempo e a non sentirti in colpa se casomai, una sera o due, non senti la voglia di lavorare o di comporre... è la tua vita, Darren, e tu sei assolutamente libero di decidere come gestirla!" ero combattivo, volevo fargli capire che poteva tornare ad essere padrone del proprio destino e che nessuno avrebbe mai deciso per lui, se solo lui stesso non glielo avesse permesso. I suoi occhi si allargarono appena, sorpresi ma finalmente qualcosa iniziò ad affacciarsi, qualcosa di buono ed estremamente luminoso
"Lo credi davvero?" mi domandò in un sussurro. Annuii con decisione spostando la mano sul suo petto, all'altezza del cuore
"Convintissimo. La tua salute fisica e mentale viene prima di tutto e se la gente non vuole capirlo... beh, per citare Kurt Hummel.. che si fottano!" e finalmente riuscii a farlo ridacchiare. Mi si allargò il cuore nel sentire un suono tanto dolce ed avvertii l'istinto irrefrenabile di piangere. Quella volta di gioia
"Chris..." mormorò
"Prenditi il tuo tempo, Darren... prenditi dalla tua vita tutto quello di cui hai bisogno, senza paura né alcun tipo di freno. E se la gente parla... tu ignorala!" aggiunsi lentamente. Alla fine del mio sproloquio finalmente sorrise, un sorriso tenero anche se appena accennato. Era la cosa più bella che avessi mai visto. Era di un'innocenza disarmante e rifletteva esattamente il suo stato d'animo del momento. Sospirò distogliendo per un attimo lo sguardo e si morse un labbro. Stava riflettendo, lo capivo perfettamente ed aveva bisogno di farlo senza essere interrotto. Così io mi limitai a poggiare la spalla allo schienale del divano e a rilassarmi con un lungo sospiro, rimanendo in attesa. Aveva avuto da me tutte le informazioni necessarie per capire. Ora toccava a lui trarne le conclusioni.
Dopo aver rimuginato sulle mie parole per alcuni lunghi minuti, chiuse gli occhi, fece un lungo respiro, per poi tornare a guardarmi, con una nuova luce e lo sguardo appena più sollevato e tranquillo
"Penso proprio che tu abbia ragione.. ho bisogno di una pausa e... questa volta ho intenzione di prendermela sul serio!" sentenziò convinto. Io mi abbandonai ad un sorriso gioioso e soddisfatto
"E bravo il mio ragazzo!" mormorai in risposta facendolo ridacchiare. Si passò distrattamente una mano tra i ricci e mi guardò, rivolgendomi finalmente un bellissimo sguardo tenero, il bellissimo sguardo dolce che tanto lo caratterizzava e di cui mi ero perdutamente innamorato. Si sporse verso di me, e quella volta fu lui a baciarmi, posando leggero le labbra sulle mie più volte consecutivamente. Chiusi gli occhi e sospirai adorante.
Rieccolo il mio adorato cucciolo...
Mi afferrò il viso con le mani, proprio come avevo fatto io poco prima e mi accarezzò lentamente, scrutandomi con gli occhi dorati e curiosi
"Sai... in un certo senso sono contento di essere esploso davanti a te! Almeno tu hai impedito che mi sgretolassi del tutto!" mormorò a pochi centimetri dalle mie labbra per poi poggiarle di nuovo sulle mie con un mezzo sorriso tenero. Mi lasciai scappare un gemito estasiato
"Credimi... in tal caso avrei provveduto io stesso a ricomporre tutti i pezzi uno per uno!" sussurrai facendolo sorridere di nuovo. Poggiò la fronte alla mia, respirando direttamente sulle mie labbra
"Lo so!" disse in un sussurro prima di sorridermi ancora e lasciarmi un bacio morbido sulla punta del naso che arricciai divertito facendolo ridacchiare, come sempre
Dio quanto mi mancava tutto questo...
"Chris..." mi chiamò chiudendo gli occhi dopo un lungo sospiro
"Darren..."
"Ti amo!" mormorò facendomi perdere un battito e tremare appena lo stomaco
Oh...
