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Autore: 232677    12/08/2012    3 recensioni
Rendere la sua vita ancora più incasinata di quanto già non fosse? non lo credeva possibile, finché un batterista non si è insinuato nella sua vita come un virus... sicuramente adesso è più interessante.
Il nome di quel virus? JOSH DEVINE
ESTRATTO:
"Eri un virus, all'inizio sai?" disse sorridendo
"grazie per il complimento eh!" risponde indignato incrociando le braccia
"Ma adesso tu virus mio *ridacchiò* mi stai salvando da qualcosa di peggio." chinò la testa e una lacrima bagnò il lenzuolo bianco che odorava di anestetico, dell'ospedale.
"Amore se lo faccio è perché sei importante!" sorrise.
"Ti amo!" disse con le lacrime agli occhi.
Si sforza di sorridere senza parlare.
"Non riesci proprio ad ammetterlo vero?" domandò irritata dalla sua reazione
"ammettere cosa?" la sua voce era piena di pensieri..
"Che mi ami.." La voce di lei era spezzata dal dolore.
Rimase a fissarla,ma lei scappò.
A fine corridoio la voce di lui lo fermò...
"Prima o poi lo ammetterò!"...
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Josh Devine, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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oh my gosh
 
Una fievole luce illuminava la stanza di arancione, mentre la tenda bianca svolazzava alzata dal vento, solleticando il volto di una ragazza che dormiva coperta da un lenzuolo leggero color albicocca che faceva risaltare i capelli castani poggiati di lato, sul cuscino.
La ragazza dall'incarnato simile alle lenzuola cominciò a muovere freneticamente il naso solleticato dalla tenda, e all'improvviso si drizzò a sedere spingendo pesantemente quest'ultima, che in pochi attimi tornò a infastidirla.
Si alzò soffiando, e andò verso la cassettiera dal lato opposto del letto, premette un tasto del telefono e controllò l'orario, erano le sette e trenta del mattino.
La ragazza aprì il primo cassetto e ne estrasse un reggiseno viola e degli slip lilla.
Strusciando i piedi prima sul parquet della camera da letto, poi sulla moquette grigia del corridoio, si diresse verso il bagno con la biancheria stretta in una mano e il telefono nell'altra.
Lasciato il contenuto delle mani su una mensola la ragazza si guardò allo specchio un po' schifata, si avvicinò con il volto a quest'ultimo e cominciò a tirarsi le guance verso il basso, mostrando la parte rossa dei suoi occhioni verdi.
Si allontanò dallo specchio e dopo essersi liberata dalla enorme t-shirt di Perrie l'ornitorinco che usa come pigiama, entrò nella doccia.
Stranamente non mise la musica, l'unico rumore ero lo scrosciare dell'acqua calda sul suo corpo.
Uscita dalla doccia la ragazza si asciugò e si infilò la biancheria intima, e sgattaiolò nella camera da letto, lanciò la maglia in un angolo a caso della stanza, e si infilò i primi vestiti che trovò: leggins neri, una t-shirt blu aderente e le sue adorate converse bianche.
Mise il telefono nella borsa di pelle nera, e tornò nuovamente in bagno, si mise un filo di eyeliner seguendo il segno ancora ben marcato di quello che la sera precedente non si tolse.
Scese le scale rapidamente, stava andando in cucina a prendere qualcosa per fare colazione.
«Hey  angioletto mio come mai sei già sveglia? Dove vai?» il primo rumore della mattinata fu la voce dolce di sua madre, che spezzò il ritmo naturale del mondo che dormiva ancora.
«Mamma ti ho già detto di non chiamarmi così, ho un nome sai? E me lo hai dato tu.» La ragazza rispose impassibile guardando le sue all-star.
«dove vai?» la madre rifece nuovamente la domanda alla quale precedentemente non ebbe risposta.
«Devo andare in centro.» uscì sbattendosi pesantemente la porta alle spalle senza dare molte spiegazioni alla madre, e senza degnarla di un saluto o uno sguardo.
La ragazza si sentiva rinascere mentre camminava sola con la brezza mattutina, mentre battendo con le mani sulle cosce teneva  il ritmo dei suoi stessi passi.
In pochi minuti arrivò a destinazione, arrivò davanti ad un grande teatro molto elegante in centro città.
Dall'interno della struttura proveniva una base fatta con la batteria che spinse la castana ad entrare.
La ragazza camminava lenta tra le poltrone del teatro guardando un ragazzo che batteva piatti e percussioni di una batteria nera.
Il ragazzo dai capelli color nocciola si fermò e le fece un cenno con la mano, e lei ricambiò, camminava sotto lo sguardo di lui, poi lasciò la borsa su una poltrona in prima fila, salì sul palco e si mise di fianco a lui.
«Ciao.» la voce di lei era timida e insicura
«Ciao, sei la mia aspirante apprendista?» quel ragazzo aveva una voce dolce e calda
«In teoria, comunque se ti interessa io sono...» ponendole un dito sulle labbra il giovane le impedì di parlare.
«Prima voglio SENTIRE chi sei, poi se è il caso mi dirai chi sei.» disse il ragazzo alzandosi, e cominciando a picchiettare con la mano sulla poltroncina davanti alla batteria dove fino a pochi istanti prima era seduto lui.
La ragazza si sedette, e si fece una coda alta legandola con l'elastico viola che aveva sempre al posto, lui le porse le bacchette ma lei rifiutò.
«Puoi prendere quelle che sono nella mia borsa per favore?» la ragazza lo guardò sorridendo, e lui stranito saltò giù dal palco e andò verso la borsa, dicendo:
«Questa è una cosa che non dovrebbe accadere non devi avere preferenze, ma per stavolta te la concedo» la sua faccia era seria mentre teneva in mano le bacchette estratte dalla borsa di pelle nera, le fissava stupefatto.
«Ma questo è l'autografo di...» era bloccato di fianco a lei, non riusciva a continuare, la ragazza gli sfilò quelle bacchette di mano.
«Si, è l'autografo di John Bonham, queste bacchette sono l'unica cosa che mio padre mi abbia mai regalato, sono il mio portafortuna» Sorrise abbassando la testa, per poi iniziare a scandire nel silenzio un ritmo deciso e ben definito, che diventava man mano più frenetico.
«Tesoro, sei dentro! Come ti chiami?» parlò il ragazzo, i loro occhi si incontrarono e prima che la castana scollasse i suoi occhi verdi-azzurrini dagli occhi color cioccolato di lui, ci volle qualche istante.
«Sono Chiara, e tu sei?» domandò allungandogli la mano.
«Io sarò il tuo mentore, mi chiamo Josh, Josh Devine» disse stringendole deciso la mano.
 
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primo capitolo di una ff dedicata a Josh.
*compare una miniatura di josh da dietro lo schermo*
josh: certo che è dedicata a me, io sono figo!
Ma stai zitto, che i 1D stanno cantando, senza te!
josh: ehiii che stronza che sei
ZITTO! *gli tappa la bocca*
ok a voi i commenti... recensite
bacioni
#232677
   
 
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