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Autore: Katekat    13/08/2012    4 recensioni
"Hai mai assaggiato la pioggia, Sirius? [...] La pioggia non sa di niente. Il dolore non ha sapore. Non è amaro come uno lo descrive..."
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Catarsi
 
 
 
 
“Perché li odiavo tutti: i miei genitori, con la loro mania del sangue puro, convinti che essere un Black ti rendesse praticamente di stirpe reale…il mio fratello idiota, così sciocco da crederci…” [...] Era più giovane di me […] ed era un figlio molto migliore, come mi veniva ricordato di continuo.”
 
 
Sirius Black, Harry Potter e l’Ordine della Fenice
 
 
 
 
 
 
 
 
[Regulus]
              
 
 
 
I dreamed I was missing,
You were so scared
But no one would listen
‘cause no one else cared
 
 
 
Ho fatto un sogno stanotte, Sirius. Era da molto tempo che non sognavo.
Ho sognato che mi ero perso, e che tu eri così spaventato di non trovarmi più.
Gridavi il mio nome e correvi in giro cercandomi, ma nessuno ascoltava le tue urla, perché a nessun altro potrebbe importare di me.
E a te meno di tutti.
L’ho capito subito che era solo un sogno.
Ma che strano, eh? Dev’essere stato un parto tormentato della mia mente irrimediabilmente sconvolta, immaginare che tu possa preoccuparti per me. O sentire la mia mancanza.
Il fratello che mi odia, e mi disprezza, e mi ha urlato in faccia che gli faccio schifo prima di prendermi a pugni.
Negli ultimi tempi non sono più in me, Sirius. Non saprei come altro spiegare l’aver immaginato- nel mio inconscio onirico- che io possa significare anche solo una bazzecola per te. Tu che mi consideri alla stregua di Kreacher; solo il disgusto che ti ispiro ti tratteneva dal trattarmi come lui.
 
 
After my dreaming
I woke with this fear
What am I leaving
When I’m done here?
 
 
Quando mi sono ridestato- di soprassalto, in un bagno di sudore gelido che mi appiccicava i capelli sulla fronte e le vesti sulla pelle, scosso da brividi- ho avuto paura. Sì, paura, Sirius. Come se si fosse aperta una crepa nel mio petto da cui entrava uno spiffero raggelante.
Mi ha ghiacciato ben presto il cuore. Era la paura, la paura che mi respirava dentro.
Cosa rimarrà di me in questo mondo quando avrò chiuso i conti con esso? Cosa mi lascerò dietro insieme alla mia misera esistenza mortale?
Niente. Il vuoto. L’abisso del nulla.
Morirò come sono vissuto, Sirius. Silenziosamente. Nell’ombra, di nascosto, lontano dagli occhi.
Nessuno se ne accorgerà.
Sarà indolore per tutti.
Nessuno mi ricorderà. Nessuno avrà una parola per me, una lacrima, un pensiero, una preghiera.
Sarò spazzato via e tornerò al nulla al quale appartengo.
Sarò il nulla che sono sempre stato, come tu mi hai sempre ricordato.
Niente cambierà realmente, no?
Allora perché tremo? Perché questo improvviso terrore?
 
 
If you’re asking me 
I want you to know
When my time comes
Forget the wrong that I’ve done
Help me leave behind
Some reasons to be missed
Don’t resent me 
And when you’re feeling empty
Keep me in your memory
Leave out all the rest
 
