CAPITOLO 1.
Ormai era Novembre. In città non giravano più molte persone. Immaginate nel mio piccolo paesino. Sembrava di vivere in luogo sperduto, dimenticato dal mondo. Le vacanze natalizie si avvicinavano, e io come al solito lo avrei trascorso in quell’orfanotrofio, che ormai era diventata la mia casa. I miei genitori erano morti in un’incidente d’auto il giorno di Natale, mentre andavamo a Dublino in famiglia. Eravamo numerosissimi. Quattro fratelli e quattro sorelle, tantissimi! Ma da quel tragico incidente solo io mi riuscii a salvare, per poco. Ma ormai, basta pensare a quel brutto fatto, ormai vivevo insieme ai miei quindici amici dell’orfanotrofio. Dimenticavo, il mio nome è Sophya, sono una ragazzina di tredici anni, Capelli lunghi, mossi e biondi, occhi azzurri, e un piccolo visino senza imperfezioni. Il ritratto stampato di mia madre. Non ero come le altre ragazzine, quelle che spesso si vedevano lì fuori, tutte vanitose, piene di accessori, che a momenti sembravano clown. A me è sempre piaciuto indossare cose comode e semplici, insomma cose carine ma soprattutto colorate. Come ogni ragazzina della mia età tutte hanno un a cottarella adolescenziale, una migliore amica e i soliti problemi con le rivali. Un ragazzo in particolare mi piaceva, Tristian, un ragazzo semplice, dagli occhi verdi e capelli corti e marroncini. Piaceva anche alla mia rivale, Catrina, una ragazza insopportabile e permalosa. Gli zii l’avevano lasciata lì dentro perché non la sopportavano più. Cercava sempre di richiamare l’attenzione di Tristian, ma da quanto sembrava, lui non le dava molto corda. In quest’ultimo periodo Tristian mi rivolgeva sempre la parola, cercava di stare sempre con me in ogni occasione. Era ovvio che gli piacevo, me lo aveva detto anche la mia migliore amica Luana, lei si che è una persona affidabile, così graziosa, sempre vivace.

-Sophya? Sophya svegliati!!
-mmh? – risposi ancora tutta assonnata.
-Vieni a vedere nevica!
-Come hai detto Lu? – mi alzai velocemente dal letto e mi misi alla ricerca della mia ciabattina.
-Nevica!!- si voltò con uno sguardo pieno di gioia, ciò significava, che oggi le lezioni erano sospese. Mi avvicinai velocemente alla finestra e vidi che in terra si era già raccolta un sacco di neve, non si vedeva neanche il solito orizzonte, le solite collinette con dietro possenti montagne. A causa di tutte quelle urla si svegliarono anche Jason e Tristian, i nostri compagni di camera. Solo io e Luana, eravamo in una camera mista, a causa dello spazio ridotto. Da circa un anno, Jason e Luana si erano fidanzati, e a dir la verità erano una coppia perfetta. Ci sedemmo tutti sul mio letto quello che era posto sotto quella magnifica finestra, dove la notte si potevano scorgere e vedere tutte le stelle possibili. Era ancora presto, per scendere giù e fare la solita e noiosa colazione, ci era concesso di saltarla, ma non doveva divenire un’abitudine. Così io Luana e Tristian rimanemmo in camera a dormire e parlare un po’.
-E’ da tanto che ormai non arrivano persone per adottare!- disse Luana.
 -Ora che ci penso hai ragione l’ultimo adottamento è stato quattro mesi fa e sono andati via Clare e Isabel!-
-Eh, infatti, mi mancano tanto!-
-Già erano così adorabili e piccole-.
Mentre continuavamo a chiacchierare, la sirena iniziò a suonare. Come per tirare i piedi, una giovane coppia di genitori voleva adottare due figli. Nessuno voleva andar via dall’orfanotrofio, ma spesso i viveri mancavano e ci toccava. Ci preparammo in fretta e furia e scendemmo giù e ci disponemmo in due file omogenee.