Catarsi
“Perché
li odiavo tutti: i miei genitori, con la loro mania del sangue puro,
convinti che essere un Black ti rendesse praticamente di stirpe
reale…il mio fratello idiota, così sciocco da
crederci…” [...] Era più giovane di me
[…] ed era un figlio molto migliore, come mi veniva
ricordato di continuo.”
Sirius Black, Harry
Potter e l’Ordine della Fenice
[Regulus]
I dreamed I was
missing,
You were so scared
But no one would listen
‘cause
no one else cared
Ho fatto un sogno
stanotte, Sirius. Era da molto tempo che non sognavo.
Ho sognato che mi ero
perso, e che tu eri così spaventato di non trovarmi
più.
Gridavi il mio nome e
correvi in giro cercandomi, ma nessuno ascoltava le tue urla,
perché a nessun altro potrebbe importare di me.
E a te meno di tutti.
L’ho capito
subito che era solo un sogno.
Ma che strano, eh?
Dev’essere stato un parto tormentato della mia mente
irrimediabilmente sconvolta, immaginare che tu possa preoccuparti per
me. O sentire la mia mancanza.
Il fratello che mi odia,
e mi disprezza, e mi ha urlato in faccia che gli faccio schifo prima di
prendermi a pugni.
Negli ultimi tempi non
sono più in me, Sirius. Non saprei come altro spiegare
l’aver immaginato- nel mio inconscio onirico- che io possa
significare anche solo una bazzecola per te. Tu che mi consideri alla
stregua di Kreacher; solo il disgusto che ti ispiro ti tratteneva dal
trattarmi come lui.
After my
dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When
I’m done here?
Quando mi sono
ridestato- di soprassalto, in un bagno di sudore gelido che mi
appiccicava i capelli sulla fronte e le vesti sulla pelle, scosso da
brividi- ho avuto paura. Sì, paura, Sirius. Come se si fosse
aperta una crepa nel mio petto da cui entrava uno spiffero raggelante.
Mi ha ghiacciato ben
presto il cuore. Era la paura, la paura che mi respirava dentro.
Cosa rimarrà
di me in questo mondo quando avrò chiuso i conti con esso?
Cosa mi lascerò dietro insieme alla mia misera esistenza
mortale?
Niente. Il vuoto.
L’abisso del nulla.
Morirò come
sono vissuto, Sirius. Silenziosamente. Nell’ombra, di
nascosto, lontano dagli occhi.
Nessuno se ne
accorgerà.
Sarà indolore
per tutti.
Nessuno mi
ricorderà. Nessuno avrà una parola per me, una
lacrima, un pensiero, una preghiera.
Sarò spazzato
via e tornerò al nulla al quale appartengo.
Sarò il nulla
che sono sempre stato, come tu mi hai sempre ricordato.
Niente
cambierà realmente, no?
Allora perché
tremo? Perché questo improvviso terrore?
If
you’re asking me
I want you to know
When my time comes
Forget the wrong that
I’ve done
Help me leave behind
Some reasons to be missed
Don’t resent
me
And when
you’re feeling empty
Keep me in your memory
Leave out all
the rest
Se me lo stai chiedendo
Sirius- ma ciò non è possibile, vedi, sto
delirando di nuovo, perché è semplicemente
inconcepibile che tu stia anche solo pensando a me-
voglio che tu sappia perché.
Quando verrà
la mia ora, dimentica gli sbagli che ho commesso. Il male che ho fatto.
Che ti ho fatto.
Perché io ho
già dimenticato quello che tu hai fatto a me.
Aiutami a lasciarmi
dietro dei motivi per cui qualcuno possa rimpiangermi, ricordarmi,
sentire la mia mancanza. Non avercela con me, non più, e
quando ti sentirai vuoto, conservami nella tua memoria, tienimi tra i
tuoi ricordi, con te, per sempre.
Lascia fuori tutto il
resto.
Sgombra il tuo cuore dal
marcio che c’è sempre stato fra noi.
Ci siamo fatti male a
vicenda. Molto male.
Ci siamo azzannati e
strappati le carne lasciandoci nemmeno la pelle addosso. Ci siamo fatti
a pezzi e distrutti non so più quante volte. Ci siamo
atterrati e morsi a sangue e graffiati come bestie accecate dalla furia.
Consapevolmente.
Volontariamente.
L’abbiamo
voluto, Sirius, con ogni goccia del nostro sangue.
Che è
l’unica maledetta cosa che ci ha mai accomunato. Che ci ha
mai diviso.
