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Autore: Oneipo_    12/08/2012    1 recensioni
Mia prima os su Hunger Games.
Il giorno della mietitura dal punto di vista di Peeta.
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"Ma per Peeta, quel giorno, non era solo il giorno della mietitura.
Ma il giorno in cui si era ripromesso di fare qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare. Di ribellarsi al suo status quo e riuscire finalmente in quello che da anni, troppi anni, tentava di fare. Quel giorno aveva giurato a sè stesso che se sarebbe stato risparmiato, se il suo nome non sarebbe stato pescato da quella maledetta ampolla e avrebbe avuto la certezza di un altro anno di vita, allora l'avrebbe fatto. Sarebbe corso dalla ragazza che amava sin da quando aveva cinque anni e le avrebbe dichiarato il suo amore."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si passò la pagnotta tra le mani, constatando che si era completamente bruciata e gettandola nel cesto degli avanzi.
Altro pane regalato ai maiali.
Si preparò per una nuova cottura e alzò gli occhi al cielo nel vedere avvicinarsi sua madre, furente come al solito.
"Sei un incapace, ne hai bruciata un'altra. Possibile che non sei in grado neanche di fare questo?"
Gli aveva urlato contro, regalandogli uno schiaffo in viso e continuando a occuparsi poi di chissà cosa, fuori dalla cucina.
Si era già dimenticata del motivo per cui sbraitava e sfuriava per l'intero locale. Si era dimenticata che suo figlio, quello piccolo e biondo che se ne stava sempre in disparte, pronto a lavorare sodo e ad ubbidire qualsiasi cosa gli venisse ordinata, aveva appena fatto bruciare un'altra pagnotta e sprecato il doppio della farina.
Cibo prezioso, da quelle parti.
Ma per Peeta di certo quella non era una novità, che venisse dimenticato da sua madre.
Anzi, probabilmente a lei non sarebbe mai interessato, se non fosse che continuava a produrre pane marrone solo per essere notato.
Suo padre, invece, era di certo migliore.
Per lo meno si ricordava di avere un figlio che non voleva starsene tutto il giorno a cuocere farina, ma che amava decorare le torte solo per il gusto di farlo, e preparare biscotti dalle forme strane.
Un ragazzo che se la cavava a scuola e portava a casa voti decenti, sebbene non brillasse in tutto.
E se non fosse stato un uomo totalmente preso dal suo lavoro, sempre impegnato nel cercare di guadagnare più denaro possibile e di assicurarsi la selvaggina migliore, magari lo avrebbe considerato anche un buon papà.
Se poi doveva tenere conto dei suoi due fratelli maggiori, allora Peeta avrebbe benissimo preferito vivere da solo.
Il più grande lo preferiva sicuramente all'altro.
Si rispettavano, anche se non si amavano. E questo era già tanto.
Quello di mezzo era, invece, forse l'uomo più snervante e idiota che avesse mai conosciuto.
Non smetteva di trovare una buona occasione per metterlo in ridicolo, prenderlo in giro e fargli i dispetti.
Come se il suo unico scopo nella vita fosse quella di distruggere l'esistenza del minore.
Patetico e infantile.
Se avesse potuto scegliere, di sicuro Peeta avrebbe scelto di essere figlio unico. O probabilmente avrebbe scelto di non nascere affatto, se avesse saputo quale sarebbe stata la sua vita.
Ma lui non l'ha potuto fare, scegliere. Si è semplicemente ritrovato ad accettare le sue sorti senza alcuna alternativa.
Scaraventato nella povertà del Distretto dodici.
 
Quel giorno, però, le cose sarebbero cambiate.
Nel bene o nel male, le cose sarebbero state differenti.
Perchè il giorno della mietitura portava sempre scompiglio, in tutte le famiglie.
Quelle che festeggiavano perchè i propri figli sarebbero sopravvissuti per un altro anno certo, quelle che si preparavano semplicemente a veder morire di fronte all'intero Panem altri ventirè ragazzini, quelle che pensavano stesse per arrivare il momento giusto per scappare e ribellarsi, e infine quell'unica famiglia che si disperava per il proprio figlio, o la propria figlia, e per la quale niente, in ogni caso, sarebbe stato più uguale.
Ricchezza, in caso di vittoria. Dolore, in caso di perdita.
In ogni modo la loro vita sarebbe cambiata radicalmente.
Ma per Peeta, quel giorno, non era solo il giorno della mietitura.
Ma il giorno in cui si era ripromesso di fare qualcosa che non aveva mai avuto il coraggio di fare. Di ribellarsi al suo status quo e riuscire finalmente in quello che da anni, troppi anni, tentava di fare. Quel giorno aveva giurato a sè stesso che se sarebbe stato risparmiato, se il suo nome non sarebbe stato pescato da quella maledetta ampolla e avrebbe avuto la certezza di un altro anno di vita, allora l'avrebbe fatto. Sarebbe corso dalla ragazza che amava sin da quando aveva cinque anni e le avrebbe dichiarato il suo amore.
Non gli importava di un ipotetico rifiuto, non gli importava se probabilmente lei era innamorata di quel ragazzo con cui andava a cacciare tutti i giorni, non gli importava neanche del fatto che sarebbe stato assolutamente patetico.
Katniss Everdeen era la ragazza che amava e lui doveva dirglielo.
 