"Ti amo anche io..." risposi con la voce appena roca. Mi allungai per catturargli di nuovo le labbra in un bacio appena più deciso e profondo. Sospirò beato direttamente nella mia bocca mentre con dolcezza mi accarezzò il contorno delle labbra con la lingua, come era solito fare per chiedermi di entrare. Ci furono alcuni secondi di lotta, di dolce e lenta lotta che non aveva niente a che vedere con l'aggressione di poco prima, quella piena di tormento ed angoscia. Quello era il mio adorato Darren che mi baciava ed io che rispondevo coinvolto ed emozionato. La crisi sembrava lontana anni luce anche se immaginavo fosse ancora un argomento da affrontare in futuro.
Si allontanò da me, troppo presto per i miei gusti, con il respiro accelerato e, senza staccarsi troppo, parlò
"Promettimi una cosa!" mi disse ed io lo guardai negli occhi, accesi di qualcosa di nuovo e profondo e mi ritrovai ad annuire senza neanche accorgermene
"Tutto quello che vuoi!" gli concessi. Lui deglutì, affondando le mani nei miei capelli e poggiando la fronte alla mia
"Se dovesse capitarti di nuovo.. la storia degli attacchi di panico... io voglio.. che me ne parli, voglio che ti confidi con me, così come ho fatto io oggi e che affrontiamo la questione insieme, di qualsiasi cosa si tratti!" esclamò convinto, senza staccare gli occhi dai miei. Io mi sentii avvampare, perché diavolo.. non mi ero neanche accorto di avergli fatto una tale confessione. Ma la forza del suo sguardo, l'intensità delle sue parole e quel respiro sul mio volto mi fecero battere il cuore a mille e tremare
"Darren.."
"Promettimelo, Chris.. e permettimi di esserti accanto e di aiutarti a superarlo. Non voglio che tu sia più costretto ad affrontare da solo una cosa tanto brutta e sconvolgente!" affermò serio e con un tono che non ammetteva repliche. Mi ritrovai a deglutire a vuoto e a sbattere gli occhi, di nuovo lucidi
"Te lo prometto!" mormorai in un sussurro, trapassato da parte a parte dalla forza sconvolgente dei suoi occhi cangianti. Lui annuì allungandosi di nuovo per reprimere la distanza tra le nostre labbra. Mi lasciai scappare un altro gemito, quella volta appena tormentato dall'attesa e dalla nuova consapevolezza che mi aveva abbracciato così morbidamente
Vuole che io mi confidi con lui... vuole che io gli permetta di essermi accanto durante le mie crisi... vuole... affrontarle con me...
Lo strinsi forte, affondando la testa nella sua spalla, e mi accorsi quasi subito, con un sorriso sereno, che eravamo tornati a rivestire i nostri soliti ruoli: io ero quello emotivo e dannatamente fragile, lui invece era quello forte e tenace. Anche se mi aveva dimostrato di poter tranquillamente lasciarsi andare alle lacrime
Dio... ho visto Darren Criss piangere.. ancora non ci credo...
L'abbraccio quella volta fu tenero e sereno, e nessuno più aveva voglia di piangere come un disperato - anche se i miei occhi minacciavano di esplodere - e dopo un pò, neanche ci fossimo messi d'accordo, ci staccammo assieme e ci sorridemmo. E la luce nei suoi occhi era tornata meravigliosamente a brillare.
Il nostro momento di profondissimo amore, fatto di frasi non dette e lunghi sguardi innamorati, fu però interrotto dal suo stomaco che brontolò rumorosamente, raggelando entrambi. Lui spalancò gli occhi ed arrossì
"Ops!" mormorò per poi scoppiare a ridere, trascinando dietro anche me. Ridemmo come due idioti per lunghi minuti, lui addirittura si accasciò allo schienale per non cadere addosso a me. Quella risata era un suono meraviglioso e finalmente potevo godermela senza preoccupazioni. Finimmo di ridacchiare con le lacrime agli occhi - quella volta erano di gioia ed erano bellissime - ed io mi sporsi su di lui e gli lasciai un altro bacio soffice sulle labbra
"Ok... ascolta adesso che facciamo: tu vai in bagno a sciacquarti la faccia... io intanto vado in cucina a prepararti qualcosa di buono da mangiare visto che il tuo stomaco sta urlando pietà! Dopodiché torneremo su questo divano e guarderemo un pò di tv, riempiendoci di coccole!" gli proposi dolcemente facendolo sorridere
"Oh sì... devo dire che l'idea mi piace!" mormorò estasiato, lasciandomi un bacio all'angolo della bocca e facendomi ridacchiare. Lo guardai incantato, mentre una leggera morsa - piacevole ed intensa - mi stringeva lo stomaco
"E dopo... quando ne avremo abbastanza della tv e delle coccole... andremo nella nostra camera e faremo l'amore!" mormorai emozionato, arrossendo appena mentre gli sfioravo le labbra con un tocco lascivo. Lo sentii sorridere contro di me e la sua mano scivolò di nuovo tra i miei capelli procurandomi i brividi
"Chris?"