Mi chiedo, Sirius, se
non fossimo stati fratelli, se avessimo avuto sangue diverso, famiglie
diverse, sarebbe cambiato qualcosa tra noi? Il nostro rapporto sarebbe
stato diverso? Avremmo potuto essere…amici?
È per il
sangue- il mio sangue,
il tuo sangue-
che mi hai odiato, Sirius.
Perché ti
ricordavo, rappresentavo, tutto ciò che tu hai disprezzato e
condannato e rinnegato.
Sono l’emblema
di ciò che saresti potuto essere e che non hai voluto essere.
Perché tu hai
avuto il coraggio- la follia?- di voltare le spalle a tutto questo e
tutto questo è ricaduto sulle mie, di spalle.
Tu te ne sei andato e io
sono rimasto a combattere da solo contro un destino più
grande di me, a farmi carico dell’ingombrante
eredità, del pesante dovere che mi avevi lasciato: dopo la
tua dipartita, ero ancora più indissolubilmente vincolato al
mio destino, dovevo quadruplicare gli sforzi per dimostrarmi il degno
erede dei Black.
Dovevo cancellare la tua
macchia, lavare via il tuo disonore, dovevo brillare per rendere gli
occhi altrui ciechi di fronte alla tua mancanza.
Non ci sarei mai
riuscito.
È sempre
stato troppo. Sarebbe stato troppo per chiunque.
Ma tu mi hai condannato
comunque.
Don’t
be afraid
I’ve taken my
beating
I’ve shared
what I made
I’m strong on
the surface
Not all the way through
I’ve never
been perfect
But neither
have you
Non avere paura- ne
hai mai avuta, Sirius?
Tu, hai mai conosciuto
questa emozione totalizzante, annichilente, paralizzante?
Ho subito la mia
batosta, ho incassato buono buono il colpo, sconterò fino
all’ultimo la mia punizione. Perché sto ancora
pagando il fio per non aver avuto il coraggio di fuggire prima che
fosse troppo tardi. Per non essere stato come te.
Cosa pensavi, che me la
spassassi?
Che fossi soddisfatto,
orgoglioso, che me ne andassi in giro altero sotto il mio cappuccio di
Mangiamorte?
No, quelli sono stati i
nostri genitori. Talmente abbagliati dalla loro abissale
stupidità da non vedere quanto io mi consumassi ogni giorno
di più, camminando sempre più curvo, sotto il
peso di un fardello invisibile che mi trascinava a terra, che mi faceva
sentire più in basso della terra, che il mio volto era
sempre più scavato e i miei occhi, al contrario, sempre
più animati da un bagliore che mi divorava da dentro, il
fuoco dell’autodistruzione.
Non lo vedevano.
Preferivano non vedere.
Ma sono sicuro che tu te
ne saresti accorto subito, se ci fossi stato.
Ma tu eri lontano.
Dopo Hogwarts le nostre
strade si erano separate per sempre.
Non ti ho più
visto da allora.
Non ti
rivedrò più, perché fra poco
morirò.
Sono forte in apparenza.
Tutta la mia forza è spesa nel mantenere questa maschera.
Nessuno deve sapere.
Nessuno deve sospettare.
Sono forte in
superficie, ma non fino in fondo.
Non sono mai stato
perfetto, ma nemmeno tu, Sirius. Nessuno lo è.
Ma perché hai
sempre perdonato gli sbagli di tutti tranne i miei? Proprio
perché sono tuo fratello, non è vero?
Ho preso una decisione.
È qui, chiara davanti ai miei occhi.
Stanotte, Sirius, sono
più lucido di quanto sia mai stato.
So esattamente cosa
fare. E devo farlo prima che sia troppo tardi. Prima che questa pallida
scintilla di coraggio venga meno. Prima che me ne penta e torni a
essere il vile che sono sempre stato.
Mi alzo dal letto.
Mi vesto al buio, a
tentoni.
Attraverso la casa
silenziosa ed esco nella pioggia notturna. Sento sul viso il ticchettio
leggero delle gocce, come dita di una madre amorevole. Le sento
scorrere tra i capelli e giù lungo il collo. Le sento
confondersi con le mie lacrime: lacrime calde, pioggia gelida.
Apro la bocca per
sentire che sapore ha il cielo quando piange.
Hai mai assaggiato la
pioggia, Sirius? È precisamente il genere di cose che tu
faresti, e che io non farei. Ma stanotte sono diverso. Stanotte sono un
po’ come te, fratello.