 
Se me lo stai chiedendo Sirius- ma ciò non è possibile, vedi, sto delirando di nuovo, perché è semplicemente inconcepibile che tu stia anche solo pensando a me- voglio che tu sappia perché.
Quando verrà la mia ora, dimentica gli sbagli che ho commesso. Il male che ho fatto. Che ti ho fatto.
Perché io ho già dimenticato quello che tu hai fatto a me.
Aiutami a lasciarmi dietro dei motivi per cui qualcuno possa rimpiangermi, ricordarmi, sentire la mia mancanza. Non avercela con me, non più, e quando ti sentirai vuoto, conservami nella tua memoria, tienimi tra i tuoi ricordi, con te, per sempre.
Lascia fuori tutto il resto.
Sgombra il tuo cuore dal marcio che c’è sempre stato fra noi.
Ci siamo fatti male a vicenda. Molto male.
Ci siamo azzannati e strappati le carne lasciandoci nemmeno la pelle addosso. Ci siamo fatti a pezzi e distrutti non so più quante volte. Ci siamo atterrati e morsi a sangue e graffiati come bestie accecate dalla furia.
Consapevolmente. Volontariamente.
L’abbiamo voluto, Sirius, con ogni goccia del nostro sangue.
Che è l’unica maledetta cosa che ci ha mai accomunato. Che ci ha mai diviso.
Mi chiedo, Sirius, se non fossimo stati fratelli, se avessimo avuto sangue diverso, famiglie diverse, sarebbe cambiato qualcosa tra noi? Il nostro rapporto sarebbe stato diverso? Avremmo potuto essere…amici?
È per il sangue- il mio sangue, il tuo sangue- che mi hai odiato, Sirius.
Perché ti ricordavo, rappresentavo, tutto ciò che tu hai disprezzato e condannato e rinnegato.
Sono l’emblema di ciò che saresti potuto essere e che non hai voluto essere.
Perché tu hai avuto il coraggio- la follia?- di voltare le spalle a tutto questo e tutto questo è ricaduto sulle mie, di spalle.
Tu te ne sei andato e io sono rimasto a combattere da solo contro un destino più grande di me, a farmi carico dell’ingombrante eredità, del pesante dovere che mi avevi lasciato: dopo la tua dipartita, ero ancora più indissolubilmente vincolato al mio destino, dovevo quadruplicare gli sforzi per dimostrarmi il degno erede dei Black.
Dovevo cancellare la tua macchia, lavare via il tuo disonore, dovevo brillare per rendere gli occhi altrui ciechi di fronte alla tua mancanza.
Non ci sarei mai riuscito.
È sempre stato troppo. Sarebbe stato troppo per chiunque.
Ma tu mi hai condannato comunque.
 
 
Don’t be afraid
I’ve taken my beating
I’ve shared what I made
I’m strong on the surface
Not all the way through
I’ve never been perfect
But neither have you
 
 
Non avere paura- ne hai mai avuta, Sirius?
Tu, hai mai conosciuto questa emozione totalizzante, annichilente, paralizzante?
Ho subito la mia batosta, ho incassato buono buono il colpo, sconterò fino all’ultimo la mia punizione. Perché sto ancora pagando il fio per non aver avuto il coraggio di fuggire prima che fosse troppo tardi. Per non essere stato come te.
Cosa pensavi, che me la spassassi?
Che fossi soddisfatto, orgoglioso, che me ne andassi in giro altero sotto il mio cappuccio di Mangiamorte?
No, quelli sono stati i nostri genitori. Talmente abbagliati dalla loro abissale stupidità da non vedere quanto io mi consumassi ogni giorno di più, camminando sempre più curvo, sotto il peso di un fardello invisibile che mi trascinava a terra, che mi faceva sentire più in basso della terra, che il mio volto era sempre più scavato e i miei occhi, al contrario, sempre più animati da un bagliore che mi divorava da dentro, il fuoco dell’autodistruzione.
Non lo vedevano. Preferivano non vedere.
Ma sono sicuro che tu te ne saresti accorto subito, se ci fossi stato.
Ma tu eri lontano.
Dopo Hogwarts le nostre strade si erano separate per sempre.
Non ti ho più visto da allora.
Non ti rivedrò più, perché fra poco morirò.
Sono forte in apparenza. Tutta la mia forza è spesa nel mantenere questa maschera.
Nessuno deve sapere. Nessuno deve sospettare.
Sono forte in superficie, ma non fino in fondo.
Non sono mai stato perfetto, ma nemmeno tu, Sirius. Nessuno lo è.
Ma perché hai sempre perdonato gli sbagli di tutti tranne i miei?  Proprio perché sono tuo fratello, non è vero?
Ho preso una decisione. È qui, chiara davanti ai miei occhi.
Stanotte, Sirius, sono più lucido di quanto sia mai stato.
So esattamente cosa fare. E devo farlo prima che sia troppo tardi. Prima che questa pallida scintilla di coraggio venga meno. Prima che me ne penta e torni a essere il vile che sono sempre stato.
Mi alzo dal letto.
Mi vesto al buio, a tentoni.
Attraverso la casa silenziosa ed esco nella pioggia notturna. Sento sul viso il ticchettio leggero delle gocce, come dita di una madre amorevole. Le sento scorrere tra i capelli e giù lungo il collo. Le sento confondersi  con le mie lacrime: lacrime calde, pioggia gelida.
Apro la bocca per sentire che sapore ha il cielo quando piange.
Hai mai assaggiato la pioggia, Sirius? È precisamente il genere di cose che tu faresti, e che io non farei. Ma stanotte sono diverso. Stanotte sono un po’ come te, fratello.
La pioggia non sa di niente. Il dolore non ha sapore. Non è amaro come uno lo descrive.
Spalanco le braccia.
Ho la camicia incollata addosso e rabbrividisco per il freddo, ma so che niente potrà arrestare quest’ondata meravigliosa che sento gonfiarsi dentro di me come la marea e sommergermi, lavando finalmente la mia coscienza.
È con la pioggia che sento giungere da lontano la mia salvezza.
È qui, in piedi immobile sotto la tempesta, fradicio, zuppo e gelato fin nelle ossa, che si compie la mia catarsi.
L’acqua mi si infila ovunque, in bocca, nelle narici, negli occhi, nelle orecchie. Respiro e bevo pioggia, e la mia risata è soffocata da uno scroscio benefico nella gola.
Ingoio. Ingoio la pioggia e la mia colpa.
Mi sento libero e puro come non mi sentivo da molto tempo. Sono puro e candido come un bambino appena nato.
 