"Mmmh?"
"Stavo pensando... e se ignorassimo la faccenda del bagno, della cena e della tv e passassimo direttamente alle coccole e alla camera?" mi domandò scendendo lentamente con la punta del naso verso il mio sensibilissimo collo scoperto. Trattenni il fiato ma sorrisi, divertito ed estremamente eccitato
"Speravo in questa richiesta... non ti smentisci mai, Darren Criss!" risposi in un sussurro, che sembrò più che altro un miagolio che lo fece sorridere contro il mio collo. Ci lasciò un morbido bacio per poi risalire verso le mie labbra, accarezzarle piano e alla fine staccarsi
"Andiamo?" mi domandò radioso ed emozionato come un bambino di due anni
Il mio bambino di due anni..
"Sono disposto a venire ovunque con te!" mormorai deglutendo a fatica. Lui mi guardò confuso per poi scoppiare a ridere, illuminandosi. Io intuii il doppio senso appena tirato fuori ed arrossii fino alla punta dei capelli. Gli tirai uno schiaffetto sul braccio, non riuscendo a trattenere a mia volta le risate
"Finiscila idiota... hai capito cosa intendevo!" borbottai fingendomi offeso. Lui si alzò dal divano per poi piegarsi verso di me e baciarmi ancora, catturandomi il labbro inferiore con i denti
"Lo so..." mormorò roco "E per la cronaca... anche io verrei ovunque.. con te e per te!" e quella era sicuramente una frase molto più equivoca della mia. Arrossii ancora ma quella volta non provai neppure a lamentarmi. Gli strinsi la mano e lo seguii nella camera da letto, la nostra camera da letto, per dedicarci finalmente a noi, a quello che ci univa, a quello che ci faceva stare bene, a quello che speravo riuscisse a farlo stare meglio e che ero convinto facesse stare meglio me da più di due anni. Al nostro profondo, reciproco ed incondizionato amore.
Tutto il resto poteva anche aspettare, magari fuori dalla porta.




Angoletto personale:
Bene... spero siate sopravvissuti, nonostante tutto a questa... cosa.. avete tutta la mia stima ^^ dunque, partiamo con lo spiegare come mai oggi mi sono ritrovata ad aggiungere questa One Shot in questa magnifica sezione, pur non sentendomi affatto in grado di farlo.. l'idea per scrivere mi è venuta una sera (notte, in realtà... era come al solito l'una e mezza passata XD) e stavo ripensando ad una cosa di cui io e la mia socia in affari (la mia tesora Tamara!) avevamo parlato... ci chiedevamo se fosse normale che una persona tanto brillante e sorridente come Darren, non si fosse mai concessa un momento di.. debolezza.. secondo noi ne avrebbe taaanto bisogno per scaricarsi, e chi, meglio del suo adorato ragazzo (oh sì il suo ragazzo *___*) può aiutarlo in questo? Ebbene è stato lì che il mio cervelletto bacato ha fatto due più due e ha deciso di mettersi a scrivere, probabilmente deturpando una delle coppie più belle della storia dell'uomo (assieme alla Klaine) e se davvero l'ho fatto, vi chiedo scusa e vi assicuro che non è stato fatto con cattive intenzioni... ^^ Bene, spero che nonostante tutto abbiate apprezzato e sarei tanto contenta di sapere cosa ne pensate, anche se i vostri commenti dicano soltanto "Fai schifo, tornatene a casa!" meglio quelli dei silenzi XD
Vi lascio, vi ho già tediato abbastanza ma fatemi chiudere ringraziando la mia adorata Tamara perchè lei mi ha dato la forza ed il coraggio per aggiornare quindi... questo è anche per te ;) un bacio a tutti e, forse, a prestooooo ;)


P.s. Piccolo spazio per la pubblicità occulta... ehm ecco, io sarei anche in fase di scrittura di una long Klaine e beh... mi piacerebbe se ci faceste un salto... ovvio, se la Shot vi è piaciuta ;) Sempre per piacere e mai per costrizione... ciaoooo e grazie
  
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