La pioggia non sa di
niente. Il dolore non ha sapore. Non è amaro come uno lo
descrive.
Spalanco le braccia.
Ho la camicia incollata
addosso e rabbrividisco per il freddo, ma so che niente
potrà arrestare quest’ondata meravigliosa che
sento gonfiarsi dentro di me come la marea e sommergermi, lavando
finalmente la mia coscienza.
È con la
pioggia che sento giungere da lontano la mia salvezza.
È qui, in
piedi immobile sotto la tempesta, fradicio, zuppo e gelato fin nelle
ossa, che si compie la mia catarsi.
L’acqua mi si
infila ovunque, in bocca, nelle narici, negli occhi, nelle orecchie.
Respiro e bevo pioggia, e la mia risata è soffocata da uno
scroscio benefico nella gola.
Ingoio. Ingoio la
pioggia e la mia colpa.
Mi sento libero e puro
come non mi sentivo da molto tempo. Sono puro e candido come un bambino
appena nato.
Forgetting all
the hurt inside
You’ve learned
to hide so well
Pretending someone else
Can come and
save me from myself
Ho dimenticato tutta la
sofferenza che avevo dentro, quella che tu hai imparato a nascondere
così bene.
Fingo che qualcun altro
possa venire a salvarmi da me stesso. Forse tu.
Fingo.
Mi inganno da solo.
Perché so
benissimo che non ci sarà nessuno a salvarmi, nessuno a
morire per me. Quello che farò sarà unicamente
mia responsabilità. Devo accettarne le conseguenze.
Ma fingere mi
dà coraggio.
Se guardassi in faccia
la realtà non oserei fare un passo, il terrore mi
inchioderebbe a terra.
Perciò mi
racconto questa favola, questa piccola bugia, Sirius.
Consolo la mia
inquietudine dicendomi che qualcuno verrà in mio aiuto, che
importo a qualcuno.
No, non a qualcuno. A
te.
È
l’unica cosa che mi spinge ad andare avanti sul sentiero su
cui sdrucciolo, sempre più in basso, sempre più a
fondo.
Ma per la prima volta
intravedo qualcosa di diverso in fondo a questa china senza ritorno:
non l’inferno, ma il paradiso.
Non la condanna
perpetua, ma la liberazione.
Sarò salvo.
Perciò devo farlo.
Ci avresti mai creduto,
Sirius? Che il tuo stupido, codardo fratellino osasse un giorno fare
una cosa simile? Avesse il fegato di disubbidire al suo Padrone, di
tradirlo? Mi disprezzerai ancora e comunque dopo che avrò
finito di espiare la mia colpa?
Immagino nostra madre
bruciare con la punta della bacchetta anche il mio volto,
nell’arazzo dal quale è stato già
cancellato il tuo. Non so se lo farà. Non ne sono certo. Ma
non è questo che importa, adesso.
Non abbiamo mai fatto
niente insieme, a parte sputarci addosso frasi che feriscono e insulti
velenosi.
***
Sento delle urla
riempirmi la testa.
Sono fastidiose. Sono
raccapriccianti.
Sono urla di un animale
ferito a morte, torturato, seviziato, che ancora non muore.
Vorrei che smettessero.
Da dove vengono? Chi
è che urla?
Un momento…ma sono io.
Sono io che urlo.
La mia bocca
è spalancata così tanto che mi dolgono le
mascelle.
Le urla provengono da
me. Ma allo stesso tempo è un estraneo. È come se
non fossi più io. È solo il mio corpo che urla.
La mia anima si è come spaccata da esso. Lo guarda
dall’alto, dall’esterno. Non gli appartiene
più.
Con gli occhi
dell’anima mi vedo lì disteso ai piedi del bacile,
una marionetta livida e bagnata di pioggia e sudore che rotea gli occhi
impazziti nelle orbite cerchiate.
Provo una grande pena.
Spero che stia per
finire.
Addio, fratello.
So che non ci
incontreremo neppure nell’aldilà,
perché io sono un’anima dannata, uno sporco
Mangiamorte, e tu non lo sarai mai.
Non verrai
all’inferno con me, dopotutto.
Anche se è
stata l’ultima cosa che ti ho augurato.
Avrei solo voluto che mi
apprezzassi di più, Sirius. Che mi concedessi il beneficio
del dubbio.
Ma ora è
troppo tardi, vero?
I can’t be who
you are *
Non sono mai potuto
essere quello che sei tu, Sirius. Non potevo.
Spero mi perdonerai per
questo, per non essere stato te.
Fine
*Linkin Park, Leave
out all the rest