Con questa convinzione si era diretto nell'unica grande piazza del Distretto dodici, e si era sistemato in ordine con gli altri ragazzi, attendendo l'esito di quella giornata.
Avrebbe continuato a vivere o sarebbe morto.
Perchè di certo, se fosse scelto, non avrebbe possibilità di vittoria.
Non sapeva fare nulla e dopo anni passati a guardare gli altri Hunger Games sapeva perfettamente che per sopravvivere a quel massacro non solo dovevi essere furbo e veloce, ma dovevi saper uccidere ed essere più bravo degli altri.
E lui in cosa era più bravo degli altri? Forse nel preparare una torta. Ma sarebbe servito per salvargli la vita? Ovviamente no, a meno che non si fosse messo a distribuire torte a tutti, sperando in un'indigestione di gruppo.
Scosse la testa, fingendo d'interessarsi ai discorsi inutili del sindaco del Distretto, e di Effie Trinket, una donna proveniente da Capitol city.
In realtà la sua attenzione era rivolta da un'altra parte.
Poco distante da dove si trovava, c'era lei.
Lei con un'aria così preoccupata. Lei con i suoi bellissimi capelli raccolti in una perfetta acconciatura. Lei che lanciava occhiate verso i ragazzi, verso il suo amico, per poi sorridere.
Per un attimo i loro sguardi s'incrociarono, ma mentre Peeta si sentì morire, la ragazza sembrò neanche vederlo.
Certo, lei prestava le sue attenzioni solo a quel Gale, qualche fila dietro a lui.
E d'altronde cosa si aspettava? Quel tipo era bello, tutte le ragazze gli andavano dietro, era forte e determinato, e sapeva cacciare.
Lui, invece, era solo un ragazzino che passava le sue giornate a preparare il pane.
Non si sarebbe sorpreso se Katniss non avrebbe ricordato neanche il suo nome.
Ma poco gli importava, quel giorno le cose sarebbero cambiate...
 
Fu un attimo che a Peeta sembrò eterno, quello in cui il nome della sorellina minore di Katniss venne tirato su dall'ampolla.
Un attimo in cui Peeta si sentì morire, quello in cui Katniss si offrì volontaria al posto della bambina.
Un attimo che distrusse Peeta dentro, quello in cui realizzò che la ragazza che amava stava per andare al macello. Sarebbe andata a combattere in quell'arena e probabilmente sarebbe anche morta.
No, no, lei non può morire.
Non l'aveva messa in conto questa cosa. Non aveva pensato minimamente al fatto che lei sarebbe stata la ragazza scelta per quei settantaquattresimi Hunger Games.
Si sarebbe dovuto dichiarare, quel giorno. Le avrebbe dovuto dire che l'amava.
E ora, cosa poteva fare? Urlarlo di fronte a tutta la folla, prima di vederla andare via e rendersi conto che non l'avrebbe mai più rivista?
Non avrebbe mai saputo come sarebbe stata la loro vita, insieme. Non avrebbe mai assaporato il sapore delle sue labbra, passato le sue mani nei suoi capelli, accarezzato il suo corpo e stretta a sè per proteggerla. Non avrebbe mai potuto dirle quanto la sua vita, da quando lei c'era entrata quella volta da bambini, non era più stata la stessa. Non avrebbe potuto raccontarle che si era pentito amaramente di non aver cercato di fare di più quel giorno fuori al forno, che avrebbe voluto accoglierla, portarla con sè, farla mangiare e dirle che già l'amava. Già allora, lui l'amava.
E la consapevolezza che la sua vita era bella solo perchè c'era lei si fece spazio dentro sè.
Se era sopravvissuto, se era andato avanti tutti quegli anni senza scappare, o peggio, lo doveva a lei.
A lei che non sapeva del suo amore segreto, ma che lo stesso lo aveva reso felice.
A cosa sarebbe servito continuare a vivere se lei sarebbe morta?
Probabilmente anche lui si sarebbe ucciso, perchè niente avrebbe avuto più senso.
 