 
Forgetting all the hurt inside
You’ve learned to hide so well
Pretending someone else
Can come and save me from myself
 
 
Ho dimenticato tutta la sofferenza che avevo dentro, quella che tu hai imparato a nascondere così bene.
Fingo che qualcun altro possa venire a salvarmi da me stesso. Forse tu.
Fingo.
Mi inganno da solo.
Perché so benissimo che non ci sarà nessuno a salvarmi, nessuno a morire per me. Quello che farò sarà unicamente mia responsabilità. Devo accettarne le conseguenze.
Ma fingere mi dà coraggio.
Se guardassi in faccia la realtà non oserei fare un passo, il terrore mi inchioderebbe a terra.
Perciò mi racconto questa favola, questa piccola bugia, Sirius.
Consolo la mia inquietudine dicendomi che qualcuno verrà in mio aiuto, che importo a qualcuno.
No, non a qualcuno. A te.
È l’unica cosa che mi spinge ad andare avanti sul sentiero su cui sdrucciolo, sempre più in basso, sempre più a fondo.
Ma per la prima volta intravedo qualcosa di diverso in fondo a questa china senza ritorno: non l’inferno, ma il paradiso.
Non la condanna perpetua, ma la liberazione.
Sarò salvo. Perciò devo farlo.
Ci avresti mai creduto, Sirius? Che il tuo stupido, codardo fratellino osasse un giorno fare una cosa simile? Avesse il fegato di disubbidire al suo Padrone, di tradirlo? Mi disprezzerai ancora e comunque dopo che avrò finito di espiare la mia colpa?
Immagino nostra madre bruciare con la punta della bacchetta anche il mio volto, nell’arazzo dal quale è stato già cancellato il tuo. Non so se lo farà. Non ne sono certo. Ma non è questo che importa, adesso.
Non abbiamo mai fatto niente insieme, a parte sputarci addosso frasi che feriscono e insulti velenosi.
 
 
***
 
 
Sento delle urla riempirmi la testa.
Sono fastidiose. Sono raccapriccianti.
Sono urla di un animale ferito a morte, torturato, seviziato, che ancora non muore.
Vorrei che smettessero.
Da dove vengono? Chi è che urla?
Un momento…ma sono io.
Sono io che urlo.
La mia bocca è spalancata così tanto che mi dolgono le mascelle.
Le urla provengono da me. Ma allo stesso tempo è un estraneo. È come se non fossi più io. È solo il mio corpo che urla. La mia anima si è come spaccata da esso. Lo guarda dall’alto, dall’esterno. Non gli appartiene più.
Con gli occhi dell’anima mi vedo lì disteso ai piedi del bacile, una marionetta livida e bagnata di pioggia e sudore che rotea gli occhi impazziti nelle orbite cerchiate.
Provo una grande pena.
Spero che stia per finire.
Addio, fratello.
So che non ci incontreremo neppure nell’aldilà, perché io sono un’anima dannata, uno sporco Mangiamorte, e tu non lo sarai mai.
Non verrai all’inferno con me, dopotutto.
Anche se è stata l’ultima cosa che ti ho augurato.
Avrei solo voluto che mi apprezzassi di più, Sirius. Che mi concedessi il beneficio del dubbio.
Ma ora è troppo tardi, vero?
 
I can’t be who you are *
 
Non sono mai potuto essere quello che sei tu, Sirius. Non potevo.
Spero mi perdonerai per questo, per non essere stato te.
 
 
 
 
Fine

 
*Linkin Park, Leave out all the rest 
  
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