E improvvisamente si ritrovò a sperare che il suo nome uscisse da quell'ampolla.
Pregò perchè Effie e la sua vocetta stridola annunciasse lui come tributo maschile.
Sarebbe morto se fosse stato scelto, certo, lo sapeva.
Ma c'è cosa migliore di morire cercando di proteggere l'unica persona che si ama?
Forse, no.
Chiuse gli occhi, nello stesso momento in cui la donna sul palco infilò la sua mano nella sfera di cristallo, ed espresse un ultimo desiderio.
Ti prego, fa che sia io.
 
"Peeta Mellark."
 
Riaprì gli occhi e si guardò intorno spaesato.
Aveva detto il suo nome, sul serio.
Era stato scelto.
Una serie di emozioni lo attraversarono improvvisamente.
Paura. Mentre a passi lenti si dirigeva verso il palco, incitato dalla voce acuta di Effie Trinket.
Cosa gli sarebbe successo adesso?
Cosa ne sarebbe stato di lui?
Cosa avrebbero fatto i suoi genitori, la sua famiglia?
Erano lì, in quella piazza, e guardavano suo figlio già in lacrime?
Sarebbero andati avanti, senza di lui?
Sconforto e rassegnazione. Mentre saliva le scale per andare sul palco, sotto lo sguardo di tutti i presenti.
E sperò di non scoppiare a piangere come un ragazzino.
Sarebbe morto.
Non aveva scampo.
Non sarebbe sopravvissuto neanche un giorno in quel macello.
Sarebbe stato fatto fuori subito.
Che cosa sciocca e insensata pensare di poter andare lì, nell'arena, e proteggere Katniss.
Casomai sarebbe stato il contrario, Katniss avrebbe protetto lui.
Pff. Sciocchezze.
Katniss lo avrebbe ucciso come avrebbe ucciso un qualunque altro tributo.
Ed era giusto così, lei doveva vivere.
Era l'unica che meritava quella vittoria.
Sarebbe stato doloroso, morire?
Coraggio. Quando si accorse di essere accanto a lei, così forte eppure così indifesa.
Non gli importava se sarebbe morto.
Finchè non fosse successo, lui l'avrebbe protetta.
Avrebbe trovato il modo per vivere il più a lungo possibile e l'avrebbe protetta.
Era per questo che l'avevano scelto, che il suo nome era stato pescato tra tanti nomi.
Era quello il suo compito e niente l'avrebbe fermato.
Amore. Quando, incitato da Effie, stinse la mano della ragazza accanto a lui e incrociò finalmente il suo sguardo.
Che poi una cosa positiva in tutta quella faccenda c'era: avrebbe potuto dirle che l'amava.
 
 
C'è cosa migliore di morire cercando di proteggere la persona che si ama?
No. - Si rispose quindi, Peeta. - Non c'è.









 
 
Angolo autrice:
Hola!
Se siete arrivati a leggere il mio "angolo autrice" grazie mille! Significa che avete letto la os e questo mi fa molto piacere.
E' la prima volta che mi sperimento su The Hunger Games, quindi spero mi perdoniate se fa schifo.
Più che altro ho un pò inventato sulla vita di Peeta, dato che nei libri di questo c'è scritto pochissimo.
Ho immaginato sua madre come una stronza (ahah) dato che nel libro lui dice che lei, quando lo è andato a trovare prima che partisse per Capitol city, lo aveva già dato per spacciato.
Insomma, quale madre direbbe così a suo figlio?
Suo padre, invece, l'ho pensato come un buon uomo. Va anche a portare i biscotti a Katniss e secondo me è solo succube di sua moglie.
I suoi fratelli invece li ho descritti così perchè nel libro Katniss pensa al fatto che nessuno di loro si sia fatto avanti per andare volontario al posto del fratello minore, quindi boh, più che troppo grandi per partecipare ai giochi, li ho immaginati un pò come la madre.
Magari la Collins aveva un'idea completamente diversa su ognuno di loro, ma questo è quello che mi è sembrato di percepire dai libri.
Dopo questa precisazione, spero di essermi avvicinata un minimo al personaggio di Peeta e di non aver scritto boiate.
E spero anche che la storia vi piaccia.
Se è così, me la lasciate una piccola recensione?
A presto :) 





  
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